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Autore: ZouisTatoo    22/05/2014    4 recensioni
“Speranza per una vita normale, speranza di avere un amico, speranza di avere una persona che lo ama perché è Liam Payne e non perché è un povero ragazzo autistico che ha bisogno della pena delle persone” le parole di Harry arrivano alle mie orecchie leggermente attutite dal battito furioso del mio cuore nella mia testa.
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Tematiche delicate.
[Ziam- piccoli accenni Larry]
11.2k
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Note: Storia scritta senza scopo di lucro, i personaggi non mi appartengono e non intendo offendere nessuno. Presenza di tematiche delicate quali autismo e violenza non approfondite.






Nei corridoi di una scuola così piccola non è semplice passare inosservati.
Con Niall che mi cammina vicino mi sento lo sguardo di tutti addosso, osservano il nuovo arrivato, la novità.
Come dimensioni sia della scuola sia della stessa cittadina Wolverhampton non è molto diversa dalla mia Bradford, entrambe sono sotto la soglia dei 250.000 abitanti. Quest’agglomerato urbano non troppo caotico del West Midland inglese è diventato la mia casa meno di una settimana fa e lo sarà ancora per, come minimo, altri due anni –se deciderò di andarmene al college in un’altra città.
L’unica persona che conosco qui è il sorridente ragazzo biondo che sta parlando dell’organizzazione della scuola e dell’orario delle lezioni senza accorgersi che sono perso nei meandri della mia mente.
Ho conosciuto Niall Horan su internet. L’Irlandese, che vive qui da quando era poco più di un neonato, mi ha contattato su twitter quando mi sfogavo del fatto di dover abbandonare tutti i miei amici a causa del trasferimento. Abbiamo iniziato a sentirci e siamo diventati amici, sono contento di poter dire di non essere completamente solo.
Niall è la persona più solare, espansiva e gentile che abbia mai conosciuto, sempre con il sorriso sulle labbra, è amichevole con tutti e riesce a tirarti su il morale con solo una risata.
Grazie al cielo ho lui oggi o non riuscirei mai a superare il primo giorno di scuola da nuovo arrivato
“Zayn, la tua prima lezione è letteratura quindi aula sei. Ci vediamo alla pausa, in bocca al lupo” con una pacca sulla spalla e l’ennesimo sorriso, l’unica persona di cui conosco il nome nell’arco di dieci metri mi abbandona sulla porta di un’aula già piena per metà di studenti intenti a chiacchierare tra loro delle vacanze appena trascorse.
Prendo posto in un banco vuoto, vicino alla parete, relativamente nascosto per non dare troppo nell’occhio ma, non appena varco la soglia, tutti gli sguardi dei ragazzi all’interno si posano su di me e i discorsi di poco prima si interrompono tramutandosi in bisbigli.
Abbasso lo sguardo leggermente imbarazzato, sto cercando qualcosa da dire o fare quando entra una donna con sotto braccio una cartellina verde e riporta la classe all’ordine.
Annuncia a tutti i presenti che al penultimo anno c’è un nuovo studente, mi fa semplicemente dire il nome senza farmi alzare dal banco o fare particolari discorsi, già mi sta simpatica. Senza perdersi in altre inutili chiacchiere dice l’argomento del giorno: Edgar Allan Poe.
La lezione è iniziata da dieci minuti quando la porta si apre ed entra un ragazzo biondo, alto e massiccio con in volto un’espressione seria, seguito da un uomo che non ha più di quarant’anni, troppo giovane perché sia un genitore e troppo grande per essere uno studente.
La professoressa interrompe la spiegazione giusto il tempo di un “buongiorno” che viene prettamente ignorato dal ragazzo che la degna di appena uno sguardo. Scettico, noto che la professoressa non si scompone e non sembra particolarmente stupita della mancata risposta al saluto da parte dell’alunno. Strano.
Senza aprire bocca, il ragazzo appena entrato percorre i pochi passi di distanza tra la porta e la coppia di banchi in cui sono seduto io, si ferma in piedi davanti a me e, senza lasciar trasparire nessuna emozione, mi fissa.
Alzo gli occhi e per un attimo incrocio i suoi che sono subito spostati sull’uomo dietro di lui.
Senza sapere cosa dire o come comportarmi accenno un sorriso “Ciao, sono nuovo. Questo è il tuo banco?” chiedo indicando quello vuoto accanto a me ma, come accaduto poco fa con il buongiorno dell’insegnante, ancora una volta il ragazzo rimane in silenzio.
Il sorriso mi muore sulle labbra.
Qualche secondo dopo a parlare è l’uomo entrato con lui, non si rivolge a me, dopo avermi rivolto un’occhiata veloce, sussurra “vuoi che lo faccia alzare?” all’orecchio del biondo. Sussurro che non mi sfugge.
Inarco le sopracciglia e guardo entrambi a bocca aperta, ho sentito bene?
Mi guardo intorno, nessuno sembra aver fatto caso a quello scambio di battute, la professoressa ha ricominciato a spiegare come se non ci fossimo e il ragazzo di fronte a me, ancora in silenzio, mi sta guardando come se mi studiasse.
I suoi occhi, che non perdono nessun mio movimento, sono di un marrone luminoso e mi fanno tremare le mani tanto sono profondi.
Con la testa bassa non incrocio il suo sguardo aspettando la sua risposta alla domanda dell’uomo.
Si volta, si toglie la giacca e scuote la testa; poi gira attorno a me per andare a sedersi al mio fianco, tutto senza dire una parola.
Osservo l’uomo che è ancora in piedi con in mano la giacca del ragazzo e sul viso un’espressione stupita.
Mi guarda ancora più attentamente di prima e il suo sguardo lo ricambio. Gli chiedo in una muta domanda quale sia il problema, ma sembra non capire, sorride appena e afferra una sedia per accomodarsi accanto al biondo.
Vorrei chiedergli che cosa sta facendo, perché un uomo adulto è seduto in un banco di scuola ad ascoltare una lezione di letteratura e perché il ragazzo seduto tra di noi non parla.
Altre domande mi s’incastrano in gola quando la professoressa chiede di scrivere alcuni appunti che sarebbero serviti per il prossimo compito e il ragazzo affianco a me non si scompone di un millimetro.
Non prende fogli o penne, semplicemente osserva l’insegnante totalmente rapito dalle sue parole, a scrivere è invece l’uomo, altra stranezza.
Mentre la professoressa Muse continua con la sua spiegazione io mi prendo un attimo per osservare bene il mio compagno di banco. Noto che è davvero bello, mascella squadrata, occhi dolci, labbra piene.
Sto tracciando con lo sguardo il profilo del suo naso quando si volta costringendomi ad abbassare lo sguardo, imbarazzato. Vorrei sapere il suo nome, o anche solo sentire la sua voce ma ho come l’impressione che qualunque cosa io dica verrà ignorata e rimarrà senza risposta.
Passo la restante parte della lezione a osservare di tanto in tanto il ragazzo al mio fianco, a volte incrociando il suo sguardo a volte passando inosservato.
L’uomo al suo fianco mi guarda spesso, con un sorriso o con un semplice sguardo neutro come se avesse gli occhi su di me ma la testa chissà dove.
Al suono della campanella sbatto velocemente gli occhi un paio di volte, il ragazzo al mio fianco si alza per uscire dalla stanza ma l’uomo entrato con lui si trattiene un attimo per parlare con me. “Salve, sono Ben e sono il tutor di Liam” dice indicando il banco dove era seduto il biondo poco prima, “tu devi essere il ragazzo nuovo, piacere” continua porgendomi la mano con un sorriso sulle labbra. La afferro e mi presento, l’ennesimo sorriso e anche Ben esce dall’aula lasciandomi solo, ancora confuso.
Tutor, perché quel ragazzo ha un tutor? Un’altra domanda da aggiungere alla lista. Almeno adesso so il nome, Liam.


 
 
***


 
 
“Allora Zayn, conosciuto qualche bel ragazzo?” mi chiede Niall appena lo raggiungo all’uscita.
Roteo gli occhi al cielo e noto un ragazzo riccio accanto a lui. E’ alto, muscoloso e con diversi tatuaggi sulle braccia e sul petto che s’intravedono dal collo della maglia leggera che indossa, nonostante sia ottobre.
Guardo Niall e gli indico con un’occhiata il ragazzo al suo fianco.
Gli occhi ghiaccio del biondo si spostano sulla figura del riccio e ridacchia, “tranquillo Zaynie, anche Harry ha le tue stesse preferenze”.
Schiocco la lingua sbalordito, che pettegolo. Passa una mano sulla mia spalla e indica il castano al suo fianco, “Zayn, lui è Harry Styles, il mio migliore amico nonché uno dei ragazzi più gettonati della scuola” dice facendo arrossire il riccio, “peccato che il suo cuore sia già occupato” continua poi Niall beccandosi da parte di Harry uno sguardo di fuoco.
Ripeto: che pettegolo.
Ridacchia e, indicando me parla al riccio, “Harry lui è il ragazzo nuovo di cui ti ho parlato, Zayn Malik”.  
Fatte le presentazioni, chiacchieriamo per qualche minuto poi il riccio ci saluta e corre verso l’autobus.
“Harry ha degli occhi veramente belli” dico a Niall mentre ci incamminiamo verso casa.
Il destino ha voluto che io e il ragazzo conosciuto per caso su un social - network fossimo vicini di casa ed essendo a poca distanza dalla scuola, abbiamo deciso, fino a che non ci sarà troppo freddo, di fare assieme il tragitto a piedi.
“Allora Malik, com’è andato il primo giorno?” mi chiede Niall lungo la strada, sorrido “bene grazie” gli rispondo e non so se chiedergli informazioni su Liam o lasciar stare. Quel ragazzo m’incuriosisce parecchio.
“Siete strani qui” dico dopo qualche secondo di silenzio, il biondo mi guarda con un sopracciglio alzato.
Non intendevo lui ma rientra comunque nella lista.
“Strani?” chiede, annuisco e mi stringo nelle spalle “il mio vicino di banco a letteratura non mi ha rivolto la parola nemmeno una volta, un tipo strano” dico e lui, interessato, inizia a farmi domande a raffica.
“Come si chiama? Com’è? Ti ha trattato male?” chiede ed io, fingendo indifferenza, rispondo “non so molto, si chiama Liam ma me lo ha detto il suo tutor. È davvero strano, non ha parlato con nessuno in tutto il tempo delle lezioni, non ha nemmeno ricambiato il saluto della professoressa a inizio mattina”.
L’irlandese scuote la testa “sei il vicino di banco di Liam? Liam Payne?” mi chiede ancora, scrollo le spalle dicendogli che non sapevo il cognome e raccontandogli più o meno i miei non-rapporti di quella mattina con il mio intrigante compagno di banco.
“Ci farai l’abitudine, Liam non parla quasi con nessuno, ha dei problemi” dice rabbuiandosi.
Tremo d’interesse e il biondo mi accontenta, “Liam è autistico. E fa parte del 30% delle persone con questo problema che non hanno ritardi mentali anzi, sa fare cose fuori dalla norma” dice annuendo a se stesso con lo sguardo perso a immaginare chissà cosa. “Però non mancano i problemi, come ho detto, non parla quasi con nessuno e se lo fa sono per la maggior parte uomini” dice scrollando le spalle come a fermare il perché che stava per uscire dalle mie labbra, non sapeva la risposta.
“So che non scrive mai, ma ricorda tutto quello che ascolta anche solo una volta, sa ripetere tutti i particolari” continua quasi ammirato, “qualcuno dice che non è capace a scrivere, sai com’è la gente, cattiva” continua scuotendo la testa.
 Annuisco e penso a quel ragazzo così normale e allo stesso tempo particolare, chissà a cosa pensa stando sempre zitto. Chissà cosa ha pensato di me, il ragazzo nuovo che non lo conosce e si è anche un po’ offeso per le risposte negategli.
Però si è seduto accanto a me, qualcosa vorrà pur dire. Non mi ha fatto alzare come gli aveva proposto quel Ben.
“Lo conosci? Con te parla?” chiedo al biondo quando ormai siamo arrivati a casa, “no” risponde “conosco suo fratel- fratellastro- perché gioca nella squadra di calcio con me, ma con Liam non ho mai parlato” conclude stringendosi nelle spalle.
Ed è anche questo strano perché, andiamo, Niall Horan e la sua parlantina arrivano a chiunque, anche ai più silenziosi.
Sospiro e, con un sorriso, saluto Niall. Entro in casa e sono solo, mangio qualcosa con la tv accesa e il mio compagno di banco nella mente.
 


 
***
 


 
Stanotte, un mese dopo il mio arrivo a Wolverhampton, ho sognato per la prima volta Liam Payne.
Tra noi persiste il non-rapporto del primo giorno ed io inizio ad impazzire.
Un mese, un fottuto mese, che ci conosciamo –per quanto possono farlo due persone che non si parlano- e non ho mai sentito la sua voce, non ha mai ricambiato il mio saluto, non ha mai dato segno di voler parlare con me.
Mi consola il fatto che non lo fa con nessuno a parte suo fratello, ciò vuol dire che non ce l’ha con me per qualche strano motivo a me sconosciuto.
Fatto sta che quel bellissimo ragazzo sempre serio, ultimamente è sempre più spesso nei miei pensieri e stanotte è stato anche nei miei sogni.
“Zayn alzati, la colazione è pronta” sbuffo schiacciandomi il cuscino sulla faccia al richiamo di mia mamma, “arrivo” urlo di rimando alzandomi dal mio accoglientissimo letto caldo.
Mi preparo e scendo di sotto canticchiando a mezza voce, “buongiorno raggio di sole, a cosa devo questo buonumore?” chiede mia madre con un sorriso, appena entro in cucina. Scrollo le spalle e le stampo un bacio sulla guancia sorridendo. Con la donna che mi ha messo al mondo ho un rapporto meraviglioso, sono il suo unico figlio e, visto che mio padre è sempre in viaggio per lavoro, mi dice sempre che sono anche il suo uomo.
Con lei parlo di tutto ed è come una migliore amica per me, il nostro rapporto è diventato ancora più forte quando le ho detto le mie tendenze sessuali e lei mi ha abbracciato come risposta.
“Vuoi spiegarmi il motivo dei tuoi silenzi pensierosi di questi giorni o me ne parlerai più avanti?” mi chiede dalla porta infilandosi la giacca, scuoto la testa e lei alza gli occhi al cielo fingendosi esasperata.
Non me la sento di dirle che c’è un ragazzo che orna il mio volto di sorrisi e la mia testa di mille pensieri ma che non mi parla perché è speciale, diverso da noi.
Speciale. Liam lo è davvero, riesce a entrare nel cuore di tutti quelli che gli stanno intorno senza parlare.
“Ho capito, me ne parlerai quando sarai pronto” dice ed io le sorrido riconoscente.
Lei è la mia donna, l’unica donna che amo.
“A stasera Zay. Porto io la cena” dice uscendo dalla porta mentre salgo a finire di prepararmi. “Buona giornata” le auguro sentendo la porta d’ingresso chiudersi.
 
Arrivo a scuola con Niall, come ogni mattina, ed entrambi stretti nei nostri giacchetti decidiamo che dal giorno seguente prenderemo l’autobus. Iniziano ad abbassarsi le temperature, l’inverno è ormai alle porte.
“Che lezione hai adesso, Nialler?” chiedo al biondo che sfrega le mani tra loro con le guance e la punta del naso rossi, “storia” risponde “io odio storia” continua. “Io chimica e sono in laboratorio, quindi scappo” lo saluto con una pacca sulla spalla avviandomi al piano di sotto dove si trovano i laboratori.
Arrivo davanti alla porta di quello di chimica e noto che il professor Steele è già all’interno seduto dietro la cattedra. “Buongiorno” dico entrando e lui alza la testa dalle provette che sta esaminando e si sistema gli occhiali tondi sul naso piccolo, “oh, buongiorno signor…” mi fissa cercando di ricordare il mio nome così lo anticipo “Malik”.
“Sì, ecco. Vada a sedersi con il suo compagno, tra poco iniziamo” mi ordina tornando a esaminare i liquidi che aveva sotto il naso.
Scuoto leggermente la testa e vado a sedermi accanto a Liam che mi sta guardando, bellissimo nella sua camicia a scacchi aperta con sotto una maglia bianca.
Mi perdo ad osservarlo come ogni volta e quasi cado inciampando nella gamba del banco. Rosso d’imbarazzo, mi siedo sullo sgabello e sistemo i libri a testa bassa, “ciao” lo saluto sussurrando e la risposta è, come ogni mattina, silenzio.
“Allora ragazzi, prima di iniziare devo sistemare queste provette e ho bisogno dell’aiuto di Payne. Fate silenzio cinque minuti” dice il professore poco dopo.
L’aiuto di Liam? Si avvicina a noi con quattro ampolle di vetro contenenti liquidi, di cui due fumanti, di diverso colore.
Guardo il ragazzo accanto a me che fissa impassibile il professore, il quale si avvicina alla nostra coppia di banchi dicendo “qui ho quattro elementi della tavola periodica, tutti allo stato liquido e tutti a temperatura ambiente o quasi”, Liam annuisce. Io osservo in silenzio e inarco le sopracciglia quando il biondo inizia ad annusare il liquido rosso/brunastro e dopo qualche secondo con le palpebre abbassate prende un foglio e una penna e me li passa.
Guardo il foglio bianco sotto di me e Liam che sfoglia il libro di chimica, “C-cosa devo fare?” chiedo nonostante mi aspetto quello che poi avviene, infatti, Liam mi ignora e mette il libro aperto sulla pagina della tavola periodica sotto il mio naso.
Lo guardo sempre più confuso e poi sposto lo sguardo sul professore che ci osserva in silenzio.
Noto che Liam sta indicando un elemento e sto per aprire bocca quando la voce del signor Steele mi precede “deve scrivere l’elemento che il suo compagno indica, Malik. Non è difficile”.
Annuisco e scrivo il primo elemento: Bromo.
Liam passa ad annusare la seconda ampolla che contiene, questa volta, un liquido bluastro e dopo aver osservato la tavola per qualche secondo, mi indica il Gallio, che io velocemente scrivo.
Rimango senza parole capendo cosa è in grado di fare Liam. Riconosce gli elementi chimici dagli odori, e questa è certamente una cosa fuori dalla norma.
Sorrido nel aver saputo qualcosa in più su di lui e del fatto che abbia fatto scrivere me.
Okay, non che abbia avuto molta altra scelta visto che sono seduto accanto a lui ma anche se è una cosa patetica, come direbbe Harry, mi scalda il cuore. E sì, Harry ha ragione, sono decisamente patetico.
Mi devo essere perso nei miei pensieri perché lo schiarirsi la voce del professore mi riporta alla realtà e mi affretto a scrivere il nome degli ultimi due elementi, uno di un brillante dorato, Cesio e l’altro bianco-argenteo, Rubidio.
Il professor Steele riprende i suoi liquidi e il foglio e torna dietro la cattedra. Richiama l’attenzione di tutti e inizia a spiegare il test-esperimento che avremmo dovuto svolgere, il quale riguarda proprio la tavola periodica.
E forse sarei dovuto stare più attento alle spiegazioni della settimana precedente perché mi ritrovo tra le mani un test a scelta multipla di cui conosco la risposta di circa sei - sette domande su quindici.
Il professore ci ha detto che ci si può confrontare con il compagno di banco ma io davvero non me la sento di chiedere a Liam, il quale, stupendomi, scrive –cioè mette le crocette. E sono a decidere quale risposta dare alla domanda otto quando mi sento osservato e girandomi verso Liam lo vedo fissarmi.
 “Che c’è?” chiedo con i battiti del cuore che accelerano, lui mi indica il suo foglio e intuisco voglia chiedermi se ho messo la risposta. Per fortuna quella che mi chiede è una delle domande a cui ho risposto bene, quasi sicuramente, così “credo sia la B”, gli dico sorridendo. E lui la segna sul suo foglio.
Incoraggiato dalla sua azione, gli sfioro una spalla per chiamarlo, mossa sbagliata. Liam appena lo sfioro si allontana di scatto dalla mia mano guardandomi con gli occhi sbarrati.
Non ne faccio una giusta, dannazione. “Scusa, volevo chiederti aiuto per queste due, non mi riescono” dico avvicinandomi a lui ma attento a non sfiorarlo per mostrargli il mio foglio e lui, dopo aver osservato il suo, mi indica con il dito la risposta giusta. “Grazie” gli dico e lui scuote leggermente le spalle.
Questa notte ho sognato Liam Payne, questa mattina ho avuto con lui il primo rapporto quasi normale da quando l’ho incontrato, è proprio una bella giornata. E devo dire tutto a Niall e Harry.
 


 
***
 



 
“Calmati Zayn, dannazione, metti ansia anche a me” dice Niall serio quando arriviamo davanti al portone di casa di Louis.
Louis è un ragazzo simpatico e di compagnia, parla con tutti e tanto, parla veramente tanto. Ma è leale, socievole e davvero un buon amico oltre a che un ottimo calciatore. Abita con sua madre, che è anche quella di Liam, e il suo patrigno, il padre naturale del fratellastro.
Lo conosco relativamente poco Louis, lo vedo quando vado con Harry agli allenamenti o alle partite della squadra o quando, in qualche serata, si unisce a noi.
Ricordo ancora il nostro primo incontro, dopo circa dieci giorni il mio arrivo in città. Precisamente la prima volta che sono andato agli allenamenti di Niall.
 
 
“Zayn ho allenamento presto oggi, passa a prendermi Louis ma per tornare indietro non ho il passaggio. Puoi venire a prendermi? Credo voglia venire anche Harry” la voce squillante del mio vicino di casa mi arriva leggermente trafelata alle orecchie dal telefono. 
Mugugno una risposta affermativa mentre mi passo una mano tra i capelli appiattiti dal pisolino appena fatto. 
“Va bene Niall, passo a prendere Harry tra poco. Ci vediamo al campo” rispondo e, dopo aver ascoltato i ringraziamenti dell’irlandese, chiudo la chiamata ricadendo sdraiato sul divano. 
Non passano tre minuti che il telefono squilla di nuovo, Harry. 
“Zayn ciao. Ecco io… volevo, emh, chiederti se tu vai… agli allenamenti oggi” la voce roca e strascicata del riccio mi fa sorridere, “certo Harry, mi ha chiamato adesso Niall vado prima della fine per guardarli, vuoi che ti passi a prendere?” chiedo togliendolo dall’imbarazzo che trapelava da ogni parola della sua prima frase. “Oh. Sarebbe fantastico” dice e scommetto che le sue lunghe dita fini stanno giocando con i ricci castani stretti in una bandana, “cioè, se non è troppo di disturbo”, scuoto la testa, lo rassicuro e lo saluto con un “a più tardi, vai a farti bello che oggi mi presenterai il tuo Tomlinson”.
Chiudo la chiamata durante la sequela di insulti alla mia persona da parte di Harry e contro Niall che ‘è un dannato pettegolo. Prima o poi quella boccaccia gliela cucio’. Rido e vado in camera per cambiarmi.
 
Harry ed io arriviamo al campo che manca ancora più di mezz’ora alla fine degli allenamenti così andiamo in tribuna dove, con grande sorpresa di entrambi, troviamo Liam. 
Scambio un’occhiata con Harry e lui mi da una leggera spinta sulla schiena. Lo fulmino ma vado comunque a sedermi nella stessa panca del biondo che, bellissimo nella sua maglietta nera, si volta a guardarci per un secondo. 
Ho davvero pensato che sia bellissimo? Sì e, dannazione, è la verità. 
Il suo profilo, le labbra che -purtroppo- non ho mai visto piegate in un sorriso, le braccia muscolose, gli occhi dolci. Tutto di lui è bellissimo. 
“Ciao Liam” dico e mi sembra che la voce mi tremi leggermente. Harry al mio fianco mi osserva poi saluta anche lui il ragazzo al nostro fianco che ci guarda per un paio di secondi per poi puntare nuovamente gli occhi sul campo. 
Scuoto le spalle, non mi stupisco della risposta mancata. 
Harry mi tocca leggermente un braccio e si avvicina al mio orecchio accennando un sorriso “Zayn, smetti di fissarlo in quel modo” sussurra. Distolgo gli occhi da Liam e mi volto verso il riccio, confuso “in che modo scusa?” gli chiedo, mantenendo un tono basso di voce. “Come se dovessi sbatterlo al muro e baciarlo da un momento all’altro” mi risponde scoppiando poi a ridere, probabilmente per la mia espressione. 
“Sta zitto, idiota” lo rimbecco, ma lui non era il ragazzo timido dagli occhi smeraldo? 
Harry continua la sua risata e per tutto il tempo passato su quegli spalti mi punzecchia e mi fa arrossire facendomi notare che lo sguardo del biondo si posa su di noi di tanto in tanto. 
Grazie al cielo chiude la bocca quando Niall e Louis ci raggiungono. 
“Ehi ragazzi!” saluta Niall sorridente, “Io sono Louis” si presenta subito il castano porgendomi la mano. 
“Zayn, piacere mio” rispondo e al mio nome si apre in un sorriso, “quindi sei tu..” dice a voce bassa come se parlasse tra se e non con noi. Aggrotto le sopracciglia, “come scusa?” chiedo, e lui scuote la testa sorridendomi. Bah.
 
 
Niall suona il campanello e mi sudano le mani, so che dietro questa porta c’è Liam, è casa sua. Ed io non sono mai stato a casa sua.
La porta si apre e Liam, coperto solo da una canottiera bianca e un paio di pantaloncini blu fino al ginocchio, ci accoglie “ciao Liam, come va?” chiede Niall entrando, lo seguo senza aprire bocca e senza staccare lo sguardo da quello di Liam che sembra totalmente nel panico.
“Louis è in casa?” continua Niall osservando il biondo senza smettere di sorridere, si è accorto che è in difficoltà, deve essersene accorto. I suoi occhi sono sbarrati, le sue labbra dischiuse e tremanti.
Liam boccheggia per un attimo poi, con le mani che tremano, scuote la testa negando.
Il sorriso sulle labbra fini dell’irlandese si allarga ancora di più e quando dice “bene, volevo parlare con te senza di lui” i miei occhi schizzano fuori dalle orbite mentre il tremore delle mani del ragazzo davanti a noi aumenta.
E va bene che si deve trattare come una persona normale ma Niall, dannazione, un po’ di delicatezza!
Il sorriso sul volto dell’irlandese si spegne quando Liam inizia a indietreggiare respirando in modo affannato con le mani tremanti davanti a se come per proteggersi da noi.
Inizio a guardarmi intorno in ansia, sta avendo una crisi o qualcosa del genere.
“Tranquillo Liam, non devi per forza parlare con noi, io devo dirti una cosa e tu basta che annuisci o neghi” continua Niall sempre più agitato.
Non c’è nessuno in questa casa? Maledizione.
“È per L-” inizia di nuovo a parlare Niall ma lo interrompo, “Stai zitto Niall, zitto un attimo” dico serio tentando di pensare a come aiutare chi sta per avere un attacco di panico o qualcosa di simile.
Osservo Liam cercando di incrociare il suo sguardo e quando quei bellissimi occhi cioccolato incontrano i miei inizio ad avvicinarmi a lui lentamente.
Fa ancora due passi indietro ma poi si blocca e mi permette di arrivare davanti a lui, tanto che se alzo una mano sfioro la sua. “Va tutto bene” sussurro perché non ho la forza di alzare la voce, un attacco di panico sta per venire a me.
Niall, alle mie spalle, ha smesso anche di respirare.
“P-posso t-toccarti?” mi ritrovo a chiedere senza nemmeno rendermene conto con ancora gli occhi nei suoi.
Mi pento subito di questa domanda stupida e fuori luogo e sto per scusarmi quando la sua mano sfiora leggermente la mia. Sorrido come un idiota e intreccio dolcemente le nostre dita.
“È tutto ok” gli dico sorridendo e piano piano lui smette di tremare e sul suo viso torna la solita espressione di sempre, imperscrutabile.
“Io, Niall e Harry” inizio, dopo un paio di minuti di silenzio con gli occhi a perdersi nei suoi, “abbiamo avuto un’idea per il regalo di compleanno di Louis e volevamo sapere se secondo te può piacergli” continuo e lui, senza staccarsi da me, annuisce leggermente.
Sorrido e, a malincuore, sciolgo la stretta delle nostre mani guardando Niall e intimandolo a parlare.
“Parla tu Zayn, lui si sente meglio con la tua voce” dice il biondo ed io, come un povero imbecille, arrossisco annuendo e abbassando lo sguardo per non incrociare quello del ragazzo davanti a me che ha il potere di farmi perdere il contatto con la realtà “Ok. Harry e Niall, quando hanno saputo che il mio hobby è fare graffiti, hanno pensato che per il compleanno di Louis sarebbe una bella idea farne uno sulla parete della sua camera” dico tutto in un fiato guardando Liam, “pensi che potrebbe piacergli?” gli chiedo e mi auguro con tutto il cuore che mi risponda, se non a parole con un cenno.
Qualche secondo di silenzio e poi Liam annuisce. Sorrido raggiante.
Vorrei chiedergli cosa mi farebbe disegnare lui, che soggetto suo fratello vorrà rappresentare, ma mi trattengo per paura di spaventarlo e farlo reagire come poco prima.
“Bene, potrei vedere la parete?” chiedo, “se non è un problema certo, non voglio disturbare, è per farmi un’idea” aggiungo subito.
Senza emettere suoni Liam annuisce ancora e si volta verso il corridoio. Con un cenno della mano ci invita a seguirlo. 
Passiamo in un corridoio stretto con diverse porte e specchi di ogni forma attaccati alle pareti, ci fermiamo davanti ad una porta di legno scuro con sopra inciso il nome di Louis.
Quando entro nella stanza la prima cosa che mi colpisce è lo spazio, è una camera molto grande e luminosa. Un letto a due piazze occupa, con la scrivania, la parete a sinistra alla porta; in quella davanti ci sono due grandi finestre e alcuni poster di calciatori insieme a quelle che sembravano foto di famiglia.
La parete davanti al letto, quella a destra della porta, è completamente bianca, libera per la sua quasi totalità e sembra una tela che aspettava solo di essere dipinta.
“Perfetta” sussurro osservandola e mi sembra di intravedere un sorriso sulle labbra di Liam al mio fianco ma forse è solo un’illusione della mia mente sovraccarica.
“Decideremo poi cosa fare ma con tutto questo spazio abbiamo una scelta praticamente infinita” dico e mi volto verso Niall che annuisce, visibilmente più rilassato rispetto a prima. E pensare che quello agitato ero io.
 


 
***
 
 


Dopo l’episodio della crisi a casa di Louis ho rivisto Liam solo a scuola e il nostro rapporto è rimasto apparentemente il solito. Apparentemente sì, perché dentro di me ogni volta che lo vedo nasce qualcosa di nuovo.
Arrivo in classe, lo saluto e non ricevo risposta se non un leggerissimo, quasi inesistente –a volte penso di sognarmelo- movimento della testa. Anche se il mio saluto non viene mai ricambiato, non smetto di farlo ogni volta che lo vedo. Cosa che, ho notato con mio rammarico, tutti gli altri hanno fatto.
Io cerco di parlargli ogni volta che mi capita l’occasione pur sapendo di ricevere solo silenzio o qualche cenno, come risposta. Parlargli mi fa stare meglio e lo rende più partecipe della mia vita, anche se probabilmente mi detesta per questo.
Nelle lezioni che abbiamo in comune, la maggior parte, ci sediamo sempre vicino e spesso mi aiuta con esercizi di matematica che non riesco a svolgere da solo. È bravissimo.
Ho scoperto diverse cose su di lui. Sa scrivere ma non lo fa perché è disgrafico e nel leggere poi le parole sbagliate si arrabbia con se stesso e ha delle crisi violente, la maggior parte delle volte verso sé stesso o, meno spesso, verso chi gli sta attorno.
Quando Louis ha saputo della piccola crisi che il fratello ha avuto quando in casa c’eravamo io e Niall si è stupito del fatto che ne siamo usciti indenni. Infatti, spesso e volentieri Louis ha preso botte tentando di calmare Liam durante una crisi, labbra spaccate, occhio nero o lividi sulle braccia per una presa troppo stretta del fratellastro.
Louis sopporta ogni colpo che riceve da Liam, e ne sopporterebbe tre volte tanti se Liam smettesse di fare quello che fa dopo le crisi. Louis non sopporta il dolore che Liam fa a se stesso una volta appreso quello che ha fatto al fratello.
Con me però non ha reagito violentemente, ed è stata una fortuna perché altrimenti non sarei mai riuscito a fermarlo viste le sue dimensioni notevolmente maggiori delle mie.
Ha un talento naturale, fuori dal comune, per tutto quello che riguarda i profumi o i numeri.
La matematica è la sua materia prediletta e spesso e volentieri è lui a dare suggerimenti alla professoressa.
Ben, il suo tutore, rimane con lui solo durante le lezioni in cui gli insegnanti sono donne, esclusa matematica. Ha una totale mancanza di fiducia verso la popolazione femminile, non parla con le donne, a parte la madre.
Liam è un ottimo osservatore e ha una memoria davvero formidabile.
Essere il suo vicino di banco, soprattutto a matematica, può essere considerato un onore.
Ho sempre preferito le materie umanistiche e non raramente ho piccoli problemi con i numeri, o meglio, li avevo prima di essere aiutato da lui.
Liam, senza parlare, riesce a farmi capire cosa sbaglio e dove ragiono male in un esercizio meglio di come hanno fatto gli insegnanti in tanti anni di scuola passata. Durante le lezioni di matematica è rilassato, a volte sorride quasi e sono sicuro mi prenda in giro quando inizio a mettermi le mani tra i capelli durante un compito in classe che proprio non mi riesce.
La professoressa di matematica ha una sorta di fissa per me e durante le lezioni spesso mi fa domande alle quali tante volte rispondo a caso. Quando la mia voce esce spezzata o do la risposta come fosse una domanda, ho notato che Liam sbuffa leggermente divertito o alza le sopracciglia scettico.
Se lo noto, mi giro verso di lui e gli faccio qualche smorfia per vederlo roteare gli occhi e arrossire leggermente, e con quel semplice gesto sono felice per l’intera giornata.
Diciamo che i nostri non-rapporti si stanno piano piano trasformando in rapporti. Non normali, okay, ma comunque rapporti che possono essere definiti tali.
Per Harry sono decisamente patetico ma, ehi, anche lui con Louis non è messo tanto diversamente da me. È cotto del castano da una vita e passano il tempo insieme a punzecchiarsi e tirarsi frecciatine, patetico.
Patetico anche perché non è riuscito a capire, in due settimane, che cosa potrebbe piacere a Louis disegnato sulla parete della sua camera ed è per questo che adesso sono di nuovo, a distanza di quindici giorni, davanti alla porta di casa di Louis con –questa volta- il riccio, e non l’irlandese, appresso. 
“Allora Harry, tu distrai Louis ed io entro in camera sua per cercare di capire le sue più grandi passioni, ok?” dico, spiegando il ‘piano’ al riccio che annuisce serio, e mi volto per bussare.
Pochi secondi dopo, troppo pochi, -come se qualcuno aspettasse noi dietro il battente per aprire appena avessimo sfiorato il legno-, la porta si apre.
Si apre rivelando un Liam rilassato che, senza dire niente, si volta lasciando la porta aperta.
L’occhio mi cade sul suo corpo, le spalle larghe coperte da una felpa nera e le gambe muscolose fasciate in un paio di pantaloni della tuta grigi, troppo larghi, che gli scendono lasciando vedere i boxer bianchi.
Arrossisco e alzo lo sguardo di scatto quando la voce di Louis arriva dall’altra stanza “Chi è alla porta, Lee?”, il ragazzo davanti a noi si blocca un attimo e sembra prendere un profondo respiro.
Subito in agitazione, sto per raggiungerlo credendo stia per avere una crisi quando il suono della sua voce mi paralizza letteralmente sul posto, “Harry e Zayn” dice.
Tre parole e il mio cuore perde un battito. Tre parole e le mie gambe si trasformano in gelatina. Tre parole e le mie orecchie pregano per sentire quel suono così dolce uscire di nuovo da quelle labbra perfette.
Mai il mio nome mi è sembrato così musicale prima di sentirlo pronunciare da quella voce melodiosa.
Ricomincio a respirare –avevo smesso?- quando Harry mi tocca leggermente il braccio facendomi tornare alla realtà.
Dalla porta di quella che doveva essere la cucina, esce Louis con gli occhi sgranati e la bocca aperta. Osserva per qualche secondo Liam poi passa lo sguardo su di noi, si ricompone e inizia a parlare con un enorme sorriso a ornargli il viso delicato. I suoi occhi sono luminosi, come se avesse appena ricevuto una notizia bellissima.
“Ragazzi, che piacere. Venite” dice invitandoci con un cenno della mano nella stanza da cui veniva.
Io e Harry lo seguiamo in quella che poi è veramente la cucina mentre Liam va verso il corridoio scomparendo dalla nostra vista.
“Sono a preparare i cupcake al cioccolato” dice, “è il dolce preferito di Liam” aggiunge con un sorriso.
Si nota che per il fratellastro darebbe la vita, gli vuole veramente bene. Sorrido e immagazzino l’informazione appena ascoltata.
Pochi minuti dopo Harry e Louis stanno parlando tra di loro, il riccio che osserva ogni movimento del più grande e quello che gli sorride e lo sfiora ogni volta che ne ha l’occasione, mi sento il terzo incomodo, la tensione elettrica tra quei due è decisamente palpabile.
Io ho una cosa da fare e, approfittando dell’occasione, mi alzo.
Annunciando “ragazzi io vado in bagno”, esco dalla stanza venendo completamente ignorato dai due.
Percorro il corridoio e non m’interessa sapere dove è il bagno anzi, vado a colpo sicuro verso la camera di Louis. Ho già una mano sulla maniglia della porta quando mi sento toccare su una spalla e salto per lo spavento.
Mi volto di scatto e noto che è Liam che mi indica una porta in fondo al corridoio, lo guardo confuso con una mano sul cuore che batte all’impazzata, un po’ per lo spavento un po’ per il ragazzo che ho davanti e mi ha appena toccato.
“È il bagno?” gli chiedo indicando con lo sguardo la stessa porta e lui annuisce, sorrido e scuoto la testa “non cercavo il bagno, devo andare in camera di tuo fratello per cercare di capire cosa gli piacerebbe disegnato sul muro” sussurro, cercando di non sembrare un ladro, con il mio discorso.
Mi stavo comunque per intrufolare in una camera non mia senza il permesso del proprietario.
E devo essere riuscito nel mio intento perché Liam sembra capire e scrolla le spalle, così mi volto ed entro in camera prendendo il suo gesto come un via libera.
Osservo ancora una volta la parete su cui avrei dovuto lavorare e mi chiedo come faremo a tenere Louis fuori da casa per un giorno intero quando farò il lavoro. Scuoto la testa, ci penserà Harry.
Mi concentro su quello che mi sta intorno.
Noto che Louis è un ragazzo piuttosto disordinato, la borsa della squadra è in un angolo sotto la scrivania, aperta.
Libri e riviste sono sparsi sul letto o appoggiati malamente sulle mensole, diversi oggetti scolastici come penne e il diario sono buttati sul letto. Sulla scrivania ci sono un portapenne quasi vuoto e una serie di fumetti allineati, forse il particolare più ordinato della stanza.
Mi concentro sui poster appesi alle pareti, rappresentano calciatori o supereroi. Oltre alle foto di quando lui e Liam erano bambini, ci sono solo calcio e supereroi, supereroi e calcio.
“Calcio e Superman”. Salto per lo spavento per la seconda volta in pochi minuti e il mio cuore perde un paio di battiti a riascoltare quella voce. Mi volto e, appoggiato allo stipite della porta a braccia incrociate, c’è Liam.
Boccheggio in cerca d’aria, la posizione risalta i suoi muscoli ed è davvero bellissimo.
Ha parlato con me, di nuovo. Ho sentito la sua voce due volte nel giro di un’ora.
Esaltato, con lo stomaco in subbuglio e le gambe che tremano, annuisco ringraziandolo.
Guardo per l’ultima volta la parete libera e un’idea inizia a formarsi nella mia mente, mi volto verso la porta ma di Liam non c’è più nessuna traccia.
Scuoto la testa e scrollo le spalle; poi, con ancora il sorriso sulle labbra, torno in cucina dagli altri due che non hanno fatto caso alla mia troppo prolungata assenza se fossi veramente andato in bagno.
Dopo altre chiacchiere e risate Harry ed io ci congediamo per tornare a casa, entrambi con sorrisi felici sulle labbra. “Che cos’è quel sorrisino Harry?” gli chiedo una volta saliti in macchina, “Louis mi ha invitato a vedere la prossima partita” risponde sognante. Inarco le sopracciglia e scoppio a ridere “ci saremmo andati comunque” dico e lui mi guarda offeso. “Lo so, ma non mi aveva mai invitato ufficialmente” mi risponde incrociando le braccia al petto. “Oh, capisco” dico prendendolo in giro, lui sbuffa e rotea gli occhi al cielo “Non riuscirai a spegnere il mio entusiasmo, Malik” afferma poi, colpendo il mio braccio con un pugno scherzoso.
 


 
***
 
 


La faccenda è iniziata tutta con una chiamata di Harry alle dieci e tredici di sera del 22 dicembre. Comodamente sdraiato sul divano avvolto nella coperta blu di pile insieme a mia mamma, stavo guardando un film. Vacanze natalizie iniziate, una tazza di cioccolata calda tra le mani e la stanza illuminata solo dalla luce soffusa emessa dalla lampada dietro il divano.
Il mio telefono, naturalmente dall’altra parte del salotto, inizia a squillare facendomi sbuffare infastidito. Molto pigramente e sbuffando mi alzo e rispondo senza guardare chi è dall’altra parte.
“Zayn, Zayn, Zayn, Zayn” il mio nome ripetuto come una cantilena mi arriva alle orecchie e riconosco la voce roca di Harry, sembra agitato.
Oggi doveva andare a casa di Louis per studiare e cercare un giorno per trascinare il castano fuori da lì e permettermi di fare il murales, speriamo lo abbia trovato.
“C’è qualche problema?” chiedo credendo fosse successo qualcosa sentendo il suo tono di voce, lui prende un grosso respiro ed io lo trattengo.
Liam ha avuto un’altra crisi? Questa volta ha colpito Harry invece del fratello? O ha colpito Louis troppo forte? Oppure, la peggiore che possa venirmi in mente, si è colpito troppo forte?
Un milione di domande si affollano nella mia mente. “Tranquillo Zayn, respira” mi dice il riccio dall’altra parte del telefono e mi mette solo più ansia con il suo parlare lentamente.
“Harr-” non faccio in tempo a dire niente che mi tranquillizza “non ha niente a che fare con Liam, lui sta bene. Rilassati, è tutto ok. Niente di grave”.
Tiro un sospiro di sollievo e inizio a insultarlo per lo spavento che mi ha fatto prendere, mi guadagno un’occhiata stranita da mia mamma e liquido la sua domanda inespressa con un cenno della mano salendo poi nella mia camera.
“Posso parlare, bell’innamorato?” mi chiede a un certo punto ed io ringhio un “si” scuotendo la testa e sorridendo a quell’epiteto.
Mi piacerebbe passare il tempo con lui, non parlerebbe –lo so- ma mi basterebbero i suoi cenni con la testa, le sue occhiate e i suoi sorrisi accennati.
Posso considerarmi innamorato?
 “Allora come ti dicevo… se non mi avessi interrotto” inizia Harry, sapendo sicuramente delle mie elucubrazioni mentali sulla sua uscita di prima, “che Louis mi ha invitato a uscire ufficialmente. E prima che tu ribatta con una delle tue frasi intrise di pessimismo nero, sappi che intendo come coppia” annuncia e posso capire dal suo tono che sta sorridendo. Sorrido anch’io nel saperlo felice e “finalmente Tomlinson si è svegliato” dico ridacchiando e il riccio dall’altra parte mi fa il verso.
Passiamo un’ora abbondante al telefono come due ragazzine a parlare delle nostre situazioni sentimentali. “Alla fine, mi hai chiamato per dirmi questo?” chiedo ad un certo punto e il riccio sembra pensarci un attimo poi, “no” afferma, “ti ho chiamato per dirti che l’unico giorno possibile per fare il lavoro è domani” dice.
“Domani?” chiedo, “io non ho le bombolette, non ho preparato nulla per domani” dico. “È già tutto pronto Zay, ci hanno pensato i suoi genitori. Ti lasciano il necessario nel mobile all’entrata, loro non ci saranno” mi spiega Harry e un’idea che mi spaventa non poco si fa largo nella mia mente, “sono solo con Liam in casa?” chiedo e la mia voce esce di un’ottava più alta del normale. “Sì” dice Harry come se non fosse una catastrofe, un disastro colossale, un cataclisma.
“E me lo dici così?” gli chiedo nel panico, “se si sentisse male? Se non mi volesse in giro? Se-”, la voce esasperata del riccio mi interrompe “smetti di farti delle paranoie inutili Zayn”.
“Inutili? Veramente, Harry? Sarebbe inutile la paura che lui abbia una crisi? E non mi sto preoccupando per la mia incolumità se mi trovassi nelle vicinanze in quel momento ma per la sua salute!” dico e sto per avere una crisi isterica, Harry rimane in silenzio così continuo e lascio uscire i pensieri che mi formano un groppo in gola tutte le notti “ho paura Harry, paura per lui non certo di lui. Non voglio che stia male per colpa mia, non voglio sconvolgere la sua già troppo incasinata vita. Abbiamo più o meno trovato un equilibrio, se così si può chiamare, e lui mi sembra felice, non voglio che tutto venga rovinato” dico e la mia voce si affievolisce sulla fine di quella confessione.
“Zayn” qualche secondo di silenzio, “tu lo ami e no, non è azzardata come affermazione, perché tu lo ami per la persona che realmente è” dice Harry, “io lo conosco da praticamente sempre, non mi ha mai parlato, mai” dice e sembra che sorrida amaramente, “da quando sei entrato nella sua vita è cambiato, lo ha detto anche Louis, è migliorato Zayn. Grazie a te, sei la sua speranza” dice e nella mia mente ci sono troppi pensieri, troppe domande senza una logica, troppe sensazioni e parole confuse e non riesco a esprimere niente. I miei occhi si velano di lacrime.
“Speranza per una vita normale, speranza di avere un amico, speranza di avere una persona che lo ama perché è Liam Payne e non perché è un povero ragazzo autistico che ha bisogno della pena delle persone” le parole di Harry arrivano alle mie orecchie leggermente attutite dal battito furioso del mio cuore nella mia testa.
Qualche minuto dopo, con ancora le lacrime a rigarmi le guance, chiudo la chiamata augurando buona fortuna a Harry per il suo appuntamento poi, dopo aver urlato la buonanotte a mamma dalla porta della mia camera, mi butto sul letto.
La notte la passo in bianco, mi giro e rigiro nel letto intrecciando le gambe al lenzuolo, abbracciando il cuscino provando ogni posizione possibile ma niente. Morfeo stanotte non mi vuole proprio.
Riesco a chiudere gli occhi e spegnere il cervello quando dalle tapparelle inizia a filtrare la prima luce dell’alba. Non è necessario dire che il risultato delle tre ore scarse di sonno sono occhiaie inguardabili e mal di testa. Nonostante la voglia e la forza di alzarsi dal letto sia meno di zero porto il mio corpo stanco fino alla doccia.
 
Alle due del pomeriggio sono già davanti alla porta di casa di Louis sicuro di non trovarlo in casa.
Mi aggiusto il mio cappello preferito sulla testa e suono al campanello.
Aspetto con ansia il segno di una presenza all’interno della casa e prego che Niall o Harry abbiano avuto l’accortezza di dire a Liam che sarei andato a fare il lavoro. Il primo respiro di sollievo lo tiro quando la porta si apre e Liam mi fa un leggero cenno con la testa, “ciao Liam” dico entrando.
Nel silenzio più assoluto Liam prende l’occorrente per il mio lavoro e facendomi cenno di seguirlo andiamo verso camera di Louis. Adesso la stanza è più ordinata dell’ultima volta in cui ci sono stato e il comò che era alla parete bianca è stato spostato, per terra e nei mobili vicini c’è del nastro di carta messo per evitare di macchiare tutto con la pittura.
Inizio a guardare i colori e Liam è ancora nella stanza con me, mi osserva in silenzio ed io inizio ad agitarmi, spero solo non inizino a tremarmi le mani altrimenti il disegno verrà una schifezza.
Mi volto verso di lui che si indica la testa, lo guardo confuso e tocco la mia notando di avere ancora il cappello.
Sorrido “non lo tolgo mai quando pitturo” dico, “questo è la mia ‘divisa da lavoro’ ” aggiungo indicando i miei jeans chiari e la canottiera bianca e nera che lascia scoperte le mie braccia tatuate. Lui scrolla le spalle e annuisce uscendo subito dopo dalla stanza.
Sarà un lavoro piuttosto lungo e devo mettercela tutta per finirlo entro questa sera.
La mia idea è quella di fare un campo da calcio con in primo piano un giocatore –che poi sarebbe Louis- di spalle con la maglia della sua squadra del cuore che tira in porta.
Sono a fare la testa e le spalle di Louis quando mi accorgo di non sapere quale squadra tifa. L’unica soluzione è chiederla a Liam ma chi mi dice che avrò una risposta?
Tentar non nuoce quindi esco dalla camera sperando di trovare Liam in cucina o in salotto.
“Liam?” lo chiamo e dalla camera di fronte a quella in cui sono esce il ragazzo con addosso solo una canottiera grigia larga. Sbatto le palpebre velocemente per un paio di secondi e le parole mi rimangono bloccate in gola, con voce tremante gli chiedo “q-quale squadra tifa Louis?”.
Incrocio mentalmente le dita sperando in una risposta che però non arriva, almeno non verbale.
Liam mi sorpassa ed entra in camera di suo fratello poi, dopo aver recuperato dalla scrivania un foglio e una penna, prende un respiro profondo e prova a scrivere qualcosa.
L’espressione sul suo viso passa in un secondo da concentrata a frustrata e, stringendo il pugno rompe la penna, macchiandosi d’inchiostro.
Inizia a tremare e a respirare in modo affannoso, mi avvicino a lui e noto con orrore che si sta ferendo con i pezzi di penna rotti. Stringe i pezzi di plastica appuntiti contro il suo palmo lacerandosi la pelle.
Il mio cervello si scollega e il mio corpo si muove d’istinto, gli arrivo alle spalle e lo afferro per le braccia in modo che si volti verso di me. Con un movimento repentino si volta di scatto colpendomi con il dorso della mano sulla guancia destra e macchiando il mio cappello d’inchiostro.
Spalanco gli occhi per la sorpresa e, non tenendo conto del dolore alla mia faccia, provo con tutte le mie forze ad aprire le sue dita strette a ferire il palmo. Ricevo un altro colpo alla solita guancia nel tentativo di evitargli una ferita sul braccio. Respira affannosamente e il suo viso è piegato in una smorfia tra il dolorante e l’irato.
Riesco, con non poca difficoltà, a far cadere sul pavimento i frammenti di plastica insanguinati e tento di fermare il movimento frenetico delle sue braccia avvolgendo le mie intorno a lui. Sembra rilassarsi e mi guarda per un attimo negli occhi.
Non lascio la presa attorno al suo corpo e aspetto che torni del tutto in se. Passiamo un paio di minuti in silenzio occhi negli occhi poi mi allontano da lui ricominciando a respirare normalmente.
Il suo sguardo è assente, puntato verso la mia guancia che ha iniziato a pulsare ma a cui non faccio molto caso, continuo ad osservare lui. D’istinto, notando in suo sguardo insistente, la copro con una mano ma lo sfioramento mi fa emettere un piccolo gemito di dolore.
Le sue mani tremano ancora leggermente, una tra i capelli l’altra ferita e insanguinata abbandonata lungo il fianco.
“L-liam?” sussurro con la paura di fallo scattare di nuovo, vorrei tranquillizzarlo, dirgli che non mi ha fatto nulla, che è di lui e della sua mano che dobbiamo preoccuparci ma la mia voce non esce e il suo sguardo mi trapassa come se volesse entrarmi dentro.
“È tutto o-ok” dico notando il suo sguardo ancora sulla mia guancia, “la tua mano come va?” chiedo guardando il sangue ormai secco sul palmo, lui scuote le spalle e mi indica il cappello.
Lo guardo confuso e lui abbassa lo sguardo, tolgo il beanie che ancora mi copre la testa e noto che è irrimediabilmente macchiato d’inchiostro e sangue.
“Non è importante” gli dico avvicinandomi a lui, “Liam hai capito? Non mi interessa il cappello, mi interessi tu” dico e mi accorgo troppo tardi cosa è uscito dalle mie labbra.
La sua testa si alza di scatto e il suo sguardo sorpreso incontra il mio. Apro e chiudo la bocca un paio di volte non sapendo cosa dire “io… veramente… cioè intendevo, ecco… dobbiamo fare qualcosa alla tua mano” dico sviando il discorso.
Mi guarda ancora per un paio di secondi poi esce dalla camera senza dire una parola.
È frustrante, è dannatamente stancante e stressante continuare a frequentarlo con lui che non mi parla, ma mi sono affezionato e non lo abbandonerò, anche se probabilmente sarebbe tutto più semplice per me e magari è quello che lui vuole, non avermi tra i piedi.
Dopo aver preso un respiro profondo, raccolgo i frammenti di penna e guardo il foglio su cui Liam ha scritto, Donactser.
Doncaster, Louis tifa Doncaster. Da buon appassionato di calcio sono costretto ad andare a cercare i colori della maglietta su internet: bianco-rosso.
 


 
 
***
 


 
 
Sono passati circa tre mesi da quando mi sono trasferito qui e non sono più il ragazzo nuovo.
Io, Niall e Harry siamo ormai un trio indivisibile e negli ultimi tempi anche Louis si unisce sempre più spesso alle nostre uscite.
“Auguri Zayn” urla Niall appena mi vede varcare la soglia della scuola, scuoto la testa “sssh, Nialler” dico guardandomi intorno per vedere se qualcuno ha sentito. Non mi piace essere al centro dell’attenzione e non mi piace che persone con cui non ho un rapporto di amicizia sappiano il giorno del mio compleanno.
È strano ma è così da quando sono bambino e ormai chi mi conosce lo sa, peccato che tutti quelli che lo sanno si trovino a circa 200 km da qui.
“Non capisco perché non vuoi far sapere che è il tuo compleanno” dice il biondo osservandomi come se fossi un alieno. Scrollo le spalle e sorrido per poi abbracciarlo e sussurrargli un “grazie” nell’orecchio.
“Stasera vieni a casa mia, ci sono anche Harry e Lou, festeggiamo” dice ed è così felice che se si mettesse a saltare per il corridoio non mi stupirei troppo. È più felice di me.
Annuisco e vedo avvicinarsi il riccio, mi vede e un lampo passa nei suoi occhi ma, prima che possa parlare, mi avvento su di lui tappandogli la bocca con una mano “zitto” lo minaccio.
Lui mi guarda con gli occhi verdi spalancati e annuisce stupito per poi guardarsi intorno confuso, la risata del biondo si espande cristallina per tutto il corridoio.
Harry ci sta ancora guardando spaesato quando Niall inizia a parlare a voce troppo alta “Zayn non vuole far sap-”, “shh” lo rimprovero alzando gli occhi al cielo e lui si avvicina al riccio facendolo abbassare per parlare direttamente nel suo orecchio, come se dovesse confessargli un segreto di vitale importanza, “Zayn non vuole far sapere in giro che è il suo compleanno” sussurra, poi alza le mani in segno di difesa e “non so cosa dire, chiedi a lui” conclude indicandomi.
Sbuffo e con un sorriso abbraccio anche Harry ringraziandolo, pochi secondi e anche il biondo si unisce di getto al nostro abbraccio facendoci quasi cadere in mezzo al corridoio.
Stiamo ancora ridendo quando la campanella suona e siamo costretti ad andare in classe.
Entro, saluto chi è già seduto al banco e mi siedo anche io al mio posto.
Pochi minuti ed entra anche Liam seguito dalla professoressa di matematica. Il suo corpo muscoloso è fasciato da una felpa blu con il cappuccio ed io rimango a fissarlo incantato mentre occupa il posto accanto al mio.
“Buongiorno” gli dico come ogni mattina e, come ogni mattina, lui mi guarda per qualche secondo facendo solo un leggero cenno come risposta. Scrollo appena le spalle e guardo la professoressa che compila il registro e fa l’appello.
Un leggero colpo di tosse e una mano che poggia un pacco rettangolare non troppo grande sul mio banco attirano la mia attenzione. Abbasso lo sguardo sul pacco avvolto in una carta argentata lucida dove spicca un fiocco blu.
Stupito alzo lo sguardo per poggiarlo sul ragazzo che ho vicino.
Liam ha sulle labbra un piccolo sorriso e mi osserva con la coda dell’occhio. Sento le guance in fiamme e boccheggio con gli occhi spalancati per un paio di secondi, “tu… c-come facevi a saperlo?” sussurro rigirandomi tra le mani il pacco senza sapere realmente cosa fare.
Per un secondo tutto quello che mi viene in mente sono una decina di diversi modi per uccidere Niall e fargli chiudere per sempre quella sua boccaccia maledetta, poi mi volto a guardare Liam. Lui è vicino a me, ha un mezzo sorriso sulle labbra e mi ha appena fatto un regalo. Il mio corpo non sa come reagire visto che la mente è andata a puttane.
Il primo istinto è quello di abbracciarlo ma sono sicuro non apprezzerebbe.
Come al solito, lui non risponde –non che me lo aspettassi, comunque- ma fa un leggero movimento con le spalle senza perdere il sorriso dalle labbra. E il mio cuore segue la mia mente all’ennesima occhiata che mi lancia.
E quanto sono belle quelle labbra piene e rosse a formare quella leggera curva, quanto sono luminosi e profondi quegli occhi cioccolato.
Combatto l’istinto di abbracciarlo rigirandomi tra le mani il pacchetto e con guance rosse e voce tremante lo ringrazio. Passo tutta la lezione a guardare alternativamente Liam, attento a fissare la lavagna, e il pacco che ora è appoggiato per terra accanto alla mia cartella, e sono sempre più curioso di aprirlo.
Non mi aspettavo di certo che Liam sapesse la data della mia nascita e, tanto meno, mi aspettavo un regalo da parte sua.
Da quando mi ha colpito quel giorno in camera di Louis mi sembra che stia ancora più attento a non toccarmi oltre al fatto che di rimanere di nuovo solo con me non se ne parla nemmeno. Però continua a farmi cenni e lanciarmi occhiate e ringrazio il cielo per questo perché pensavo si richiudesse a riccio come i primi giorni e adesso non so se lo avrei sopportato.
Suona la campanella di fine lezione e afferro subito il pacchetto alzandomi velocemente in piedi. Non ho capito niente della spiegazione, ho un sorriso idiota sul viso e il cuore che batte all’impazzata.
Mando un messaggio a Harry e Niall per dare loro appuntamento in bagno all’inizio della prossima ora poi mi giro verso Liam e gli dico “grazie ancora e ciao”.
Mi volto per uscire non aspettandomi una risposta quando alle mie spalle sento un “ciao” sussurrato.
Mi blocco come un povero scemo al centro della classe e mi volto di nuovo a guardare Liam che, con le guance leggermente rosse, tiene lo sguardo basso puntato sul banco.
Continuo a sorridere ed esco dalla classe quasi saltellando per andare in quella successiva pur sapendo che tutte le prossime spiegazioni andranno a farsi benedire grazie ad un ciao uscito dalle labbra più belle che abbia mai visto.
 
 
 
Arrivo a casa di Niall per primo e lo aiuto a mettere degli stuzzichini sul tavolo basso posizionato tra il divano e la televisione. Ho accettato di passare la serata con lui Harry e Louis a casa sua semplicemente per vedere un film e mangiare qualcosa. L’invito è stato esteso poi anche a Liam tramite Louis ma non mi aspetto troppo la sua presenza.
Non credo che il ciao di stamattina sia stato un ‘bene, adesso siamo amici e possiamo parlare quanto vuoi’, con Liam non sarà mai così. C’è stato anche il regalo e quello è stato più inaspettato del saluto.
“Zayn, è quello che hai portato il regalo di Liam?” mi chiede Niall come se mi avesse letto la mente guardando il pacco argentato ancora intatto appoggiato sul mobile all’entrata. Annuisco e lo fulmino con lo sguardo.
Avrei voluto aprirlo subito quella mattina, in bagno con lui e Harry, ma me l’hanno vietato dicendomi che andava aperto con tutti gli altri alla ‘festa’. Poi non credo nemmeno che venga Liam quindi che cosa cambia? Sono troppo curioso di sapere cosa mi ha regalato, ho passato il pomeriggio a vagliare tutte le ipotesi possibili ma non mi è venuto in mente niente di plausibile.
La cena a base di schifezze è pronta, il divano posizionato abbastanza vicino al tavolino per poter prendere il cibo senza alzarsi e la televisione al plasma pronta e collegata al lettore dvd.
“Che film hai deciso di guardare Zay?” dice Niall urlando dal corridoio dove aveva una libreria più fornita di una videoteca, “sono indeciso tra The Avengers e Man in black 3, dopo li proponiamo agli altri e si decide insieme” rispondo.
Mentre Niall va a cambiarsi mi siedo sul divano iniziando a fare zapping in attesa degli altri.
Pochi minuti e il campanello suona, non avendo voglia di alzarmi dal comodo divano del biondo, urlo al padrone di casa “campanello!” e come risposta dalla cucina mi arriva “la tua splendida mamma ti ha fatto due gambe, usale”.
Mandando a farsi fottere l’irlandese mi alzo e vado ad aprire la porta come fossi il padrone di casa.
La mia bocca deve essere raso terra quando davanti mi trovo, insieme ad Harry e Louis, Liam fasciato perfettamente da un impermeabile nero. “C-ciao ragazzi” balbetto lasciandoli entrare e subito mi ritrovo stretto nell’abbraccio di Harry.
Il riccio mi stritola contro il suo petto e, dopo avermi urlato nelle orecchie “auguri vecchio”, mi stampa un bacio sulla guancia e si allontana ridacchiando. Subito dopo il riccio è il turno di Louis che mi si avvicina e mi porge la mano, lo guardo confuso e lui sorride tranquillo. Ormai abituato alle stranezze di quel ragazzo dai capelli castani sparati in tutte le direzioni e gli occhi cielo afferro la sua mano, meno di un secondo dopo stretto tra le sue braccia con la faccia schiacciata al suo petto.
“Idiota” ridacchio dandogli un colpetto sulla spalla, cosa che lo fa gemere di dolore. Lo guardo stranito e con un’occhiata mi intima a non fare domande, lanciando un’occhiata a Liam che si guarda intorno curioso, capisco e lascio perdere.
Lo ha fatto di nuovo.
“Auguri, Malik” mi dice Louis riacquistando il suo solito sorriso. “Grazie Tomlinson” dico riabbracciandolo di slancio.
“Ok, ho capito. Adesso lasciami, non approfittarne” mi dice allontanandomi dal suo corpo e facendo scoppiar a ridere tutti quando io mi aggrappo alla sua maglia come un bambino alla gonna della mamma.
Liam si avvicina a me ed io tremo di fronte all’eventualità di un suo abbraccio. Mi sorride e mi porge un semplice foglio di carta azzurra che estrae dalla tasca anteriore dei jeans chiari che indossa.
Gli sorrido e lo afferro, mi guardo intorno e tutti mi stanno fissando. Apro il foglio e al centro, con una calligrafia un po’ tremante, troneggia la parola “Auguri”. Richiudo il foglio con gli occhi lucidi, sono sicuro lo abbia scritto lui, dietro –in un angolo un po’ stropicciato- Liam.
D’istinto, senza pensare alle mie azioni mi butto tra le sue braccia. Troppo tardi mi rendo conto di quello che ho fatto e mi blocco contro il suo petto ampio.
Tremo e chiudo gli occhi, non mi muovo di un millimetro per svariati secondi passandoli a insultarmi mentalmente.
Sto per allontanarmi da quel bellissimo corpo quando una pressione alla base della mia schiena mi fa immobilizzare di nuovo. Spalanco gli occhi e trattengo il respiro. Che cosa sta succedendo?
Le sue braccia si incrociano dietro la mia schiena per un secondo che sembra durare un giorno. Socchiudo gli occhi e inspiro il suo odore poi lui si allontana da me e fa di tutto per non incrociare il mio sguardo ne quello di nessun’altro.
Boccheggiando e con le guance in fiamme sussurro “grazie”, che forse non riesce nemmeno a sentire. Niall, in piedi davanti al divano a fissarci con occhi e bocca spalancati, specchio degli altri due è il primo a riprendersi e dare il benvenuto agli ospiti.
 
Dopo l’abbraccio di auguri Liam non si è più esposto con nessuno di noi.
Ha mangiato in silenzio, a volte ridacchiando a qualche battuta del fratello o di Niall, durante il film era seduto accanto a Louis e si è alzato solo una volta per andare al bagno.
Adesso siamo tutti e cinque seduti dove fino a mezz’ora prima c’era il tavolino adesso spostato dietro il divano. Al centro del cerchio formato dalle nostre gambe incrociate ci sono quattro pacchi.
Harry, con un sorriso eccitato e gli occhi verdi luminosi, mi porge il suo che spicca per la carta gialla piena di brillantini in cui è fasciato.
“Carina la carta, Har” gli dico ridacchiando mentre tiro fuori dalla busta una maglia. La alzo in modo da osservarla per intero e leggo la scritta nera che prende tutto il petto, Cool kids do graffiti.
Abbraccio il riccio ringraziandolo per l’ennesima volta e mi allungo per prendere il prossimo pacco.
“Mettila Zay” mi suggerisce Niall subito supportato dagli altri, a parte Liam che mi fissa in silenzio, “Adesso?” chiedo e loro annuiscono non lasciandomi scelta.
Mi alzo in piedi e con un movimento fluido delle braccia sfilo il maglioncino bordeaux rimanendo a petto nudo, subito fischi partono dalle labbra di quell’idiota di Louis e Niall ride tenendosi la pancia con le mani, “finitela” sibilo cercando la maglia nuova notandola poi accanto a Liam.
Imbarazzato mi gratto la nuca, “emh, Liam… non è che potresti passarmi la maglietta?” chiedo. Il biondo, dopo avermi squadrato da capo a piedi facendomi arrossire ancora di più, scrolla le spalle ma, invece che passarla a me, la fa prendere a Louis che continuava a urlare “no Liam, non gliela dare”.
Schiocco la lingua lanciando uno sguardo scioccato e divertito a Liam che sorride appena alzando le mani come a dire di non centrare niente, “dovresti essere dalla mia parte tu” lo accuso puntandogli un dito contro con il sorriso sulle labbra. “E, di grazia, perché dovrebbe?” mi chiede Louis mentre Harry e Niall erano praticamente uno addosso all’altro per sorreggersi e non cedere alle convulsioni dovute alle troppe risate. Balbetto qualcosa di incomprensibile e poi fulmino Louis con lo sguardo, “perché voi siete degli stronzi, io sono in squadra con lui” affermo poi con sicurezza.
“Lui non è stronzo?” mi chiede ancora Louis con un sorriso furbo sulle labbra fini, dannazione. Senza preavviso, prima che pensassi a qualcosa per ribattere alla sua ennesima frecciatina la mano di Liam scatta veloce e afferra la maglia dalle mani di Louis.
Pochi secondi e ho addosso il regalo di Harry, le risate dei tre sono terminate e l’unico suono che sento è quella di Liam. La più bella risata che abbia mai sentito, cristallina e dolce.
Noto la faccia stupita di Louis e a quel suono meraviglioso si unisce anche la mia risata. “Liam” dice Louis offeso rivolto al fratellastro che come risposta scrolla le spalle con un sorriso sul volto pieno. Dannazione, quanto è bello.
Ridendo mi accomodo di nuovo sul tappeto dicendo “e già, lui è il mio alleato” e sorrido nel notare le guance del biondo imporporarsi e il suo sorriso allargarsi sempre di più. Penso di averlo reso felice ed è il regalo più bello di sempre.
 
È mezzanotte inoltrata quando siamo tutti sulla porta di casa di Niall.
Con la felpa che mi ha regalato l’irlandese con sulla schiena la scritta ‘my best friend is irish’, e il cappello di Liam in testa esco seguito dagli altri tre, dopo aver lasciato un bacio sulla guancia di Niall per ringraziarlo.
“Buonanotte ragazzi” ci saluta l’irlandese rientrando e noi percorriamo il vialetto nel silenzio più assoluto. Quando sono al cancello di casa mia mi volto verso gli altri e sorrido “grazie ragazzi, mi sono divertito”.
Il riccio si avvicina e mi lascia un bacio sulla fronte, “grazie a te, Zayn. E grazie per averci invitato” mi dice per poi allontanarsi. Qualche secondo di abbraccio con Louis e mi ritrovo per l’ennesima volta Liam davanti.
“Noi andiamo in macchina, buonanotte Zayn. Grazie ancora” dice Louis afferrando per mano Harry e insieme vanno verso l’auto parcheggiata dall’altro lato della strada lasciando Liam immobile davanti a me.
Io e Liam siamo in piedi uno davanti all’altro, in silenzio, occhi negli occhi. Le sue labbra rosee e piene sono illuminate dal lampione alle mie spalle e mi fanno contorcere lo stomaco.
Abbasso la voce e in un sussurro chiedo “posso abbracciarti?”. Di tutto mi sarei aspettato come risposta tranne quello che effettivamente poi accade.
Una mano di Liam si posa sulla mia guancia, l’altra mi alza il mento e con gli occhi fissi nei miei avvicina la sua bocca alla mia. Chiudo gli occhi quando il suo respiro si infrange sulle mie labbra.
Un leggero sfioramento, giusto un paio di secondi. Le sue labbra sono morbide, sanno di speranza, gratitudine e di tutte le parole non dette.
Il calore vellutato sparisce velocemente così come la figura del ragazzo davanti a me che, in meno di un minuto, è all’interno della macchina del fratello che mi osserva dal finestrino.
Le mie dita vanno a sfiorare le mie labbra, sorrido.
Entro in casa e mi tolgo il cappello, il regalo di Liam.
Porto al viso quel pezzo di stoffa grigia e lo annuso scorgendo una traccia del profumo del biondo poi osservo la scritta ricamata sul davanti,‘Cause you’re my hope.
  
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