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Autore: pearlmoon    27/05/2014    0 recensioni
Deja vu.
Un bicchiere di vino, il rosso intenso che faceva a gara con le fiamme del fuoco ben evidenti dal camino di fronte ad Anise.
Sola su un divanetto color panna, illuminato anch’esso dalla luce di quel rosso bruciato; quella visione era tutto quello che Darren desiderava vedere da anni, ormai. Mezzo secolo, per la precisione.
Con la sua solita eleganza, accompagnata rigorosamente da giacca grigio scuro e cravatta perfettamente abbinata, si avvicinò a quella esile figura dai capelli nero corvino sciolti sulle spalle.
La ragazza non sembrava essersi accorta di lui: gli occhioni azzurri come il cielo nella sua giornata più bella, erano fissi, quasi in trans, verso il caminetto acceso, mentre quelli di Darren, diretti su di lei.
Quale avrebbe guardato per prima, Anise? L’occhio sinistro, azzurro quasi quanto il suo, o quello destro, color nocciola?
- Si ricorderà? -
Si chiedeva Darren tra sé e sé. Di anni, assieme, i due ne avevano trascorsi parecchi, peccato che l’ostacolo sia il seguente: in un’altra vita.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ci volle poco più di un’oretta per realizzare quel piccolo  grande sogno di Anise, che risiedeva nella bellissima Paris.
Trascorse il volo con gli occhi rivolti verso l’esterno del finestrino dell’aereo: l’azzurro di quel cielo chiaro si poteva mischiare al blu intenso dei suoi occhi grandi e profondi che cercavano le sfumature di abbozzi di nuvole candide e leggere.
Nonostante si trovasse in alto, Anise guardava ancora più in alto, quasi a voler cercare qualcuno, e con un po’ di immaginazione riusciva ad intravedere quello chignon leggero che non costringeva i capelli setosi di Hellen, tanto che un paio di ciocche erano libere di ricadere ai lati del viso mischiando il biondo cenere al verde intenso di quegli occhi che Anise ricordava come gli occhi più belli del mondo. Erano occhi che sorridevano, che la amavano come nessuno avrebbe mai potuto fare. Il chiaro delle nuvole rendeva facile immaginare la carnagione di sua madre, brillante e candida come queste ultime. Nell’immaginarla non poteva mancare il suo sorriso, quello che non negava mai a nessuno, tanto meno a sua figlia. Ma Hellen non era sola a guardarla da lassù, al suo fianco c’era Peter, il papà di Anise, colui che le aveva regalato la bellezza di quegli occhi azzurri, esattamente come i suoi, quelli che non avrebbe mai dimenticato perché ogni volta che la ragazza si guardava allo specchio rivedeva proprio lui, con il suo sorriso accenato e i movimenti impacciati di una persona buona e timida, di un uomo che ride sempre per affrontare la vita nel modo giusto. Anise li ricordava così, la sua mamma e il suo papà, e sorridendo verso l’immenso del cielo che era scenario di un insieme di ricordi, passò il tempo e Londra si faceva sempre più lontana, così come la nostalgia.
L’aereo decollò e bastò un passo per illuminare gli occhioni di Anise, intenti a guardarsi intorno e ad ammirare ogni dettaglio, anche il più minimo.
 
L’albergo Les Lunettes la accolse con la gentilezza e la cortesia che caratterizza i francesi  e, piena di entusiasmo e voglia di ricominciare, si avviò verso la sua stanza.
220.”  Ripeté Anise a bassa voce con un sorriso che le andava dall’orecchio destro al sinistro, uno di quelli che non ricordava più di poter fare.
Salutò con un rapido “Merci, au revoir” il concierge che gentilmente le diede le chiavi, quelle chiavi che le fecero tornare in mente le parole di Margareth: “Parigi è la porta che devi aprire per immergerti in un mondo nuovo.”
“È ciò che voglio.” Mormorò con convinzione mentre sentiva scattare la serratura della sua stanza con quelle chiavi che erano metafora di un nuovo inizio.
Si sistemò nella sua stanza così piccola e allo stesso tempo accogliente che sembrava una scatola piena di dettagli preziosi, come potevano essere i due lampadari lavorati con pietre brillanti oppure la bajour decorata con il pizzo, oppure ancora il grande specchio di fronte al letto contornato da una cornice dorata e sottile.
Anise si guardava attorno meravigliata e contenta mentre disfaceva la valigia e sistemava i vestiti nell’armadio color perla, abbinato alla spalliera del letto da una piazza e mezza.
 
Quella sera Anise decise di uscire per scoprire la città dei suoi sogni, ma prima si fermò al bar dell’albergo per un cocktail; avrebbe così esercitato il suo francese e intanto si sarebbe goduta le persone attorno a lei.
Arrivò in poco tempo e si sedette ad un tavolo per due, il menu era posto al centro del tavolino bordeaux e la ragazza lo prese in mano e cominciò a sfogliarlo fino a quando arrivò alle pagine dei cocktail; l’idea era quella di provare qualcosa di tipico, dopo averne capito il contenuto.
 
Anise, così serena e spensierata dopo così tanto tempo, non poteva di certo aspettarsi ciò che Parigi le avrebbe a breve regalato.
Darren, dal canto suo, non aveva mai smesso di cercarla, anche se, capirete, cinquecento anni sono tantissimi, ma questo non era un ostacolo che lo avrebbe fermato. Se quello era il loro Destino e solo lui lo conosceva, doveva fare tutto ciò che era in suo potere per far andare le cose come dovevano.
Il ragazzo conosceva bene Anise, era la stessa diciottenne di cinquecento anni prima, solo in un’altra vita, in un’altra storia. Riconoscerla sarebbe stato facile per lui. Ma per lei? Non sarebbe stato così semplice convincere quella giovane di ciò che stava accadendo attorno a lei, ma a tutto c’era un perché e ad ogni sua domanda, Darren aveva una relativa risposta.
Bastava ricordare, ma prima ancora, dovevano incontrarsi.
E non lasciarsi più, questa volta. 
   
 
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