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Autore: Alvin Miller    25/05/2014    0 recensioni
A pochi mesi dall'incoronazione a Principessa di Twilight Sparkle, una legione di mostruose creature giganti emerse dal nulla minacciando di ridurre l'intero regno di Equestria a una nuvola di polvere.
Il primo attacco colpì Manehattan. Il secondo puntò a Baltimare. Il terzo insidiò Las Pegasus.
Quando anche Canterlot fu presa di mira, capirono che gli Elementi dell'Armonia non erano più sufficienti.
Per combattere i mostri chiesero aiuto a Bibski Doss, un ribelle inventore sopravvissuto al primo attacco, che creò dei mostri a sua volta.
La battaglia per il destino del regno è cominciata!
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Princess Celestia, Twilight Sparkle, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6: Cacciatori di Mostri

Una strana aria sembrò insinuarsi all’interno della sala del trono. Aveva l’odore del dubbio e aleggiava intorno ai volti delle Custodi e di tutti i presenti.

«Qualunque sia stato il motivo, questo non giustifica le vostre azioni!» Tuonò Shining Armor, ottenendo il pieno appoggio sia di sua moglie che, probabilmente, di tutte le amiche di Twilight Sparkle.

«Ma almeno io ho fatto qualcosa! Al contrario di voi, che siete  bravi solo a dire agli altri cosa non giusto fare!» Ribatté Bibski, stanco di scherzare su questioni così delicate, e che ora stava esponendo il suo tratto più grave.

«Ammesso e non concesso che quello che tu dici sia la verità!» Lo assalì Applejack.

Tra i due partì una breve discussione, in cui l’inventore si difese dalle accuse della cowgirl, ma era un battibecco dai toni scialbi, più comparabile al bisticcio tra due puledrini che non una vera lite, e che si risorse in brevi secondi con due aspri cenni rivoltisi a vicenda.

La contesa che invece ebbe Twilight con se stessa fu meno rumorosa, ma non per questo più indolore; aveva sempre concepito Doss come un criminale anarchico che non avrebbe mai voluto conoscere, ma le carte si erano rivoltate, e adesso ne era certa: Doss non mentiva sulla faccenda dei risarcimenti. Lo capiva dal suo comportamento, lo vedeva dalle sue azioni, da quella scintilla che alimentava il suo sguardo, come la convinzione di chi è consapevole di aver fatto la cosa giusta. E lo stesso valeva per Brightgate, sebbene lui se ne stesse in disparte, osservando gli eventi col timore che intervenendo poteva stravolgerli completamente.

Twilight provava ancora dell’astio verso il creatore dell’Equalizzatore, il pony che sfuggiva alle regole più basilari dell’armonia e che sfidava con indomita stoltezza autorità molto più in alto di lui, ma il piccolo stallone che stava guardando in quel momento non era lo stesso pony di terra. Era un’anima buona, che portava sulla groppa il peso di decine di vite spezzate da un incidente assurdo. Pony che conosceva e con cui forse aveva instaurato dei legami. Compagni con cui aveva condiviso successi e fallimenti, e che erano stati “isolati” per l’unico crimine di essergli stati vicino durante la realizzazione dei suoi ideali contorti. In loro onore aveva accettato il più enorme dei sacrifici, la propria moralità, e questo solo per il bene delle loro famiglie. Poteva quindi un pony così essere considerato solo per le ombre del suo lato oscuro?

Le voci nella testa non le davano tregua. Continuavano a chiederle se fosse giusto condannarlo in tal modo, come s’incaponiva Shining, o se la soluzione migliore fosse stata il perdono.

Era buffo, ma in mezzo a tante persone, l’unico che sembrava trovarsi veramente a suo agio in quella sala, e che non mostrava neanche il più piccolo singulto di disagio, era proprio Bibski.

L’inventore stava proseguendo un discorso inerente ai Kaiju, che Twilight si mise ad ascoltare solo ora, presa com’era nelle sue riflessioni.

Come un tabù uscito allo scoperto, il sentir nominare i loro immensi nemici suscitò una folata di gelo sulle criniere degli spettatori, mozzando a qualcuno il fiato, facendo rabbrividire qualcun altro, anche tra le stesse Principesse.

«Pensate di poter gestire la situazione, ma la verità è che non vi rendete nemmeno conto della gravità del problema!»

«E voi invece cosa ne sapete?!» Chiese con atteggiamento supponente Shining Armor, ansioso di ottenere la risposta a un quesito che attendeva da giorni.

«Non più di voi.» Ammise Bibski. «Ma almeno stiamo cercando di scoprirlo!»

«Come?»

«Mi sembra ovvio: con quell’attrezzatura che ci avete confiscato nella landa ghiacciata!»

Celestia compì un passo in avanti. «Per favore, Bibski. Dicci di più.»

Il pony di terra sospirò, come un padre insofferente che accondiscende di malavoglia alla richiesta di un figlio troppo assillante. «Immagino che anche senza il mio Genio vi sarete accorti dell’ovvia correlazione che c’è tra i terremoti e le apparizioni di Kaiju?»

I pony annuirono, tra qualche occhio ruotato all’insù e vari sbuffi.

«Da quando il secondo mostro si era manifestato nelle Badlands, avevamo capito che la cosa non si sarebbe fermata ai soli due attacchi, che era solo l’avanguardia di qualcosa che tutt’ora possiamo solo immaginare. Dovevamo saperne di più, e così abbiamo cominciato a installare dei sismografi in tutto il regno.»

Applejack inclinò la testa. «Sis-che?»

«“Sismografi”.» Rispose Bright, garbatamente.

«Sono delle decorazioni per la Festa del Terremoto?» Chiese Pinkie Pie, accigliandosi.

«No, eheh. Servono per misurare le vibrazioni del terreno. Rilevano l’epicentro di un terremoto e ci permettono di scoprirne l’origine.»

«Un’altra delle mie grandi invenzioni, modestamente parlando.» Si vantò Bibski, tutt’altro che modesto. «Purtroppo però hanno una ricezione limitata. Pensavamo che i Kaiju avessero delle tane da qualche parte nelle catene montuose, così per prima cosa ci siamo concentrati sulle Colline Macintosh e sulle Montagne del Puledro. Li avevamo impostati affinché potessero coprire una vasta area di territorio, a discapito della profondità.»

«Profondità?» Chiese Twilight.

«Quanto a fondo possano captare le vibrazioni del sottosuolo.» Le rispose. «Sfortunatamente, c’abbiamo messo poco a capire che non è in superficie che dovevamo cercare i Kaiju, bensì sottoterra.»

«E quanti ne avete installati?» Domandò invece Shining Armor.

«Con o senza quello che ci avete impedito di ultimare nella landa ghiacciata?»

«Rispondi alla domanda, Bibski.» Lo riprese Brightgate.

«Ventinove. In tutta Equestria.» Poi fece una pausa. «Cosa ne avete fatto dell’ultimo?»

«Lo abbiamo smantellato e portato qui.» Disse il Principe, ma dall’intonazione della voce, si poteva intuire che la decisione stava cominciando a pesargli.

«Naturalmente… » commentò rassegnato il pony di terra. «Dobbiamo riattivarlo il prima possibile!»

Bright si strinse sulle spalle. «Ci penseremo in un secondo momento. Ormai quel che è fatto è fatto.»

Celestia si avviò verso una delle grandi vetrate ai lati della sala, seguita dai loro sguardi, e ammirò il panorama dell’Impero. Ora che l’allarme era cessato e la calma ristabilita, la città le sembrò più radiosa che mai. Le nubi perenni che portavano la neve sulla terra dei ghiacci, incombevano come presenze lontane sulle Crystal Mountains, ma sopra il regno il cielo era limpido e radioso, e il sole che ogni mattina levava sopra la volta, illuminava le strutture di cristallo con i suoi scettri di luce. «Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per noi.» Disse respirando a fondo. «Vorrei che quest’incontro si fosse svolto in circostanze più serene, ma sapremo fare buon uso dei vostri sforzi.»

A sentire il congedo della Principessa, Bright e Blu (con cui l’unicorno stava ancora mantenendo il canale di comunicazione) cominciarono a temere per la reazione che avrebbe potuto avere Bibski.

«Lieto che tu lo pensi.» Disse invece Doss, lasciando a bocca aperta i due fratelli. «Ma non è sufficiente. Certo ora abbiamo l’occasione di saperne di più sui Kaiju, ma rimane ancora il problema di come affrontarli.»

- Ecco, ora lo riconosco - Si espresse la voce lontana.

Rarity, tra tutte, si domandò se quel pony fosse informato sui fatti dei mesi precedenti. «Beh, abbiamo pur sempre gli Elementi dell’Armonia.» Fece notare.

Il pony di terra la guardò di traverso. «Certo, ma per quanto ancora?»

Celestia ritornò verso il trono. «Abbiamo considerato quest’eventualità, e ho preparato delle soluzioni.»

«Se permetti, anch’io ho pensato a qualcosa.» Fece una pausa a effetto, godendosi la loro espressione dubbiosa. «Ormai dovreste aver capito che arcobaleni colorati e amicizia non sono una soluzione a lungo termine contro quei mostri… senza rancore, ragazze.» Le Custodi lo squadrarono, ed era solo per educazione che nessuna di loro gli rivolse un insulto.

«Qualunque sia la loro origine, è ormai lampante che i Kaiju non sono figli del caso. Bensì un esercito organizzato, che sta solo aspettando il momento ideale per sferrare il suo attacco. Quando arriverà quel momento, dovremo essere pronti a riceverli.»

«Cos’hai in mente?» Domandò Shining Armor, col suo fare sospettoso che ancora esitava a rinfoderare la spada.

Bibski esibì il suo ghigno preferito, quello che da anni percuoteva le ginocchia dei gemelli unicorno. Qualunque cosa stava per dire, sapevano entrambi che da quel giorno le loro vite non sarebbero più state le stesse.

Era un momento speciale per l’inventore, un istante che aveva atteso da tempo, e che ora stava per concretizzarsi sotto gli occhi di tutti. Poteva percepire le parole che lottavano contro i muscoli della sua bocca per liberarsi, come un qualcosa di vivo e tangibile che aveva troppa fretta di evadere. Alla fine, scandì la risposta, e finalmente si sentì libero e leggero, come quando aveva spalancato per la prima volta le ali dell’Equalizzatore e si era librato nell’aria per compiere il suo primo volo. «Gli Jaeger.»

Nella sala del trono, quel giorno, vi furono stupore e molti interrogativi, ma niente si poteva paragonare ai gemiti che furono emessi in reazione a quel nome.

«”Cacciatori”… » si ritrovò a mormorare Twilight, quasi senza rendersene conto.

Immediatamente, chiunque avesse avuto orecchie per ascoltare, si fissò su di lei esigendo tacitamente (e non) di farsi dare delle spiegazioni, convinti che sapesse qualcosa, ma non fu così. Conosceva la parola, sì, e ne comprendeva la traduzione dalla lingua tedesca, ma a qualunque cosa fosse associata in quel contesto, lei non ne era informata.

«”Cacciatori di draghi”, per la precisione… o di mostri, in questo caso.» Spiegò Doss. Nei suoi occhi brillavano riflessi a forma di stelle, e il cutie mark lampadina s’illuminò fin quasi a coprirgli il fianco col riverbero.

Era quasi… imbarazzante… pensò Bright, comunicando telepaticamente con Blu.

«È da quando è cominciata questa storia che ci sto lavorando.» Informò l’inventore. «Più volte mi sono fermato a domandarmi come fare. Come combattere dei mostri alti come grattacieli riducendo al minimo le perdite di vite innocenti. È vero che gli Elementi dell’Armonia finora si sono sempre rivelati efficenti, ma le cose stanno cambiando, e lo sapete benissimo anche voi. Più il tempo passa e più il potere dei Kaiju cresce.»

Twilight dovette dargli ragione, lei stessa l’aveva fatto notare a più riprese.

«Ho pensato che ci servisse qualcosa che ci permettesse di misurarci con loro ad armi pari. Qualcosa che non avrebbero potuto prevedere. E così ho realizzato: per combattere i mostri… dobbiamo creare dei mostri a nostra volta!»

In quel momento Brightgate non poté vederlo, ma gli occhi di Deepblue si dilatarono fin quasi uscirgli dalle orbite. - Sta suggerendo di creare dei Kaiju per combattere ALTRI Kaiju?! -

- Non credo, è troppo persino per lui… - rispose l’altro, ma la verità è che nemmeno Bright era certo di cosa pensare.

Dalle espressioni che sfoderavano gli ascoltatori, capì che non erano gli unici a pensarlo.

«… grandi macchine corazzate alte quanto i Kaiju e pilotate dai pony, per rispedire i mostri direttamente nel buco da cui sono emersi, e direttamente sul loro stesso terreno di gioco!» Continuò, e quindi concluse l’inventore.

Tra le Custodi degli Elementi, una pegaso in particolare stava cominciando a schiumare dalle labbra in maniera convulsa «Ma questo… è… FANT… »

«Aspetta prima di parlare!» La zittì Applajack seccamente. «È fattibile una cosa del genere?» Domandò, rivolgendosi a Bibski.

«Stai chiedendo se IO posso costruirli? Il quesito si risponde da solo.» Sghignazzò.

La cowgirl non seppe come ribattere, sebbene i dubbi fluttuassero ancora.

«Allora Principesse, cosa ne pensate?» Chiese Bibski, convinto di sapere la risposta.

Twilight posò lo sguardo sulle altre alicorno, sentendosi chiamata in causa. Tutta la situazione era troppo surreale per lei, ma era certa che Luna e Celestia sapessero come comportarsi, ed era curiosa di ascoltare il loro parere.

La Principessa del Sole socchiuse gli occhi in un gesto sconfortante. «Ti aspetti davvero una risposta da noi, Bibski?»

L’inventore si corrugò. «Non giocare con me, Celestia! Lo sai che quando parlo in questi toni sono DANNATAMENTE serio!»

«Sei tanto sicuro delle tue capacità da convincerti di poter dare i natali a un’iniziativa del genere?»

«Gli schemi di base sono pronti sulla mia scrivania da mesi! Ho soltanto bisogno delle vostre risorse e della vostra più totale collaborazione! Voi sapete che a capo del progetto IO posso riuscirci!»

Luna intervenne in forza alla sorella. Al contrario di lei, le sue parole rivelavano un rancore ben superiore. «Ti aspetti che ti forniamo tutto questo sulla base di una tua fantasia?! Soprattutto visti i tuoi precedenti?!»

«Non è una “fantasia”! È qualcosa che funzionerà!»

«E cosa ti fa pensare che noi abbiamo le risorse che tu ci chiedi?!»

La domanda di Luna sembrò toccare un nervo scoperto. Qualcosa che Celestia, nella sua infinita saggezza, sarebbe stata cauta a mettere sul banco. Twilight lo capì dai segni del corpo che la sua Mentore esibì di reazione.

Bibski sorrise di nuovo. «Sappiamo entrambi che li avete.» E la interpellò «Vero, Princess Celestia?»

L’alicorno bianco sussultò, apparendo perfino a disagio, e cercò di sviare la domanda come meglio poté. «Come ti dissi, ho un piano per porre fine alla crisi dei Kaiju. Ritengo inopportuno sacrificare ulteriori risorse per una chimera che non ci darà alcuna garanzia di successo. La situazione è sotto controllo.»

«”Situazione sotto controllo” un paio di balle di fieno! Non capisci che così rischi di condannare tutto il tuo regno all’egemonia di quei mostri?!?»

Una grande presenza dal manto grigio-cenere gli ostruì il campo visivo. «Basta così, ci ritiriamo.» Bright si voltò dunque verso le Principesse e su Shining Armor. «Sempre se possiamo… »

Dopo un breve scambio di sguardi tra i Reali, Celestia annuì solennemente. «Sì. Invierò un messaggio affinché siano ritirate le accuse a vostro carico, e avviserò i corpi delle Guardie Cittadine di cessare di darvi la caccia. Siete pony liberi da ora, di più non possiamo fare.»

Nessuno dei presenti obiettò alla sua decisione.

«Grazie, Principessa.» Annuì l’unicorno con un cenno.

«Bright, non ti ci mettere, lo sai che… »

«Per l’ultima volta: BASTA.COSÌ.BIBSKI!» Lo fucilò a parole. «Andiamo a riprenderci lo Skybreaker e torniamo a casa. Questo storia è durata FIN TROPPO!»

La potenza della sua voce riuscì non solo ad azzittire l’antipatico pony di terra, ma anche a spaventare alcune tra le Custodi, una tra tutte Fluttershy, che si rintanò dietro la coda di Rarity.

Bright sollevò con la levitazione Bibski Doss e lo trascinò fuori dalla sala, mentre questo inveiva imprecazioni un po’ verso di lui e un po’ verso le Principesse, con tanta foga da farsi cadere di dosso il casco dell’Equalizzatore.

Molti tirarono un sospiro di sollievo quando il portone si richiuse alle loro spalle, restituendo un po’ di meritata pace alla sala del trono, ma Twilight non condivise con gli altri lo stesso sollievo.

Celestia si era fatta pensierosa da quando Bibski se n’era uscito con quella storia, e ora vedeva la sua ex-mentore discutere in un angolo insieme a Luna.

Avrebbe desiderato andare da loro e chiedere spiegazioni. Nulla avrebbe impedito alla Principessa dell’Armonia di avvicinarsi per prendere parte alla conversazione, ma dopo averci riflettuto, pensò che sarebbe stata irrispettosa nei loro riguardi, e così si astenne. Di sicuro Princess Celestia aveva le sue buone ragioni per tenere il riserbo su quel dato argomento.

Spike e le sue amiche si ricongiunsero a lei, un po’ complimentandosi per il modo in cui aveva saputo affrontare Doss,  un po’ commentando ciò che avevano appreso.

Si unì a loro con poco coinvolgimento, quando invece avrebbe voluto venire a capo di tutte le sue domande.

Flash Sentry e un'altra Guardia Reale ruppero la formazione per andare ad aprire il portone a Shining Armor e Princess Cadance. Anche loro stavano discutendo animatamente di qualcosa, e tra i due, il Principe era il più contrariato, ma erano troppo distanti perché qualcuno potesse sentirli.

Piccole ma potenti zoccolate stavano prendendo a pugni la parete di cristallo del corridoio, riecheggiando i loro colpi lungo gli ampi spazi vuoti del castello «Stupide! Stupide! Idiote senza cervello… !!»

«Che cosa ti aspettavi, che ti accogliessero a zampe aperte dopo averle riempite d’insulti per tutto il tempo?!»

«Proprio tu parli di “buone maniere”, eh? Brightgate, il grande… »

«Non stiamo parlando di me in questo momento, Bibski Doss! Sarai anche il miglior inventore di queste terre, ma resta il fatto che sei un grandissimo… » si trattenne all’ultimo momento.

«Forza! Che aspetti?! Dillo!»

«Un grandissimo STRONZO!!»

Bibski applaudì picchiettando a terra con gli zoccoli «Peerfetto! Ti senti soddisfatto ora?!»

«Dannazione Bibski, avrei dovuto ammazzarti quando ne ho avuto l’occasione!!»

«Ehi!» Shining Armor e moglie apparvero alla soglia del corridoio. «Fatela finita voi due! Siete ancora in casa nostra se non ve ne siete accorti, portate un po’ di rispetto almeno per questo castello!»

Bright abbassò il capo in segno di pentimento e respirò a fondo. «Ci perdoni, Capitano. Non si ripeterà.»

Bibski invece non parlò.

«Volevamo avvertirvi che i miei pony stanno portando fuori il vostro mezzo volante. Ho anche dato disposizione che caricassero dentro la vostra attrezzatura.»

«Grazie, Signore. Lo apprezziamo.»

«Tra poche ore Princess Celestia farà scendere il sole.» Avvertì Cadance. «Possiamo mettervi a disposizione delle stanze per la notte, se lo desiderate. Così potrete partire domattina con più calma.»

«Oh… ma non è necessario… »

«Io non sono d’accordo!» Si affrettò a precisare Shining, con un grugno inasprito sul volto. «Vi ho avuto tra gli zoccoli già per troppo tempo… ma d’altro canto, è lei che fa le veci della padrona di casa, quindi… »

Con Bibski chiuso in un silenzio impenetrabile, Bright si mise a esaminare da sé i pro e i conto di quella proposta. Con lo Skybreaker a piena potenza sarebbero tornati al QG in poco meno di due ore, abbastanza per godere ancora di qualche scampolo di luce nel corso del viaggio, ma l’idea in sé di restare ancora all’Impero di Cristallo era allettante: avrebbero potuto mangiare qualcosa di decente prima di tornare a casa e riposarsi un po’ nell’attesa di rimettersi in viaggio.

Conoscendo Bibski, una volta messo zoccolo al campo base, sicuramente si sarebbe mobilitato per riattivare il sismografo della landa ghiacciata il prima possibile, e a Bright, dopo tutto quello che aveva passato a causa sua, non andava proprio di dover tornare a farsi comandare a bacchetta fin da subito. Oltretutto, rimanendo in città ancora per un po’ di tempo avrebbe potuto sfruttare l’opportunità per saperne di più sulla faccenda degli Jaeger, e magari provare a convincere di persona le Principesse a prendere in considerazione la proposta dell’amico.

Disse a Princess Cadance che avrebbero accettato l’invito, e li ringraziò per la disponibilità. Shining Armor sbuffò, ma come aveva ammesso, aveva davvero poca voce in capitolo.

«Vi avverto!» Puntò lo zoccolo lo stallone. «Solo perché Princess Celestia vi ha condonato, non significa che potete fare quello che vi pare! Evitate di dare altri problemi al nostro Impero, o questa volta vi assicuro che le segrete saranno l’ultima cosa che vedrete in vita!»

Bright avrebbe desiderato rispondere, e anche scusarsi per tutte le traversie che avevano causato dal loro arrivo, ma Shining Armor se ne andò prima che potesse aprir bocca, dunque ci pensò la moglie a chiudere i convenevoli con i due nuovi ospiti.

Tornati soli nel corridoio, l’unicorno alto cercò di rimettersi in contatto con Blu. Avevano interrotto la connessione poco prima dell’intervento che aveva sedato la discussione con Bibski, e da allora il fratello era rimasto all’oscuro degli sviluppi. Lo ragguagliò sulle novità e sul fatto che sarebbero rimasti all’Impero fino alla mattinata seguente, e si salutarono promettendosi di ricontattarsi più tardi.

Tornò a dedicarsi a Bibski, che non aveva fiatato per tutta la durata della conversazione. «Un paraspiritello ti ha mangiato la lingua?»

«Riflettevo.» Rispose dopo una pausa, senza concedersi alcuna battuta nel mezzo, fatto che diede da riflettere all’unicorno alto.

«Senti… mi dispiace per… prima.» Si scusò lo stallone dal manto grigio.

«Non è necessario. Quando mi rendo conto delle mie azioni, spesso è troppo tardi per rimediare.» Ripresero a marciare lungo il corridoio. «Ho sbagliato a trattarti male, sono fortunato ad avere al mio fianco un amico come te.»

Bright sospirò. «In fondo un po’ me lo merito. Nemmeno io ero stato proprio un buon partito una volta.»

«Già, ma per lo meno tu hai saputo cambiare. Certe volte t’invidio per questo.»

«Chissà.» Scrollò le spalle. «Forse non saresti nemmeno così geniale se non fossi così… »

«“Stronzo”?»

«Stavo per dire “esuberante”.»

Questo fece sorridere il pony di terra. Si toccò il casco dell’Equalizzatore per sistemarselo, un gesto che per lui stava ormai diventando abitudinario.

«E così… » ruppe l’unicorno il silenzio «vuoi combattere i Kaiju con delle macchine giganti… ?»

«Preferisco chiamarli Jaeger… suona più… “aggressivo”.»

«E li vuoi fare alti quanto i Kaiju… »

«Trenta, trentacinque metri. È il minimo se vogliamo sperare di combattere ad armi pari.»

«Non pensi che sia qualcosa d’impraticabile, anche per uno come te? Voglio dire… due mesi… »

«Ne sono consapevole, Bright. Grazie per minare ogni mia idea con tanta cortesia!»

«Non era mia intenzione, intendevo solo che… »

«In ogni caso, senza l’aiuto di Canterlot non potrà andare oltre alla mera fantasia. Servirà l’unione di tutti i migliori costruttori di Equestria per dar vita a un progetto del genere.»

«Mi domando cosa fosse questo “piano” di cui ha parlato la Principessa.»

«Di qualunque cosa si tratti, spero ci dia del tempo per organizzarci. In due mesi potremmo anche non farcela, ma con l’aiuto di tutti – e i giusti mezzi – potremmo concludere i primi prototipi in tempo per quando i Kaiju diventeranno un problema enorme.»

«Sto pensando… una cosa del genere, al di là delle materie prime, richiederà un consumo di energie spropositato. Come pensi di rimediare al problema?»

«Ho pensato anche a questo: sai i progetti del nuovo ATS che ho ridisegnato per lo Skybreaker?»

Bright annuì.

«Credo di poter usare quegli schemi per costruirne una variante più imponente, abbastanza per sostenere il flusso energetico richiesto per gli Jaeger.»

«Il carburante? Per far partire una macchina del genere servirebbero tonnellate di cristalli! Dove pensi di trovare tutte quelle risorse?»

«Oh, ma io non voglio usare le solite celle di energia, Bright.»

I due si fermarono poco prima di giungere a un bivio lungo il corridoio. Due Guardie Reali unicorno passarono di fronte a loro guardandoli con diffidenza. Attesero che i due militari si allontanassero e ripresero a parlare.

«E quindi come li accenderai?»

Eccolo di nuovo, constatò Bright: il ghigno venefico di Bibski che portava più guai di quanti ne risolvessero le sue invenzioni.

«Con la più potente fonte di energia al momento esistente sul suolo di Equestria.» Rispose enigmatico.

Bright ci mise un momento a capire, ma quando la soluzione si manifestò nei suoi pensieri… Celestia Misericordiosa! Rimpianse con tutto il suo cuore di non aver respinto l’offerta di Cadance, ed essere partito con lo Skybreaker seduta stante!

Piccolo nanerottolo con manie di grandezza! E ora come avrebbe fatto a spiegarlo alle Principesse?!
   
 
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