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Autore: Yuno97    23/05/2014    0 recensioni
- Potresti diventare la mia rovina - disse mossa dai sentimenti, qualcosa le diceva che se quel ragazzo entrava nella sua vita, non sarebbe entrato come amico.
- Oppure la tua salvezza - rispose lui con dolcezza.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1

Uno specchio. Il riflesso di una giovane ragazza prende parte della scena. I suoi occhi sono gonfi di lacrime. Il mascara le scivola lungo le guance assieme alle lacrime. Nella mano sinistra stringe con forza una lametta. Si morde il labbro guardando che da essa gocciolava un liquido rosso. Era il suo sangue. Poggia sul lavabo la lama e si butta a sedere alla parete che le stava dietro. Si rannicchia e i singhiozzi le strozzano la voce. Pensa di essere sola, emarginata e che la vita le fa schifo, non ha senso vivere se non si è motivata.
Si ricompone e si dirige in camera, dove prende una grande maglia con una stampa piena di colori, un paio di leggins neri e le convers rosa evidenziatore.Ricorda di prendere un polsino nero che illudeva ad un bracciale ma le serviva per coprire quel polso che martorizzava tutte le mattine.  Ritorna in bagno, si rispecchia, ammica un falso sorriso. Pulisce il sangue che le era colato sul lavabo e si dirige all'uscita da casa. Quel sorriso falso è una maschera che vorrebbe togliere ma è più forte di lei. Vorrebbe avere qualcuno vicino ma... la sua convinzione è che non ci sarà nessuno a voler distruggere il mostro che si è insidiato nella sua vita. E con questo tutte le mattine, Erika Drinati, pensa mascherando il suo vero io a tutte le persone che la circondano.


(Lunedì 17 Settembre)

Rinizia la scuola, in massa, la gioventù di Roma, si sveglia all'alba per prepararsi alle lezioni.
Erika abita nelle campagne romane, assai distanti da dove si trova il liceo artistico frequentato da lei. Lei frequentava il quarto liceo.

La sveglia suona e quel trillio si insinuava nella sua testa rompendo il sonno di Erika, che con un sospiro aprì gli occhi. Allugò un braccio per prendere l'oggetto chiassoso e lo spense.
Si tirò a sedere  con fatica e si passò una mano tra i lunghi capelli neri di natura mossa, eredità genetica della sua amata madre, ormai deceduta.
Le passò dinanzi agli occhi il suo polso, sorrise e le scappò una risatina.

- A forza ti incivìdere va a finire che me lo mozzo -  disse con uno sguardo ironico.

Si alzò e si diresse in bagno. Aprì lo sportello dove ritieneva tutta la cosmetica. Mentre frugò tra i bicchieri contenente pinzette e forbici, notò anche quella lama che dalla morte della madre l'accompagnia. La lama ha il manico d'argento, con delle rose sopra incise laccate di un rosso scarlatto. Sorrise al pensiero che quella lama o meglio coltellino tascabile fosse un ricordo della sua amata madre. 

- Mi manchi - sussurrò con le lacrime che le riempivano gli occhi.


Prese poi il sapone e si lavò la faccia. Si rispecchiò  e vide i suoi occhi, un verde pistaccio circondato dal rossore provocato dallo sforzo che stava facendo per non ricadere nel pianto.
Pensò che forse per oggi poteva evitare di tagliarsi. Il polso era troppo arrossato, troppo arrossato e forse lasciarlo riposare poteva solo che farle bene.
Si diresse in camera, indossò una dolcevita verde per riprendere il colore degli occhi e un paio di jeans scoloriti a sigaretta. Mise le sue converse e si coprì con un giacchettino autunnale di colore nero laccato. Si diresse verso l'uscita di casa. Prima di uscire e chiudere la porta sospirò. Era tremendamente sola e aveva ragione a pensarlo. La madre era morta da un anno, mentre il padre, con la scusa di andare a lavorare all'estero la lasciava vivere da sola in una villetta monofamiliare. Lui si era rifatto una vita, per fortuna però non si era dimenticato di Erika, infatti l'aiutava con le spese della casa, ma l'uniche cose che doveva procurarsi da sola, lavorando, erano i vestiti, il mangiare e altri lussi legati alla vita personale.
Chiuse a chiave e mise il mazzo dentro la borsa dove teneva i quaderni di scuola, il diario, l'astuccio e un album da disegno.
Accese il cellulare. A momenti sarebbe passato l'autobus che l'avrebbe portata alla stazione e poi da lì doveva prendere la metro. Si avviò verso la fermata. Mentre aspettava inserì le cuffiette nel cellulare e fece avviare le basi di pianoforte che a lei tanto piacevano.
Alcune le aveva composte lei. Prima che la madre morisse, lei riuscì a comprarsi un pianoforte, imparò a suonarlo e si divertiva con la madre a comporre basi e a registrarle nello studio dello zio.

Il pullman arrivò stranamente puntuale. Lei si sedette vicino al finestrino, e guardava di fuori. Il rossastro dell'alba dipingieva il cielo, mentre la luce si spargeva lungo tutto il paesaggio, illuminando dove c'era ancora buio. Sospirò. 

- Almeno la vita che passo al di fuori da casa mia mi aiuta molto a tenere il morale alto. L'alba è così bella...-  pensava Erika con il palmo della mano appoggiato alla guancia.
Il pullman si era quasi riempito, l'unico posto libero era rimasto quello affianco al suo. Alla penultima fermata del pullman apparve un viso nuovo, che appena salì i gradini d'entrata del veicolo, investì con un sorriso smaliante Erika. Era un ragazzo di origine asiatiche, non si capiva bene di dove, ma aveva dei lineamenti aggraziati, un viso dolce, il taglio degli occhi era uno splendore, i capelli lunghi sul capo ma poco più corti sui lati della testa. Il suo modo di vestire ricordava un poco a Erika gli idol sud coreani che aveva visto per puro caso su neko tv. Trasmetteva gioia, dolcezza, simpatia e allegria. Lei da una parte era affascinata dall'aura che emanava questo ragazzo, ma allo stesso tempo era soggetta alla gelosia verso di lui.

- Beato lui che è felice - pensò in preda alla gelosia, ma anche a un trascico di malinconia.

Lui si guardò intorno mentre altra gente saliva, vide il posto accanto a Erika e sorridendole le chiese se potesse sedersi affianco a lei. Come poteva dire di no a un ragazzo che la guardava con quel sorriso? Lo lasciò sedere, ma ebbe subito dei ripensamenti.
Lui continuava a sorridere, mentre lei si spingeva sempre di più verso il finestrino, domandandosi come mai questo pezzo di strada, oggi, fosse così lungo.
Ogni tanto le cadeva lo sguardo su di lui. Lo guardava di sottecchi, con la classica espressione di chi sta commettendo un'azione furtiva. Era chiaramente interessata. Lui la notò e i loro sguardi s'incrociarono. Un bruciore le partì dallo stomaco e sembrò come se il sangue che le scorreva nelle vene si fosse tramutato in lava.
Lui sorrise e si coprì la bocca con una mano. Lei in preda all'agitazione iniziò a sentirsi scomoda.  Riconobbe subito la fermata in cui dovette scendere e non fu mai stata così sollevata di scendere da quel pullman. Anche lui la seguì e questo la turbò.

- Ho una strana sensazione.... - pensò lei guardando per terra e avviandosì goffamente verso la metro.

Quando giunse alla metro non lo vide più. Lei sospirò, ma sentì come un tonfo al cuore, le dispiaceva di non poter godere di quella gioiosa presenza.
Entrò nella metro, lasciandosi alle spalle il bel ragazzo asiatico che aveva incontrato per caso.

Giunta a scuola, vide nell'atrio i nuovi studenti del primo biennio. Camminando, con il cellulare in mano, si appostò all'entrata aspettando ansiosa di entrare.
Vide che da lontano, correndo goffamente, giungeva anche una sua compagna di classe. Si fermò dinanzi a lei col fiatone e poi quando riebbe l'ossigeno nei polmoni iniziò a parlare.

- Buon giorno Erika! Come stai bene oggi - disse con un sorriso armonioso quella ragazza.
- Grazie Gaia - si limitò a dire lei.

Gaia indossava una gonna, delle calzette nere e una T-Shirt sotto una giacca a vento autunnale. Lei aveva un fisico invidiabile, la classica ragazzetta bambola. Bionda, occhi celesti, carattere estroverso, intelligente, furba e forse un po' meschina. Era attratta da Erika, forse perchè le faceva pena o forse perché voleva la sua amicizia.

- Sai Erì?! Oggi nella nostra classe arriva un nuovo studente, ma nessuno sa chi è! Speriamo che sia bello! - disse Gaia congiungendo le mani e lodando l'idea del principe azzurro che immaginava.
- Si, come dici tu - disse Erika priva di emozioni.


A tale risposta Gaia tacce. La guarda con incredulità, poi il suo viso cambia espressione e con un po' di gioco le disse:

- Spero proprio che sia qualcuno che ti faccia il filo -

Erika sgranò gli occhi e la fulminò.

- Ma va, va! Ma chi vorrebbe una come me? - disse Erika un po' arresa a se stessa.

Le diede una pacca sulla spalla come per dire che tanto un giorno lo avrebbe rimangiato. La campanella suonò e tutti entrarono. Gaia già sapeva dove si trovava la loro aula e condusse Erika lì. Entrarono e Gaia si sedette nel gruppo di ragazze della classe, distanti da Erika, nonostante l'avesse incitata a sedersi lì. 
Il banco affianco a lei era vuoto. Lei sospirò, appoggiò il gomito del braccio col polso tagliato e appoggiò la guancia sul palmo della mano.

- Chissà chi è quello nuovo - pensava.

Vide entrare la professoressa. Tutti si alzarono, impedendo a lei che stava infondo alla classe di vedere chi seguiva la prof. Probabilmente era il nuovo ragazzo.

- Tutti seduti - disse sorridendo la professoressa.

Tutti si sedettero, Erika, appena fu seduta, prese il telefono pronta a giocare. Per lei i primi giorni erano come un perdere tempo.

- Vi presento il vostro nuovo compagno. Si chiama Harry Park - disse la professoressa, - siediti dove vuoi, c'è un posto vicino alle ragazze la, e qualche posto qui -

Quando sentì il nome, Erika per curiosità alzò la testa. Vide quel ragazzo che era salito sul pullman qualche oretta prima. Il suo cuore sussultò diffondendo due sensazioni nel suo corpo, gioia e irrequietezza.
Non capiva perché si sentiva così minacciata, ma altrettanto attratta da lui. Vide che lui stava ispezionando l'aula decidendo dove sedersi. Erika era convinta che lui non avrebbe scelto lei come compagnia di banco, quindi tornò sul suo cellulare. Passarono dei momenti e capì che lui non si era seduto vicino a lei. Sospirò. Alzò lo sguardo, si era messo davanti, tra i ragazzi. Iniziò l'appello.
Quando la professoressa la chiamò, lei rispose. Il ragazzo si girò, la notò e dando una pacca al compagno si alzò e venne dietro.
Gli occhi di Erika lo seguivano.

- Ma che.... - pensava lei incuriosita.

Poggiò lo zaino sul banco e le chiese:

- Posso sedermi vicino a te, Erika? - 

Sorrideva, come le aveva sorriso sul pullman. Fu immediato arrossire e balbettare un sì.
Le cadde l'occhio dove era seduta Gaia. I loro sguardi s'incrociarono e notò che l'amica rideva di gusto.
Lui si sedette e la lezione iniziò. Lei ogni tanto faceva scappare delle occhiate verso di lui. E quando Harry ci faceva caso sorrise.
A ricreazione lui iniziò a parlarle.

- Erika, tu che fai ora? Vai fuori? - domandò con un tono talmente dolce che la fece sciogliere.

Lei si sentiva a suo agio e questo le piaceva.

- Niente - disse stirando le braccia.

Per un attimo si videro i tagli. Li vide anche Gaia e Harry. Lei tentò invano di coprirli.
Gaia le prese il braccio e le scoprì tutto guardandola con sidapprovazione senza curarsi di Harry che rimase li, triste che guardava quel polso sfigurato.

Si aprì una discussione accesa tra Gaia e Erika. In due minuti Harry seppe della vita di Erika, della madre, della lontananza del padre e nei suoi occhi si leggeva chiaramente che era comprensivo, mentre Gaia continuava ad attaccarla.

-  E che pensi di risolvere così? - le urlava contro Gaia attirando l'attenzione del resto della classe.
- Sono affari miei - rispose Erika che si sentiva sovraffatta da mille stati d'animo.
- Così rimarrai sola! Reagisci stupida! -

Erika scoppiò in lacrime, era già sola. Si coprì gli occhi con i palmi delle mani. Gaia tacque poiché notò di aver superato il limite. 
Un braccio avvolte Erika e lei sentì improvvisamente un calore e un buon profumo di pesca. Era Harry, l'aveva abbracciata.

- Non pensare più di essere sola, da oggi in poi ci sarò io con te! - esclamò con voce decisa e dolce.

Lei lo guardò. Ancora quel sorriso. 

- Potresti diventare la mia rovina - disse mossa dai sentimenti, qualcosa le diceva che se quel ragazzo entrava nella sua vita, non sarebbe entrato come amico.

- Oppure la tua salvezza - rispose lui con dolcezza.

Lei per il momento di lasciò coccolare da lui e Gaia. 
Sapeva che da adesso, forse la sua vita sarebbe migliorata oppure...




Note d'autore:
Ciao lettori :)
Ho appena iniziato a scrivere questa storia, non so quanto la farò durare, ma spero che possa piacervi ^^ Questa è solo l'inizio ^^  Lasciate un commento, che ne so... che possa essermi d'aiuto per migliorare lo sviluppo della storia :) Grazie di aver letto ^^ un bacione :* 

Yuno97
  
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