{ parentesi graffa.
Jack è bravo in
matematica. Schifosamente bravo, in realtà. Hiccup
preferirebbe mangiarsi la gamba sinistra piuttosto che ammetterlo ad alta voce,
ma non può fare a meno di notare che, mentre Merida
si gratta la tempia con la penna ridotta a un groviglio di riccioli rossi e Rapunzel divaga beata disegnando fiori e soli sugli angoli
della pagina, Jack ha subito risolto tutte le sue equazioni, così che ora può dedicarsi
completamente e tranquillamente a una scrupolosa contemplazione delle pareti
della sua stanza. La cosa lo fa imbestialire – perché, a furia di sbirciare le
espressioni di Jack che fa scorrere lo sguardo sui suoi schizzi di draghi
abbozzati a carboncino, lui, Hiccup, non è ancora riuscito ad arrivare neppure a metà
dei compiti. Insomma, non è come quando
li ha studiati Rapunzel, che si è limitata a metterlo
in imbarazzo con i soli complimenti
espressi a parole, accompagnati da qualche consiglio tecnico sull’«arte del
colore». E non è neppure come quando li ha osservati Merida,
che è ricorsa piuttosto a un entusiasmo imbarazzante perché travolgente. No, Jack ha un modo diverso
di metterti in imbarazzo – non dice niente, se ne sta solo lì a scrutare, e Hiccup
si odia per non aver strappato quei disegni via dai muri prima di invitarli
tutti e tre a studiare da lui. Se avesse saputo quanto spesso si sarebbe
distratto, quasi certamente avrebbe evitato.
«Basta, ci rinuncio.»
Lo scatto di Merida lo fa sussultare. Si volta per assistere al suo
enfatico alzare le mani al cielo – la penna porta qualche ricciolo con sé – e
vede Rapunzel fare lo stesso, come riscossa dal suo
sogno ad occhi aperti.
«Questa roba... questi sistemi... non li capirò mai» sbuffa Merida. «Uno di voi dovrà rassegnarsi a spiegarmi come
funzionano, perché già prevedo la reazione di mia madre alla mia bocciatura e
grazie, ma no, grazie.»
Hiccup sbircia di sottecchi
Jack. Come previsto, è la sua occasione per mettersi in gioco.
«E tu cosa offri in
cambio, testa rossa?»
Merida lo fissa con l’aria di
considerare di metterlo a tacere – è fin troppo naturale vederla perdere le
staffe, con Jack – ma alla fine pare rinunciare allo scontro.
«Ti insegno ad andare a
cavallo, se vuoi» butta lì, e Hiccup vede
distintamente gli occhi di Rapunzel illuminarsi: lei
adora i cavalli.
Jack non guarda alla
prospettiva con la stessa eccitazione. «A che mi servirebbe? Sono già in grado
di andarmene dove mi pare, con mezzi che non prevedono il coinvolgimento di un
animale da nutrire e sopportare, grazie tante.»
Hiccup sbuffa dal naso. Sarà anche
vero in parte – Jack è un asso dello
skateboard: sulla tavola sembra volare. È abbastanza sensato che «non gli serva»
imparare ad andare a cavallo – ma lui
è stato a casa sua, e l’ha visto alle prese col suo criceto, e sa che gli
animali gli piacciono molto più di quanto non sia disposto ad ammettere. Solo Rapunzel sembra notare il suo accenno di insofferenza; Hiccup si affretta a sfregarsi il naso, simulando uno
stranuto, e a correggere l’ennesimo errore di distrazione trasformando un - in un
+.
Intanto Merida assottiglia gli occhi. «A tirare con l’arco?»
«Ho già il mio sport»
ribatte Jack, in tono di vaga superiorità.
A quel punto Merida desiste e si volta a cercare il suo sguardo. «Hiiic?...»
Prevedibile. Hiccup non ha il tempo di rituffarsi nelle equazioni. Ma neppure
ha il tempo di considerare sul serio l’eventualità di darle ripetizioni – non suona
affatto facile, questo almeno è un
dato inconfutabile – perché Rapunzel interviene per
la prima volta, con la sua vocina chiara e conciliante.
«In realtà è una cosa
piuttosto semplice, Merida. Una volta apprese le basi
non avrai problemi. Devi solo capire il concetto che muove tutto» sorride,
addirittura disarmante; «il senso della parentesi.»
Si guarda intorno quando
si accorge che tutti la osservano scettici, e senza scomporsi volta le pagine
fino a raggiungere il fondo del quaderno, dove traccia in tutta sicurezza un’enorme
parentesi graffa.
«La parentesi graffa»
declama, senza mai smettere di sorridere, «è un segno che racchiude. A differenza delle altre parentesi, che aggiungono
qualcosa, questa serve espressamente a dirti: guarda, tutto quello che avviene dentro
di me si riassume in ciò che sta prima o dopo di me, è un tutt’uno. E in un sistema vuol dire che le condizioni devono
tutte verificarsi contemporaneamente – è questa l’unica cosa di cui
preoccuparsi.»
Comincia a scrivere
qualcosa all’interno del sistema. Hiccup si accorge
che sono i loro nomi, in ordine alfabetico. Precisa come sempre.
Hiccup, Jack,
Merida, Rapunzel.
Merida occhieggia quello che a
quanto pare vuole essere un esempio, senza sbilanciarsi. Quanto a Jack, sulle
sue labbra aleggia il sorrisetto di chi ha già capito tutto. Hiccup guarda di nuovo Rapunzel,
curioso e del tutto dimentico dei compiti ancora a metà.
«In questo caso» canticchia
lei gioiosa, drizzandosi sulla schiena, piantando le mani sulle ginocchia e assumendo
la tipica posizione della studentessa modello, «quale potrebbe essere il senso
della parentesi? Quale sarà il concetto che la rende reale?»
Merida apre la bocca e la
richiude senza dire nulla. Jack non le lancia alcun commento – non c’è traccia
di sarcasmo, in quel suo sorriso.
A Hiccup
vengono in mente un’infinità di cose, invece, un’infinità, e sono tutte cose bellissime e calde e colorate, tutte
cose che – e nemmeno questo ammetterà mai ad alta voce – non aveva mai
conosciuto, mai per davvero, prima che quei tre finissero nella sua classe, nel
suo tempo, nella sua stanza a studiare e a non-studiare e a riflettere sul
senso di una parentesi graffa.
Alla fine ne sceglie una.
«Sempre.»
Tutti lo guardano. Jack strizza
l’occhio; Merida spalanca i suoi, ora pieni di una comprensione
trionfante; Rapunzel gli sorride come alla cosa più
bella che abbia mai visto.
E in effetti, si rende
conto mentre sfugge ai loro sguardi, rifugiandosi in quegli stessi disegni alle
pareti che finora l’hanno fatto tanto sentire in imbarazzo – ma cos’è poi l’imbarazzo,
insieme a loro? Soltanto una distrazione, di
quelle spiacevoli però – anche lui si sente allargare in faccia un sorriso
un po’ stupido.
Spazio dell’autrice
... questa in origine voleva essere una drabble. *rotola*
In realtà non
vuole essere niente di che. Qualche tempo fa mi sono ritrovata a riflettere
sul mio uso sovrabbondante delle parentesi graffe nei titoli delle mie storie e
non solo, e mi è venuto in mente che forse il mio inconscio (?!)
attribuisce loro dei significati tutti particolari. Ho pensato che il senso di
una parentesi graffa è quello di racchiudere,
di sintetizzare un insieme di elementi; e ho pensato ai sistemi di equazioni in
matematica, in cui la parentesi vuole indicare un concetto unitario come un
comune denominatore. Da lì a questi quattro, il passo è stato molto breve. Sono
(sarebbero? XD) un gruppo troppo bene assestato, troppo unito per non ricondurmi a quel pensiero iniziale.
In effetti penso di avere usato questo espediente
soprattutto come esercizio per riprendere a scrivere di loro: forse voi
presenti siete consapevoli del mio lungo silenzio da queste parti; ebbene, sono
di nuovo bloccata ;__;, e avevo bisogno di scrivere qualcosa di piccolo,
stupido e autoconclusivo per “riprendere il via” o quello che è. Ecco come
nasce questa breve AU senza altre pretese.
È il mio primo tentativo con uno schoolverse
che non sia un Hogwartsverse, tra l’altro. XD Spero
di non aver combinato pasticci. Ho cercato di essere più canonica possibile e
niente, voglio che sappiate che il criceto di Jack si chiama Dente da Latte. u__ù
Thanks for reading,
Aya ~