X GWEN DEL DUO ZOEY_GWEN
Dimentico tutto
Il sorriso non lo perder mai
qualunque cosa ti accada
Una
lacrima scende.
Un’altra
la segue a ruota.
Un
singhiozzo si infrange contro la gola.
Le
labbra si aprono in cerca di una boccata d’aria.
È l’inizio
di un pianto disperato.
Come poteva rispettare il
volere delle persone che amava?
Come poteva sorridere, in
quel momento?
Lo
aveva promesso a loro, aveva giurato che avrebbe continuato a sorridere, per
quanto fosse contro la sua natura. E aveva cercato di assecondarli, alzando le
estremità delle labbra, in un espressione falsamente sollevata. Loro se ne
erano accorti, ma erano rimasti in silenzio. Poi l’avevano lasciata sola, a
rompere quella recita che si era prefissata di compiere.
Aveva
urlato, tanto.
Senza
piangere, perché cercava comunque una forza che sapeva di non possedere.
Era
in camera sua, quella mattina, ricordandosi dell’addio che aveva dovuto dare a
tutti i suoi amici. Era stato doloroso, aveva un peso enorme sulle spalle:
quello di dimostrarsi felice, malgrado tutto. Ma aveva avuto un tuffo al cuore
vedendo le lacrime di tutti i suoi
amici. Dal primo all’ultimo, anche coloro che pensava non la considerassero.
Zoey*
era semplicemente distrutta, quando si erano riuniti al di sotto il palazzo
della gotica. Non appena aveva sentito la notizia si era gettata al collo dell’amica,
supplicandola di restare, di non lasciarla sola. Aveva persino abbandonato l’abbraccio
confortevole di Mike.
-Parto per andare ad un
fottutissimo college… vado via, per un bel po’…-
Un
sussulto aveva scosso i corpi dei presenti, che avevano rivolto gli occhi
lucidi al nulla.
Bridgette*
era nello stato di Zoey, ma riusciva a mantenere un qualche contegno,
stringendosi forte alle braccia del fidanzato, Geoff, ma il biondino era ancora
più sorpreso di lei.
Heather*
era rimasta di sasso, aprendo la bocca e cercando di non far uscire
semplicemente un sussurro strozzato, cosa che si rivelò inutile. Come poteva
essere triste? Si levava finalmente quell’impiccio che le aveva rubato tante
volte la scena e non avrebbe dovuto neppure sporcarsi le mani per ucciderla,
cosa che meditava da anni, ma per chissà quale ragione non aveva mai fatto.
Aljeandro, al suo fianco, le accarezzò la schiena, cercando di mantenere lo
stesso contegno della fidanzata.
Courtney*
aveva piegato le sue labbra da un ghigno ad un espressine sconcertata. Amava
vedere la gotica sofferente, accontentava la sua sete di vendetta e anche una
buona dose di sadismo… ma ora era un’altra storia, ora Gwen doveva sparire,
andare via per sempre. Ecco che il lato drammatico fuoriusciva dal suo corpo,
straripando. Ma non pianse, si trattene anche più di Heather, perché tanto lei
lo sapeva che Gwen l’avrebbe abbandonata. La sua nemica-amica, colei che
avrebbe voluto distruggere ma allo stesso tempo stringere forte tra le braccia.
Rivolse la testa da un lato, emettendo un –Mh- altezzoso. Ma di nascosto
strinse la mano a Scott, supplicandolo con gli occhi di inventare una scusa ed
andarsene.
Leshawna*
aveva palancato i grossi occhioni castani, fu l’unica ad urlare un –Cooosa?!-
sorpreso. –Ma ci pigli in giro?!- Aveva chiesto, oscillando la testa da un
lato, mordendosi le labbra marcate dal rossetto e stringendola in un abbraccio esuberante.
–Oh, mozzarellina…- Le aveva detto, accarezzandole la testa convinta.
Courtney
continuava a mantenere il suo atteggiamento. Lei era la più grande lì in mezzo
e non poteva abbassarsi a dare un addio a quella cosa insignificante. Sarebbe
dovuta crescere e diventare del suo stesso calibro.
qualcosa ti inventerai
non la vedi ma è la tua strada
e quando ti accorgerai
ti sembrerò un'altra storia
Gwen
si stava sentendo male. Aveva deciso di dare la notizia il più preso possibile,
per poi andare ad una discoteca qualunque.
Dove,
contraria ai suoi principi morali, si sarebbe ubriacata e sarebbe finita a
letto con qualcuno. Sì, voleva eccessi quella notte.
C’era qualcuno che mancava
all’appello: Duncan.
Alla
vista della sua assenza il mondo le era crollato addosso, aumentando la sua
voglia di tutto. Quella notte era
libera, aveva annunciato. Non reggeva l’alcool, figuriamoci qualche droga. Ma
lo voleva. Voleva esagerare, così, almeno per una volta, per imitare i suoi
amici. Heather, Al, Goeff… loro erano così e voleva dire addio in quel modo
scellerato.
Ora
però, cercava di scollarsi Zoey da dosso, dopo aver supplicato la ragazzona,
perché non la reggeva.
-Dai,
Zoey, questa… questa è la mia strada, io ho sempre sognato di andare al college.-
Quella
era una frase che serviva a lei, e non alla sua migliore amica. Lei doveva
autoconvincersi che fosse meglio così. Lei doveva abbandonare una parte di sé.
Non era neppure esatto: lei avrebbe dovuto abbandonare completamente sé stessa.
Loro erano tutto.
Una
lacrima scese, ma la fermò prima che Zoey se ne accorgesse.
Doveva
rendersi conto di ciò che si stava facendo scivolare dalle mani.
Ora
anche Courtney l’aveva lasciata sola, se ne era andata scappando.
e quella che lascerai
e non si toglie più
l'avere della paura
a meno che tu non ricordi com'era
Gwen
era rimasta disgustata da quel comportamento. Lei stava soffrendo, e la sua
ex-migliore amica se ne andava così? Lasciandola sola?
Ma
non sapeva ciò che si stava svolgendo nello stomaco della ragazza. Un su e giù
incredibile, una voglia di vomitare, l’esitazione nell’urlare la sua rabbia.
“Cazzo, perché? Che ho fatto
di male?”
Era
la domanda che rimbombava nel cervello dell’ispanica, mentre non si curava del
bruciore alle sue gambe, che le stava facendo male seriamente, per colpa della
corsa. Ma infondo, quel dolore era piacevole, le faceva dimenticare ciò che
avrebbe ingombrato la sua mente. Gwen. Aveva bisogno di scappare, via. E non
sapeva neppure quanto aveva corso, quando si bloccò per il bruciore agli arti
inferiori, capendo che altro dolore, anche se inflitto da sé stessa, le avrebbe
fatto solo più male. Alzò lo sguardo, fino ad allora bloccato sul terreno,
notando una figura maledettamente familiare su un ponte. Un ponte. Davvero? Era arrivata fino a lì? Fino al ponticello dove
passava tutte le serate con lui. E
non appena lo riconobbe perse un battito per la felicità. Salì piano sulla
superficie di cemento, cercando di non far rumore sui tacchi, rendendo il passo
felpato proprio come il suo solito. Gli toccò una spalle, facendolo sobbalzare.
Si girò, cercando di individuare il volto di chi l’aveva sfiorato, ma poi si
fermò, riconoscendo il suo odore.
–Court…-
Mormorò con una voce strozzata dalle lacrime. Come faceva, lui, a saperlo? Per
caso Gwen si era fatta sfuggire qualcosa? La mano dell’ispanica corse al viso
del ragazzo, accarezzandone con dolcezza i lineamenti. –Andiamo, Dunkino, se
stai così giù chi mi solleva a me?-
Aveva domandato con una punta di ironia, marcando il nome alterato del punk,
che aveva sorriso flebilmente, bagnando la pelle ramata di lei con lacrimoni di
tristezza. –Mi sento a pezzi.- Le aveva rivelato, dopo essersi seduto sul bordo
del ponte, avendola fatta accomodare sulle sue gambe. Sentiva il bisogno di
quella principessina, voleva qualcuno e chi meglio di lei? –A chi lo dici… ma
perché non sei venuto?- Lui aveva soddisfatto la sua curiosità, dicendole che
aveva visto i biglietti dell’aereo nel suo diario segreto e ne aveva letto
anche una pagina. Courtney avrebbe voluto rimproverarlo, ma non ne aveva il
cuore. Non era la prima volta che Duncan piangeva con lei, in effetti lo faceva
esclusivamente con lei. Forse,
essendo così simili, potevano aiutarsi e capirsi a vicenda, senza la paura di
essere giudicati. –Che vuoi fare? Restare qui tutta la notte? Guarda che la tua
dark non ha intenzione di starsene buona e io devo controllare Scott, quindi…-
Duncan scosse la tesa, l’avrebbe raggiunta. –Ma tu sei venuta qui da sola? Cioè…-
Lei aveva annuito, scatenando una risatina del punk, che l’aveva presa per mano
e se l’era avvicinata. Aveva toccato la sua guancia con la propria, sfiorandole
con l’indice la schiena.
Poi
aveva indicato una stella, quella più luminosa. –Gwen mi ha detto che quella è
la stella polare, guardandola ci ricorderemo sempre di lei.- Aveva sussurrato
con un tono poetico, sorridendo all’espressione ammaliata di Courtney.
può stupirci ancora tante volte
questa vita è forte
trova le risposte
-Dai,
vieni!- Aveva tirato la ragazza per un braccio, costringendola giocosamente a
salire sulla moto. Ed era partito, sotto i –Vai piano, deficiente!- della bella
principessa. Aveva stretto il manubrio nelle mani, pensando al discorso che
avrebbe potuto fare alla sua amata, urlandolo a Court che annuiva solo per non
sentirlo più.
Duncan
conosceva bene la strada per arrivare a casa della fidanzata e una volta
arrivato, aveva letteralmente buttato giù dal mezzo l’ispanica, prendendola per
mano e correndo al di sotto del palazzo.
Lui
avrebbe stupito tutti, lui avrebbe fatto capire che la sua vita era forte,
poteva sopportare tutto ciò ed avrebbe trovato le risposte a tutte le domande
che il suo cervello gli avrebbe posto.
E tanto dimentico tutto
dimentico tutti
i luoghi che ho visto, le cose che ho detto
i sogni distrutti
la storia non è la memoria, ma la parola
non vedi che cosa rifletti
sopra un mare di specchi si vola
Ea
quasi arrivato, riusciva a vederla da lontano, abbracciare i suoi amici. Tutti
tranne lui e la ragazza al suo fianco, che lo aveva accarezzato per l’ennesima
volta. –Vai e colpisci, tigre, lei ti ama.- Duncan l’aveva presa per un braccio
e non considerando le sue proteste si era avvicinato a Gwen, urlando il suo
nome e salutandola con le lacrime agli occhi. L’aveva stretta tra le braccia,
in un gesto romantico che aveva fatto gemere tutti di fantasie amorose, tutti.
Da Bridgette a Heather.
-Perché…
non sei… venuto prima… io non…- Tra un singhiozzo e l’altro la gotica riusciva
solo a blaterare frasi confuse e scollegate, ma riusciva comunque a mantenere
la testa affondata nel petto del compagno. –Perché sono uno stronzo.- Courtney
appoggiò la testa sulla spalla di Scott, che le aveva sussurrato un –Tutto a
posto?- Sommesso, cercando di sollevarla con qualche bacio sulla guancia e all’angolo
delle labbra.
il tramonto lo guarderai
come fosse l'ultimo al mondo
e negli occhi che rimarrai
come fossi l'unica al mondo
e se il tempo lo stringi in mano
il giorno dura un secondo
tu sempre più lontano
e tutto il bene sei tu
perché il destino ci spezza
e perché non vuoi più
più nessuna tristezza
può stupirci ancora tante volte
questa vita è forte
trova le risposte
La
dark si era tuffata in tutti gli abbracci dei suoi amici.
Piangendo,
per la prima volta disperandosi e lasciandosi consolare, perché ne aveva
bisogno. Stringendo al petto Zoey, accarezzando Goeff, stringendo Scott,
insultando e piangendo sulla spalla di Heather, che la copiava, abbracciando
per la prima volta, dopo tanto tempo, Courtney, sussurrando parole dolci a
Bridgette, cercando di scollarsi da dosso Leshawna.
Quelle
furono ore dedicate all’amore reciproco che nutrivano, ognuno in un modo
diverso. Ma fu breve. L’alba sorse in un attimo, sovrastando di irrequietezza i
ragazzi, rendendo il tempo ancora più tiranno. Erano agli sgoccioli e nei loro
occhi si leggevo solo una cosa: paura.
Paura di essere soli.
Loro
erano tutto il bene di cui avevano bisogno, loro cancellavano con delle cure
sadiche e dolci tutto il male, loro, così diversi, ma così uniti.
Loro,
insieme, felici.
Loro,
insieme, tirsti.
Loro
che avrebbero affrontato tutto, loro che si consideravano forti. Loro che erano
giovani ma che pensavano di aver imparato tutto.
Loro
che non potevano vivere in assenza di nessuno, parte integrante della loro
vita.
Loro
che avevano bisogno del calore dei corpi, loro che si rispondevano a grandi
quesiti.
Loro
che sentivano il bisogno di proteggersi, ma allo stesso tempo distruggersi a
vicenda.
Loro
che si stavano stringendo, insieme, tutti.
Diversi,
ma uniti in una cosa che andava oltre l’inverosimile.
Loro
che soffrivano di più della persona colpita.
Heather,
Aljandro e Courtney si lasciarono andare, sotterrando Gwen con abbracci e con
qualche insulto, come –Stronza, te ne vai e ci lasci soli.- Ma la gotica li
prendeva come atti di puro dispiacere.
Loro, che morivano per l’assenza
di uno.
E tanto dimentico tutto
dimentico tutti
i luoghi che ho visto, le cose che ho detto
i sogni distrutti
la storia non è la memoria, ma la parola
non vedi che cosa rifletti
sopra un mare di specchi si vola
Loro,
che dovevano dimenticare, tra una lacrima e l’altra.
Loro
che avevano costruito al storia su tutte le parole.
Loro
che si ritrovavano distesi su un prato, indicando le stelle e rimembrndo un
chissà quale ricordo sepolto.
Loro
che volavano solo in compagnia.
Loro
che non erano mai liberi, ma incatenati all’esistenza dei loro amici-nemici.
Loro
che riflettevano emozioni opposte.
Loro
che si comportavano male, ma che celavano bene.
Loro
che pregavano per non cambiare, loro che si accettavano.
Loro
che esaltavano i difetti dell’altro.
Loro
che cercavano di sdrammatizzare.
Gwen che se ne sarebbe
andata, rompendo quell’armonia.
Io,
lei, voi
la mia vita e la tua vita
qui morirei domani
dai non dire così
guarda in alto con la testa fammi di sì
qui ora adesso poi so che cos'è che vuoi
l'alluvione su di noi
stringimi più che puoi
fuori il tempo sta finendo
non parlare se non vuoi
chiudi gli occhi d'ora in poi
d'ora in poi
E
la pioggia aveva cominciato a colare dal cielo, Gwen era pronta con i suoi
bagagli. Gli altri l’avevano aspettata, per un’ultima cosa folle.
Sarebbero
voluti morire, ma si tenevano in piedi.
L’avevano
accerchiata, aspettando il suo consenso per qualunque cosa volessero farle.
L’avevano
stretta più che potevano, poi avevano cominciato a correre.
Sotto
la pioggia, per le strade, rischiando di essere investiti, urlando, ridendo,
divertendosi.
Il
tempo era finito e loro non potevano scappare. Ma avrebbero chiuso gli occhi,
all’unisono e avrebbero cantato la loro canzone.
può stupirci ancora tante volte
questa vita è forte
trova le risposte
Avevano
urlato in coro, con una Gwen che cercava di dare il massimo, tra le braccia del
ragazzo, sotto gli sguardi degli amici che si consumavano la gola per ululare
quelle strofe. E l’addio si protrasse ancora, per qualche minuto. Con le mani
in aria, mentre le stringevano e si dondolavano sotto un cielo che piangeva
commosso.
Chiudevano
gli occhi, sbattevano le palpebre, si strozzavano col pianto, con la voce rotta
da questo. I corpi cedevano, ma loro si tenevano in piedi. Erano deboli, ma insieme
avrebbero fatto di tutto. Si stringevano le dita, aprivano le labbra,
sussurravano dolci parole a chi stava affianco. Chiunque.
Gwen
era al centro del cerchio, acclamata ed applaudita da loro.
E tanto dimentico tutto
dimentico tutti
i luoghi che ho visto, le cose che ho detto
i sogni distrutti
la storia non è la memoria, ma la parola
non vedi che cosa rifletti
sopra un mare di specchi si vola
E
avrebbero davvero cercato di dimenticarla, forse sostituendola, ma con scarso
successo.
Si
sarebbero dimenticati delle loro escursioni occasionali in qualche prato o
bosco, avrebbero cancellato le sfide che si lanciavano, avrebbero frantumato i
loro sogni stringendoli tra le mani, schiacciati dall’assenza pressante di qualcuno.
Ma
avrebbero volato insieme, quando avrebbero rivolto lo sguardo al cielo,
fissando una stella e si sarebbero riuniti. Tutti, in qualunque posto si
trovassero.
E tanto dimentico tutto
dimentico tutti
i luoghi che ho visto, le cose che ho detto
i sogni distrutti
la storia non è la memoria, ma la parola
non vedi che cosa rifletti
sopra un mare di specchi si vola
Se
ne era dovuta andare, la Dark, aveva raggiunto il treno, con sua madre e i suo
fratello che l’aspettavano impazientemente alla stazione.
Prima
d’andarsene, l’ultima strofa fu intonata, poi Duncan le si avvicinò,
inginocchiandosi e guardando sommesso il terreno.
-So
che arrivo tardi, ma il coraggio non era abbastanza… Gwen, se io te lo avessi
chiesto in un’altra circostanza, saresti voluta essere… mia… mia… mia…-
Courtney
gli si avvicinò, schiaffeggiandoli un paio di volte la nuca, per farlo
riprendere.
-Mia
moglie?- Un attimo di esitazione. -Insomma, sì… saremmo cresciuti, poi… noi…
cioè…-
Un
abbraccio, un bacio passionale, un’emozione errante.
-Sì.-
Urlò
al culmine della gioia, baciandogli la punta del naso.
Poi
dovette ritornare alla realtà. Temo scaduto.
Sua
madre le prese il polso e la trascinò via.
Lei non avrebbe più rivisto
nessuno.
E con una lacrima si accasciò
sul sedile del treno, singhiozzando e poggiando la fronte sul finestrino.
-Addio, amici miei…- Un sorriso malinconico l'accompagno per tutto il viaggio, ma infondo, sapeva che tutti le sarebbero rimasti nel cuore.
*Courtney ….
Xenja
*Leshawna ….
_stella_2000
*Zoey … Zoey
del duo
*Bridgette …
Lexy_Angel
*Heather … Julie