Era un giorno come tanti altri, lo ricordo nitidamente come se fosse stato ieri… Mi stavo incamminando verso casa dopo il mio consueto allenamento in palestra quando, a causa del forte temporale che imperversava, un fulmine fendette l’aria vicino a me esplodendo in un fragore micidiale. Il frastuono fu abbastanza improvviso e violento da farmi perdere i sensi e non ho idea di come il destino mi abbia permesso di essere qui a raccontarvi come è andata. Prima di spiegarvi cosa è successo mi presento: mi chiamo Gabriel Sullivan e sono uno studente straniero alla Kuoh Academy, situata in Giappone. Vivo con i miei nonni in città e sono al 3° anno di scuola che frequento senza troppo zelo ma i miei voti, per fortuna, non sono affatto male. Il mio aspetto è assolutamente comune: capelli castani corti, occhi azzurri, naso normale, statura nella media e fisico definito. Fino a quel giorno ho vissuto la mia vita nell’anonimato più totale e non potevo avere la benchè minima idea di quello che mi sarebbe successo da quel momento in poi.  Torniamo a noi dunque:  dopo aver ripreso i sensi mi accorsi subito di avere un mal di testa da primato e le orecchie che fischiavano senza sosta.  Non appena fui in grado di rialzarmi in piedi mi tastai il corpo per controllare la presenza di eventuali ferite e, per fortuna, esclusa qualche escoriazione sui gomiti, non mi ero fatto nulla. Mi guardai meglio attorno ma non c’era nessuno, più che comprensibile data la forte pioggia e i fulmini che in lontananza abbagliavano e scuotevano la città. Decisi di andare ad ispezionare la zona colpita dal fulmine che mi ha mancato per un soffio e, nella piccola voragine che si era formata, riuscii ad intravedere quella che sembrava una scatola di piccole dimensioni molto simile ad un portagioie. Come se la mia curiosità fosse guidata da un’altra entità, mi diressi verso quell’oggetto misterioso e, senza pensarci, lo toccai. Una luce abbagliante venne sprigionata presumibilmente da quel minuto contenitore e, quando si affievolì, non c’era più. Non riuscivo proprio a spiegarmelo. Lo avevo solo toccato con delicatezza ed è scomparso del tutto. Un’allucinazione dovuta al trauma causato del fulmine? Quella sera tornai a casa con la faccia decisamente sconvolta ma i miei nonni, decisamente un po’ anziani, data l’ora tarda erano già a letto a dormire. Mi misi a letto ma il pensiero di quanto appena successo non si decideva ad abbandonare la mia mente e, quando sembrava ormai giunto il momento di chiudere gli occhi, la debole luce del sole quando albeggia mi convinse a rinunciare al riposo. La prima giornata del nuovo me stava per cominciare solo che, allora, non potevo  ancora saperlo.