Un segreto...poi non tanto segreto.

Il silenzio era la loro musica. Qualsiasi luogo, qualsiasi istante, per loro, diventava magico, se si trovavano insieme. Mani ambrate, calde, che si muovevano sul corpo di lei, mentre le sue labbra, fameliche, ma dolci, non riuscivano a staccarsi da quelle dell'altra. Erano due donne che, ormai credevano di essere maturate, di aver lasciato al passato quel loro esperimento. Erano troppo orgogliose per ammettere, anche solo a loro stesse, che non si trattava più di quello.
Era passione. Passione pura che fra di loro c'era sempre stata, ma che era stata repressa tramite le urla, gli schiaffi, la competizione perenne. Era dolcezza. Quel pizzico di dolcezza che si notava fra i loro baci, fra le carezze lente al volto dell'altra, fra gli sguardi amorevoli che si donavano. Era complicità. Una complicità meravigliosa che le distingueva, che rendeva il loro rapporto unico, una complicità che le aveva portate a fare di tutto, per far felice l'altra. In più, era qualcos'altro. Quel qualcosa di cui loro non volevano neanche sentire nominare.
Le loro precedenti relazioni erano finite presto, ma non avevano intenzione di manifestare la loro relazione in pubblico, anche perché era fatta, per la maggior parte, di baci e di intime attenzioni.
Ansimi dolci, traditori, bloccati da labbra roventi, spezzavano per un istante quel silenzio, mentre i loro cuori battevano all'unisono e i loro corpi si fondevano, per diventarne uno solo.
Gambe, braccia, mani...tutto era fuso, si riusciva a vedere solo il loro movimento, ondulatorio, sempre più veloce, mentre i loro corpi tremavano e gli ansimi fuggiaschi erano sempre di più.

«Santana, io...» Sussurrò la ragazza, mentre il proprio bacino si muoveva a scatti veloci contro il corpo della latina. Tutto sembrava diventare sempre più focoso, pericoloso, mentre la mano ambrata vagava fra i suoi capelli biondi.

«Shh, non dire nulla. Lo sento.» Sussurrò lei, a sua volta, con un sorriso che avrebbe dovuto essere malizioso, compiaciuto, ma in realtà era solo pieno d'amore, così come i loro sguardi.
Altri baci vennero subito dopo, mentre quei gemiti nascevano dalla bocca di una e morivano in quella dell'altra. Tremiti, sussulti, poi una stretta, un abbraccio così bello, così dolce, sentito, come se l'una fosse l'ancora di salvezza dell'altra, e viceversa. Si sentì poco e niente, solo due voce distinte che sussurravano dolcemente il nome dell'altra, al culmine del loro piacere.
«Santana.»

«Quinn.»

Un sospiro pesante uscì dalle labbra di Rachel, la quale, lentamente, spostò la tazza dal suo volto e la posò sul tavolo d'avanti a lei, mentre i suoi amici, silenziosi, la guardavano, come se stessero aspettando che dicesse l'unica cosa che, in quel momento, pensassero anche loro.

«Quando si renderanno conto che ne siamo a conoscenza?» Chiese ad un certo punto, accavallando le sue gambe, sorridendo appena. Non ebbe risposta, anche perché le due stavano per tornare e loro dovevano calarsi nei personaggi. Nessuno voleva metterle in imbarazzo. O meglio, qualcuno avrebbe voluto farlo, ma aveva la decenza di trattenersi. In fondo erano delle loro amiche e se non erano ancora pronte...loro non potevano far altro che assecondarle.