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Autore: Saratrix    25/05/2014    3 recensioni
«Cosa ci fai qui?» gli chiese Atena, facendo trapelare tutta la sua frustrazione dal suo tono di voce.
«Bé, non credevo che mi fosse vietato.» le rispose lui «Cercavo solo un posto tranquillo in cui poter stare un attimo da solo a pensare.» disse appoggiando dopo un po’ a terra il piede dolorante.
«Perché pensi?» lo schernì la dea.
«Sì, sono anche in grado di fare quello.» disse lui rispondendole a tono.

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Questa storia è nata come per una sfida che mi ha lanciato una mia amica sulla sua coppia preferita: la Posena.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atena, Poseidone
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il vero motivo

La battaglia di Manhattan era finita da poco e due notizie erano sulla bocca di dei, semidei, satiri, centauri, ninfe, pegasi, spettri e mostri: quella cattiva era che l’Olimpo era stato distrutto e quella buona che Crono e il suo esercito erano stati sconfitti.
Atena era sulla terrazza dell’Olimpo, quello era sempre stato il suo posto preferito. Da lì si può vedere tutto, ogni ombra, ogni passo, ogni insetto, ogni pianta, tutto. Poteva sapere cosa succedeva in ogni angolo dell’Olimpo e della Terra, solo affacciandosi ed, essendo la Dea della sapienza, quale posto migliore per sapere in tempo reale cosa succedeva? Forse era anche un po’ pettegola. Sì, decisamente la era. Si appoggiò a un cumulo di macerie che, fino a poche ore prima, formava un pezzo della balaustra di marmo bianco. Guardò giù e vide i semidei che tornavano al Campo.
Non poté evitare di stirare le labbra quando il suo sguardo capitò su sua figlia, Annabeth Chase, che si teneva, timidamente, per mano con il suo “amico”, Percy Jackson. Non riusciva ad accettare il fatto che stessero insieme, aveva paura che il ragazzo facesse soffrire sua figlia come aveva fatto lui con lei duemila anni prima.
Sentì alle sue spalle un rumore sordo seguito da dei massi che rotolavano sul pavimento, come se qualcuno avesse dato un calcio a qualcosa, e poi un elevato numero di imprecazione che avrebbe preferito non sentire. Sì voltò e trovò Poseidone, suo zio, il Dio del mare, che saltellava su un piede solo tenendosi l’altro tra le mani.
«Cosa ci fai qui?» gli chiese Atena, facendo trapelare tutta la sua frustrazione dal suo tono di voce.
«Bé, non credevo che mi fosse vietato.» le rispose lui «Cercavo solo un posto tranquillo in cui poter stare un attimo da solo a pensare.» disse appoggiando dopo un po’ a terra il piede dolorante.
«Perché pensi?» lo schernì la dea.
«Sì, sono anche in grado di fare quello.» disse lui rispondendole a tono.
Rimasero a fissarsi per alcuni secondi, lei negli occhi color del mare di lui e lui in quelli color della tempesta di lei. Fu Atena ad interrompere il contatto visivo, dirigendosi verso l’uscita «Forse è meglio se vado da un’altra parte.»
Quando passò di fianco a Poseidone lui la afferrò per un braccio «Resta. Io starò nel punto più lontano della terrazza.» disse indicando il posto con il dito e poi lasciò il braccio della dea e si avviò.
Atena rimase a guardarlo per qualche secondo, poi ritornò dov’era prima. Restarono entrambi in silenzio per tantissimo tempo, finché non rivide Jackson e sua figlia che camminavano l’uno di fianco all’altra, ma sempre troppo vicini per i suoi gusti. Arricciò un angolo delle labbra in una sghemba smorfia di disgusto. Sua figlia non l’avrebbe mai capita. Cosa ci trovava in quella Testa d’Alghe come il padre? Come poteva trovare piacevole la compagnia di uno tanto ottuso, sempre come il padre?
«Non riesci ad accettare l’idea che mio figlio e tua figlia si amino, Atena?»
Sentendosi chiamata in causa, la dea si voltò verso Poseidone e vide che anche lui aveva lo sguardo fisso sui due semidei. Non aveva più l’aspetto vecchio e stanco che aveva quando il suo regno era sotto attacco, era ritornato giovane come sempre. Era tornato come quello di duemila anni fa.
«E se anche fosse?» gli rispose Atena tornando a guardare il panorama.
«Perché?» chiese Poseidone, voltandosi verso di lei a guardarla e facendo un passo nella sua direzione.
La Dea della saggezza si voltò verso di lui e gli rispose mestamente, come se stesse spiegando a un bambino mezzosangue dell’esistenza degli Dei: «Perché tuo figlio farà del male a mia figlia.»
Il Dio del mare rimase per un secondo a fissarla, stupito da quelle parole e inclinò lievemente di lato la testa, facendolo somigliare terribilmente a un bambino piccolo che chiede spiegazioni alla maestra di quello che c’è scritto alla lavagna «Per quale motivo dici questo, Atena?»
La Dea scosse il capo, facendo oscillare i lunghi capelli alle sue spalle, e poi, con un triste e malinconico sorriso, gli rispose semplicemente: «Tale padre tale figlio.» per poi dargli le spalle e avviarsi verso l’uscita della terrazza.
Poseidone rimase a guardarla per qualche secondo finché non si decise a raggiungerla con due veloci passi e la fermò prendendola saldamente per un braccio, facendola voltare verso di lui «Cosa vuoi dire?» il sorriso che normalmente alleggiava sulle sue labbra era sparito, lasciando il posto ad un espressione seria che non gli addiceva per niente.
Atena lo guardo per un attimo negli occhi, azzurri come il mare, per poi abbassare le sguardo e voltare la testa «Il vero motivo per cui ho fatto il Voto alla Verginità.» gli disse semplicemente.
Il Dio del mare rimase a guardarla per qualche secondo, anche quando lei si era liberata dalla sua stretta. E quando aveva svoltato l’angolo, il suo sguardo rimase fisso nel punto in cui l’aveva vista sparire. Inizialmente non capiva cosa sua nipote gli stava dicendo, ma quando andò nel punto in cui fino a poco prima c’era lei e il suo profumo di inchiostro e incenso lo circondò capì. Chinò il capo e un malinconico sorriso gli comparve sulle labbra, mentre stringeva quel piccolo pezzo di parapetto rimasto intatto.
In quello stesso momento Annabeth e Percy si stavano dolcemente baciando al di fuori dell’entrata dell’Empire State Building, capaci di vivere quell’amore che era impossibile per qualcun altro.




***Angolino mio***
Non c'è molto da dire che non ho già scritto nell'introduzione.
Questa One-Shot è nata da una sfida che mi ha lanciato una mia amica, grande amante della Posena.
Non è molto lunga, appena 906 parole, ma spero che vi siano piaciute e che mi lascerete una recensione.
Ah, per chi non lo avesse capito, il vero motivo per cui Atena ha fatto il Voto è che, quando ha visto Poseidone con Medusa, il suo cuore si spezzò a tal punto che decise di diventare vergine.
Alla prossima
Sara

 
   
 
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