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Autore: vale93    27/05/2014    2 recensioni
«C'era qualcosa di estremamente strano e inquietante nel modo in cui si era comportato Malfoy quel giorno, quasi non fosse stato lui a parlare, ma un ragazzo con le sue sembianze. Rivalutò l'ipotesi di un compagno della serpe imbevuto di polisucco, ma ciò le sembrò ancora più assurdo. Chi mai si sarebbe arrischiato a rubare l'identità al figlio del Mangiamorte più temuto della scuola, e per quale scopo?»
La storia si ambienta durante l'ultimo periodo di apprendistato ad Hogwarts, e non tiene conto degli ultimi avvenimenti riguardanti il viaggio del trio in cerca degli Horcrux nè del fatto che Silente sia stato assassinato. Niente di ciò che avviene nell'ultimo libro ha a che fare con questa fiction, che si propone come uno spaccato sulla vita di due dei più interessanti personaggi della saga, sui quali molti aspetti sono rimasti oscuri.
Sul vero carattere di Draco, sul suo rapporto con gli altri, su quello che può succedere fra due individui ostili nel momento in cui si trovano a interagire in ragione di una scommessa ruota la storia che vi apprestate a leggere, la quale trae il suo titolo dall'omonima canzone di Fabrizio Moro.
Genere: Mistero, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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11meglio
Capitolo 10
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Posò il piede sulla piastrella quadrata, di un rosa pallido vagamente sul pesca.
Un passo alla volta, attraversò il pavimento dell'aula fino al suo banco, sulla cui superficie liscia un foglio di carta bianco aspettava piegato il suo arrivo. Lo prese, aprendolo con un dito, e all'interno vi lesse una sfilza di parole scarabocchiate. Esse sparirono una alla volta appena cominciò a distinguerle, svanendo assieme al resto della stanza.
Aprì gli occhi.
La camera buia, chiusa e silenziosa, amplificava il rumore della pioggia battente contro i vetri. Un sottile sibilo di vento entrò fischiando dalla fessura sotto alla finestra, facendo tremare impercettibilmente le imposte.
Fissò le pupille sul soffitto della stanza. Un suono lento e familiare faceva eco in lontananza dentro alle sue orecchie, ed era ciò che l'aveva svegliata. Sembrava la melodia di una canzone, ma non riusciva a distinguerne chiaramente le note; era come un vago ricordo, un sentore, più che una reale percezione.
Era sicura di aver già fatto quel sogno, non molti giorni addietro.
Sospirò, girandosi su un fianco, e richiuse lentamente gli occhi.

*

Quella mattina il castello si risvegliò sotto a una nuova, curiosa agitazione.
I quadri che seguivano supini il via vai degli studenti lungo le scale ascoltavano pazienti i loro fitti chiacchiericci, ricordando probabilmente quelli ascoltati durante centinaia di noiosissimi anni.
Draco si guardò attorno crucciato, emergendo dai sotterranei ammuffiti, e si chiese cosa avessero tanto da sorridere. Quando mise piede in Sala Grande, assieme a parte della sua cerchia, capì.
Un enorme albero spettinato era stato trascinato per il tronco sopra di un vaso di terracotta marrone, lasciando alle sue spalle una lunga scia di aghi verdi.
Ai suoi piedi, due dei quattro caposcuola discutevano a bassa voce sul tipo di decorazioni da utilizzare quell'anno, ponendo particolare attenzione sulla scelta dei colori.
Prese posto a tavola, buttando l'occhio sulla testata della Gazzetta del Profeta di uno dei suoi compagni. Mercoledì otto Dicembre.
Pescò una pagnotta dal cestino spuntato a centro tavola e prese a masticarla lentamente.

Hermione lesse l'ora dentro al quadrante del suo orologio da polso, camminando senza guardare dove andava. All'improvviso incappò contro qualcuno che veniva dalla direzione opposta, distogliendo per una frazione di secondo l'attenzione dalle lancette. Ve la riportò subito, se non per alzare nuovamente la testa e voltarsi verso la figura con cui si era appena scontrata, realizzandone l'identità.
Malfoy le lanciò un'occhiata sfuggente, continuando a muovere i piedi verso la sua aula. Lei alzò le sopracciglia sorpresa e lo lasciò andar via senza avere la prontezza di chiedergli scusa nè lamentarsi per la sua sbadataggine.
In classe appese la borsa allo schienale della sedia e ne estrasse i libri e la penna d'oca. Rovistando in superficie, sfiorò accidentalmente un pezzo di carta piegato, di cui non ricordava affatto l'esistenza. Lo afferrò con due dita, estraendolo lentamente, e si accorse che si trattava di un bigliettino. Stupita, restò a fissarlo per una lunga manciata di secondi, cercando di spiegarsi come le fosse finito in borsa. Poi se lo portò velocemente sotto al banco, al riparo da occhiate indiscrete, e lo aprì.

So che hai Rune dopo pranzo, poi te ne andrai in biblioteca. Ci vediamo dopo cena al settimo piano.
D. M.

Fissò quelle poche righe senza muoversi, sbigottita. Poi si guardò lentamente attorno, accertandosi che nessun altro oltre a lei avesse letto, e lo nascose velocemente dentro alla tasca.
Quella sera aspettò silenziosa che l'orario del coprifuoco scattasse costringendo gli studenti a liberare i corridoi. Ginny, Luna e Calì erano rimaste con lei e pochi altri in Sala Comune, visti il clima e il cielo scuro che minacciavano di riscatenare il temporale della notte passata.
Hermione portò gli occhi all'orologio appeso alla parete, controllandolo con un misto di ansia e attesa. Che motivo poteva avere Malfoy per darle appuntamento a quell'ora della notte? Non era la prima volta che  i loro incontri pomeridiani saltavano a causa delle lezioni della ragazza.
Strinse le dita attorno al biglietto, che ancora giaceva dentro alla tasca. Alle undici le ragazze si alzarono dal divano e Luna abbandonò la stanza per raggiungere la torre di Corvonero. Ginny si voltò a farle cenno di salire, e lei sputò fuori la scusa che si era accuratamente preparata per tutto il pomeriggio. -Controllo gli esercizi di tuo fratello per domani e arrivo. Ci metto poco.-
La rossa annuì lanciandole un'ultima occhiata e salì le scale per il dormitorio femminile.
A quel punto, la sala calò in un silenzio mortale.
Hermione attese, accertandosi che a nessuno venisse in mente di mettere piede lì per recuperare qualcosa che aveva dimenticato, o sgattaiolare fuori contro le regole. Ma, a quanto sembrava, l'unica a dover compiere quello scellerato proposito era lei.
Si alzò, con uno strano nodo allo stomaco. Non che infrangere le regole fosse per lei un problema, ormai. Ma se aveva accettato di compiere quelle gesta era stato solo ed esclusivamente per cause di forza maggiore, sempre. Questa, invece, per quanto strana, insolita e curiosa che fosse, non lo era affatto.
Fece attenzione a non svegliare la Signora Grassa quando con una leggera spinta liberò il passaggio per uscire. Il corridoio sembrava deserto.
Settimo piano, aveva detto. Esattamente il suo. Che cosa poteva avere in mente per risalire dai sotterranei fin lassù?
In quel momento dei passi risuonarono cupamente sulle scale, una sola rampa più sotto. L'impulso fu quello di andarsi a nascondere, col timore che qualcuno si fosse ricordato tardi di tornare in camera.
Svelta, poggiò la schiena contro la parete del corridoio, proprio a destra del quadro.
Le pareti rimbombarono delle scarpe finchè il visitatore non mise piede sull'ultimo gradino, poco distante da lì.
-Se non avevi voglia di vedermi potevi restare dentro- disse una voce spezzando il silenzio.
Hermione si scostò dalla parete e fece un passo avanti. Draco la fissava serio con un accenno di sorriso nascosto fra le labbra.
-Temevo che qualcuno avesse fatto tardi, o che Gazza avesse già iniziato a girare..-
-Passerà a e mezza per la prima ronda, ma a quell'ora non ci saremo già più.-
Hermione lo squadrò interrogativa, ma prima che potesse chiedere spiegazioni, lui la prese per un braccio e la invitò a proseguire lungo il corridoio.
-Che stai facendo?- domandò incerta sbirciandosi alle spalle.
-Ti mostro una cosa- rispose quello
. Poi si fermò, davanti al grande arazzo di Barnaba attaccato alla parete, e puntò i piedi a terra.
-Cosa?- chiese.
Le indicò il dipinto e il muro di fronte.
Lei seguì le indicazioni e tornò con occhi smarriti su di lui. -Non c'è nulla- sussurrò, in tono piatto.
Draco spalancò gli occhi.
-Non sai dove siamo?-
Lei continuò a tacere.
-Hai il dormitorio proprio qui e non sai nemmeno dove ti trovi!- esclamò. -Questa-, aggiunse indicando la parete vuota di fronte all'arazzo, -E' la Stanza delle Necessità.-
Hermione fissò la distesa bianca e spoglia che il ragazzo stava additando; poi fece dietrofront, tornandosene indietro.
-Eih! Che diavolo fai?!-
Si voltò seccata, continuando a camminare. -E tu mi hai fatto uscire di nascosto fuori orario per questa buffonata?-
Era raro che Hermione perdesse le staffe e piantasse in asso chiunque fosse senza un buon motivo. Ma si era aspettata che quell'appuntamento avesse uno scopo prestabilito, che lui l'avesse convocata per dirle qualcosa di importante, porgerle delle scuse, ad esempio.
Draco corse ad afferrarla per la divisa, tirandola indietro, e la ritrascinò senza troppi complimenti davanti all'arazzo.
-La Stanza delle Necessità- disse mollando con cipiglio seccato la divisa della ragazza -è una stanza magica. Appare agli occhi di chi sa dove cercarla, mentre non si lascia trovare da chi non la conosce; si rivela a chi si trova in difficoltà, trasformandosi in ciò di cui ha realmente bisogno.-
Hermione aggrottò la fronte, fissando la parete vuota e priva di maniglie.
-Una stanza magica- ripetè.
Draco annuì. -Davo per scontato che Potter la conoscesse-
-Sulla Mappa del Malandrino non è segnato niente del genere- replicò avvicinandosi a tastare.
-Sulla che?-
-Niente, e come funziona?- tornò a drizzarsi.
Lui la fissò accigliato per una frazione di secondo, poi scosse la testa. -E' necessario pensare intensamente a ciò di cui si ha bisogno, compiendo per tre volte un giro. La porta appare automaticamente.-
Hermione annuì, scrutando silenziosamente il muro.
-Mi fai vedere?-
Draco sembrò trasalire sul posto, teso.
-Cosa?-
-La stanza, ovviamente.-
-Non ne esiste una specifica. L'incantesimo prende la forma della necessità di chi si trova di fronte, offrendogli ciò di cui ha bisogno... è personale.-
-Mostramene una, allora.-
Tacque,
esitante. Poi abbassò lo sguardo sui piedi, apparentemente indeciso. E infine annuì. Si avvicinò alla parete, fissandola con occhi grigi e attenti, e compì silenziosamente tre giri. Al termine del terzo, una porta di legno scuro comparve magicamente ed Hermione la vide sbalordita materializzarsi dal nulla.
-Santissimo cielo- sussurrò trattenendo il fiato.
Draco poggiò il palmo sulla maniglia e l'abbassò con una spinta.
-Vieni- disse voltandosi con un misto di serietà e irrequietezza.
Hermione annuì e lui spinse l'anta, liberandole il passaggio.
Si rese conto di trovarsi all'aperto ancor prima di abituarsi alla luce del sole che filtrava fra gli alberi, sentendo i piedi affondare in un prato d'erba alta. Di fronte a lei, un vasto tappeto verde puntellato da macchie di fiori selvatici, un muro roccioso in lontananza e un'imponente villa in pietra delimitata da un alto cancello grigio, non molto distante.
-Dove siamo?- chiese in un fil di voce, azzardando qualche passo.
-E' il manor- rispose Malfoy alle sue spalle, richiudendosi la porta dietro, -Casa mia.-
Hermione strabuzzò gli occhi, arrestandosi di colpo.
-Vuoi dire...-
-No- asserì raggiungendola. -La stanza si trova all'interno della scuola, non può trasportare nessuno fuori. Questa è solo un'imitazione.-
Proseguì lungo il sottile sentiero che portava al cancello, avvicinandosi all'entrata della casa. Lì, poggiò le mani sui pilastri in ferro e infilò il viso fra le fessure, come un bambino al di fuori di un recinto.
Hermione lo guardò in silenzio, restando ferma nel punto in cui era.
-Perchè ci ha portato qui?- chiese dopo diversi minuti.
Malfoy non rispose alla domanda, ma rimase a fissare i giardini e il portone chiuso a meno di un chilometro di distanza.
-La prima volta che ho scoperto questa stanza cercavo un nascondiglio- mormorò. La voce era bassa,  Hermione riuscì a malapena a sentirla. -Ero in perlustrazione con diversi ragazzi una delle prime notti, ma Gazza ci ha scoperti. Tutti hanno cominciato a correre giù dalle scale, io ero bloccato in cima e tutto quello che desideravo era trovare un buco in cui infilarmi. Ho corso per tre volte davanti a Barnaba, non sapendo da che parte andare e poi, all'improvviso, è apparsa.-
Fece una pausa, senza staccare gli occhi dal portore di legno scuro.
-Quando ho aperto la porta mi sono trovato nel mio nascondiglio d'infanzia, a casa.-
Hermione restò ad ascoltare in silenzio. Lui si girò e le indicò una porticina minuscola, appena visibile sulla fiancata della casa.
-Lì c'è uno sgabuzzino angusto, il più piccolo che abbiamo. E' pieno di cimeli e vecchie scope, credo si siano dimenticati persino di averlo.-
Hermione seguì la direzione indicatale, poi tornò a guardarlo. -A cosa pensi quando la stanza ti manda qui?- chiese fissandolo negli occhi.
Draco ricambiò lo sguardo per qualche secondo, ma non rispose.
Hermione non insistette, e un improvviso ricordo si fece strada nella sua mente, mostrandole un giovane pallido e malinconico seduto sulla riva di un lago, intento nel ricordo di una persona cara di cui le aveva appena parlato.
-Adesso usciamo- disse staccandosi brusco dal cancello e ricoprendo il pezzo di prato che li divideva.
Lei si lasciò trascinare per la manica fuori da lì, e quando Draco la spinse fuori, si ritrovò nel mezzo del corridoio silenzioso del settimo piano, di fronte all'arazzo del babbeo.
Sbattè le palpebre stordita, riabituandosi pian piano alla luce fioca e debole della lanterna appesa al soffitto.
Draco la raggiunse subito dopo richiudendosi la stanza alle spalle, sbrigativo. La porta svanì all'istante ritirandosi come una macchia di pittura, ed Hermione restò a fissarla sbigottita.
-Ti sei convinta ora?- fece il Serpeverde.
Lei si voltò muta, come caduta in una trance.
-Beh?- si accigliò.
-Questa stanza..- disse lei recuperando lentamente l'uso della parola -è straordinaria! Non sapevo potesse esistere roba del genere. Uno viene, pensa a ciò di cui ha bisogno, e può essere qualsiasi cosa- si fermò, aspettando che il compagno annuisse, -e questa appare, trasformata in tutto quanto possa soddisfarne l'esigenza!-
La fissò sbigottito, chiedendosi come potesse manifestare tanta meraviglia. Hogwarts era piena di sorprese stravaganti come quella.
-Vorresti provarla?- chiese osservandola a braccia conserte.
Hermione tacque fissando la parete bianca come se al suo posto potesse ancora vedere il giardino verde che la porta le aveva nascosto.
-Non ho bisogno di nulla- rispose laconica, a tratti atona.
-Pf- fece lui come a trattenere una risata. -Certo che ne hai, tutti ne hanno. Anche Gazza viene qui a rifornirsi di detersivi di quando in quando.-
Hermione si voltò sgomenta e lui le fece un occhiolino.
-Forse c'è qualcosa che potrei chiedere- mormorò rigirandosi verso la parete e puntellandosi il mento con un dito. La vide riflettere, abbassando gli occhi pensierosa, e poi fare un passo verso destra. Compì i tre giri canonici fissando lo sguardo sulle mattonelle del pavimento, e al termine del terzo, una porta del tutto identica a quella precedente apparve sulla parete spoglia, diffondendosi come una chiazza di vernice.
Hermione si fermò sbigottita, quasi stupita che la sua necessità avesse davvero preso forma all'interno della stanza. Titubante, portò una mano alla maniglia, mordendosi il labbro come se in realtà nemmeno lei sapesse cosa potesse aspettarsi di trovare.
Malfoy la seguì attentamente spingere in basso e aprire la porta con delicata incertezza, affacciando il nasino a punta dietro di essa.
Si fermò, restando a fissare qualcosa che lui non riusciva ancora a vedere, e finalmente entrò.
La stanza era grande quanto una sala da soggiorno, quadrata. Le pareti spoglie, di un bianco dolce e delicato come la panna, portavano poche minimali decorazioni, per la maggior parte lasciate ad animare l'ambiente altrimenti vuoto e disadorno. Al centro, un grande pianoforte lucido era l'unico oggetto dominante, sormontato da un lungo vaso azzurro al cui interno rametti di fiori e di foglie leggermente secche animavano di colore la stanza.
Hermione si avvicinò cauta allo strumento, sfiorandone la superficie liscia, fino a posizionarsi davanti a uno sgabbello rettangolare.
Malfoy avanzava curioso alle sue spalle, indeciso nel figurarsi quale potesse essere la necessità che la ragazza aveva chiesto di soddisfare. Svago? Un impellente desiderio di mettersi a suonare?
Hermione chiuse gli occhi, concentrandosi sulla melodia che quella notte l'aveva svegliata, assieme al sogno ricorrente che ne aveva turbato il riposo.
Lentamente, portò le mani alla tastiera, sfiorandola appena. Draco si accorse dell'intento, e, appostatosi al fianco del pianoforte, si fermò, restando appena discosto per permetterle di non distrarsi.
Hermione inspirò e pigiò il primo tasto sprigionando una nota bassa. Subito dopo ne suonò un'altra, e in un momento una melodia incerta ma ben precisa prese vita dalle sue dita sottili. Dopo numerose pause e tentativi, alla fine riaprì gli occhi trionfante, prendendo a scorrere con le mani più sicura, mentre uno spartito nuovo e perfettamente compilato prendeva magicamente forma sul leggìo. Draco sbarrò gli occhi, inclinandosi appena per leggerne il titolo, ma lo spazio sopra al pentagramma rimase vuoto, come se la canzone che Hermione stava suonando non avesse un nome, nella sua mente. Alla fine, la mano suonò l'ultima nota e una penna apparve magicamente sul leggìo. Lei la prese senza esitazione e scrisse poche semplici parole, girandosi poi sorridente a guardarlo, con il foglio in mano.
-Eppure mi hai cambiato la vita- lesse lui alzando un sopracciglio biondo.
Hermione annuì.
-Stanotte mi sono svegliata con questa canzone nelle orecchie, ma non riuscivo a ricordare dove l'avessi sentita. Ho semplicemente avuto bisogno di riconoscerla.-
Malfoy la guardò stupito e poi poggiò una mano sopra al pianoforte, facendo un passo avanti.
-Non sapevo sapessi suonare.. Quanto tempo ci hai messo per diventare così?-
-Così come?-
-Brava.-
E dal modo in cui lo disse, e la natura ben nota del suo carattere, quella che gli uscì sembrò una semplice e pura verità, piuttosto che un complimento.

Hermione arrossì inclinando la testa, e posò lo spartito sul piano.
-Ho preso lezioni all'età di sette anni, quando ero in prima elementare. Ho frequentato la scuola di musica fino a quando non sono stata convocata a Hogwarts e ho dovuto smettere-
-E sai ancora farlo?- chiese lui incredulo.
Hermione scosse la testa come se stesse parlando con un bambino. -Suonare non è una cosa che si dimentichi facilmente. Certo col tempo ho perso molto, ma il tocco è qualcosa che si sente sulla pelle, nei polpastrelli, credo sia un po' come andare in bicicletta. E comunque, suono tutti gli anni quando torno a casa per le vacanze. L'allenamento non mi manca.-
Malfoy la fissò in silenzio annuendo contrito, come se stesse ascoltando la spiegazione d'un insegnante.
-Saresti in grado di suonare qualcosa di tuo?- chiese poi a bruciapelo.
Hermione esitò incerta colta di sorpresa.
-Io.. non so- disse, tornando a fissare la tastiera.
Aveva provato diverse volte a comporre piccoli brani per la famiglia. Brevi componimenti di piacere per rallegrare ogni tanto i pomeriggi o semplicemente passare il tempo.
Posò le mani sui tasti, azzardando qualche nota. Queste morirono dopo poco sfociando in un nulla, per lasciare il posto a pochi altri timidi tentativi. Malfoy le si fece vicino, studiandone le dita, ed Hermione si chiese se si sarebbe mai reso conto di uno sbaglio accidentale fatto mentre suonava.
Dall'espressione che aveva, e dal modo in cui sembrava trarre meraviglia da quei pochi arpeggi maldestri, si convinse che no, non se ne sarebbe accorto. Questo ebbe il potere di darle coraggio e, dopo una pausa impiegata a raccogliere in sè l'ispirazione, cominciò.
La melodia partì lentamente con alcune delle note più alte per poi aggiungere l'ausilio della mano libera. Con l'accompagnamento, essa assunse una piega e una cadenza regolare, e a Hermione non restò che fare da strumento alle inclinazioni della sua fantasia. Presto la musica si sprigionò dal pianoforte come una ventata di aria fresca, crescendo rigogliosa come una pianta invisibile. Hermione lasciò scorrere le mani veloci sui tasti d'avorio. Un fremito alla sua destra le fece aprire gli occhi, e si accorse dello sguardo del ragazzo attirato da qualcosa sopra la superficie dello strumento. Portò gli occhi in quella direzione, e schiuse le labbra.
Dal vaso ripieno di fiori, poche sottili foglie verdi si erano staccate dai rametti, atterrando sul piano lucido e nero. Fremendo, come sotto all'effetto di un soffio di vento, presero a trasformarsi in farfalle, battendo le ali. Altri petali sbiaditi rabbrividirono impercettibilmente, e abbandonarono gli steli trasformandosi in uno stormo: questo disegnò un arco sopra alle teste dei due ragazzi e, magicamente, la stanza iniziò a perdere i contorni delle mura per permettergli di continuare il volo. Il soffitto svanì lasciando il posto a un cielo azzurro e il pavimento si ricoprì di una soffice erbetta verde, che si arrampicò lungo le gambe del pianoforte a mo' di edera. Hermione si accorse che di fronte a sè un nuovo spartito si stava lentamente scrivendo in accordo con le sue note, e il ragazzo accanto a lei guardava meravigliato prima lei, poi quel foglio, poi la stanza che non era più una stanza, e di nuovo lei.
Il verso degli uccelli nascosti fra gli alberi e fra i cespugli crescenti si mescolò a quello delle note creando un effetto illusorio, arricchendo così di echi il brano del pianoforte.
Quando quella melodia si spense, affievolendosi piano e accompagnando la fine con poche impercettibili note, il giardino prese a ritirarsi lentamente come una macchia d'acqua, e la stanza tornò a ridisegnare le pareti spoglie e il soffitto bianco senza lampade.
Hermione guardò il leggìo, dove lo spartito appena composto era scomparso, lasciando integro soltanto quello in cui aveva scritto a penna il titolo. Lo prese, fissandone le note con gli occhi nocciola, e se lo portò al petto. Dopotutto, quello era ciò per cui la stanza si era mostrata.
Una volta usciti il corridoio apparve più buio di quanto lo avessero trovato l'ultima volta, segno che Gazza era già passato a spegnere le lanterne. Hermione sussurrò lumos illuminando la stretta porzione di pavimento davanti ai piedi, e fece per andarsene con Draco alle spalle.
-Aspetta- disse lui toccandole la schiena. Si fermò.
-C'è un motivo per cui ti ho fatta venire qui, e non era per mostrarti il Manor.-

Hermione lo fissò stupita, e lui compì per la terza e ultima volta i tre giri davanti all'arazzo. Il legno della porta della stanza comparve ancora una volta emergendo dalla parete. Draco posò una mano sulla maniglia, quindi l'aprì con una spinta decisa.
All'interno un'enorme stanza disordinata e articolata quanto una città si aprì rivelando centinaia di oggetti, sistemati alla rinfusa gli uni vicino agli altri come se non ci fosse mai stato un criterio nel disporli. Hermione si guardò attorno, avanzando qualche passo in mezzo a mappamondi, bauli, scope e strani marchingegni.
-Da questa parte- disse il ragazzo facendole segno da un corridoio improvvisato in mezzo a un'armatura e a un armadio. Hermione lo seguì silenziosa, attraversando la stanza fino a un angolo isolato e leggermente nascosto da uno scaffale.
-Dove siamo?- chiese.
-Questa è la Stanza delle Cose Nascoste, l'unica che resta sempre uguale. A parte per ciò che contiene, ovvio-. Hermione aggrottò la fronte. -E' usata da chi ha bisogno di nascondere qualcosa, che sia un segreto, un oggetto rubato, o un'arma- spiegò prendendo in mano una bizzarra accetta insanguinata. La ragazza sbarrò gli occhi inorridita.
-Perchè siamo qui?- sussurrò tesa mentre lo vedeva riporre l'oggetto dentro a un secchio.
Malfoy alzò gli occhi su di lei e tacque per un istante, serioso. Poi si scostò dall'angolo in cui l'aveva portata e rivelò un lungo telo rosso, abbandonato sul pavimento come un ciencio polveroso.
-Cos'è?- si sporse.
-Non ne ho idea. Ma credo che presto lo scopriremo. E' qui che ho trovato la pergamena che ti ho dato.-
Hermione rialzò gli occhi stupiti.
-Qui?-
Annuì. -Era su questo telo ammucchiato, mezza nascosta dalla stoffa. Forse, ciò che vi sta scritto è l'oggetto che questo lenzuolo nascondeva. L'oggetto che hanno portato via.-
-Come sai che hanno portato via qualcosa?-
-Non c'è mai stato nulla qui. Due settimane fa sono comparsi il telo, e la pergamena. Qualcuno deve aver nascosto un oggetto e poi averlo spostato.-
Hermione studiò ammutolita il mucchio di stoffa rossa, ai piedi del ragazzo.
-Perchè me l'hai mostrato?- chiese continuando a tenere gli occhi chinati.
Malfoy fece spallucce, ficcandosi le mani in tasca. -Volevi sapere dove l'avessi trovata.-
-Credevo che non mi riguardasse- disse rialzandoli sul suo volto.
Draco non rispose, e lei si chiese se quello non fosse infine il suo personalissimo modo per chiederle scusa.
Abbandonarono la Stanza delle Cose Nascoste dopo quaranta minuti esatti che si erano incontrati in cima alle scale. Era quasi mezzanotte, il castello ammantato dal silenzio.
Restarono a fissare il quadro della Signora Grassa russare lentamente, sprofondato nel sonno. L'unica luce era quella delle due bacchette, puntate a terra per non svegliarla.
-Sapevo che eri tu- disse a un tratto Hermione senza distogliere gli occhi dal dipinto.
Draco inarcò un sopracciglio.
-Ti ho visto salire diverse volte fino a molto in alto, ma non ho mai capito dove andassi. Ora penso che entrambe le volte tu sia venuto qui, e sia entrato in quella stanza.-
Il ragazzo non rispose.
-E' lei, vero?- chiese poi. -La persona che avresti trovato in fondo al lago al Torneo Tre Maghi. E' tua madre. Lei... ti manca.-
Continuò a tacere.
-Hai mai provato a entrare?- disse voltandosi finalmente a guardarlo.
Lui abbassò lo sguardo e improvvisamente sentirono un rumore per le scale, spezzare il silenzio sacro e assoluto della scuola. Trasalirono, voltandosi di scatto. Ma non videro nessuno. Poteva essere stato il gemito di un quadro addormentato, o Pix che si aggirava maldestro per il castello, ma Draco la prese lo stesso come scusa.
-Meglio che vada- disse.
Hermione lo fissò in silenzio, seguendolo girarsi e imboccare le scale a passo svelto. L'ultima cosa che vide di lui fu la luce flebile e bassa della bacchetta, prima che sparisse del tutto inghiottita dal buio.










https://www.youtube.com/watch?v=C-OJZTh8weE

Questa è la canzone che ha ispirato il capitolo, e che Hermione suona nella Stanza delle Necessità quando si trasforma. E' molto bella, e se ci fate attenzione, di sottofondo si sente l'eco degli uccelli.








Per chiarezza: Ho deciso di collocare questa storia in un tempo imprecisato degli ultimi anni a Hogwarts. So per certo che si tratta del sesto o del settimo, immaginando una situazione in cui i tre protagonisti non sono partiti alla ricerca degli Horcrux e Silente non è ancora stato ucciso, ma non so dirvi precisamente in quale lasso di tempo. Ho eliminato quelle vicende dalla storia perchè ho voluto dare la possibilità a Draco e a Hermione di conoscersi, e per farlo ho avuto bisogno che le cose andassero diversamente.
Dunque: H. non conosce la Stanza delle Necessità, perchè al quinto anno non c'è stato nessun esercito di Silente. Draco non ha ancora minacciato il preside sulla Torre di Astronomia insieme alla ciurma di Mangiamorte che ha fatto entrare a scuola, MA ciò non significa che questi avvenimenti non avverranno o avranno alcuna importanza nel corso della fic. Ho solo deciso di trattarli molto alla lontana, regredendoli a uno sfondo che solo a volte si rivela nelle vicende. E' insomma un qualcosa che esiste in maniera latente ma non dominante in questa fic.

Questa è la ragione per cui ora starà a voi decidere se Draco frequenta la Stanza delle Necessità per studiare l'armadio svanitore che utilizza, nel romanzo, per permettere ai mangiamorte di infiltrarsi, oppure per rifiugiarsi in quella rappresentazione illusoria del Manor in cui evidentemente rivede la figura della madre.
Più avanti sicuramente altri elementi contribuiranno a darvi un'idea più precisa, ma in ogni caso sono ferma nella decisione di lasciarvi liberi di credere quello che volete e che più si accorda con la vostra sensibilità :)

Ringrazio barbarak e AliceCooper96 per le bellissime recensioni, e le nuove 10 ragazze aggiuntesi ai lettori.
Un bacio
 
Vale
   
 
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