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Autore: helhime    23/05/2014    3 recensioni
Un ragazzo in difficoltà riceve una misteriosa visita al tramonto: accetterà il patto che gli propone la strana creatura venuta da chissà dove?
Questo racconto partecipa al contest LA VIA DEI TAROCCHI: QUESTI PARTE CENTRALE DELL'ESISTENZA del gruppo la crème de la crème di EFP.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cala la notte.

Qualcuno ancora stringe le carte maledette

che il Diavolo un dì vendette.

Quello che era puro ora è sporcato,

ciò che era sacro ora è dannato.

 

Kyle era fermo su quella panchina ormai da ore, quando lui si avvicinò. Il cappello a larga tesa ne celava il volto, mentre il lungo cappotto pendeva fradicio, come se il nuovo arrivato fosse stato a lungo sotto la pioggia.

Kyle non poté fare a meno di guardare in alto, verso il cielo. Nemmeno una goccia.

   “Una bella notte, non trovi?” Commentò lo sconosciuto, fermandosi di fronte a lui. “Immagino tu sia quello che ha bisogno del mio aiuto.”

   Kyle si ritrasse.

“Non ho chiesto il tuo aiuto.”

   Il capello ondeggiò.

“Oh, nessuno lo fa mai.”

Si sedette sulla panchina accanto a lui, le mani guantate posate sulle ginocchia.

“Eppure tu hai bisogno di aiuto, e io sono qui per questo.”

Sfilò da una tasca un mazzo di carte: erano annerite, e odoravano di cenere e polvere.

“Tu sei Kyle Romano, autista della famiglia Della Rocca – famosi trafficanti di armi, se non vado errato.”

   Il ragazzo scattò in piedi, pallido alla luce del tramonto.

“Come diavolo... ?!” Rantolò, gli occhi nerissimi piantati nel viso in ombra dello sconosciuto.

   “Tuttavia il tuo problema” proseguì questi, mescolando le carte, “è che hai messo gli occhi sull'unica erede dei Della Rocca, Sofia. Volete fuggire insieme, persino. Questa notte stessa. Ma suo padre vi ha scoperti e la tiene segregata in camera sua da giorni.”

Kyle era senza parole, ma l'uomo misterioso non gli lasciò comunque il tempo di replicare.

“La ami?” Chiese semplicemente.

   Il ragazzo rimase per qualche istante interdetto.

“Perché dovrebbe importarti?!” Ritorse, furioso.

Chi era quel tizio?! Come faceva a sapere tante cose?!

   “Rispondi.”

   Lo sconosciuto non si era mosso – a eccezione del suo pigro gesto di mescolare le carte – né aveva alzato la voce, eppure Kyle avvertì un brivido lungo la schiena. Di colpo, il pensiero di non rispondere gli parve assurdo.

“Si, certo che si!” Si affrettò a dichiarare, con foga. “Sei per caso uno degli uomini assoldati da suo padre? E' per questo che lo vuoi sapere?”

   L'uomo gli porse allora il mazzo.

“Molto bene. Scegline una.”

   Come vittima di un incantesimo, Kyle si ritrovò ad allungare la mano verso le carte che gli venivano offerte e a prenderne una: la luna piena, dal volto di donna, guardava in basso, verso un laghetto da cui emergeva quello che gli pareva essere un granchio – visto lo stato delle carte, non ne poteva essere troppo sicuro.

   “Ah, La Luna!” Commentò lo sconosciuto, con voce soddisfatta. “Lo avevo immaginato fin dal primo momento.”

Si alzò dalla panchina senza produrre il minimo suono.

“Ora ascolta quello che ti propongo. Io ti do una mano con la tua bella principessa, e tu in cambio mi dai la ricompensa che ti chiederò. Ci stai?”

   “E quale ricompensa vorresti?”

   Scrollò le spalle e il cappello, senza che ne risultasse il più piccolo fruscio.

“Te lo dirò quando ti avrò riportato Sofia. Dopo tutto, saresti pronto a fare qualunque cosa per lei, no?”

   “E' ovvio!” Replicò il ragazzo, con rabbia. “Ma come pensi di liberarla? Sono giorni che tento di superare le guardie al cancello: è impossibile! Ti uccideranno prima che tu abbia messo un solo piede nella villa.”

   “Non ti preoccupare per me. So già come fare.”

   Sotto gli occhi attoniti di Kyle, la forma dello strano visitatore si contorse e deformò davanti a lui come una nuvola scura, assumendo piano piano le fattezze del vecchio Della Rocca.

   “Chi diavolo sei?!”

Ansimando, il ragazzo si lasciò cadere al suolo.

“Un... mago?!”
  
   Della Rocca rise.

“Te la ricordi quella vecchia canzone, Kyle Romano?

Cala la notte.

Qualcuno ancora stringe le carte maledette

che il Diavolo un dì vendette.

   Kyle scosse il capo: non era possibile che una cosa del genere stesse davvero accadendo.

“I tarocchi maledetti?! E' solo una canzoncina per bambini. Una stupida leggenda.”

   Della Rocca rise di nuovo, guadando verso la falce di luna che iniziava a spuntare in cielo.

“Amico mio, tu aspettami qui, e io ti porterò la tua Sofia a mezzanotte in punto – non un secondo dopo.” Disse, avviandosi silenzioso com'era venuto. “Solo non scordare il mio pagamento.”

 

   Le successive ore furono per Kyle una lenta agonia. Più di una volta fu tentato di andarsene, e altrettante volte si chiese perché non lo facesse davvero. Doveva aver avuto un incubo – ecco tutto. Quel – non sapeva nemmeno lui come definirlo – non poteva essere reale! Eppure, nonostante questi pensieri, rimaneva su quella panchina: era come se una forza invisibile gli impedisse di muoversi. Per quanto dicesse di voler fuggire, di fatto non riusciva a fare nemmeno un passo. La notte gli sembrava farsi sempre più buia, mentre invece la luna scintillava di un rosso malsano.

   “Eccoci qui!”

Lo sconosciuto, come al solito, era comparso senza fare il minimo rumore. Teneva per mano Sofia, che guardava ora verso di lui con i grandi occhi verdi colmi di orrore: era pallida e aveva le labbra serrate, come se temesse cosa avrebbe potuto dire se avesse parlato.

“Io e Sofia abbiamo fatto una lunga passeggiata al chiaro di luna!” Esclamò il vecchio Della Rocca, con voce soddisfatta. “E' stato tanto piacevole che quasi mi spiace riportartela!”

Con una leggera spinta, mandò la ragazza verso di lui. Sofia era talmente rigida che incespicò dopo pochi passi e cadde a terra. Continuava a tacere, ma i suoi occhi guardavano il fidanzato quasi con disperazione: era come se tentasse di comunicargli qualcosa senza però osare pronunciare parola.

Della Rocca stava intanto sciogliendosi davanti a loro come una candela: i vestiti, i radi capelli bianchi e la barba si fondevano tra loro, annerendo e tornando ad essere il lungo cappotto e il cappello dello sconosciuto.

“Ebbene, ora è tempo che tu mi paghi.” Annunciò quindi, una volta tornato al suo inquietante aspetto originario.

   Kyle si chinò su Sofia, senza però perderlo d'occhio un solo istante.

“Cosa vuoi? Io...”

Si bloccò, sentendo qualcosa di duro e freddo puntato all'altezza del cuore. Guardò in basso e impallidì: Sofia gli stava premendo una pistola contro il petto. Teneva lo sguardo fisso al suolo, ma la presa era salda.

“Sofia... che cosa... ?!”

   “La tua vita.”

Lo sconosciuto venne avanti di qualche passo, torreggiando sopra di loro come un gigante.

“La mia ricompensa è la tua vita.”

   Kyle guardò prima lui, poi lei, senza capire.

   “Sotto la luce della luna” iniziò a spiegare l'uomo misterioso, “la realtà può assumere forme false e ingannevoli: questo significa la carta che hai scelto. Tu non hai mai amato Sofia: volevi solo denaro – che avresti facilmente estorto al padre grazie a questa... fuga d'amore.”

   Il ragazzo non sapeva cosa dire: riusciva solo a pensare a quanto la sua vita fosse appesa a un filo. Cercò con lo sguardo quello di Sofia, ma lei continuava a evitare di guardarlo.

   “Ora Sofia ti sparerà, ma non devi preoccuparti per lei: il tuo corpo non sarà mai ritrovato. Sai, i vantaggi di avere un padre trafficante d'armi.”

   “No, aspetta! Io...”

Non finì mai la frase, la sua voce che veniva soffocata dal colpo di pistola.

Solo mentre sparava Sofia lo guardò negli occhi.

“Bugiardo.” Sussurrò, mentre premeva il grilletto.

   Un lampo, come un tuono, e tutto era finito. La campagna, immersa nella foschia notturna, era pacifica come sempre, il cielo nero e limpido.

   “Il mio lavoro è finito.” Annunciò lo sconosciuto, voltandosi. “Tu non hai bisogno del mio aiuto.”

   Sofia si alzò lentamente in piedi.

“Chi sei?”

   “Il mio creatore non fece in tempo a darmi un nome, prima di morire nell'incendio.” La voce emergeva malinconica da sotto le pieghe del cappello. “Ora sono annerito e bagnato, ma un tempo ero una cosa bellissima.”

Allargò le braccia, quasi volesse farsi ammirare.

“Ho visto il futuro di re e principi. Ho svelato complotti e tradimenti. Sono stato pagato con gioielli e potenti incantesimi.”

Si guardò le mani, coperte da spessi guanti di pelle.

“Ho visto cose che non avrei mai voluto vedere.”

   Sofia non rispose, e tra loro calò un silenzio inquieto.

   “Non importa.” Si arrese infine, scuotendo la testa. “Non ha importanza che tu capisca. Anzi, forse è meglio che tu mi dimentichi. Con un po' di fortuna, non avrai mai bisogno di me.”

Girò sui tacchi, lui e il suo cappotto fradicio d'acqua in una serata serena. Mentre se ne andava, la sua voce intonava malinconica una vecchia filastrocca.


 

Cala la notte.

Qualcuno ancora stringe le carte maledette

che il Diavolo un dì vendette.

Quello che era puro ora è sporcato,

ciò che era sacro ora è dannato.

La notte è calata.

  
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