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Autore: Scheherazade_Reim    23/05/2014    3 recensioni
“Impediremo alla Regina di ascendere al suo trono. Non potete fermarci … Preparatevi a soffrire”.
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« Sono venuta da voi, ora, per informarvi che presto accadrà qualcosa di terribile. L’oscurità sopraggiungerà sulla terra e tutto il mondo sarà coperto dai ghiacci eterni. »
Rei ebbe un sussulto a quelle parole e gli occhi di Argenta, comprensivi ma allo stesso tempo seri e imperscrutabili, si posarono sulla guerriera del fuoco e annuì con un cenno del capo.
« Principessa di Marte, immagino tu abbia già avuto un presagio di quanto accadrà … »
Un cenno di assenso da parte della mora e tutta l’attenzione fu rivolta a lei.
« Non era chiaro … » si affrettò a spiegare sotto gli occhi attenti delle sue compagne. « era più come una promozione sfocata. Un avvertimento dal futuro … »
[...]
« Quello che hai visto era solo un assaggio di ciò che accadrà tra un anno … »
« Un anno … ? »
[...]
« Sì, tra un anno … Per scongiurare questo cataclisma tu, principessa Serenity, lascerai alle spalle il nome di Sailor Moon e diventerai Regina. Neo Queen Serenity! »
Genere: Fantasy, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Seiya, Un po' tutti, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi, Seiya/Usagi
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Dopo la fine
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The rise of the Queen

-Capitolo 1-

 

Dopo la tempesta che aveva scosso il pianeta era finalmente giunto il tempo della pace.
Gli anni erano trascorsi, lentamente in alcuni casi, in altri, al contrario, molto più rapidi del vento che scuoteva le cime degli alberi quel giorno.
Lei stava lì.
Lunghi capelli argentei e occhi azzurri come il cielo senza nuvole, questi ultimi erano però spenti, privi di vita ma la realtà era che non potevano percepire più la bellezza nelle piccole cose che la circondavano.
Facendo leva con le braccia si rialzò dal soffice manto erboso sul quale si trovava stesa, una mano l’aiutava, solo successivamente, a liberarsi di parte dello sporco che si era depositato sul lungo vestito bianco con finiture in oro. Oro come la mezzaluna sulla fronte.
« Molto bene … Sembra che sia arrivata. »
Finalmente si rialzava e anche se non poteva vedere sentiva su di se diversi sguardi, passanti che la scrutavano con curiosità e sospetto nello stesso tempo e dalle sue labbra rosee sfuggì chiaramente un sospiro.
Era per evitare situazioni del genere che aveva scelto di tornare in un parco. Una mano era salita alla nuca nel frattempo, il palmo sfregava leggero contro i lunghi capelli sciolti mentre un’espressione dubbiosa e perplessa si stampava sul volto disturbandone i lineamenti delicati.
« Dove diavolo è il mio bastone? Ma soprattutto … Dov’è finita la mia guardia del corpo? »
La situazione era alquanto imbarazzante.
Era partita per quel viaggio con un obbiettivo ben specifico nella mente: la sua missione. Non poteva farsi rallentare da queste piccole inezie.
Il suo problema? Senza bastone non era in grado di “vedere”. Sebbene la sua vista fosse compromessa da tempo, quell’oggetto speciale rappresentava la sola finestra che aveva per interagire come una persona normale.
“Devo sbrigarmi … Non ho tanto tempo a disposizione.”
Stare ferma impalata in mezzo al prato attirando l’attenzione dei passanti non era un buon modo per cominciare, un passo avanti all’altro e cercava di concentrarsi sulle sensazioni attorno a se per evitare il piccolo rialzo dal terreno alla strada che fungeva da passeggiata.
La mattina era splendida e sentiva i caldi raggi del sole carezzare la sua pelle mentre deboli sprazzi di vento scompigliavano la lunga chioma argentea.
L’atmosfera sulla Terra sembrava così gradevole e capiva come facevano molti esseri umani a vivere senza preoccupazioni, ignorando i pericoli in cui si trovavano e andare avanti ancora per superare gli ostacoli ricostruendo su di essi. Ma lei sapeva che gli esseri umani erano l’antitesi del pacifismo.
Ogni volta non facevano che ripetere lo stesso errore: creavano distruzione e alimentavano il loro stesso odio reciproco.
Non li capiva.
Stava passeggiando costeggiando un lago, almeno dall’odore di acqua un poco stagnata e dal rumore della superficie increspata dal vento, seguiva la riva costeggiando la balaustra che separava la terra dall’acqua mentre faceva mente locale su dove potesse trovarsi e come arrivare alla sua destinazione.
“Non posso aver sbagliato così malamente le coordinate” pensò con una punta di preoccupazione, “non è da me. Sono sicura di non essere troppo lontana”.
A quel punto si fermò riflettendo ancora su quanto accaduto, quando qualcuno la urtò alle spalle spingendola in avanti con il corpo e rischiando di fare una brutta caduta. Sarebbe stato così, se non avesse avuto la prontezza di aggrapparsi alla balaustra con le mani e girare il busto in direzione del lago, ma questa fortuna, purtroppo, non toccò alla persona che era arrivata come un fulmine contro di lei. Un tonfo a terra e un lamento di dolore seguirono quella scena buffa sotto certi aspetti, si girò in direzione della voce mentre una giovane donna, lunghi capelli biondi raccolti in due codini sopra la nuca, si metteva seduta trattenendo il ginocchio contro il petto e guardando la zona ferita farsi più scura.
« Si è fatta molto male signorina? »
« Sì e no … Mi sono solo sbucciata un poco il ginocchio. »
Aggiunse la bionda cercando di mascherare come poteva il fastidio causato dal bruciore della ferita, alzando un poco lo sguardo verso la donna dai capelli argentei si accorse, finalmente, del fatto che quest’ultima non poteva vederla.
Il braccio di quest’ultima si era teso un po’ troppo in alto rispetto a lei ma comunque, apprezzando il gesto, la bionda strinse la presa e si rimise in piedi avvertendo un forte bruciore in prossimità della ferita.
« C’è forse una panchina vicino? » domandò la donna dai capelli argentei mentre la bionda annuiva con un cenno di assenso, accompagnandola e facendosi accompagnare verso di essa per potersi sedere.
« Mi dispiace » esordì la bionda con un tono sinceramente rammaricato nella voce, « ho un appuntamento con il mio fidanzato ed ero in ritardo, per questo stavo correndo senza guardare davvero dove mettevo i piedi. Sono proprio una pasticciona. »
Una volta che la bionda si fu accomodata sulla panchina, sospirando di sollievo, si accorse che l’altra stava sfiorando con le mani i lineamenti del suo volto.
Sobbalzò imbarazzata da tanta vicinanza, colpita dai lineamenti così delicati e affascinanti dell’altra spostava costantemente lo sguardo.
« Ehm … Ecco … Che sta facendo? » chiese a quel punto.
« Cerco di capire che aspetto hai … »
Si limitò a rispondere prima di spostarsi completamente sulla ferita della bionda accennando un sorriso e poggiando il palmo della mano destra sopra, le palpebre si abbassavano e una luce dalle sfumature d’oro e d’argento fuoriuscì dagli spazi fra le dita.
Quando ritrasse la mano la ferita non era scomparsa, cosa strana agli occhi della giovane ancora sconcertata per quanto aveva visto, si era semplicemente cicatrizzata e sarebbe guarita completamente da sola nel giro di qualche giorno.
« Qual è il tuo nome? »
Ormai erano arrivate a quel punto e un minimo di conoscenza era d’obbligo.
Questo, almeno, era il pensiero della misteriosa ragazza a riguardo.
« U-Usagi Tsukino … » rispose la biondina senza nascondere un po’ di sorpresa nella voce. Tutto era accaduto troppo in fretta perché la sua mente potesse elaborarlo e guardando il viso sorridente della sua misteriosa benefattrice non sapeva cosa pensare, poteva essere un nemico oppure, forse più probabile, qualcuno venuto dal futuro come lo era stato tempo prima per la sua futura figlia.
Una cosa la sapeva: non era un nemico. Lo sentiva.
« “Coniglio della luna”, eh? Un nome davvero particolare e suggestivo. »
Avrebbe volentieri riso pensando a quella felice coincidenza. Ma non era una coincidenza, dopotutto: le coincidenze non esistevano sulla Terra come da nessun’altra parte della galassia.
« Io sono … »
Usagi la guardava con crescente curiosità studiando con lo sguardo più attento ogni parte dei suoi lineamenti quando un rumore lontano, come un’esplosione, colse entrambe di sorpresa spostando lo sguardo verso l’entrata del parco.
Qualcuno gridava aiuto, Usagi avvertì chiaramente una forte energia oscura arrivare nella sua direzione e se aguzzava un po’ la vista poteva chiaramente scorgere una sfera scura, carica di malignità.
Avanzava con velocità nella loro direzione e il suo pensiero fu rapido: Mamoru avrebbe aspettato, doveva prima occuparsi di quella faccenda.
Una mano si chiuse attorno al suo polso trattenendola, erano dita affusolate e molto delicate eppure molto forti.
I suoi occhi celesti incontrarono delle iridi gemelle, la donna scosse il capo e si rialzò in piedi sistemandosi nel centro della strada.
« Non occorre che sia tu a farlo, Usagi Tsukino. »
Le sorprese quel giorno sembravano non finire. Avrebbe voluto chiederle come faceva a sapere le sue intenzioni, come poteva lei, un’estranea, essere al corrente di chi era lei in realtà.
Il braccio era teso e due dita della mano, l’indice e il medio, perfettamente allineate tra di loro mentre cominciava ad alzarsi il vento.
L’aria attorno a loro sembrava farsi sempre più “elettrica” man mano che la sfera oscura avanzava verso di loro, un ghigno deformò gli angoli delle labbra della donna misteriosa deturpando i lineamenti delicati, fu allora che il vento attorno a loro scostò le ciocche argentee sulla nuca rivelando il simbolo degli abitanti del regno della Luna.
Usagi non poteva essere più sorpresa di così, anche più di prima.
« Ma quello è … ! »
Dalla punta delle dita della donna si formò una piccola sfera argentea avvolta da quelle che sembravano scariche elettriche.
« Catena della luna … »
La piccola sfera esplose in un lampo di luce che costrinse anche Usagi a coprirsi gli occhi, quando tornò a guardare davanti ai suoi occhi, sospesa in aria e volteggiando attorno alla mano della donna c’era davvero una catena luminosa.
« Avvolgi e purifica! »
Il braccio si piegava all’indietro mentre eseguiva il gesto di lanciare qualcosa, ricordandole moltissimo la sua tiara (o diadema), la catena accompagnava il suo movimento e quando il braccio si stendeva nuovamente in avanti con uno scatto la catena si allontanò da lei per andare ad avvolgere, muovendosi come un serpente, la sfera oscura al cui contatto emise dei versi simili ad unghie contro la lavagna delle aule.
Uno stridio che perforava l’aria e faceva accapponare la pelle. Non aveva mai sentito un suono simile, pensò Usagi mentre si copriva le orecchie per cercare di attutire quel rumore fastidioso, la coda dell’occhio osservava ancora una volta la donna misteriosa chiedendosi chi fosse in realtà e per quale motivo aveva sulla fronte il segno della famiglia reale.
« Usako! »
La voce profonda e preoccupata di un uomo si aggiunse a quella delle due ragazze, le uniche rimaste nella zona dopo l’attacco dato che tutti, ormai, si erano allontanati impauriti o spaventati. La donna ignorò completamente la voce dell’uomo, al momento non era un suo interesse ma lo stesso non poteva dirsi per Usagi che, soltanto sentendola, avvertì il proprio cuore mancare un battito correndo nella direzione dove trovò lui. Il suo fidanzato e compagno per la vita.
« Stai bene? Non sei ferita? » domandò il ragazzo con evidente preoccupazione, lo sguardo passava dalla sconosciuta e quella sfera oscura, la cosa che aveva fatto accelerare la sua corsa,  e la sua fidanzata ora al sicuro nel suo abbraccio. Usagi sfoggiò un sorriso delicato, dolce e si alzò sulle punte per scoccare un bacio sulla guancia del ragazzo.
« Nulla di grave, sono solo caduta a terra e quella ragazza mi ha aiuto e … »
e cosa?
Non sapeva niente di quella persona. Nulla. Eccezion fatta per …
« Mamo – chan, quella donna possiede il simbolo della famiglia reale del regno della Luna. »
« Che cosa?! »
Era completamente inutile cercare di nascondere lo sconcerto che quella rivelazione gli provocava. I suoi occhi profondi occhi blu si fissarono a guardare colei che aveva protetto la sua fidanzata, soffermandosi sui capelli argenti che ricadevano delicati lungo la schiena.
L’aveva già incontrata? Non sapeva spiegarlo, ma non era estraneo a quella sensazione di familiarità e sentiva che poteva fidarsi di lei.
La stessa cosa che provava anche Usagi.
Nel frattempo la donna si era mossa in avanti seguendo gli spasmi rumorosi di quella creatura, gli occhi ciechi fissi su di un punto non definito e la voce chiara e cristallina che si perdeva nell’aria, ora più quieta.
« Hai qualcosa da dire prima che la fine sopraggiunga? »
Il tono della sua voce aveva un qualcosa di regale e di autoritario, qualcosa molto simile ad una risata provenì dalla creatura prima che la catena ultimasse di purificarlo restringendolo sempre di più, sempre di più fino a che non sarebbe scomparso del tutto.
Impediremo alla Regina di ascendere al suo trono. Non potete fermarci … Preparatevi a soffrire”.
Era una voce metallica e graffiante come quel monito appena pronunciato, l’espressione sul viso di lei si fece immediatamente più dura e severa mentre la sfera oscura, quella misteriosa creatura, svaniva completamente lasciando solo il silenzio interrotto solo dal rumore del vento.
Fu Mamoru il primo ad avvicinarsi alla donna, accompagnato da Usagi che rimaneva qualche passo dietro a lui osservandola anch’ella, sempre più curiosa di sapere la verità su quello che era accaduto poco fa.
Cos’era quella creatura? Per quale motivo era apparsa ora?
Dopo la lunga ed estenuante battaglia contro Galaxia, la più potente guerriera Sailor, era convinta non ci sarebbero più state altre battaglie di grande rilievo che richiedessero l’intervento di Sailor Moon. Gli anni erano trascorsi nella quiete più totale e nella pace conquistata con fatica.
« Non tergiverserò molto: chi sei tu in realtà? » domandò diretto Mamoru mentre Usagi lo prendeva sottobraccio una mano si posava su quella piccola di lei, stringendo la presa e preparandosi a qualsiasi tipo di reazione da parte della misteriosa figura.
La donna si voltò senza guardare loro direttamente, come aveva fatto con quella strana creatura infernale, fissandosi solo di un punto nel quale avvertiva le loro voci.
« Questa voce … Ora ne sono davvero sicura purtroppo i secoli non sono stati clementi con me, vorrete perdonarmi, principe Endymion, se ancora non mi sono presentata davanti alla principessa ma non c’è stato tempo di farlo. »
La mano destra da un lato e la sinistra dall’altro si rilassarono sui fianchi mentre le dita afferravano un lembo di vestito bianco a testa, alzandolo un poco, quanto bastava, accompagnando il movimento piegandosi appena con il busto per un inchino piuttosto formale e vecchio stile.
« Non possiedo un vero nome che posso comunicarvi, alcuni, tuttavia, tendono a chiamarmi Argenta e se lo desiderate potete chiamarmi in questo modo. »
Argenta.
Un nome perfetto, pensò Usagi osservando i lunghi capelli di lei del colore della luna, sebbene quello che sapevano ora non rappresentava che una piccola parte della montagna di spiegazioni che desideravano sia lei che Mamoru.
Le sue labbra si mossero per poter porre la sua prossima domanda, ma …
« Argenta! Finalmente vi ho trovato! »
Una voce mascolina ma dal timbro chiaramente femminile interruppe nuovamente quel momento. Usagi spostò nuovamente la sua attenzione oltre la spalla di Argenta, giratasi anche lei con un’espressione scontenta in viso e rabbia che fiammeggiava negli occhi azzurri.
« Che guardia del corpo inutile … ! » commentò stizzita mentre la figura si avvicinava.
Lunghi capelli scuri trattenuti in una coda bassa, vestiti semplici e occhiali scuri e un fisico piuttosto androgino nonostante le fattezze femminili.
Gli occhi di Usagi si spalancarono ancora in quel pomeriggio pieno di sorprese, sentiva quasi le lacrime pizzicare ai bordi degli occhi questa volta, felice come poche volte, riconoscendo senza problemi la seconda figura che si era avvicinata.
« Seiya! » esclamò entusiasta mentre lasciava la presa da Mamoru per correre da lei.
Seiya. Seiya era tornata.

Salve a tutti!
Non ci conosciamo, vero, ma ammetto che questa non è la prima storia che scrivo: è la prima dopo tanti, tanti anni.
Sembro vecchia, vero? Ahahaha!
Sappiate che è normale che abbia un ritmo incalzante (non mi piace dilungarmi dove non serve) e spero che l’idea, seppure non ancora chiara, possa stuzzicare la vostra fantasia.
Attendo il vostro parere ~

  
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