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Autore: Mia Renard    27/05/2014    1 recensioni
"Era molto meglio. Era più semplice con te accanto."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Il primo pensiero cosciente fu: -Oh cielo, che dolore! La testa mi si spacca in due. Perché ogni respiro mi provoca delle fitte nel petto?-
Poi aprì faticosamente gli occhi. Era sdraiato a letto, la stanza era avvolta dalla penombra, anche se la luce del sole batteva contro le imposte della finestra accostate.
-Miles- si sentì chiamare, poco più di un sussurro. Qualcuno era accanto a lui, seduto sulla sponda del letto. Girò lo sguardo e sbatté le palpebre per mettere a fuoco l’immagine. Comparve il viso preoccupato di Bass. –Come ti senti? Come stai? Finalmente hai ripreso conoscenza.-
-Cos’è successo? Perché mi sento come se un treno mi avesse investito?-
-Non ricordi? Eravamo al bar. Ironia della sorte eravamo andati a concederci  un solo drink per il tuo compleanno. C’è stata un’esplosione. Una bomba piazzata dai ribelli.- Strinse i denti, poi riprese  –Tu sei stato sbalzato lontano. Hai battuto la testa e sei stato ferito alla tempia. Hanno dovuto darti dei punti. E la fasciatura rigida è perché hai una costola rotta e…-
-Tu come stai?- lo interruppe Miles appena realizzò cos’era accaduto. –Sei ferito?-
-No, io me la sono cavata con qualche graffio ma è stata solo fortuna. L’intenzione dell’attentatore era sicuramente quella di uccidere.-
Gli tenne la testa e gli fece bere un po’d’acqua. Poi lo aiutò a riadagiarsi sui cuscini.
Miles emise un gemito di dolore e si portò la mano al fianco.
Bass gli fece una lieve carezza -Grazie al cielo la febbre è scesa ma devi riposare. Ti rivoglio in piedi il prima possibile- gli disse con un sorriso di incoraggiamento.
Un attimo dopo, Miles vide la dolcezza sparire dagli occhi splendidi di Bass e prendere il suo posto qualcosa che non aveva mai scorto in fondo a quelle gemme blu: rabbia e odio. Non sembrava neanche la sua voce quando lo sentì dire :
-Gliela faremo pagare a quei figli di puttana. Li voglio tutti morti!-
Bass non era mai stata una persona vendicativa. Erano a capo della milizia ed erano tempi duri. Semplicemente facevano quello che dovevano. Si erano trovati parecchie volte sotto attacco ma non avevano mai ucciso se non per difendersi. E quelle ultime parole stonavano nella sua bocca. C’era sicuramente qualcosa che non andava.
Miles ne ebbe la conferma qualche giorno dopo.
Il suo amico lo aiutò ad alzarsi dal letto e lo accompagnò alla finestra. In strada stavano caricando cinque bare su un camion.
-Ho preso il bastardo. Ho trovato quello che ti ha quasi ucciso.-
L’altro chiese –Erano in cinque?-
-No, era uno. Gli altri quattro sono la moglie ed i figli- aveva sibilato Bass. –Lui se l’è presa con la mia famiglia- continuò puntando gli occhi in quelli scuri di Miles - ed io ho sterminato la sua. Servirà d’esempio agli altri- aveva concluso.
Quest’ultimo era rimasto ghiacciato davanti alla finestra, incredulo.
Era passato un po’ di tempo ma dopo questo attentato la situazione era peggiorata.
Miles non riusciva più a riconoscere l’uomo che amava. Era diventato scostante, sospettoso, interessato solo a mantenere ed accrescere il potere, indipendentemente dalle perdite. Aveva addirittura fatto uccidere due ufficiali perché si era convinto che fossero dei traditori, anche se non era stata trovata nessuna prova in merito.
Miles aveva tentato di porre un freno a tutto questo. Più volte gli aveva ripetuto :
-Bass, che cosa ti sta succedendo? Non è per massacrare persone che ci siamo arruolati. Siamo noi che diamo gli ordini ed io non voglio essere responsabile di tutto questo sangue versato.-
L’altro gli aveva risposto quasi urlando –E’ necessario per mantenere il controllo!Se ci facciamo vedere vulnerabili e clementi continueranno ad attaccarci. La paura che incute la milizia terrà a bada i ribelli.-
-Ma non è questo il modo. Bass, questa è dittatura, è seminare il panico. Non è questo che facciamo. Cerchiamo di mantenere l’ordine ma non commettendo omicidi.  Tu non sei così.-
Bass aveva stretto i pugni. Poi disse, senza guardare l’altro –Quando c’è stata l’esplosione, in quel bar, e ti ho visto steso a terra sanguinante e privo di sensi, per un attimo ho pensato che tu fossi morto. Non puoi avere idea di cosa ho provato in quel momento.Il mio cuore si è fermato, dalla paura di averti perso. La mia mente rifiutava quello che vedevano i miei occhi. Ho supplicato tutti gli ei di salvarti e di prendere la mia di vita, perché tanto non sarei sopravissuto senza di te. –
E quindi Miles aveva deciso di aspettare, di dare fiducia all’uomo che amava con tutto sé stesso.  Era stato scosso da questo episodio ma, col tempo, le cose si sarebbero sistemate e lui sarebbe tornato quello di sempre. Ma così non era stato.
Più i confini della Repubblica si allargavano, più Bass diventava spietato e, passato un altro anno, Miles era stato costretto ad agire.
A ripensarci ora gli sembrava impossibile. Ma come aveva fatto anche solo a pensarci?
Doveva fermare tutto questo. Era una cosa che non poteva più tollerare. Bass non era più lui, era andato troppo oltre.  Aveva tentato ancora , e ancora di farlo ragionare, ma lui aveva continuato ad ignorarlo. Andava dritto per la sua strada, forte delle sue convinzioni, senza ascoltare i consigli di nessuno, neanche quelli della persona che gli era più vicina, che più gli voleva bene. Era arrivato ad un punto di non ritorno e le cose non potevano andare avanti così. Miles non aveva avuto scelta.
Aveva trovato alcuni soldati dalla sua parte, spaventati dal cambiamento del generale Monroe, e aveva fatto in modo che, a guardia della porta della stanza da letto di Bass, ci fossero dei suoi complici.
(Ai tempi non vivevano ancora insieme. Dormivano nel complesso della milizia, in stanze separate.)
A notte fonda si era intrufolato nella sua camera. Nella fioca luce lunare lo vedeva addormentato, immobile, col respiro regolare. Si era avvicinato col fiato sospeso, senza fare il minimo rumore. L’aveva guardato ed aveva esitato. Nel petto aveva un dolore che lo lacerava. Lui era sempre stato il suo angelo, non era un uomo crudele. Cosa poteva essergli successo?
Bass aveva aperto gli occhi, avvertendo una presenza acconto a lui.
 -Miles- aveva esclamato tirandosi un poco su –che succede?-  Aveva notato la sua espressione –Ti senti bene? C’è qualcosa che non va?-
Lui aveva estratto la pistola e l’aveva puntata alla fronte di quell’uomo bellissimo.
-Mi dispiace, Bass- aveva ansimato con la voce che gli tremava.
Lo sguardo dell’altro, quando capì quello che stava succedendo, mandò il cuore di Miles in frantumi. Nei suoi meravigliosi occhi celesti non c’era paura, ma incredulità e delusione.
-Miles, sei impazzito? Vuoi uccidermi?- deglutì a fatica. –Credevo che mi amassi. Almeno quanto io amo te. Proprio tu, l’unico del quale mi fidavo ciecamente. Siamo cresciuti insieme, siamo fratelli…e tu vuoi farmi fuori.- Attese un momento e chiuse gli occhi. Si sporse dal letto ed appoggiò la testa alla canna della pistola. –Andiamo, fallo- ma non c’era tono di sfida nella sua voce, ne di rassegnazione. –Non mi importa di morire, se pensi che uccidermi sia la cosa giusta da fare. Quello che davvero mi fa male è che succeda per mano tua. Significa che evidentemente non ti conoscevo davvero. –
Miles esitava. Capì che non sarebbe mai riuscito a premere il grilletto. Fu preso dal panico.  Davanti a lui c’era il fratello minore del quale si era occupato quando erano bambini, il primo e unico ragazzo che aveva amato da adolescente, e che ancora amava, nonostante fosse cambiato.
Nel giro di un secondo lasciò cadere l’arma a terra e si gettò attraverso la porta a vetri della stanza da letto di Bass, attraversando il cortile a tutta velocità e scomparendo al di là del muro di cinta della milizia.
Il generale aspettò alcuni minuti, prima di dare l’allarme. Una parte di lui stava ancora cercando di realizzare quello che era successo. L’uomo che amava, l’uomo che rappresentava tutto ciò che aveva valore per lui, aveva tentato di ucciderlo.
Doveva essere sicuramente un incubo, doveva per forza aver sognato. Se adesso fosse andato nella camera di Miles l’avrebbe trovato tranquillamente addormentato. L’avrebbe svegliato raccontandogli il suo brutto sogno e lui l’avrebbe fatto venire nel suo letto, abbracciandolo, come quando erano bambini. Si, sicuramente era andata così perché loro due si amavano. Miles non gli avrebbe mai fatto del male.
Ma la pistola che vedeva a terra dimostrava  che, invece, quello che era successo, era stato tutto reale.  Il cuore di Bass si spezzò in due, una fitta lancinante al centro del petto. Così dolorosa che gli mozzò il fiato. Si sentì svuotato, un guscio vuoto.
Miles, tutta la sua famiglia, tutta la sua vita, l’unico motivo che aveva per andare avanti, aveva provato ad ucciderlo e poi era fuggito. Se ne era andato! No, no,
-No!- urlò seduto sul letto portandosi la testa tra le mani. Con sua grande sorpresa scoppiò a piangere a dirotto. Quanto tempo era che non riusciva più a piangere? Non lo ricordava. E questa volta non ci sarebbe stato Miles ad asciugargli quelle lacrime. Anzi, era proprio lui ad averle provocate. Come aveva potuto fargli questo? Bass considerò che, con quel gesto, aveva cancellato quello che erano stati l’uno per l’altro, in un attimo aveva distrutto tutto. La loro amicizia ed il loro amore erano stati buttati alle ortiche in pochi secondi. Nel momento in cui gli aveva puntato la pistola contro, tutto era sfumato.
Il dolore per la fiducia e l’amore traditi lo rese ancora più spietato. La mattina dopo giustiziò di persona le guardie che erano state a guardia della sua stanza quella notte e mise una taglia sulla testa di Miles Matheson. Ma lo voleva vivo.
E lui era riuscito a sparire. Utilizzando vecchi contatti e vecchie amicizie era riuscito a costruirsi un’esistenza lontano dalla milizia. Viveva nascosto nell’anonimato.
Non ti lascerò mai più. Te lo giuro sulla mia vita.
Conosceva la gravità di quello che aveva fatto, ma purtroppo non poteva tornare indietro. E infatti nessuno era riuscito a trovarlo. E Bass aveva giustamente pensato che, l’unico modo per farlo uscire allo scoperto, era coinvolgere la sua famiglia.
Li aveva interrogati, minacciati, ma non era riuscito ad ottenere nulla, a parte il fatto che lui fosse sicuramente venuto al corrente della cosa.
Quello era stato un periodo della vita di Miles vuoto e inutile. Un’esistenza che andava avanti quasi per inerzia. Ogni giorno identico a quello precedente. Sapeva cosa stava accadendo nel mondo ma non era più affar suo. Era un disertore. L’unica cosa che gli importava era sopravvivere ed essere lasciato in pace. Era ricercato e quindi rimaneva nascosto, cercando di non attirare l’attenzione. Ma la sua famiglia era stata coinvolta e lui era stato costretto ad intervenire. Non poteva tollerare che a loro succedesse qualcosa di brutto a causa sua.
Atri lunghi mesi erano comunque passati, tempo che Bass aveva avuto per cercare di metabolizzare il dolore e per riflettere.
E poi c’era finalmente stato quell’incontro. La resa dei conti.
Un’intrusione, degli spari, e il generale Monroe aveva preso le armi ed era accorso  per controllare cosa stesse succedendo. La pistola in pugno e la spada al fianco.
Il suo cuore mancò un battito quando riconobbe, riparato dietro un angolo della parete, l’uomo che lui non era riuscito a smettere di amare.
Erano faccia a faccia. Uno di fronte all’altro. Miles puntava contro Bass il fucile e Bass contro Miles la pistola. Esitavano, incerti su come agire. Entrambi avevano sofferto troppo a causa della loro separazione.
-Intendi spararmi, Miles?- ruppe il silenzio Bass. Il suo sguardo si incupì –Vuoi davvero farmi fuori? Sai, da te non me lo sarei mai aspettato. Mi sono svegliato quella notte e tu eri lì, in piedi. Ti ho chiesto se stavi bene. E’ divertente, vero? Ero preoccupato per te. Hai tirato fuori la pistola, senza darmi nessuna spiegazione. –
-Lo sai il motivo. Eri andato oltre. Quello che hai fatto a quella famiglia, a tutti ribelli che sei riuscito a trovare…-
-L’ho fatto solo per te- ansimò il generale. –Tutto quello che ho fatto è stato per te! Tu tenevi così tanto alla Repubblica, a me non importava. L’unica cosa che mi importava era guardarti le spalle. E’ il motivo per cui all’inizio ti ho seguito in questa storia. E tu hai provato a farmi fuori- concluse con la voce che cominciava ad incrinarsi.
Miles attese qualche attimo. Il conflitto che si agitava dentro di lui lo dilaniava. Amava da impazzire l’uomo che aveva davanti e ora più che mai se ne stava rendendo conto. Ma le cose dovevano cambiare.
-Hai tormentato la mia famiglia per costringermi a tornare. Come hai potuto farlo?-
Entrambi tenevano ancora le armi alzate.
-Noi due siamo una famiglia. Io sono la tua famiglia, più di Rachel, più di Ben e di quei due ragazzini. Eravamo io e te, te lo ricordi? Sempre io e te. Siamo fratelli. E ora vuoi uccidermi.-
L’altro attese ancora. Con quelle parole, Bass lo aveva colpito nel profondo dell’animo.
-Anche tu vuoi spararmi- disse comunque mantenendo la guardia alzata.
-No. Io non ti farò niente, Miles.- Abbassò la pistola.  Poi continuò -Non voglio ucciderti.- Lo fissò nei profondi  occhi scuri –Voglio che torni con me.-
-Cosa vuoi che faccia?-
Miles credeva che Bass lo odiasse ormai. Lui l’aveva tradito.
-Noi ci aiutavamo sempre. Ci proteggevamo. Ricordi? Anche quando l’altro aveva sbagliato. Ti perdono va bene? Io ti perdono. Ma torna con me. Lascerò in pace la tua famiglia. Ti darò tutto quello che vuoi. Mi dispiace di non averti ascoltato, avevi ragione, come sempre. La tua fuga mi ha fatto riflettere. E so che troppo sangue è stato versato per colpa mia. Adesso basta, ho capito che sbagliavo. Devi credermi. Non te ne andare di nuovo. Non lasciarmi, Miles.-  Sbatté la palpebre per ricacciare indietro le lacrime che cominciavano a pungerli gli occhi. –Era molto meglio. Era più semplice con te accanto. Per favore.- C’era dolcezza nella sua voce.
Quello era l’uomo che conosceva, l’uomo che amava. Ma ancora esitava, incredulo.
Allora lui proseguì: -Hai provato ad uccidermi tempo fa ma non sei riuscito a premere il grilletto. Lo so bene cosa hai provato. Neanche io ce l’avrei fatta. Non ce la farai nemmeno questa volta.-
Miles lasciò cadere il fucile. Tremava. Fece due passi avanti e strinse Bass a sé con tutte le sue forze. Come se quel contatto potesse cancellare tutto quello che era successo, tutto il male che si erano fatti inutilmente.
Questo era successo quattro anni prima.
Ricordi che erano tornati a galla nella mente di Miles una notte, mentre cercava di addormentarsi, con Bass accanto, che già dormiva sdraiato su un fianco, stringendo il suo braccio al petto, come sempre.
Sorrise e gli accarezzò i riccioli biondi.
Pensò: -Ho rischiato di perdermi tutto questo, di perdere tutto quello che ho di più caro.- Si girò verso Bass e, con la mano libera, gli accarezzò lievemente la guancia.
-Ti amo, piccolo, e ti giuro che mai più niente riuscirà a dividerci.-
 
  
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