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Autore: Bolide Everdeen    25/05/2014    6 recensioni
Rose Weasley vive nel Mondo Magico ai giorni nostri.
Iris Mellark vive a Panem, secoli dopo Rose.
Apparentemente, queste due ragazze non avranno mai l'occasione di incontrarsi.
Ma c'è qualcosa più potente del tempo, più potente dello spazio.
Cosa?
Il destino.
E quando il destino tesse una trama, non si potrà mai modificare: si avvererà, anche attraverso delle lettere.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimba Mellark, Bimbo Mellark, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lettere dal destino
1. Iris & Rose

In apparenza, sembrava una giornata normale.

Nonostante gli anni fossero invisibilmente passati, le abitudini di Katniss Everdeen erano rimaste uguali a quelle di quindici anni prima, come se nel frattempo non avesse combattuto, come se nel frattempo non avesse liberato una nazione, come se nel frattempo non si fosse sposata.

Ecco perché stava vagando nel bosco, con un arco in mano, in cerca di prede.

E guardava il cielo; quasi le sembrava che volesse dirle qualcosa: infatti, Katniss in quel momento stava decifrando le sue nuvole, cercando di capire il loro messaggio.

In quel momento, il suo sguardo fu riportato a terra da un fruscio: era uno scoiattolo, che adesso correva verso destra, anche se non sembrava che stesse scappando.

Normalmente, Katniss avrebbe impugnato una freccia e lo avrebbe trasformato in preda senza problemi, ma questa volta lo inseguì, perché forse era questo la comunicazione che il cielo le voleva inviare.

E ad un certo punto un conato di vomito la obbligò a bloccarsi, ad andare vicino ad un cespuglio e sputare quel viscido componimento.

L'attacco la lasciò sorpresa e madida di sudore, in più le gambe le costrinsero di mettersi un attimo a sedere e riposarsi.

Vicino a lei c'era un piccolo fiore dai petali azzurri, un iris: Katniss non ne aveva mai visti nel bosco ed era così splendido che le sembrava quasi un dono che la natura le offriva.

Un dono che la natura le offriva, ma forse il vero dono era un altro.

 

In apparenza, sembrava anche quella una giornata normale. Di qualche secolo prima, ma sempre una giornata normale.

E anche per Hermione Granger gli anni erano passati piuttosto velocemente, e le abitudini per lei erano lievemente cambiate, perché da alzarsi ogni mattina come promettente studente di Hogwarts in un dormitorio Grifondoro era arrivata a svegliarsi accanto a Ron, per correre subito al Ministero della Magia, dove lei comandava.

E in quella giornata normale, sul balcone del suo ufficio anche Hermione guardava il cielo come se le volesse dire qualcosa, e cercava di decifrarne le nuvole.

E anche il suo sguardo fu riportato a terra, anche se quella volta era un soffio di vento più potente del solito che la spingeva verso destra.

Si voltò verso la direzione del vento, perché forse era quello il messaggio che il cielo le voleva inviare. Vide i vasi dove aveva provato a coltivare dei fiori, fino a quel momento con scarsi risultati, ma prima che potesse accorgersi di altro, anche lei fu travolta da un conato di vomito, tanto da afferrare una bacinella che si trovava lì accanto e vomitarci dentro.

Quando Hermione ebbe finito, si accorse che in uno dei vasi era spuntato un piccolo fiore dai petali rossi, una rosa: era così bella che anche quella sembrava un dono che la natura le offriva.

Un dono che la natura le offriva, ma forse il vero dono era un altro. Anche qui.

 

***

Sette mesi circa dopo quella giornata normale, in tutti e due i casi

 

Il parto per Katniss era stato doloroso, tormentato da domande su come sarebbe cambiata la sua vita in quel momento. La ragazza di fuoco, colei che per due volte era uscita viva dall'arena, colei che aveva liberato dodici distretti dalla tirannia, era stata assalita da un enorme paura.

Però la paura fu scacciata dalla gioia, la gioia quando gli urli di Katniss di confusero con quelli di sua figlia, la gioia di quando la strinse per la prima volta fra le sue braccia, giurandosi di proteggerla, la gioia di quando Peeta Mellark, padre della sua bambina, entrò in quella stanza di un ospedale costruito nemmeno quindici anni prima dove Katniss stava riposando in un grande letto bianco con la neonata in grembo.

«Sta dormendo» sussurrò Katniss, senza nemmeno alzare lo sguardo, continuando a guardare dolcemente la neonata e accarezzandole la testa.

«È bellissima» commentò Peeta, sorridendo. Lui durante la gravidanza non aveva mai temuto che la figlia che tanto desiderava sarebbe stata un peso, perché sapeva che avrebbe avuto sempre sua moglie accanto a lui.

Senza alzare i suoi occhi, Katniss disse:«Iris.».

«Cosa?» rispose Peeta, non capendo il senso della sua frase.

«Mi piacerebbe chiamarla Iris.» rispose, guardando finalmente il marito.

Il ragazzo del pane inarcò la bocca, creando così un sorriso.«E che Iris sia.». Si avvicinò alla bambina e le sussurrò dolcemente in un orecchio:«Benvenuta in famiglia, Iris Mellark.».

 

Anche per Hermione il parto era stato doloroso, ma lei non aveva quasi paura della sua gravidanza. Le sarebbe bastato seguire l'esempio dei suoi genitori per essere una buona madre, e anche se non ce l'avrebbe sempre fatta, avrebbe cercato di agire al suo meglio.

Ogni briciolo di terrore rimasto fu scacciato anche nel suo caso dalla contentezza, dalla felicità, dal sollievo di quando sua figlia era nata, fra le urla della bambina che Hermione si sarebbe dovuta abituare a sentire per miriadi di notti.

Al contrario della moglie, Ron Weasley aveva paura di non essere tagliato per il compito di padre: in casa colei che faceva quasi tutto era Hermione, ma sapeva che lei lo avrebbe incoraggiato con tutte le sue forze, come fece in quel momento, chiamandolo ad avvicinarsi a lei.

«Ha gli occhi chiusi! Significa qualcosa di grave?» fu la prima cosa che Ron chiese, agitato e preoccupato, inginocchiato ai piedi del letto.

Hermione rise, spiegando:«Sta dormendo. Vuoi tenerla in braccio?» propose poi.

«Ma non è che poi piange?» rispose Ron.

Hermione sbuffò:«Ron, fidati di me: tu ci sai fare con i bambini, anche meglio della sottoscritta.».

L'uomo annuì e la prese in braccio. Dopo alcuni secondi di apprensione, sorrise, perché la piccola si limitava a dormire beatamente.

«Sai già come chiamarla?» chiese Ron.

«Avevo pensato a Rose.» replicò la signora Weasley.

«Rose Weasley. Suona bene» commentò Ron, cullando la bimba.«Benvenuta in famiglia, Rose Weasley.».

 

Questi sono i destini di due persone, simili per alcuni versi, ma anche differenti.

Per Iris, il tempo in cui Rose vive è il passato.

Per Rose, il tempo in cui Iris vive è il futuro.

Apparentemente, queste due ragazze non avranno mai l'occasione di incontrarsi.

Ma c'è qualcosa più potente del tempo, più potente dello spazio.

Cosa?

Il destino.

 

Bolide's space

Salve!

Allora, che posso dire? Questa è la mia prima crossover, abbiate pietà di una povera ragazza che scrive in un modo misero.

E penso di essere andata terriilmente OOC, perché è un mio difetto, ma altrimenti tendo all'esagerazione.

È stato più semplice scrivere della parte legata a Iris che a quella legata a Rose, perché in Harry Potter non c'è scritto nulla su come sia stata la gravidanza di Hermione, mentre alla fine di “Il Canto della Rivolta” una traccia da seguire più o meno c'è.

Allora... fino ad adesso ci si capisce poco, ho voluto presentare le due protagoniste della mia fan fiction, Iris e Rose, i quali destini si incontreranno, come suggerisce l'ultimo paragrafo. Come si spiegherà dal prossimo capitolo... se siete curiosi e volete seguire la mia storia, ne sono davvero contenta.

Rose è Rose Weasley, e si chiama così perché è stata J.K. Rowling ad inventarlo. Fin qui non ci piove.

Iris è Iris Mellark, e si chiama così perché le volevo dare un nome di un fiore. Avevo pensato anche di chiamarla Rose, ma figuratevi se adesso Katniss Everdeen chiama sua figlia come la pianta preferita di Snow. Trovo che sia una cavolata. Avevo pensato anche a Primrose, il nome che ho dato alla figlia di Katniss nella prima storia, ma non penso che la nostra ragazza di fuoco avrebbe potuto chiamare sua figlia come la sorella defunta a cui voleva un monte di bene, troppo deprimente. E poi mi sarebbe sembrato troppo un rimpiazzo della vera Prim, in pratica una Primrose Everdeen II, ecco.

Lo so, fa escrementare. Scrivere è il mio passatempo, dopotutto non bisogna essere professionisti per stare su EFP, no?

OK, mi dileguo.

Alla prossima,

Bolide

P.S.= non so se ho scritto delle cose non scientificamente accettabili, ma credo che uno dei primi “sintomi” di una gravidanza, dopo il ritardo nel ciclo, sia il vomito dopo otto settimane (due meis). Se ho scritto delle cavolate, perdonatemi.

P.P.S.S.= non sono neanche sicura che i petali dell'iris siano azzurri, mi pareva proprio di sì, ma correggetemi se sbaglio.

  
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