Serie TV > Hannibal
Ricorda la storia  |      
Autore: Etiell    27/05/2014    4 recensioni
«Ho rimesso assieme i pezzi e li ho frantumati allo stesso tempo. Perché noi siamo due anime complementari. Due anime che si cercheranno sempre ma che mai si troveranno veramente. Nei momenti come questi il tempo tornerà indietro, la tazzina si ricomporrà e quello che abbiamo vissuto potrà rinascere dalle ceneri come la fenice. Ci ritroveremo là, dove le farfalle non muoiono mai.»
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve a tutti, premetto che questa è la prima One-Shot su Hannibal che scrivo, ma essendo stata seriamente provata dal finale della seconda stagione ho deciso di scrivere codesto pasticcio. In poche parole parlerò dell'incontro tra Will (che sì,per me è ancora vivo) e Hannibal dopo i tragici avvenimenti della punta. Per cui contiene alcuni spoiler. Spero siate clementi nel lasciare recensioni, dato che la complessa situazione psicologica dei personaggi è difficile da riportare, almeno che anche tu non abbia una mente malata e insana come i nostri due amici sopracitati. Io ho cercato di fare del mio meglio! c:
E niente, spero vi possa piacere e vi auguro buona lettura.
 
 


Where Butterflies Never Die



I forgive you, Will.

Will you forgive me?
 
......

Era una fresca serata di ottobre quando lo psichiatra, di ritorno da una piacevole passeggiata per le apparentemente tranquille vie di Firenze, aprì la porta del suo appartamento. Si trovava quasi al centro della città, non lontano dalle attrazioni di maggior interesse per gli innumerevoli turisti che la visitavano senza sosta. La nuova dimora era decisamente molto più piccola rispetto alla sua quasi reggia americana, meno confortevole, con mobilio dozzinale e privo di personalità. E alle pareti niente quadri, nessuna riproduzione realistica di qualche opera romantica o classica, c'erano solamente piccole cornici, raffiguranti immagini di strani gatti sornioni. Il proprietario doveva sicuramente avere una malata passione per quelle enigmatiche creature.
Sebbene fosse tutto diverso, la casa, il Paese e le persone, il regale comportamento del Dottore era rimasto immutato, stessi abiti, stesse camicie, stessa calma ed eleganza che sempre lo avevano contraddistinto. Una calma apparente, come quella delle vie di Firenze.
Chiuse la porta alle sue spalle, sfilò il cappotto dalla sua slanciata figura riponendolo nell'attaccapanni e si fece strada verso la cucina. Ma qualcosa in tutto quell'ammasso estraneo gli sembrò terribilmente familiare. Quella sera un aroma nuovo ed inconfondibile si era insinuato tra i vermigli drappeggi delle pesanti tende, si era fatto strada attraverso il corridoio, sfiorando soprammobili come un ladro furtivo indeciso sul bottino da portare con se, per poi raggiungere la cucina, stanza in cui al momento si trovava anche Hannibal.
Bastò poco per dare un nome alla natura di quella fragranza, distinguendo quell'odore di paura, di coraggio, di determinazione, accompagnato da un'acidula punta di pazzia. Un odore terribilmente simile al suo. Lo psichiatra rimase al buio al centro della stanza, la luce esterna proveniente dai lampioni accarezzava il suo profilo, delineandone gli spigoli del volto, le pieghe del vestito cucito a mano e la brillante silhouette delle sue costosissime scarpe di pelle. Aspettò qualche attimo per poi alzare le spalle in un respiro profondo, come se volesse fare entrare dentro sé quella fragranza mai pienamente dimenticata. Fece poi uscire tutto con un sospiro, accompagnato dal quelle parole taciute per troppo tempo.
«Buona sera, Will.»
Piano, con movimenti da predatore, Hannibal voltò la sua figura verso l'origine della macchia nera infiltratasi nella tela bianca e rossa che era la sua vita.
Will Graham se ne stava nell'ombra di fronte a lui. I capelli più corti del solito avvolgevano il suo viso ricolmo della stessa barba incolta che sempre l'aveva accompagnato. La braccia lunghe sui fianchi e alla mano destra una protesi lucida e scura, una protesi fin troppo pericolosa, ricolma di munizioni mortali. Dopo tempo ormai, i loro occhi, seppur abbracciati dal buio, si rincontrarono, dopo quello strano, inaspettato e doloroso addio che li aveva divisi. Distavano almeno un paio di metri l'uno dall'altro ma percepivano comunque l'accelerato battito dei loro cuori che, unico capace di sfuggire al controllo della mente, esprimeva i primordiali e puri sentimenti.
C'era un'altra presenza oltre al buio che dominava la cucina e così, sempre in maniera cortese, il Dottor  Lecter invitò quel rumoroso silenzio a lasciare la stanza.
«Sapevo che saresti sopravvissuto. L'avevo previsto. Le ferite all'addome possono essere mortali sì, ma solo dopo almeno un'ora dal momento in cui vengono inflitte.»
Will portò la mano libera nel punto che aveva visto il loro contatto più carnale, ormai una cicatrice di circa quindici centimetri. Lecter continuò.
«Sapevo che vedendo Alana morente avresti chiamato i soccorsi, qualcuno sarebbe riuscito a salvarti. Tu, solo ed unico.»
«Io ti perdono.» Quella parole uscirono dalla bocca del suo ex paziente come un torrente, lo stesso torrente rosso sangue nel quale si era lasciato andare chiudendo gli occhi quando ormai credeva tutto perduto.
Hannibal inclinò la testa dubbioso, il volto impassibile come sempre,  come fanno i cani quando vengono inutilmente interrogati dai propri padroni.
«Riesci a perdonarmi nonostante ti abbia portato via tutto, Will?» Non sapeva davvero se provare sollievo in quelle parole di perdono oppure inganno. Ma il suo ex paziente non era la persona capace di mentire su simili questioni.
«No…no, per avermi portato via Beverly, Jack, Alana ed…Abigail, no.» Strozzò il nome della giovane donna che tanto li aveva uniti in un timido singhiozzo, la gioia dell'averla ritrovata e il dolore per averla persa subito dopo pulsava dentro la cicatrice, come a ricordargli che quella ferita aveva portato lei alla morte lasciando lui in balia del nulla. «Per quello non ti perdono. Ma per avermi fatto scoprire chi sono, per avermi condotto alla pazzia, per avermi mostrato la parte vera e oscura di te… Per quello l'ho fatto. Nei tuoi appunti avevi definito la mia mente una  "farfalla esotica, con ali colorate e bellissime  e nonostante ciò, vulnerabili al solo tocco di un dito. Io vorrei catturarla senza scalfirla". Mi hai catturato, hai suscitato il mio interesse per te, hai compromesso la mia fiducia, mi hai reso debole alle tue parole, così ho cominciato ad affezionarmi a te. E poi mi hai tolto tutto. Persino tu te ne sei andato. Ma no, non mi hai mai scalfito. Sei un bravo cacciatore, Hannibal.»
Will fece una pausa da quel fiume di parole, da tutto ciò che mai era riuscito a dire al suo psichiatra, al suo amico, al suo compagno.
«In quei giorni prima della tempesta mi hai fatto vedere un'opportunità, l'immagine di una vita con te, lontana da tutto e da tutti. Per certi aspetti ci avevo creduto, vivevo di quella illusione. Ma la razionalità mi ha portato a ragionare. Saresti dovuto fuggire tu, da solo, evitando di portarmi via più del dovuto. Ma ti perdono, per avermi fatto vivere una tale utopia.»
Il dottor Lecter continuava con sguardo impassibile ad osservarlo, sembrava che nulla riuscisse a far breccia nella corazza che circondava quell'uomo. Ma qualcosa era entrato, un piccolo insetto si era fatto strada nel muro di cemento attorno alla sua anima, pizzicandolo qua e là procurando un leggero fastidio. Stava rivedendo Will come la sua opportunità, come la persona con la quale condividere i suoi segreti più nascosti, una persona con cui condividere una vita.
«Stai ancora vivendo un'utopia, Will.» Le labbra di Hannibal si mossero piano, vellutate, lasciando trapelare la sua profonda verità.
Will spostò lo sguardo da quello color sabbia del Dottor Lecter, portandolo al pavimento  ed accompagnando tale movimento con un debole sorriso. Lentamente alzò il braccio destro, la mano in cui stringeva una piccola pistola nera e lucida, puntandola verso l'uomo immerso nell'ombra. Fece in tempo a riposare gli occhi sui suoi per vedere Hannibal deglutire, sempre con viso impassibile, tradito solo dai battiti che ricominciarono a diventare indisciplinati.
«Continui a nasconderti dietro ad una pistola. se vuoi uccidermi devi farlo con le tue mani, non essere così codardo.»
«All'FBI, Dottor Lecter,  insegnano che devi sentire la pisola come la prolunga del tuo braccio, solo così potrai mandare a segno il colpo in modo efficace. Ebbene, lei è la mia prolunga, è parte di me. E non vedo differenza nell'ucciderti con questa o strangolandoti fino a farti soffocare.»
Fu un attimo, un battito di ciglia e da quella protesi, uscì un laconico proiettile, quasi non ci fu rumore grazie al silenziatore. Hannibal cadde a terra, vivo, cominciando a sentire l'odore del suo sangue intento a spargersi sul il parquet.
Will si avvicinò, allargò le gambe e si sedette su quell'uomo che tanto aveva odiato. Che tanto aveva amato.
«Non sai ancora sparare come si deve, Will.» La voce agonizzante di Hannibal non era solo scossa ma trapelava un pizzico di macabro piacere.
« Le ferite al petto possono essere mortali sì, ma solo dopo almeno un'ora dal momento in cui vengono inflitte.»
Lecter sorrise, quasi fiero di ciò che aveva creato.  
«Non era mia intenzione ucciderti, Hannibal.» Will era vicino al suo viso, le mani sforavano gli zigomi appuntiti, per poi scendere sulla mascella, come quella scena troppo vivida nella mente del giovane e che raramente avrebbe potuto dimenticare.
«Ho rimesso assieme i pezzi e li ho frantumati allo stesso tempo. Perché noi siamo due anime complementari. Due anime che si cercheranno sempre ma che mai si troveranno veramente. Nei momenti come questi il tempo tornerà indietro, la tazzina si ricomporrà e quello che abbiamo vissuto potrà rinascere dalle ceneri come la fenice. Ci ritroveremo là, dove le farfalle non muoiono mai.» Prima che potesse alzarsi, Graham posò un delicato bacio sulle labbra del dottore, un bacio che sembrava dire "non è un addio, è un arrivederci".
Hannibal Lecter rimase solo, steso a terra cullato dal torrente che era il suo sangue. Se qualcuno fosse stato nella stanza, avrebbe giurato di vedere una lacrima scendere dall'occhio sinistro di quell'uomo. Ma nessuno ormai era più con lui.

Will uscì dall'appartamento del suo ex psichiatra lasciandosi alle spalle tutti i rimpianti. Ripensò ad Abigail quando tirò fuori il cellulare dalla tasca, al ruolo che aveva avuto tra lui e Hannibal. Pensò ad Alana mentre componeva sul tastierino il numero della polizia. E poi pensò a Jack, quando una profonda voce dall'altra parte della cornetta rispose.
«Vorrei segnalare una sparatoria al numero 5 di Via dei Bardi.»
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Hannibal / Vai alla pagina dell'autore: Etiell