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Autore: RiKKaRdo    03/08/2008    2 recensioni
Sei può dimenticare di avere fatto cose atroci? Probabilmente si può ma di certo il "dimenticare" è un perdono a noi stessi per cose indicibili da noi commesse... E si finisce all'inferno perchè non c'è paradiso per nessuno che riesca a far passare l'amnesia come perdono interiore e divino.
Genere: Malinconico, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Allora che fai domani?? » chiese Lucia alla sua migliore amica Federica.
« Vado con i miei al centro commerciale, quello in campagna... »
« Wow! Divertiti allora... Comunque ti chiamo, okay? »
« Okay, tanto sarà una noia... ».
Federica tornò a casa a piedi quella sera; il sole era già scomparso dietro la collina dove era solita andare con Lucia, ma il chiarore rossastro del tramonto dominava ancora il cielo, anche se qualche astro cominciava già a comparire.
Arrivò a casa, cenò, guardò un po’ la televisione e poi se ne andò a letto presto. La mattina seguente si svegliò giusto in tempo per la colazione preparata dalla sua adorata madre per tutta la famiglia, compreso anche suo fratello minore che aveva 4 anni all’incirca. Verso le 10 salirono in macchina e partirono per dirigersi al centro commerciale.
« Perché andiamo la mattina? Di solito andiamo nel pomeriggio! » chiese Federica al padre, che era alla guida.
A rispondere però fu la madre: « E' un'occasione speciale... »
« Okay... » rispose la ragazzina, sperando magari in una sorpresa appena arrivati al centro. Guardò fuori dal finestrino. La strada era la solita ma ad un certo punto l’auto sulla quale viaggiavano prese una direzione diversa, ignota. Federica non fece alcuna domanda, credendo che fosse solo una scorciatoia. Dopo qualche chilometro percorso in una strada sterrata la macchina si fermò bruscamente. La madre di Federica le chiese di scendere dall’auto e lei obbedì senza obiettare; era una ragazza diligente e obbediente che non metteva mai in discussione le decisioni dei suoi genitori. Anche il padre scese dal veicolo, ma si diresse verso il retro della macchina e frugò nel bagagliaio. Federica lo osservò per un po’ ma poi si girò dalla parte opposta per cercare di scoprire se si vedesse già il possente edificio a cui era diretta lei e la sua famiglia, ma sua madre le si piazzò davanti e cominciò a parlarle. Lei e sua madre erano solite parlare di qualunque cosa e le discussioni crescevano spontaneamente; ma ora sembrava esserci tensione fra i due familiari...
Proprio mentre stava parlando con la madre, la ragazzina sentì un forte dolore tra il collo e la spalla sinistra. Si vide ricoprire il petto da un manto caldo color rosso scuro.
È sangue” pensò; ed infatti lo era. Fece solo in tempo a voltarsi e vide la figura di suo padre che brandiva un accetta, probabilmente quella che usava a casa per spaccare la legne da ardere nel camino del salotto. Era sporca di rosso, lo stesso rosso scuro che ora avvolgeva quasi completamente il busto di Federica.
Scorse un ultima cosa: un corpicino umano impiccato su uno degli alberi che facevano contorno alla stradicciola. Realizzò che quello potesse essere il suo fratellino.
Una sola parola riuscì a pronunciare nonostante il sangue le ostruisse la bocca: « Perché!? ».
Il silenzio trionfò. Istantaneamente il dolore cessò e il sangue rientrò ad una velocità incredibile all’interno della ferita. Una voce roca di cui non si poteva determinare se chi la pronunciasse fosse uomo o donna irruppe nel silenzio più totale pronunciando le seguenti parole: “Benvenuta dove Dio non può nulla e dove il Demonio può tutto”.
Federica vide i corpi dei suoi famigliari tramutarsi prima in carne floscia e marcia, poi in ossa, poi in polvere. Uno squarcio si aprì nel terreno e la ragazzina da poco adolescente ne fu risucchiata. Il fondo del baratro, se ve ne era uno, era color rosso fuoco e sembrava pullulare di fiamme dai colori compresi fra il rosso e il giallo più splendente. Sulle pareti comparivano immagini di vita quotidiana e Federica si stupì di ciò che vide: lei alla sua età, sola in casa, con una accetta in mano, quella di suo padre, e i cadaveri dei suoi genitori sfigurati dalle ferite provocate dall’arma che aveva in mano. Vide suo fratello, impiccato al lampadario.
Non posso avere fatto una cosa del genere!” pensò, poi vide delle altre immagini: lei in clinica psichiatrica, l’elettroshock, il coma, il risveglio, l'amnesia... Ma ormai il peccato aveva impregnato di disonore la sua anima, destinata all’eterna sofferenza e a rivivere tutti i giorni quella tragedia: essere uccisa da una persona che si ama, come successe alla sua famiglia.
  
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