Funny Game
Prologo
Sbraitando
e
forse anche ringhiando, Carola
moriva.
Si
era sempre chiesta per quale
motivo fosse stata messa al mondo ma, purtroppo per lei, non aveva mai
ricevuto
risposta. Tollerante com’era avrebbe anche accettato di far
morire un suo
parente al posto suo; fu proprio quello che accadde. Doveva ucciderne
uno ma,
purtroppo per lei, non ne aveva in vita nessuno. Poteva fare quello che
voleva.
Non aveva però uno scopo, qualcosa che le appartenesse sul
serio. Prese
così l’iniziativa di sposarsi, e
portare a termine ciò che gli era stato chiesto di fare,
uccidere un suo parente.
Lo
sfortunato marito si
chiamava Paolo. 26enne che aveva appena finito di fare la specialistica
in
Scienze delle Comunicazioni con ottimi voti e con una tesi su Giulio
Guido,
economista Siciliano del 700. Il malcapitato la incontrò in
una discoteca a
Taormina, uno dei luoghi preferiti di Carola, durante una festa con uno
dei dj
più bravi di quel momento, David Guetta; Ammirato da tutti i
discotecari
dell’epoca. Carola era per metà Americana e per
metà Giapponese. Non amava però
molto l’America e
ogni volta che poteva
fuggire da quel luogo si recava in posti come il Giappone,
l’Italia, la Spagna
e così via, la cosa più importante
,però, era che si trovasse fuori
dall’America, cosa abbastanza strana dato che durante il suo
vissuto in
Giappone, appena compiuti i dodici anni, richiese, quasi pretendendolo,
che lei
e la sua famiglia si trasferissero in America. Così tutta la
famiglia, lei,
madre e padre, si trasferì in America, Los Angeles. Qui
Carola apprese una
passione per la moda e soprattutto per il Funny Game. Insieme a lei,
anche le
sue amiche.
Il
Funny Game è qualcosa creato
dalla mente. Qualcosa che però crediamo vero e che ci
soddisfa l’anima,
saziandola di un bene perpetuo. Non come qualcosa di momentaneo, giusto
il
tempo di girarsi che termina, qualcosa di eterno che vive dentro di noi
e che
si riesce a portare alla memoria sempre. Come un medicinale,
però, ci sono
anche gli effetti collaterali.