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Autore: BornOfVengeance    26/05/2014    0 recensioni
Un James Hetfield un po' speciale, all'età di 31 anni, decide di trascrivere alcuni passaggi della sua vita per ripercorrere tutto quel che gli è accaduto e riconnettersi al suo passato, per lui ancora doloroso, con la speranza di far vivere ai lettori tutto quello che ha provato in prima persona.
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Old Memories, New Happiness

Oggi prendo il treno per Los Angeles, vado a comprare la mia chitarra! Ho chiesto ai ragazzi di rimanere a casa, voglio fare questo viaggio da solo, voglio che tutto questo mi ricordi della mia vecchia vita, voglio ritrovarmi nella città delle mie disgrazie, guardarla negli occhi e dirle che ho superato tutto, che sono pronto a tornare senza aver paura di svoltare l’angolo e trovare il vecchio dolore, anzi, voglio rivedere la mia vecchia scuola e ricordare tutto quello che è successo li dentro, voglio andare al negozio, sentire l’odore degli strumenti, del legno nuovo appena spacchettato, voglio riconoscere le parti del negozio, ricordare le cose accadute durante le ore di lavoro e notare eventuali cambiamenti, voglio abbracciare forte il mio vecchio datore di lavoro, voglio cacciar via i rimpianti che mi hanno attanagliato sul treno la sera della partenza. Mi sento quasi elettrizzato all’idea di tornare in quella città, non so come mai. Spero solo di non incontrare mio fratello. Sono partito alle cinque e mezza, in modo da arrivare entro le cinque del pomeriggio. Proprio a causa dell’orario della partenza non posso fare a meno di addormentarmi profondamente, la notte prima non ho chiuso occhio per l’eccitazione che mi ha dato il pensiero dal viaggio.
Tutto ad un tratto mi sento toccare la spalla, apro gli occhi, vedo un viso familiare e...no, non può essere! Eccola lì, più bella che mai, proprio come l’ho lasciata, ecco Lisa. Mi strofino gli occhi, ma quando li riapro lei è ancora lì, a sorridermi amorevolmente come faceva sempre. Non riesco a parlare, emetto solo qualche verso balbettato e sento le lacrime bruciare, prendo il suo viso fra le mani e le bacio le guance, la fronte, il naso, poi mi alzo e la abbraccio con forza, piangendo sulla sua spalla. Lei ricambia l’abbraccio, mi accarezza i capelli e mi bacia sulla guancia, poi mi sussurra all’orecchi.

<< Sei diventato grande e bello, fratellone! >>

Torno a guardarla in viso, ha la pelle più bianca, gli occhi azzurri proprio come li ricordavo e i capelli biondi raccolti in due treccine lunghe.

<< E’ un sogno? >>
<< Si tesoro, ma io ti sto davvero parlando. Tu puoi vedermi solo nei sogni, ma è come se io e te stessimo parlando nella realtà. >>
<< Non sai quanto mi manchi! >>
<< Anche tu tesoro, ma io sono sempre con te, ricordalo. >>
<< Sai della mamma? >>
<< Si, è con me adesso, le manchi e si sente in colpa >>
<< E per cosa? >>
<< Per non averti detto nulla della sua malattia >>
<< Io non ce l’ho con lei. Mi manca e senza di lei mi sento perso. John non ha fatto un gran lavoro con me, ho fatto tutto da solo >>
<< E hai fatto tanto, bravo! Siamo fiere di te, tesoro! Vedrai che da ora in poi tutto andrà benissimo James! >>
<< Come lo sai? >>

Lei mi sorride e non risponde, ha il tempo solo di sussurrare un ultimo “ti voglio bene”, poi si dissolve nel nulla. Io mi sveglio di soprassalto, con il viso bagnato dalle lacrime. Dopo essermi ripreso un po’, guardo fuori dal finestrino e vedo che siamo già qui, a Los Angeles. Poco dopo il treno si ferma ed io scendo. Ripenso alle parole di Lisa e mi sento come rassicurato, adesso che lei mi ha parlato, mi sento come se nulla possa andare storto. Prendo un taxi, mi faccio portare fino al mio vecchio quartiere e mi faccio lasciare proprio davanti alla scuola. Rimango per qualche tempo a guardarla, è esattamente come l’avevo lasciata, almeno da fuori, poi passeggio, mi fermo a prendere un caffè al bar, il tutto con la massima tranquillità, non sento più nessun dolore. Dopo vado dritto al negozio ed una volta che mi trovo lì davanti , faccio un bel respiro e spingo lentamente le porta di vetro, che fa tintinnare i soliti campanellini. Mi guardo intorno e nemmeno qui è cambiato qualcosa, l’odore e la disposizione della merce è esattamente la stessa. Con somma felicità al bancone trovo il mio vecchio datore di lavoro che, non appena mi vede, mi viene incontro e mi abbraccia forte, io quasi mi commuovo.

<< James! Ragazzo mio! Come stai, eh? >>
<< Tutto bene signor Myers, tutto bene! >>
<< Qual buon vento ti porta qui? >>
<< Beh, è arrivato il momento che aspettavo >>
<< E quale sarebbe? >>
<< Compro una chitarra nuova e mi sono sempre ripromesso che l’avrei comprata proprio in questo negozio, così eccomi qui! >>

Al signor Myers luccicano gli occhi dalla commozione, è invecchiato, ha i capelli brizzolati, la pelle scura, un paio di baffoni bianchi e due occhi scurissimi e acquosi molto espressivi.

<< Scegli quella che vuoi, ragazzo mio, prenditi tutto il tempo necessario! >>
<< La ringrazio >>
 << Questa sarà sempre casa tua, non dimenticarlo >>

Gli sorrido e mi dirigo verso l’angolo delle chitarre, le guardo e non esito nemmeno per un attimo nella mia scelta, prendo una Flying V bianca su cui ho messo gli occhi molto tempo fa. Faccio tutto da solo dal momento che so esattamente dove mettere le mani. Prendo la chitarra, entro nello stanzino lì vicino dove teniamo le scatole, ne prendo una insieme ad una fodera protettiva, la metto prima dentro la fodera e poi dentro lo scatolo, che fisso con del nastro da pacchi, il più resistente che abbiamo. Poi la prendo sottobraccio e mi dirigo alla sezione dischi, che non mi stancherò mai di visitare, li guardo ad uno ad uno e poi, già che ci sono, decido di prendere anche un pacchetto di corde. Quando mi giro verso lo scaffale sento un colpo al cuore. Proprio davanti allo scaffale delle corde ci sta un ragazzo.
Ha una lunga chioma di ricci castani, naso dritto e regolare, occhi leggermente a mandorla di cui il colore mi sfugge, ma di cui percepisco un’intensità che fino ad ora ho percepito solo una volta, belle labbra scure e carnose, incarnato scuro...poi, al posto di fermarmi al viso, come  faccio sempre, porto il mio sguardo un po’ più giù, così da notare due gambe perfette, per non parlare del sedere. Rieccolo , riecco il mio Kirk, proprio dove l’ho visto per la prima volta, nella stessa posizione, con lo stesso sguardo di indecisione in viso. Lascio la chitarra appoggiata al pavimento e mi avvicino lentamente a lui, che sta li a braccia incrociate, come se fosse scocciato dalla sua indecisione. Quando sono abbastanza vicino lo abbraccio da dietro e gli sussurro all’orecchio “ti consiglio queste”, prendendo le stesse corde dell’ultima volta. Lui si gira di scatto e, non appena m vede tira fori un gran sorriso mentre mi getta le braccia al collo. Anch’io lo abbraccio, fregandomene di tutto quello che è successo fra di noi, non sono più arrabbiato, non voglio morire, non lo odio. Io lo amo e non posso fare diversamente. Mi guarda negli occhi ed inizia a piangere commosso, io lo sollevo da terra e lo bacio, molto più intensamente della prima volta, molto più dolcemente, in modo più serio e meno lussurioso, anche lui mi bacia in modo più serio, questa volta rimaniamo a baciarci per un tempo interminabile, poi ci separiamo solamente perché abbiamo molto da dirci.

<< Amore! >>

Lui mi dice con energia, io continuo a piangere di felicità, non riesco a dire nulla, ma lui mi capisce e non ho bisogno di parlare. Ci sediamo sul pavimento e lui mi racconta.

<< Mi sono odiato per tutto questi anni per quello che ti ho fatto, mi dispiace James. A quel tempo stavo con un ragazzo, non ho avuto la forza di dirtelo nel poco tempo che abbiamo trascorso insieme, pensavo che avresti sofferto ed io non ce la facevo ancora a lasciarlo. Io mi sono innamorato di te, ma non sono riuscito a capirlo subito. La mattina dopo mi sono sentito soffocato dai sensi di colpa, sia verso di te, sia verso il mio ragazzo, così ho pensato che andare via era l’unico modo, magari non ti avrei spezzato il cuore, ma quella stessa mattina mi sono reso conto di aver sbagliato con te. Dopo aver passato tre giorni nel dubbio, ho lasciato lui, perché mi mancavi tu, così sono andato al negozio, ma mi hanno detto che eri partito, eri andato via. >>
Fa una breve pausa per riprendersi un po’.

<< Da quel momento ho provato a cercarti, ma niente, non sono riuscito a trovarti e i miei sensi di colpa, la mia tristezza e la malinconia peggioravano sempre di più. Pensavo a te tutti giorni, a cosa stessi facendo, a come dovessi odiarmi per quello che avevo fatto perché, se per primo mi odiavo io, non volevo immaginare come dovessi sentirti tu, cosa provassi nei miei confronti. Perdonami, ti prego! >>

Scoppia in un pianto inconsolabile, trema e singhiozza come un disperato, io mi avvicino a lui e lo abbraccio, lo bacio e gli dico che va tutto bene, che l’ho perdonato e che lo amo ancora.

<< Anch’io ti amo, James! >>

Questa volta è lui a baciarmi. Dopo che Kirk si è liberato, raccontandomi cosa lo avesse spinto a comportarsi i quel modo, ci raccontiamo a vicenda di come ce la siamo cavata negli ultimi anni fra un bacio e l’altro. Il mio racconto finisce proprio ad oggi, che sono qui per acquistare la chitarra.

<< Kirk, vieni con me >>
<< Cosa? >>
<< Vieni con me a San Francisco >>

Gli si illuminano gli occhi, mi sorride e mi abbraccia.

<< Ma...sei scuro? >>
<< Si, ti prego. Non voglio più perderti. >>

Lui ridacchia imbarazzato e poi annuisce energicamente e con un sorriso stampato sulle labbra.

<< Si, verrò con te! >>

Lo bacio passionalmente e quando ci separiamo, porto la chitarra e le corde al bancone e, finalmente, rendo ufficialmente mia quella tanto attesa chitarra. Saluto calorosamente il signor Myers e gli prometto che tornerò a trovarlo al più presto. Poi io e Kirk ci dirigiamo a casa sua, una volta entrati ci sentiamo più liberi di esprimerci il nostro amore. Iniziamo a pomiciare sul divano, poi iniziamo ad infilarci reciprocamente le mani sotto ai vestiti, pian piano ce li sfiliamo a vicenda ed iniziamo a fare l’amore, più dolcemente dell’ultima volta, in modo più sereno e meno precipitoso. Quando sto vicino a Kirk io mi sento completo, come se tutto il mio dolore non fosse mai esistito. Dopo aver finito Kirk prepara la valigia ma decidiamo che la notte la passeremo lì, perché quello stesso giorno sono anche intenzionato a rivedere la mia vecchia casa, dove abitavo con i miei. Kirk dice che vuole accompagnarmi ed io acconsento con gioia. Ci incamminiamo, mi sento strano all’idea di rivedere quella casa dove ho trascorso una parte della mia vita, ricordo alla perfezione le pareti verdi della casa a due piani, non grandissima, ma perfetta per una famiglia composta da quattro persone, più John, che veniva da noi solo ogni tanto. Ricordo i mobili semplici e piccoli, lo scaffale con tutte le foto di famiglia, che in seguito, io e mio fratello abbiamo fatto sparire.
Cinque minuti dopo siamo arrivati, ed io sono qui, faccia a faccia con il mio passato. La casa dalla facciata bianca, un po’ ingiallita mi fissa e ad un tratto mi passa davanti tutta la mia vita. Il giorno della nascita di mia sorella, le litigate di mamma e papà, Lisa malata che riceve con gioia Cliff, mezzo innamorato di lei, il giorno della sua morte, il giorno in cui papà se n’è andato sbattendo la porta e non facendosi rivedere mai più, il girono in cui mamma è svenuta e, dopo qualche ora, è morta, ed in fine, il giorno in cui sono sgattaiolato via nella notte, senza salutare John che mi ha reso la vita impossibile.

<< Tutto bene? >>
<< Si Kirk, tutto bene >>

Cammino in direzione della porta d’ingesso, vedo le finestre spaccate e il lerciume che si è accumulato sul portico, salgo le piccole scale di legno che mi separano dalla porta socchiusa, poi la spingo senza pensarci due volte e mi trovo davanti alla desolazione. La casa è stata abbandonata, sono rimaste solo le bottiglie vuote appartenute a mio fratello, guardandomi intorno noto che su un muro è apparsa una scritta rossa fatta con una bomboletta ma è in un’altra lingua e non riesco a capirla. Prendo un bel respiro e salgo le scale. Al piano di sopra la prima stanza che decido di aprire è quella di mia madre, vedo il materasso dall’aspetto umido e ingiallito per terra, al lato destro del letto, anche questa finestra rotta, l’armadio è a pezzi. Poi ecco il momento più difficile, la mia stanza. Apro la porta più lentamente rispetto alle altre, come se avessi paura di trovare qualcuno dentro. Quando la porta è del tutto aperta, entro dentro con indecisione, poi vedo che il mio letto non ha più il materasso, all’armadio è caduta un’anta, i cassetti del contro mobile sono aperti e mezzi rotti, con della sporcizia dentro. L’unica cosa intatta della casa è il letto di mia sorella, proprio come l’ho lasciato io, rifatto, con le coperte ancora bianche e il cuscino messo a posto, come se in tutti questi anni fosse stato avvolto da un incantesimo. Kirk mi abbraccia e io gli do un leggero bacio sulle labbra. Riscendiamo al piano di sotto, adesso ho un’ultima cosa da fare. Apro la cassapanca che sta in soggiorno, cerco un po’ al suo interno ed estraggo una scatola, la apro e sono contento di vedere che le foto sono tutte lì, ancora incorniciate, così le ripongo esattamente dov’erano, sulla mensola che, fortunatamente sta ancora in piedi, so che nessuno le toccherà, me lo sento...e i miei presentimento sono sempre giusti. Guardo Kirk e gli faccio segno di andare, la mia visita qui e finita. Quando esco dalla casa mi sento rinato, adesso so di aver dimenticato tutto, di essermi lasciato tutto alle spalle, ma senza aver dimenticato.
Quella notte dormo serenamente accanto a Kirk e quando l’indomani mi sveglio, vedo che durante la notte ha poggiato la testa sul mio petto e il braccio sul mio addome. Lo sveglio alle quattro e gli dico che dobbiamo andare. Un’ora dopo ci ritroviamo sul treno, felici di come siano andate le cose. Per la seconda volta nella vita non so come andranno le cose, non so come la prenderanno i ragazzi vedendo Kirk, non so se io e lui riusciremo finalmente a stare insieme senza nessuno che ci ostacoli, so solamente che da oggi in poi, l’ombra di tristezza che mi ha seguito per ventitre anni, è sparita.
 


Bene! Ecco finalmente per voi un capitolo come si deve!!
Devo dire che mi sento emozionata, perché questo è il penultimo capitolo e sarà strano finire questa storia (Che sembrava non foler finire mai) e che quasi certamente è la più complessa, almeno a livello di trama, che abbia stcritto fino ad ora.
Detto ciò spero che il capitolo vi sia piaciuto!!
Come sempre perdonatemi per eventuali errori o imperfezioni nel testo provocate dal sito, se dovesse mancare quelche battuta, vi invito a riaprire ancora la storia a distanza di dieci minuti. In caso le condizioni del capitolo non fossero cambiate, non sono riuscita a modificare il capitolo.
  
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