Feelings
[SeNsAzIoNi]
29
ottobre 1981
Nel
piccolo appartamento londinese, il
pendolo battè le cinque di un fresco pomeriggio di fine
autunno.
Due
giovani sulla ventina stavano
comodamente seduti sul divano e uno di loro, un alto giovane dai
capelli
corvini e gli occhi grigi, muoveva nervosamente la punta del piede,
gettando
occhiate oblique alla finestra di fronte.
-Sirius,-
chiamò l’ìaltro -cosa
c’è?-
-niente,
Moony- rispose evasivo.
Remus
lasciò cadere la conversazione
per qualche istante, poi notò:- Ventisette minuti. Sono
ventisette minuti che
muovi il piede in quella maniera. Non hai mai saputo fare finta.
Allora, che
succede?-
Sirius
alzò lo sguardo, e disse all’improvviso:-Ti
capita mai di avere…delle sensazioni…come dei
presentimenti…-
Moony
lo scrutò per un attimo, con
espressione indecifrabile, poi tentò innocentemente di
buttarla sul leggere:-
Pad, se io non sapessi che tu odi
Ma
l’occhiata di Sirius gli fece
intendere che non era una cosa semplice. I suoi occhi avevano una vena
di
inquietudine mista a inconfondibile terrore. –E tremendo,
Remus. Tremendo davvero.-
-Ti
va di parlarmene?- gli chiese
Lupin gentilmente.
-Finirei
solo col farti preoccupare
inutilmente, non ne vale decisamente la pena.- rispose Black.
-Sei
sicuro? Nel caso tu volessi…-
-Sicuro,
Moony. Sicuro.
***
30
ottobre 1981 (notte fra 29 e 30)
Sirius
si girò nel suo letto per l’ennesima
volta, poi, una volta raggiunta l’esasperazione di quel
gesto, si convinse ad
aprire gli occhi. Era immerso nel sudore, la vista era ancora
lievemente
annebbiata. Aveva appena avuto un incubo. Cercò di inspirare
profondamente per
calmare l’affanno che gli scuoteva il petto. Avrebbe mille
volte preferito
ricevere un pugno allo stomaco, che lo avrebbe privato del respirare e
gli
avrebbe fatto assaggiare la durezza del pavimento, piuttosto quella
ridicola
sensazione. Da quel giorno, in cui aveva messo in atto il suo piano perfetto, lo attanagliava in una morsa
dolce e velenosa. Era un sentimento che gli scorreva nelle vene assieme
al
sangue. Qualcosa da cui non aveva potuto fuggire.
Quell’orrendo presentimento
aveva sostituito ogni pensiero sereno, aveva preso il sapore di ogni
cibo,
aveva l’essenza di ogni fragranza. E inevitabilmente, pensava
a loro. A Lily e
a James.
-No.
Sono protetti. Sono al sicuro.-
continuava a ripetersi in un mezzo sussurro. – Non
fallirà, non fallirà. Non deve.-
le sue mani avevano preso a massaggiare le tempie madide di sudore
perlaceo. Poi
sentì come se qualcosa si stesse scuotendo al suo interno e
inesorabile, lo
invitava a scuotersi e a evadere. Black non sapeva quanto il desiderio
di evasione
l’avrebbe accompagnato nei quindici anni che avrebbero
seguito. Si alzò con
risolutezza dal letto, si vestì e si diresse fuori. La notte
londinese era
fredda e silenziosa. Il silenzio, in un certo senso, aveva sempre fatto
un po’ paura
a Sirius. Il silenzio era un’arma a doppio taglio. Il
silenzio ti legava a te,
ti lasciava incollato alla tua stessa, insana follia. Finivi con
l’ucciderti
con le tue stesse mani. E lui già lo sapeva da allora,
questo.
Il
rombo della moto riuscì per qualche
momento a frenare il vorticare dei pensieri nella testa del giovane.
Sentì l’aria
frizzante sferzargli il volto, percepì un brivido di piacere
percorrergli la
schiena. E poi inizio a saziare il suo bisogno di rumore. Si
librò nell’aria,
perse la concretezza di ciò che gli era attorno,
così chiuse gli occhi.
***
Non
sapeva dove era giunto. Sirius era
tornato a terra, correva lungo una stradina di campagna. Il cielo
rifletteva le
prime luci tenui dell’alba. Il giovane si sentiva vuoto ora.
Finalmente senza
pensieri. Decise di accostare. Dopo tante ore di corsa,
toccò nuovamente terra.
Si stese su un prato lì vicino per un tempo che gli parve
interminabile…
E
poi cedette. Afferrò lo specchietto d’impulso
e chiamò:- James-.
Poco
dopo, la faccia assonnata di
Prongs apparve.
-Pad,
sono le sette del mattino…-mugolò-
che succede?-
-Niente-
rispose Sirius semplicemente.
-E
allora?- incalzò Potter.
-Volevo
solo vederti… ecco tutto.-
-Pad,
ammetto che il sottoscritto sia
la tua fonte di vita ma…insomma, datti un
contegno!-esclamò James,
ridendo divertito.
Ma
Sirius non rise, si limitò solo a
un saluto.
Non
se lo sarebbe mai perdonato, se
avesse fallito.