Fumetti/Cartoni americani > I Vendicatori/The Avengers
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Autore: PunkDario    22/05/2014    1 recensioni
Un'altra grande sfida per gli eroi dell'universo Marvel. La minaccia più grande di tutte incombe sulla Terra. Il Divoratore di Mondi è pronto a farne un sol boccone. Riusciranno gli eroi più potenti della Terra a fermare l'essere più potente dell'universo?
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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The Eater Of Worlds

Una settimana prima...





Davenport, Iowa.


06:30 A.M.




La città dormiva.
In cielo la brezza mattutina si sollevava e soffiava docile, rinfrescando le strade, i prati e gli alberi dopo una fredda nottata.
Il silenzio spadroneggiava come un vecchio sovrano seduto sul suo trono, senza timore di venire sovvertito dal rivoluzionario di turno.
La città era tranquilla, e le famiglie dormivano beatamente nei loro letti.
Tranne una.
Nick e Matt Jefferson erano già in piedi.
La fortuna non era stata molto favorevole a questa famiglia di due persone.
Matt aveva perso una madre, Nick una moglie.
La loro fattoria aveva perso una coltivatrice eccezionale, ma non per questo bisognava abbandonarla, e gli uomini di casa la portavano avanti al meglio delle loro possibilità.
Quel giorno non faceva eccezione.

“Papà”, domandò Matt uscendo dal casolare che affacciava sull'orto, “cosa c'è da fare oggi?”
“Beh, figliolo”, rispose Nick, “come prima cosa c'è da dare da mangiare ai maiali. Se ci fosse ancora Catherine lo farebbe lei, ma ora tocca a noi fare tutto, ragazzo.”
“Bene, allora ci penso io.”
Matt rientrò nel casolare, uscendone poco dopo con in mano un secchio metallico di dimensioni gigantesche, per riempirlo con il pastone dei maiali, che si iniziavano a destare all'interno del loro recinto, ed iniziavano a lamentare la scarsezza di cibo.

Nick era tanto fiero del suo ragazzo. Da quando sua moglie lo aveva lasciato due anni prima, il loro bambino era cambiato, diventando un vero uomo, serio e responsabile. Si prendeva cura della fattoria, dando anche una mano con i conti per quel poco che riuscisse a fare. Suo padre aveva tanta voglia di dirgli quanto fosse fiero di lui, quella mattina.

“Diavolo!” esclamò Matt, con una certa foga.
“Cosa c'è?” chiese Nick.
“Non c'è abbastanza cibo per i maiali... e il magazzino è vuoto.”
“Dannazione! Bisognerà andare giù in città a prenderlo... ma chi bada ai suini, qui? Diventano delle tigri se stanno troppo tempo senza mangiare.” ponderò Nick.
Matt stette sulle sue per un po', ma ad un tratto si illuminò, gli occhi splendenti di una luce quasi innaturale.
“Ci vado io. Tu sta' qui e pensa ai maiali. Da' loro quello che è rimasto, io arriverò con il carico il più presto possibile.”
Di nuovo, Nick capì quanto profondamente stimasse suo figlio. Al suo ritorno glielo avrebbe detto. Ne era sicuro.






07:15 A.M.


“Ormai Matt dovrebbe essere quasi di ritorno...” si disse Nick, mentre teneva a bada gli animali nel recinto, che iniziavano davvero a diventare nervosi ed affamati.
D'un tratto, il contadino iniziò ad avvertire un brivido lungo la schiena.

E non era freddo.

Il suo corpo divenne rigido come il marmo, paralizzato da una sensazione tanto difficile da descrivere, di cui nemmeno la più complicata delle espressioni avrebbe reso l'idea.
Il signor Jefferson iniziò a guardarsi intorno; prima piano, poi sempre più veloce.
I suoi occhi cercavano insistentemente il figlio, quasi a volerlo lì in quel momento, per comunicargli la sua paura.

Paura di sprofondare nel terreno.

Nick non fece in tempo a terminare il pensiero, che la terra sotto i suoi piedi iniziò a tremare. Il frutteto e le altre piante cominciarono a perdere foglie, sospinte via da un vento fortissimo, che fece persino volare via alcune galline della fattoria.
“Oh, no!” Nick capì.

Non c'era più nulla da fare.

Nel giro di pochi secondi, l'intero pezzo di terra su cui si trovava Nick sprofondò di sotto. Ma non come dopo un terremoto. Non c'era alcun segno di erosione nel terreno. Sembrava come se un'intera parte della fattoria fosse semplicemente scesa di quota, nel buio più totale.
Nick Jefferson, i suoi maiali e metà della sua fattoria erano scomparsi.

E non sarebbero mai più tornati.







NEW YORK CITY

15:00 P.M.



Un uomo stava in piedi all'ultimo piano di un edificio, ammirando la Grande Mela da una delle grosse vetrate.
“La città che non dorme mai”.
Proprio come lui, da ormai due mesi.
Staccò le possenti mani dai freddi vetri, e si girò.
Quell'uomo era Tony Stark.
Da tempo ormai al servizio della città e della Terra intera, non solo in qualità di filantropo e presidente delle Stark Industries, ma anche e soprattutto come Iron Man.
Passò una mano tra i capelli neri arruffati, e si diresse al mobiletto dei liquori, per poi versarsi un whisky liscio e berlo tutto d'un fiato.
Ciò che stava succedendo lo teneva sveglio ogni notte, e proprio lui, noto per il suo sangue
freddo e la mente geniale, non sapeva assolutamente cosa fare.
La questione andava risolta, con ogni mezzo necessario.
“Ma quale?” continuava a ripetersi, mentre girava in tondo nel suo ufficio all'ultimo piano della Stark Tower.
D'improvviso guardò l'orologio, e di riflesso accese il televisore.
L'ora del notiziario.
Apriamo l'edizione delle 15:00 con una notizia di cronaca”, diceva la giornalista dal teleschermo, “Lo strano fenomeno dei buchi nel terreno continua, e proprio questa mattina ha colpito per la prima volta negli Stati Uniti. Una fattoria di Davenport, nell'Iowa, è sprofondata nel terreno intorno alle sette. Il proprietario, Nick Jefferson, è scomparso quando il pezzo di terra su cui trovava insieme ai suoi maiali è caduto nelle profondità della Terra, ed è da ritenersi deceduto. Lo strano fenomeno ha quindi mietuto la sua prima vittima. Si tratta ormai del trentacinquesimo caso in poco più di due mesi. Le autorità dei Paesi precedentemente colpiti esprimono cordoglio agli Stati Uniti, mentre il fenomeno inizia a preoccupare sul serio. Ma ora passiamo allo spo...”

Tony spense la TV. La prima vittima era un suo compatriota. I buchi nel terreno avevano iniziato ad uccidere, e questo accelerò in modo impressionante i suoi piani.
“Jarvis!” esclamò Tony alla stanza vuota.
Sì, signore.” rispose una voce robotica, echeggiante nell'ufficio.
“Prendi nota di tutte le informazioni finora note su quest'ultimo caso, e poi voglio un elenco completo di tutti gli incidenti avvenuti fino ad oggi, con tanto di data e foto del luogo.” ordinò Stark.
“Lo faccio immediatamente, signore.” obbedì il computer/maggiordomo.

Nel giro di pochi secondi, sul grande schermo blu del computer di Tony comparvero tutti i dati richiesti.
“Stati Uniti. Francia. Germania. Cina. Brasile.”
Leggendo i nomi di tutti gli stati colpiti dal fenomeno, le speranze di trovare una spiegazione si affievolirono sempre di più, ed uno strano pensiero si fece largo nella sua mente.
Prese allora un auricolare, e dopo esserselo infilato nell'orecchio destro, premette un bottone.

“Sì, pronto?” rispose una voce all'interno dell'apparecchio.
“Dottor Banner.” disse Tony.
“Ah, Stark. Immaginavo avresti telefonato.” fu la risposta dell'interlocutore.
“Già... hai saputo?”
“Del buco in Iowa? Sì, ho saputo” fece il dottore.
“Questa situazione non mi piace per niente, Bruce.” sibilò un preoccupato Tony, tornando ai suoi liquori e versandosi un bourbon.

Bruce Banner. L'uomo con cui Tony parlava era uno dei più grandi luminari del pianeta, specialmente in merito alla questione delle radiazioni Gamma.
Chi meglio di Hulk poteva conoscerle?
Per ora, comunque, il Golia Verde giaceva sopito all'interno del dottore, che nel corso della sua permanenza in Brasile aveva sviluppato una grande abilità di autocontrollo, al punto di arrivare a gestire le trasformazioni a comando.

“Nemmeno a me. Neanche un po'.”
“Hai scoperto niente tu?”
“Purtroppo niente di quello che già non si sapesse. Sono stato sul posto quando è successo qui, circa due settimane fa, e tutto era esattamente uguale agli altri casi. Buco gigantesco, pezzo di terra sprofondato nel suolo, zero segni di erosione nel terreno. Però, ora che ci penso, una cosa interessante c'è. Tutti i casi finora accertati, Tony, sono avvenuti all'interno di zone assolutamente non contaminate dall'uomo, o in minima parte. Zone in cui la presenza della natura è ancora preponderante. Campi coltivati, laghi, terreni pianeggianti e non edificabili... questa cosa mi fa pensare.” espose Banner, con Stark che ascoltava la teoria del dottore, tentando di scervellarsi su cosa fare.
“Confermo, signore.” aggiunse Jarvis.
“Uhm... quindi questo potrebbe voler dire che... no, impossibile!”
“Che qualcuno si stia lentamente nutrendo della Terra. Esattamente.”
Gli occhi di Tony si spalancarono, come in preda all'incredulità.
“Ma dai, è assurdo. Chi potrebbe essere tanto potente?”
“Non ne ho idea, Tony. Non ancora, almeno. Ma non mi piace.”

Un lungo silenzio intervallò la conversazione. Era chiaro ad entrambi che il problema fosse ben più grave di come appariva.

“Dottore, credo che...”
“Non serve che tu dica altro, Stark. Ti raggiungo a New York. Ma è opportuno che non lo faccia soltanto io. C'è bisogno di una mano. Quel tipo di mano.”
“Beh... immagino che non ci sia altra scelta. Bene. Grazie Bruce, a presto.”
“A presto, Tony.”

Iron Man tirò su lo sguardo, e gettò fuori l'aria con uno sbuffo.
“Jarvis.” chiamò.
Sì, signore.”
“Chiamali.”
“Chi di preciso, signore?” domandò Jarvis.
“Tutti.”








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Salve salvino!
E' la prima storia che scrivo in questo fandom, e spero tanto che vi piaccia!

Di preciso non so di quanti capitoli debba essere, ma cercherò di trovare un numero adatto, e che possa evitare di turbare voi tutti che leggerete.
Ringrazio anticipatamente chi vorrà leggere la storia, o anche recensirla.
(E se, putacaso, avessi sbagliato sezione, non esitate a dirmelo!)

Grazie a tutti, e alla prossima! Ja Ne!

  
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