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Autore: The_Viking    27/05/2014    0 recensioni
Quella notte Adélie si sentiva sola. Lo era davvero?
Genere: Dark, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte Adélie era rimasta sveglia. Ogni minimo rumore la faceva sussultare; quando camminava, poi, finiva perfino per temere che a produrre il rumore di passi fosse qualcun altro, cosa che la portava a guardarsi intorno continuamente, in un doloroso permanere di stati d'ansia.
Era sola in casa, per quanto ne sapeva; sola quanto poteva esserlo fintanto che il fratello maggiore si trovava in America a riscuotere l'eredità di uno zio trasferitosi laggiù molto tempo prima. I genitori erano morti l'anno precedente, durante una terribile calamità e, da allora, i sogni di Adélie erano divenuti sempre più turbolenti e spiacevoli. Durante uno di essi, si era immaginata mostri dalle forme orribili divorare il padre e la madre, in ambienti irreali e dalle tinte più tetre immaginabili, luoghi in cui anche i particolari più innocui parevano immersi in un inspiegabile alone di inquietudine; in tali occasioni gridava, gridava con tutto il fiato che aveva in corpo, ma dalla sua voce non uscivano che rantoli sommessi. Ogni volta, poi, si risvegliava sudata nel proprio letto, col cuore che ancora le pulsava a mille.
Non era stato facile, per suo fratello Pierre, lasciare sola l'adorata sorella di appena quindici anni; avrebbe voluto con tutto il cuore portarla con sé in America, ma il denaro a disposizione era sufficiente per imbarcare una sola persona e, così, in mancanza di altri a cui affidarla a Pierre non era rimasto che fare affidamento sulla capacità di Adélie di badare a se stessa, con la speranza di poterla riabbracciare il più presto possibile.
Un tempo i Deschamps erano stati piuttosto facoltosi, ma poi l'attività di famiglia aveva cominciato a rendere sempre meno, fino a che il patrimonio familiare si era ridotto sensibilmente. L'unica cosa davvero di valore ancora in possesso dei due fratelli era quella casa, persa nelle campagne della Normandia; Adélie sperava che, ottenuta l'eredità, a lei ed al fratello sarebbe stata concessa dal Fato almeno una vita dignitosa, dopo le tante disgrazie che erano loro capitate. "Se non avessi più nemmeno questa speranza, probabilmente avrei già terminato i miei giorni su questo mondo", pensava spesso.

Quella notte soffiava con forza il vento. Adélie ricordava le storie della cultura nordeuropea che, quand'era piccola, era solita leggerle la madre; una di queste le piaceva particolarmente. Raccontava della foglia di un albero che, caduta durante l'autunno, veniva sospinta dai venti per giorni e giorni e, attraversando il cielo azzurro, era infine raccolta da una fatina, la quale, prendendo la foglia tra le dita, con un incantesimo faceva sì che i rami dell'albero di origine divenissero luminosi, donando luce ad un villaggio altrimenti immerso nelle buie notti dell'inverno nordico. Ad Adélie affascinava un particolare: la fatina possedeva soltanto la foglia ed ignorava da dove provenisse, ma questo non le aveva impedito di fare un dono ad un villaggio sconosciuto, pur sapendo che non avrebbe potuto rimirare la propria opera né ricevere alcun ringraziamento dagli abitanti. Quanto le mancavano quelle storie, quanto le mancavano i suoi genitori!
Adélie riuscì infine ad addormentarsi, nonostante i molteplici pensieri che le si accavallavano nella mente; purtroppo, come spesso le era accaduto negli ultimi mesi, il suo sonno era agitato. La poesia di quella storia di fate aveva lasciato il posto ad immagini distorte ed oscure di ombre disperse nella notte, rimaste in un primo tempo sfuocate ed inconsistenti, per poi definirsi tra le stanze della casa in cui Adélie viveva. Sembrava tutto così reale... le ombre scorrevano sulle pareti a lei familiari, coprendo i quadri e facendo apparire strani e sinistri bagliori sul vetro della credenza in cucina. A ben pensarci non si sentiva alcun suono, nemmeno il respiro della ragazza, ma una sorta di assurda sinestesia faceva sì che, nell'immaginario di Adélie, quelle ombre senza apparente spiegazione generassero a tratti una terribile commistione di dissonanze e di rumori fastidiosi e sgradevoli. Come malefici ballerini, le ombre si muovevano sempre più rapidamente sulle pareti e, proporzionalmente, le dissonanze ed i rumori crescevano in intensità, fino a che Adélie ebbe l'impressione di stare per scoppiare. Una volta ancora si ritrovò sveglia, con la fronte imperlata di sudore, a pronunciare dei lamenti che, almeno in principio, le parvero frutto di quegli incubi e non della sua stessa voce. Si disse che era tutto finito, che non aveva motivo di preoccuparsi, ma non fece neanche in tempo a richiudere gli occhi ed abbandonarsi nuovamente al sonno che un lieve schiocco ed un lampo di luce oltre la porta socchiusa la fecero sobbalzare. Era possibile che fosse ancora il frutto della sua immaginazione? Era possibile che il tormento di quegli incubi l'avesse portata a vedere i suoi demoni anche da sveglia?
Con il cuore in gola, Adélie afferrò il portacandela, unica fonte di illuminazione rimastale dopo che, inevitabilmente, l'indigenza aveva impedito a lei ed al fratello di continuare a pagare la fornitura di elettricità, nel passaggio da Ottocento a Novecento privilegio ancora di pochi. Qualunque fosse stata l'origine di quel rumore e di quella luce, Adélie era determinata a vincere le proprie paure; con uno scatto d'orgoglio che non si sarebbe mai aspettata in altre circostanze, si disse che avrebbe preferito morire piuttosto che farsi vincere dall'oscurità del terrore e della perdita della ragione cui sembrava destinata. Accese la candela e camminò con circospezione verso la porta, sentendosi il cuore in gola; all'esterno non erano seguiti altri rumori, ma sembrava che la luce persistesse. Iniziò a scendere le scale, cercando di non fare scricchiolare gli scalini di legno, poi curvò delicatamente sul pianerottolo, infine percorse l'ultimo tratto, con i nervi che sembravano sul punto di spezzarsi da un momento all'altro. La luce proveniva dall'esterno della casa; ormai era ad un passo. Chiuse gli occhi e, senza riuscire a pensare a niente, aprì la porta d'ingresso. Quello che vide la lasciò senza parole.
Uno dei meli che, alcuni anni prima, il padre di Adélie aveva piantato in giardino era ora ricoperto di lampadine, che diffondevano la propria luce per tutto il prato incolto. Di fianco all'albero, un sorridente Pierre faceva l'occhiolino alla sorella e, venendole incontro, le porgeva una foglia di melo.
- Sei un grande, grandissimo, immenso idiota! - gli fece Adélie, che doveva aver perso almeno una decina d'anni di vita per lo spavento, tirandogli d'istinto uno schiaffo.
- Volevo farti una sorpresa... sono tornato senza avvisarti per questo - rispose Pierre, senza preoccuparsi della reazione della sorella. - Ho riscosso l'eredità dello zio e, appena tornato, ho subito riattivato la fornitura elettrica; pensa che, prima di passare di qui, ho trascorso un intero giorno a Caen cercando queste lampadine! Sono arrivato stasera con l'ultima corriera e le ho installate mentre dormivi, cercando di non farmi sentire... e credo di avercela fatta! Possiamo di nuovo permetterci una vita dignitosa! - concluse con espressione soddisfatta.
- Lo sai che mi sei mancato da morire, stupido che non sei altro? - concluse Adélie, abbracciandolo, finalmente colma di gioia. Guardò la foglia che le aveva consegnato Pierre; si era ricordato di quella vecchia storia, allora!

Mentre lei e Pierre rientravano nell'abitazione, ad Adélie Deschamps parve di scorgere la sagoma di una piccola fata nel meraviglioso cielo stellato di quella notte.
   
 
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