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Autore: bradorable    27/05/2014    7 recensioni
Bradley eccelle in tutto a parte musica, invece per Tristan è l’unico argomento che sa alla perfezione. James cerca in tutti i modi di essere come tutti gli altri normali adolescenti. Connor e Emma vanno scritti insieme, perché non importa quanto siano “sociopatici ad alto rendimento” fin quando saranno loro due. Geek. E’ questo il modo migliore per definirli? Fino a quando si descriveranno con citazioni di Sherlock, beh, credo sia il termine più adatto.
[ACCENNI TRADLEY]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bradley Simpson, Connor Ball, James McVey, Nuovo personaggio, Tristan Evans
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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We keep this love in a photograph
                               we made our memories for ourselves




Emma ha sempre amato la magnificenza e il prestigio di Hogwarts fin da quando era bambina e si divertiva a fissare con gli occhi dell’innocenza quelle foto che i suoi genitori le mostravano, quelle che si muovevano come per magia.
Gli incantesimi sono una cosa che l’hanno sempre affascinata e nonostante frequenti ormai il quarto anno della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts ancora non si è abituata a poter trasformare il suo gatto in un canestro, recuperare gli oggetti senza muoversi di un millimetro e all’adrenalina che la assale ogni volta che pronuncia un incantesimo e dalla sua bacchetta nasce, ebbene sì, la magia. Ma più di tutto, Emma è sicura che non si abituerà mai alla bellezza e all’eleganza che regnano in ogni singolo angolo della scuola.
E ne è del tutto certa, perché mentre sta camminando per il corridoio che porta alla biblioteca – alla ricerca di materiale per un’altra maledetta relazione di Rune Antiche – ammira con la bocca spalancata il fregio che lo percorre interamente come se fosse la prima volta, decorato con incisioni nel marmo risalenti probabilmente a più di mille anni prima quando i quattro fondatori, che hanno anche dato i nomi alle case, hanno costruito il castello.
Svolta l’angolo e si accorge solo dopo di una figura che la sta salutando in lontananza e si affretta a raggiungerla.
E’ Connor, un ragazzo che ha conosciuto sull’Espresso del nove e tre quarti il primo anno di scuola. Emma è sicura che anche se non fossero stati nella stessa casata – sono entrambi Tassorosso – sarebbero comunque stati inseparabili.
Si vede che Connor sta per dire qualcosa di incredibile, lo capisce dalla bocca spalancata e gli occhi chiari che gli brillano appena quando la raggiunge. E Emma sa già cosa sta per dire.
«Ciao» sussurra appena infatti, aspettando che cominci a parlare.
«Torneo tre maghi. Ti sei persa la spiegazione di Silente» la voce deformata dall’esaltazione del ragazzo la fa sorridere, ma poi storce il naso perché non poteva credere di essersi davvero persa un evento del genere solo perché era troppa carica di compiti. «C’era anche Barty Crouch?» chiede, anche se già sa la risposta e si prepara alla delusione di essersi persa il Direttore dell’Ufficio di Cooperazione Magica Internazionale, ex aspirante a Ministro della Magia, davanti ai suoi occhi.
Connor prende fiato per dire qualcosa, ma un rumore esterno, fin troppo familiare, li interrompe e tutto sembra riprendere forma e nitidezza.”

La campanella della sua scuola normale della sua vera vita sta suonando in un trillo infinito.
Emma si guarda attorno leggermente disorientata e gli altri ragazzi del gruppo scolastico pomeridiano di cui fa parte la guardano entusiasmati.
«Ottima interpretazione ragazzi, ma per oggi finiamo qui» li informa Julie, una ragazza bionda completamente fuori di testa fondatrice dell’attività.
Tutti applaudono e chiacchierando si accingono verso l’uscita.
Emma si gira verso Connor e il sorriso esaltato del ragazzo di Hogwarts si trasforma in quello che ormai conosce fin troppo bene del suo migliore amico.
«Andiamo?» le chiede sistemandosi lo zaino sulle spalle e lasciando che la ragazza lo prenda sotto braccio.
«Wow» è questa la prima cosa che Emma riesce a dire «è sempre brutto tornare alla realtà». Connor ride appena e le lascia un buffetto sulla guancia.
«Un giorno ti ci porterò davvero a Hogwarts allora».
Emma si guarda ancora intorno come ad assicurarsi che quella sia sul serio la vita reale.
La stanza non è molto grande, ma abbastanza per contenere i pochi studenti del gruppo pomeridiano “Real Life Fandom” due pomeriggi a settimana.Le pareti sono ricoperte di poster e disegni, e Emma si riempie di orgoglio quando riconosce alcune sue fotografie incorniciate vicino al poster di Sherlock – insomma, siamo nel pieno della terza stagione – e alcune fanart degli studenti più artistici.
Ha sempre amato la fotografia. E’ come avere veramente un potere magico, per lei, quello di fermare il tempo e racchiudere qualcosa che si trasforma continuamente in un immagine ferma, costante, infinita.
Connor la tira per il braccio ridendo e la trascina fino al cortile della scuola.

Da quanto ricordi, Connor c’è sempre stata per lei, fin da quando erano bambini.
Ricorda che già da allora amavano giocare insieme e fare finta di vivere nei mondi più strani e magici che nella vita reale si possono solo sognare, ma, a differenza di tutti gli altri, ormai adolescenti, loro non sono cambiati.
Sono ancora Connor e Emma, i nerd della situazione.
La ragazza sorride e guarda di sottecchi il ragazzo.
Lo vede salutare con la mano due figure lontane, sedute, come al solito, sui muretti difronte all’entrata.
Emma stringe gli occhi per vedere meglio, per poi lasciarsi scappare una risata perché è consapevole che chiunque avesse visto il loro gruppo di amici dall’esterno li avrebbe probabilmente ritenuti del tutto ridicoli: non appena li raggiungono, Bradley chiude uno dei suoi inseparabili libri sulle ginocchia e rivolge un sorriso di saluto a entrambi. Quel ragazzo è assolutamente adorabile, Emma lo ha sempre pensato.
E’ una delle persone più intelligenti che conosca, viene sempre visto solo come un secchione, ma semplicemente gli piace studiare e scoprire sempre cose nuove, non si stanca mai di imparare ed è sempre pronto a darle una mano per qualunque cosa ogni volta che ne ha bisogno.
Per questo a Emma non importa delle sue camicie allacciate fino al collo, le bretelle e gli occhiali che spesso mentre legge è costretto a doversi riportare sul naso perché troppo grandi. Fanno parte di lui, e lui è uno dei suoi amici più stretti su cui potrà sempre contare.
James salta giù dal muretto e dopo aver fatto un cenno di saluto a Connor, si avvicina verso Emma e le da un bacio sulla guancia con un sorriso.
«Ciao Ems» James è un cupcake, a farla breve.
Con il maglione largo e le Dottor Martens, come va di moda ora, cerca in ogni modo di essere normale, e mille volte gli hanno ripetuto che gli interessa troppo del pensiero della gente.
Ma infondo come biasimarlo?
Quando Emma lo ha conosciuto era tra i più presi di mira lì a scuola.
Ogni tanto si lamenta che con degli amici come loro non potrà mai essere accettato, ma tutti sanno che non li abbandonerebbe mai.
Non James, non quel ragazzo che con un sorriso perfetto farebbe di tutto pur di strappare una risata a tutti loro.
Si sistema il ciuffo biondo, si risiede sul muretto e «Com’è andato l’incontro?» chiede rivolto a entrambi.
«Sì, non dovevate parlare della terza stagione di…» aggiunge Brad cercando di ricordare di quale delle tante serie tv di cui Emma e Connor sono ossessionati.
«Sherlock, sì» sorride Connor «abbiamo anche ruolato Harry Potter alla fine»
«Io vi ho portato…» inizia a parlare Bradley, ma si interrompe subito quando sente le ruote di uno skateboard fin troppo familiare avvicinarsi sempre di più, e quando si gira c’è effettivamente Tristan che li sta raggiungendo, quinto e ultimo componente di quel gruppo sgangherato di amici, nonché la ciliegina sulla torta per completare il quadretto.
Con lo skateboard e le solite cuffie alle orecchie, che ormai sembrano in simbiosi con lui, Tristan va talmente male a scuola che è considerato uno dei peggiori dell’intero istituto.
E stupido lo sembrerebbe davvero, se solo non fosse letteralmente un’enciclopedia umana nel campo della musica, unica cosa che lo interessa per davvero.
«Ciao ragazzi!» esclama, con la sua solita allegria che riesce a contagiare sempre tutti.
Si salutano battendo il cinque, mentre a Emma da il solito bacio sulla guancia.
«Appena in tempo» continua il discorso Bradley, riservandogli un sorriso che proprio non riesce a trattenere, e che Tristan proprio non riesce a non ricambiare.
«Sì, appena in tempo per l’assolo di Highway Star dei Deep Purple, uno dei migliori della storia» dice poi, con la musica nelle cuffiette che va avanti e mentre fa finta di suonare una chitarra.
James si lascia scappare una risata sotto lo sguardo di rimprovero di Bradley e si unisce all’amico suonando un’immaginaria batteria nell’aria.
Anche Emma e Connor si aggiungono ridendo, e Brad scuote la testa e alza gli occhi al cielo, ma con l’ombra di un sorriso disegnata sul volto.
«Dicevo…» continua, togliendo con uno scatto le cuffie dalle orecchie di Tristan e guadagnandosi dunque una fulminata, che però si trasforma subito in un mezzo sorriso – perché si sa che quando si tratta di Brad, il biondo non riesce ad arrabbiarsi – tanto che Bradley arrossisce appena prima di ricominciare a parlare.
«E’ arrivato il momento, vi ho portato altri libri» prende il suo zaino e prende quattro libri, e Emma sorride entusiasta: il riccio ogni mese presta un libro ad ognuno di loro sotto suo consiglio, così da avere sempre qualcosa da leggere.
Lei ama quell’idea, e probabilmente è l’unica:
James lo prende e sbuffa, e senza neanche guardarlo lo butta nello zaino.
A Connor da Il Signore Delle Mosche di William Golding.
Emma saltella entusiasta quando si ritrova tra le mani Il Grande Gatsby, non vede l’ora di leggerlo.
Tristan fissa Il Ritratto di Dorian Gray e se lo rigira tra le mani come se fosse qualcosa di alieno. Ma tanto lui quei libri, sicuramente non li legge.

Hanno passato lì, a ridosso di quel muretto, almeno un’ora e mezza buona senza nemmeno rendersene conto.
E’ sempre così, tra di loro, e solo quando hanno visto la luce del sole calare sempre di più, a causa delle più corte giornate invernali, si sono resi conto di quanto tempo è effettivamente passato e si sono limitati a ridere.
Una volta salutati tutti, Connor prende la mano di Emma e la stringe forte riservandole un sorriso, per poi iniziare a camminare: abitano relativamente vicini, quei due, per questo ogni volta che tornano a casa, che sia da scuola o da un pomeriggio con gli altri, hanno sempre il piacere di tornare a casa insieme.
«Sto fangirlizzando dentro in un modo che tu neanche immagini» sbotta Emma dopo essersi accertata che si fossero allontanati abbastanza.
Connor alza gli occhi al cielo e si lascia scappare una risata. «I Tradley?»
«Oddio sì! Ma hai visto quei due? Si piacciono, è ovvio, chiaro, limpido, cristallino»
«Ems, tu vedi coppie da shippare ovunque»
«Non sono pazza, ma lo vedi come si guardano?»
Connor si gratta la testa con la mano libera e fa finta di pensarci. Poi scrolla le spalle.
«Si completano» se ne esce, facendo fare degli urletti di gioia a Emma.
«Oddio sì, potremmo fargli fare il cosplay di Draco e Harry che ne dici?»
«Di Draco e Harry? Ma a me non piacciono insieme»
«Lo so che non ti piacciono insieme, e io ho anche il coraggio di chiamarti migliore amico?» scherza Emma ridendo, e lui le da una piccola spinta che per poco non la fa cadere rovinosamente.
Ridono per metà strada della quasi caduta di lei fino a rimanere senza fiato.
La scena era stata troppo comica.
«Inizia a fare freddo» osserva Emma poi dopo un attimo di silenzio, stringendosi di più al braccio di Connor, che arrossisce appena ma non esita ad avvicinarsi di più la ragazza.
«Dovresti coprirti di più, la mattina»
«Ho addosso due maglioni»
«Eppure hai freddo, quindi mettitene tre» fa spallucce Connor, e ride davanti alla fulminata di Emma. «la mia felpa te la scordi, questa è la mia preferita» continua, sorridendo soddisfatto mentre osserva la sua felpa blu, il suo colore preferito.
«Chi ha detto che voglio la tua felpa?» puntualizza lei.
«Le altre mie centomila che nascondi nell’armadio».
Emma sta per controbattere, ma si limita ad alzare le spalle facendo ridacchiare Connor.
«Basta dirlo se le rivuoi indietro» sbuffa. Ormai erano arrivati davanti a casa di lei.
«No» dice, fermandosi davanti al suo cancellino e mettendosi davanti a Emma. «puoi tenerle se vuoi» e le sorride, guardandola negli occhi.
Emma sfoggia un sorriso a trentadue denti e lo abbraccia.
«Grazie, e ci vediamo domani» esclama, entusiasta.
«Ciao Embreon»
Embreon. Emma non riesce a trattenere una risata.
Quello è il nome con cui la chiama Connor nei suoi momenti particolarmente teneri, perché è il nome con cui l’ha chiamata il giorno in cui si sono conosciuti: avevano sei anni, era il giorno di Carnevale e Emma si era vestita da Umbreon, il suo Pokèmon preferito.
Contando che i Pokèmon erano la cosa preferita al mondo di Connor questo non poteva fare altro che avvicinarsi, e le chiese se il suo nome fosse Umbreon.
«No, è Emma» lo corresse lei. Lui sorrise, con quel sorriso quasi senza denti.
«Allora sei Embreon» e detto quello non è bastato altro, sono diventati amici.
E visto che Connor è ancora fissato con ogni tipo di videogioco, e dunque anche con i Pokèmon, quel nome è rimasto per le occasioni speciali, perché ricorda un momento speciale.
Lei si limita a dargli un bacio sulla guancia ed entrare in casa, senza smettere nemmeno un attimo di pensare a quante cose hanno passato insieme e a quanto diavolo è fortunata ad averlo.

 

 

 

* * *

 

 

 

Emma ha il naso appiccicato alla copia del Grande Gatsby che gli ha prestato Bradley, e non si accorge del corridoio già pieno di studenti contro i quali ha rischiato di sbattere almeno dieci volte. Ma è più forte di lei, lo sta adorando, quel libro.
Gatsby rappresenta al meglio, secondo lei, l’altra faccia della medaglia, ovvero quella che rappresenta un sogno, in questo caso l’amore, che non avrà mai modo di realizzarsi.
La cosa più bella qui, però, è la speranza.
Quella speranza che porta avanti un uomo fino all’ultimo.
Quella speranza che, chi più o chi meno, hanno tutti, senza esclusioni.
Potrebbe finire bene, o male, ma intanto lei c’è. A prescindere.
«Ems!» la richiama Connor sventolandole la mano davanti alla faccia.
«Shh, è un momento cruciale» e lui sbuffa e la sposta appena in tempo prima che andasse contro a quel ragazzo dell’ultimo anno, con cui nessuno vorrebbe mai avere a che fare.
«Buongiorno!» li salutano Tristan e Brad, e Connor spera che almeno questa scena Tradley la distragga da quel maledetto libro, ma nemmeno questo ha funzionato.
Emma si limita a borbottare un ciao e a continuare la lettura, mentre Connor fa segno agli altri di non farle caso.
«Sono felice che ti piaccia il libro, Ems» sorride Bradley rubandole un bacio sulla guancia, nonostante lei continui imperterrita a leggere.
James li raggiunge subito dopo, ed era decisamente di buon umore, visto che non ha fatto altro che ricordare a tutti quanto fosse felice e quanto quel weekend sarebbe stato fantastico.
«Stasera ci siete?» chiede Tristan a un certo punto con un sorriso.
Il biondo, infatti, ogni lunedì sera si esibisce al Liberty, uno dei locali più famosi della città.
Alla parola “stasera”, Emma scatta.
«Stasera!» urla chiudendo il libro davanti a suoi occhi.
Connor scoppia a ridere davanti alla faccia confusa degli altri e «esce il terzo episodio di Sherlock» spiega.
«TERZO EPISODIO» e mentre Emma si mette a fare un ballo della felicità improvvisato, Connor parla anche per lei «Scusa Tris, stasera non possiamo proprio».
Il biondo non ci è rimasto male, anche perché è ogni lunedì sera e comunque sa quanto è importante per loro, per questo si limita a sorridere e a fare spallucce.
«Sarà per lunedì prossimo dai, tu James?»
E sembra che James non vedesse l’ora che qualcuno gli ponesse quella domanda.
Allarga il suo sorriso e, quasi trattenendo le urla di gioia – peggio di Emma che sclera per Sherlock - «Indovinate chi andrà alla festa di Allyson stasera?» annuncia.
«Allyson? La cheerleader?» chiede Connor, e James annuisce energico e fiero di sé stesso.
«Come cavolo hai fatto?» Bradley è davvero stupito, perché Allyson Cooper è spregevole, è molto selettiva, e anche solo il fatto che James sia amico di uno come lui non avrebbe dovuto permettergli un privilegio simile.
«La palestra. La palestra fa miracoli, ve lo dico sempre» e da lì è nata una discussione pro o contro la palestra.
Un po’ come al solito.
Mentre si continua a parlare della festa di stasera, Tristan lancia un sorriso a Brad, che il riccio non esita a ricambiare mentre aggiusta gli occhiali spessi sul naso.
«Ci sarai solo tu, allora» dice, appoggiandogli un braccio sulla spalla e dandogli un bacio sulla guancia.
Emma è ancora presa ad agitarsi e continua a ripetere “Sherlock” e “ultimo episodio”, ma sta cominciando a tornare tra gli esseri viventi e ha sentito la conversazione e sono davvero troppe cose insieme da sopportare.
Perché è buffo pensare a come Bradley è quello a cui interessa di meno della musica, e nonostante questo, e nonostante il compito di biologia di domani –per il quale, in circostanze normali, starebbe a casa a studiare ore – alla fine è l’unico ad andare sempre alle esibizioni di Tristan.

 

 

 

* * *

 

 

 

 


Casa di Connor è sempre stata un po’ come la sua seconda casa.
Anzi, probabilmente Emma si sente più a suo agio lì che in qualsiasi altro posto al mondo.
E lo capisce anche ora, mentre guarda per la millesima volta i quadri, i mobili e le decorazioni di casa Ball, ed è sul divano con Connor che la abbraccia da dietro, con un thè fumante davanti e stanno facendo la maratona di Sherlock, giustamente, prima del terzo e ultimo episodio della terza stagione. Fuori il sole è già calato e il canto delle cicale accompagna il buio incombente.
Si sente così tranquilla. E felice.
Come se nulla potesse andare storto, in quel momento.
«E’ stato fantastico» recita a memoria Connor, ovvero John, guardando il primo episodio.
«Lo pensi davvero?» continua Emma sorridendo e ruolando Sherlock, come al solito.
«Certo che lo è stato. E’ stato straordinario, davvero straordinario»
«Non è quello che la gente dice di solito»
«E cosa dice di solito?»
«Sparisci»
«Sappiamo tutte le battute a memoria ti sembra normale?» ridacchia Connor tornando alla realtà, Emma si gira appena per pizzicargli una guancia e «Certo, Jawn».
Sta per rigirarsi, ma si scontra contro gli occhi azzurri del ragazzo, così dannatamente profondi e trasparenti, che Emma si ritrova senza fiato.
Ha sempre pensato che Connor avesse gli occhi più belli del mondo, ma quel giorno, in quel momento, le sembrano diversi, come se li vedesse per la prima volta sotto una nuova prospettiva.Connor le sorride appena con aria interrogativa.
Effettivamente la ragazza lo sta fissando da più tempo del necessario.
Emma tossicchia leggermente, per poi rigirarsi e concentrarsi sull’episodio.
Prende un respiro profondo.
Non riesce a rilassarsi nemmeno quando sente Connor stringerla ancora più forte, e cerca di ignorare quella strana sensazione che la pervade.
«Vuoi qualcosa da mangiare? Tua mamma ha portato i muffin» dice alzandosi di scatto e dirigendosi subito in cucina.
«Ok, grazie» sente dire Connor, ma quando arriva in cucina la prima cosa che fa è aprire il rubinetto e rinfrescarsi il volto.
L’emozione per l’ultimo episodio di Sherlock la sta decisamente mandando fuori di testa.
Si avvicina ai muffin, ne prende uno, quello alla panna, lo addenta e si lascia andare.
La madre di Connor è decisamente troppo brava a cucinare.
Comunque, sta lasciando in sospeso una serie tv no?
Prende l’intero vassoio e lo porta di là, dove la aspetta un Connor sorridente.
«Tutto bene?» le chiede poi, riferendosi allo strano comportamento della ragazza.
«Certo! Sto solo sclerando, sai, i feels». Il ragazzo fa spallucce e addenta un muffin al cioccolato.
«C’è ancora poco da aspettare» si agita, perché anche lui sta impazzendo, ma lui non ha quegli atteggiamenti da pazzo che caratterizza una fangirl. O almeno, non sempre.
Si rimettono nella stessa posizione di prima e continuano a guardare gli episodi.
«I’m not a psychopath, Anderson, I’m a high-functionating sociopath. Do your research»
Secondo episodio della prima stagione, una delle frasi più famose.
Connor guarda Emma e scoppia a ridere. Insomma sono così strani quei due.
Fanno parte di un mondo in cui la vita reale non è compresa.
Sono strani, certo, ma lo sono insieme.
Ed è un pensiero che è balenato nella testa di entrambi in quel momento, e lo hanno capito da un semplice sguardo. Come capiscono tante cose l’uno dell’altro senza nemmeno parlare.
E Emma non vuole ammettere che quella sensazione non è sparita, e infondo al suo cuore lo sa che, stavolta, Sherlock o qualunque altra serie tv, cartone, o band per cui lei e Connor sclerano sempre non c’entra niente.
Questa è la vita reale, e quelli che prova sono veri sentimenti per una persona in carne e ossa.
Connor è sempre stato la sua ancora, quello che l’ha tenuta con i piedi per terra e che le ha comunque permesso di essere sé stessa, sempre.
E non importa quanto siano “sociopatici ad altro rendimento” fin quando saranno loro due.
«Sei il mio John, Connor Samuel John Ball, e lo sarai sempre» si lascia scappare Emma, e Connor si limita a fissarla negli occhi per un tempo che sembra interminabile.
E’ diverso, questa volta. E’ tutto così diverso quella sera.
Emma lì si è sempre sentita a casa. Ma mai così protetta.
«Sta zitto» continua lei, per sdrammatizzare.
Lui capisce e «Non ho detto niente»
«Stavi pensando. E’ fastidioso» conclude la battuta Emma.
E Connor pensa che non potrebbe avere uno Sherlock migliore nella sua vita.

Dire che il terzo episodio è stato fantastico è dire poco.
Il finale di stagione più bello di sempre, anche se ha ovviamente lasciato tutto in sospeso, con il presunto ritorno di Moriarty, uno dei personaggi preferiti di Emma nonostante sia il cattivo.
La trama dell’episodio, comunque, è a dir poco geniale.
Emma saltella come una pazza con la coperta sulle spalle, e Connor ride ma sta sclerando anche lui e la segue mentre si scambiano pareri sconnessi sulla puntata.
«Chissà quanto dovremo aspettare per la quarta stagione» si lamenta Emma mentre si butta sul divano come un sacco di patate.
Connor allora le va sopra e inizia a farle il solletico sul collo, cosa che lei odia, Emma scatta in piedi e inizia a ridere e a urlare e a insultare Connor che intanto continua a ridere come un matto.
Ma infondo è così bella vederla ridere, anche se è tra un insulto e un altro.
«Connor» e ride «smettila o ti ammazzo sul serio»
«Perché dovrei Embreon?»
Qualcosa in Emma scatta.
Riesce a liberarsi dalla sua presa, e lo abbraccia, lo stringe forte.
«Perché ti voglio bene John».
Connor rimane sorpreso da quel gesto improvviso, tanto che passa qualche secondo prima che anche lui la stringa a sé.
Sente il respiro della ragazza vicino al suo orecchio ed è la cosa più bella del mondo.
«Anch’io Sherlock» sussurra.
Emma si stacca appena per guardarlo negli occhi e ridacchia.
«E’ un po’ strano, no?» constata.
Connor alza le sopracciglia e fa spallucce.
«Beh, infondo è anche un nome da femmina, o sbaglio?» se ne esce citando una delle ultime battute dell’episodio appena concluso, e facendo collassare Emma sul divano.



 

* * *

 

 

 

«Ragazzi ho corretto i vostri compiti».
Emma odia sentire questa frase dal suo professore di matematica.
Preferirebbe fare la maratona di New York che fare una verifica di matematica, e lei non è una tipa sportiva.
Lancia un’occhiata spaventata a Tristan, l’unica cosa positiva di quelle ore agonizzanti, ma il biondo le sorride leggermente. Sembra tranquillo.
Probabilmente non gli interessa nemmeno molto della sua media.
«Tris giuro che se è un’altra insufficienza io…» sbuffa Emma buttandosi la testa tra le mani.
«Dovresti chiedere aiuto a Bradley, è un ottimo insegnante» la informa lui, e la ragazza deve trattenersi dallo sclerare per potergli lanciare un’occhiata confusa.
«E tu come fai a saperlo?» riesce appena in tempo a rivolgergli questa domanda, quando sente il foglio del compito in classe caderle sulle mani e Emma è davvero spaventata.
Abbassa lo sguardo e… Insufficiente.
Ovvero, non sufficiente.
Cioè ciò che è e sempre sarà Emma in quella materia inutile chiamata matematica.
Continua a fissare il suo voto ed è preoccupata.
Non può continuare in questo modo, o si sarebbe giocata l’anno solo per una materia.
Guarda Tristan, di solito unica sua consolazione, che intanto ha ricevuto il suo compito, ma il biondo ha un sorriso inaspettato stampato sul volto e gli brillano gli occhi come se tra le mani tenesse una vera reliquia al posto che una verifica.
Emma lo guarda con aria interrogativa, e lui allarga ancora di più, se possibile, il suo sorriso.
«Massimo del punteggio» afferma.
Emma si sente sprofondare.
Come ha fatto Tristan a prendere il massimo del punteggio in un argomento di totale ragionamento come la trigonometria?
«Come cavolo hai fatto?» dice infatti.
Tristan si limita a sorridere, e Emma potrebbe giurare che in tanti anni che lo conosce questa è la primissima volta che vede Tristan Evans arrossire.
«Chi è andato male guardi cosa ha sbagliato, per casa dovete fare la correzione e portarla per la prossima volta» la distrae il professore.
Bene, perfetto.
Emma sbuffa e si accascia sul banco.
Non vuole più sentir parlare di matematica per il resto dei suoi giorni.

Quando escono dall’aula, Bradley è lì ad aspettarli. O meglio - ed è Emma ha davvero avuto questo dubbio – ad aspettare Tristan.
I due si abbracciano dopo che Tristan comunica il suo voto e «Sono disperata» se nesce Emma, per poi lasciarsi andare sulla spalla del riccio che cerca di consolarla con dei grattini sulla testa.
«Ems ti posso dare una mano se vuoi» le dice, sistemandosi gli occhiali spessi sul naso.
A Emma si illuminano gli occhi e alza la testa di scatto «Lo faresti?».
«Ovvio, ma tu scordati qualunque serie tv se prima non facciamo almeno due orette e mezza di esercizi» dice ridendo, e Emma annuisce rassegnata.
«Grazie mille, che materia avete ora?»
«Io e lui abbiamo storia» stavolta è Tristan a parlare, che, continuando ad ammirare il suo voto, si è già messo le cuffie nelle orecchie perché era rimasto decisamente troppo senza musica.
«Ok, ci vediamo dopo allora» li saluta, senza pensare assolutamente a quanto sarebbe belli quei due insieme. Ma dopo che l’hanno salutata e i due vanno nella direzione opposta, uno abbracciato all’altro, Emma è
costretta a pensarci.
Perché sì, vede spuntare dallo zaino semi aperto del biondo niente meno che il Ritratto di Dorian Gray, il libro che gli ha dato Bradley, con tanto di segnalibro a più della metà delle pagine.
Davvero Tristan Oliver Vance Evans sa leggere? Libri veri, si intende. Grandi classici.
Emma davvero non riesce a credere che il riccio sia riuscito a fargli leggere un libro così.
Non riesce davvero a credere alla potenza dell’amore – perché ormai ne è praticamente certa, quei due sono innamorati – che ha unito due persone così diverse da vivere in un due mondi completamente opposti.
Perché a Emma viene solo da ridere a pensare a Bradley con una chitarra in mano mentre spiega i dettagli di un brano rock, e fino a un minuto fa sarebbe stato uguale a pensare a Tristan che legge un libro come Il Ritratto di Dorian Gray.
Ma l’amore è qualcosa di così complicato, ma allo stesso tempo così estremamente semplice. Perché come può un sentimento renderti contemporaneamente felice e triste, senza neanche darti un preavviso. Può nascere per qualcuno che è completamente opposto a te, o qualcuno con cui hai talmente tante cose in comune che ti sembra naturale stare in sua compagnia.
Emma alza lo sguardo e vede Connor che con un sorriso la saluta da infondo il corridoio e le viene incontro.
E il suo cuore si ferma.

 

 

 

* * *

 

 

 


«Emma, hai finito di fargli foto?» la richiama James passandole una mano davanti alla macchina fotografica.
Emma alza gli occhi al cielo e «Guardalo, è troppo in una posa artistica» si giustifica.
Lei, James e Connor hanno deciso di andare al parco, quel pomeriggio, perché è davvero una bella giornata e sarebbe stato un peccato sprecarla rimanendo in casa.
E Emma ha una voglia matta di fare fotografie e questa è l’occasione perfetta.
«Non volevi fotografare la natura?» ridacchia James giocando con un bastoncino.
«Connor è un essere umano, l’essere umano è un animale, e gli animali sono natura» dice, cercando di regolare la luce.
James la fissa negli occhi per un tempo che sembra interminabile e inarca le sopracciglia. Emma conosce quello sguardo, James vuole scoprire se sta nascondendo qualcosa, e lei si sente terribilmente a disagio.
Connor è vicino ad una pianta molti metri più avanti, troppo intento ad esaminare alcune castagne in terra per sentire la conversazione tra i due, e non si accorge neanche di essere il soggetto delle foto che Emma continua a scattare
«E poi fotografo quello che voglio» continua ad un certo punto lei, non sentendosi giustificata abbastanza.
James le arriva accanto e spia quello che fa con la macchina fotografica.
«Secondo me…» inizia
«Com’è andata la festa, alla fine? Non mi hai più raccontato» cambia abilmente argomento, e James se ne rende conto, ma è troppo contento e a qualcuno deve pur raccontare dell’epicità di quella serata.
«Molto bene, era pieno di gente»
«Persone importanti, immagino» commenta lei, reimpostando la macchina fotografica per una nuova foto.
«Ovvio, mi hanno trattato tutti bene. L’altra mattina David mi ha salutato in corridoio»
«David Truman? Il capitano? Ci stai riuscendo, ad essere normale» quasi urla dallo stupore, ma senza staccare gli occhi dalla macchina.
«Già» sorride James, compiaciuto, e dopo aver trovato un nuovo bastoncino con cui giochicchiare si rimette a fissare Emma, concentrata a scattare fotografie una dietro l’altra.
Guarda Connor, e poi guarda Emma. Così per interi minuti.
«Ems, Ems, Ems» sospira d’un tratto.
«Cosa?» chiede Emma senza togliere lo sguardo, ma James non risponde ed è costretta a girarsi per capire cosa gli sta passando per la testa, e lo trova con un sorriso comprensivo stampato sul volto.
«Cosa?» ripete, confusa.
«Secondo me ti piace» se ne esce, e la ragazza non ha nemmeno avuto la reazione che si aspettava, come scoppiare a ridere fragorosamente, ma si limitò a sbuffare e ad alzare gli occhi al cielo.
«E’ il mio migliore amico, James»
«Proprio per questo lo dico, lo conosci più di chiunque altro»
Emma smette definitivamente di fare foto e entrambi si siedono ai piedi di un albero.
«Ad esempio?» sospira, rassegnata a dover affrontare quel discorso.
«Qual è il suo colore preferito?»
«Il blu, ovvio»
«Il suo film preferito?»
«Harry Potter, il terzo, sempre ovvio»
«Band preferita?»
«All Time Low, ancora più ovvio»
«I suoi videogiochi preferiti?»
«Final Fantasy e Pokémon, sono cose che sappiamo tutti» e sta per rialzarsi per ricominciare a fare foto, ma «Sai qual è la sua più grande paura?» continua lui.
«Gli scarafaggi».
James ridacchia appena e scuote la testa, per poi fissarla negli occhi, serio.
«Perderti, Emma»
E il suo cuore si ferma, di nuovo. E anche solo il fatto che James il cupcake l’avesse chiamata con il suo nome intero significa che è convinto di quello che sta dicendo.
Emma non può ignorare queste sensazioni, ma non può neanche lontanamente pensare all’ipotesi di James. Non riesce nemmeno a dirlo.
Emma si ritrova in piedi su una panchina a cercare l’angolazione migliore per scattare delle altre fotografie, quando Connor ritorna tra loro e si mette a fare una riproduzione della scena finale della seconda stagione di Sherlock quando si butta dal palazzo, ovvero la panchina.
E Emma ride come non fa con nessun altro, perché non è il contesto in sé, ma è lui, è Connor che la fa sentire così. Cerca di ignorare lo sguardo insistente di James, ma è difficile, non la lascia nemmeno un secondo e non può fare a meno che farla pensare.
Infondo cosa sarebbe lei senza Connor? Il nulla, il nulla totale.

 

 

 

* * *

 

 

 

 

«E’ così affascinante la trigonometria» sospira Bradley bevendo il succo d’arancia dal suo bicchiere, e Emma non riesce a trattenersi dal fulminarlo con lo sguardo e dargli una sberla sul braccio.
«Davvero» dice il riccio facendo spallucce «ed è anche facile, il teorema del coseno, o di Carnout, afferma che… ».
Qualche giorno prima di un altro compito in classe di matematica, Bradley ha ricordato a Emma della sua offerta di aiuto e l’ha invita a casa sua per ripassare l’odiata trigonometria. Inutilmente.
La ragazza lo guarda come se stesse parlando arabo.
«Andiamo Ems, lo abbiamo ripetuto cinque secondi fa» lei si limita a sbuffare e lasciarsi cadere sulla sedia, rassegnata.
Lo sguardo di Bradley si intenerisce e si alza per andare verso il frigorifero.
«Facciamo una pausa dai, vuoi qualcosa da mangiare? Ci sono i miei pancake, Tristan li ha adorati» Emma quasi rischia di strozzarsi con il succo d’arancia e Bradley scoppia a ridere.
«Va tutto bene?» chiede, ritornando da lei con il piatto pieno di pancake.
«No» risponde sinceramente «James mi manda in crisi»
«James?» chiede, sconvolto «provi qualcosa per James?»
Emma sgrana gli occhi e si rizza di nuovo sulla sedia.
«No! Ma mi fa credere che tra me e Connor ci sia più di un’amicizia e quindi mi manda in crisi»
Parlare con Bradley è sempre un piacere, per Emma, perché lui ascolta sempre tutto ciò che ha da dire e non si stanca mai di aiutarla in tutto.
«Te lo fa credere o è davvero così?» ma in quel momento lo avrebbe picchiato, a sangue.
Emma sbuffa e fa cadere la testa tra le mani
«Ti ci metti anche tu, ora?»
«Pensaci, Ems. Se non ci fosse più di un’amicizia non saresti nemmeno andati in crisi, o no?»
«E tu e Tristan allora?» tutta la sicurezza di Bradley si distrugge con una semplice domanda, e il riccio vorrebbe sotterrarsi quando si sente la faccia andare a fuoco.
«Cosa c’entra Tristan?».
Emma fa spallucce. Non voleva metterlo a disagio, voleva solo difendersi.
«Da quando hai una chitarra?» continua lei, indicando lo strumento appoggiato vicino al divano in salotto.
Bradley non è bravo a mentire e non lo è mai stato, piuttosto preferisce non dire nulla.
E il silenzio in quel momento ne è la conferma.
«Ho un libro per te» dice ad un certo punto, alzandosi e sparendo per pochi secondi in camera sua. Emma intanto continua a fissare la chitarra, ed è più che convinta di non averla mai vista a casa di Bradley, non può
essere nemmeno di uno dei suoi genitori.
Quando ricompare, il riccio tiene tra le mani Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, e senza dire una parola lo infila nello zaino di Emma abbandonato sul tavolo in cucina.
Poi le lancia uno sguardo e sorride.
«Magari ti può aiutare» fa spallucce, e si rimette a sedere accanto a lei facendo finta che quelle conversazioni non siano mai avvenute.

 

 

 

* * *

 

 



Bradley deve essere una specie di divinità o qualcosa del genere, perché solo uno con dei poteri potenti sarebbe riuscito a far prendere una sufficienza in trigonometria a Emma.
Ma ora come ora il come ha fatto non le importa proprio, riesce solo a saltellare dalla gioia e picchiettare sul braccio di Tristan che ride appena sotto i baffi.
Anche lui è riuscito a prendere un altro bel voto, ed è talmente contenta che se potesse farebbe costruire una statua a Bradley nel centro di New York, al posto della statua della libertà, solo per ringraziarlo.
«Ti rendi conto?!» esclama Emma a James quando lo trova fuori dalla sua classe, sventolandogli il foglio della verifica davanti agli occhi.
Anche James ride, contento, e si lascia abbracciare per un minimo di dieci volte al minuto perché Emma gli vuole troppo bene, anche se in realtà in quel momento vuole troppo bene a tutto il mondo.
«Credo che Tristan mi darà volentieri una mano per ripagarti, veroTris?» e fa un occhiolino a Bradley che sgrana gli occhi e improvvisamente fa fatica a deglutire.
Tristan invece si fa scappare una risata, ma il riccio non ha nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia probabilmente per i pensieri che gli sono passati in testa in quel momento.
«James, tienimela così, scatto una foto al voto». James ignora i palesi riferimenti erotici tra gli altri due, annuisce e prende il compiti tenendolo tra le mani.
Emma sta per scattare, ma ovviamente in quel momento, arriva Connor che corre velocemente verso di lei.Il cuore le va in gola, ma non ha nemmeno il tempo di pensarci che il ragazzo la stringe in un abbraccio stretto, uno di quegli abbracci alla Connor. La foto ovviamente è venuta mossa.
«Bravissima Embreon! Sei stata bravissima, vedi che ce la fai sempre? Sei la migliore».
Emma ridacchia appena e lo scosta dolcemente.
«Tutti questi complimenti? Guarda che dopo mi monto la testa».
Connor fa spallucce «Te li meriti» dice, e la ragazza lo guarda per la prima volta in tutta la giornata.
Indossa la sua maglietta di Hogwarts, quella che gli ha regalato lei il giorno del suo diciassettesimo compleanno, e pensa che non poteva fargli regalo migliore. Gli sta alla perfezione, fin troppo.
Nota un ciuffo di capelli ribelli fuori posto, e quasi istintivamente si alza in punta di piedi per sistemarglielo. Sono così vicini che Emma è sicura che potrebbe perdersi in quegli occhi azzurri, anche perché lui la sta fissando e deve concentrarsi con tutte le sue forze a guardare i capelli nonostante senta il suo sguardo insistente addosso.
Solo quando finisce di sistemargli i capelli e torna in piedi normale si concede di guardarlo.
«Connor, io…» non sa bene nemmeno lei perché ha iniziato quel discorso, e non sa nemmeno dove vuole andare a parare, ma non ci ha nemmeno dovuto pensare perché «Dobbiamo festeggiare!» la interrompe lui. Alla parola festeggiare la faccia di James, che aveva assistito la scena con occhi di chi la sa lunga, si illumina.
Apre la bocca per dire qualcosa, probabilmente per offrirsi volontario come organizzatore ufficiale, quando Connor continua e smonta tutti i suoi piani con un «maratona di Harry Potter solo io e te, stasera, che ne dici? Tanto domani non c’è scuola»
James sospira e alza gli occhi al cielo «E’ questa la vostra idea di festeggiare?»
Ma Emma lo ignora, perché non avrebbe potuto pensare a una serata migliore.
Annuisce sorridente e Connor la abbraccia di nuovo, e lei non riesce proprio a smettere di sorridere.
Solo io e te. Si ripete.
Solo io e te.

 

 

 

* * * 





«Ho portato le patatine!» esclama Emma entrando in casa di Connor come se fosse casa sua (e tanto è come se lo fosse).
Connor la raggiunge, la abbraccia e le prende le patatine di mano, esaminandole.«Complimenti signorina, dieci punti a Tassorosso» se ne esce, e ridono entrambi.
La prende per mano e raggiungono il salotto, dove Connor ha già preparato tutto l’occorrente per una notte (e anche parte della mattina) insonne, per una completa maratona di Harry Potter.
E’ una cosa da folli, certo, visto che sono otto film uno dietro l’altro, ma non è la prima volta che lo fanno e sanno che ce la possono fare. Infondo, loro un po’ folli lo sono.
Emma è nervosa. Ed è strano, perché non era mai stata nervosa accanto a Connor. Con lui non si erano mai create delle situazioni di disagio, e dentro di sé maledice tutti i discorsi con James o con Bradley che l’hanno portata a fare questi strani pensieri.
«Strano che non ti sei ancora sdraiata» le dice Connor ridacchiando e guardandola confuso, visto che è impalata in piedi davanti al divano non sapendo bene cosa fare.
«Stavo solo pensando» fa spallucce cercando di sembrare il più normale possibile, per poi prendere le coperte e spaparanzarsi sul divano nella sua solita posizione da “divano di Connor”.
Connor la raggiunge subito, dopo aver lasciato sul tavolo altro cibo preso dalla cucina e aver messo il primo film.
Lascia che la ragazza appoggi la testa sul suo petto, poi le circonda le spalle con un braccio.
Le carezze di Connor sul braccio sono decisamente troppo rilassanti e a Emma risulta difficile concentrarsi sul film, per fortuna che lo conosce a memoria.
Tu sei un mago, Harry?”
Io sono cosa?”
Recitano insieme, così per tutto il resto dei film, o meglio, dei film.
Durante il secondo, Emma non vorrebbe dire di sentire il battito cardiaco di Connor leggermente accelerato, ma lo sente e la testa le scoppia per i troppi pensieri che sta facendo.
Non può essere che Connor provi qualcosa per lei, più di un’amicizia si intende.
Può essere che sia emozionato per Harry Potter, no? Infondo è il momento in cui il giovane Harry sta salvando Ginnie, ragazza che tra l’altro si sposerà, dalla Camera dei Segreti.
Terzo film, il suo preferito.
Sapete, la felicità la si può trovare anche negli attimi tenebrosi. Se solo uno si ricorda di accendere la luce”. Dicono di nuovo a memoria, e Emma sente che Connor la stringe più forte, ed è troppo bello sentirlo così vicino.
Quarto film, ormai fuori è notte fonda, ma loro non se ne rendono neanche conto.
Hermione?” dice Connor insieme a Rupert Grint.
Sì?” risponde allora lei.
Tu sei una ragazza”
Però, che occhio”
Ridacchiano appena e Emma giura di sentire il cuore di Connor sotto il suo orecchio battere sempre più forte. Anche se non vorrebbe dire stronzate.
Ed è il quinto film, e la situazione sta davvero degenerando.
Connor non riesce stranamente a tenere gli occhi lontani da lei, e stranamente a lei questo fa piacere. Ricambia il suo sguardo arrossendo leggermente, e lei davvero non capisce cos’è che sente dritto nello stomaco e anche un po’ più su, sotto la cassa toracica.
Anche quando cerca di rilassarsi sul suo petto, sente gli occhi insistenti di Connor scrutarla, e il ragazzo inizia con una mano a giochicchiare con i suoi capelli.
«Ems, io credo che…» se ne esce, ormai lo hanno capito entrambi.
Emma deglutisce e senza dire niente non stacca gli occhi dal televisore.
«In realtà è da tempo che…» continua, ma non sa come continuare il discorso, o forse non ci riesce. Emma sgrana gli occhi, tanto lui non può vederla. Da tempo?
Non ci sarebbe stato bisogno di dire altro, in realtà, ma il discorso rimane così, sospeso nell’aria per almeno cinque interi minuti.
A un certo punto sente Connor ridacchiare appena e smettere di giochicchiare con i suoi capelli.
La alza delicatamente e la guarda finalmente dritto negli occhi, apparentemente dimenticandosi del film.
Vischio…” dice allora lei insieme a Cho Chang.
Emma è convinta che le stia per scoppiare il cuore.
Ed è sorpresa di quanto sia sicura di quello che sta succedendo, non si sente neanche un po’ titubante. Tanto che si ritrova a chiedersi da quanto tempo prova queste cose per Connor senza realmente ammetterlo a sé stessa per paura di rovinare anni di amicizia, vera amicizia.
Sarà pieno di nargilli” continua lui, la sua voce trema appena, ma poi si fa più audace e allunga una mano per accarezzarle una guancia.
Cosa sono i nargilli?”
La testa le gira talmente tanto che non capisce nemmeno più cosa sta succedendo. L’unica cosa che vede è l’azzurro degli occhi di Connor, e quando lui sussurra un “Non ne ho idea” insieme a Daniel Radcliffe vuole letteralmente esplodere dalla felicità quando sente le sue labbra premere sulle sue.
Sono così morbide,  e solo in quel momento Emma si rende conto di quanto le ha desiderate, da sempre da qualche parte infondo a sé.
E Connor sembra pensare la stessa cosa, perché la spinge per un braccio ancora di più verso di lui e approfondisce il bacio, come se fosse veramente da tempo che aspettava questo momento.
A Emma viene da piangere, e le fa male il cuore talmente sta battendo forte.
Il bacio è desiderato, ma non è troppo veloce o violento, al contrario è lento e sembra seguire una danza regolare che manda il cervello di Emma in cortocircuito e ringrazia di essere seduta o probabilmente non sarebbe riuscita a stare in piedi. Chissà dove Connor ha imparato a baciare così bene.
La stringe ancora di più sui fianchi e lei gli fa passare una mano tra i capelli.
Bradley e James avevano stra maledettamente ragione.
E’ come aver represso questi sentimenti per anni, e solo ora Emma capisce il motivo di tutte quelle volte che con Connor si è sentita così bene.
Ha sempre detto che a casa di Connor si sente del tutto a suo agio, ma la verità è che è Connor.
Connor è la sua casa.
Connor è la sua valvola di sfogo.
Connor è il suo migliore amico.
Connor è anche qualcosa di più.
Connor è il suo tutto.
«La verità è che mi piaci da sempre» sussurra Connor con il fiato corto al suo orecchio, la ragazza sorride e ricomincia a baciarlo e si da della stupida.
Chissà perché aveva sempre cercato di capire l’amore, quando ce l’aveva davanti agli occhi, da sempre.
Chissà perché non aveva mai ammesso che l’amore per lei significa serie tv, film, casa di Connor, e quella tonalità di azzurro che solo i suoi occhi hanno.

Chissà perché non aveva mai ammesso che l’amore per lei significa Connor.

  
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