Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Marty_Angel    27/05/2014    1 recensioni
Jean, non perse tempo, mollò le briglie e cercò di saltare giù dal suo cavallo. Azionò il sistema di movimento tridimensionale che lo aiutò a non schiantarsi al suolo e si agganciò alla clavicola del nemico. Il titano, dopo aver preso il moretto che urlava cercando invano di liberarsi, non si accorse delle spade di Jean che andarono a conficcarsi nella sua collottola. (...)
ATTENZIONE: spoiler per chi non fosse a pari con le scan!
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Jean spronò il suo cavallo ad andare più veloce, appiattendosi contro il suo corpo possente per facilitare all'animale l'operazione. Il titano corrazzato, o meglio Reiner, stava ancora scappando da loro con Eren al seguito. Ancora non riusciva a crederci che i suoi due amici fossero i più grandi traditori dell'umanità! Eppure, in quei tre anni passati insieme, nessuno avrebbe mai pensato con chi stessero dormendo! "Beh, se è per questo, non sapevamo niente neanche su Annie..." pensò mentre il cuore accelerava i battiti dopo aver visto un'orda di giganti che puntavano contro di loro. Imprecò mentalmente ma non disobbedì agli ordini del comandante Erwin, che incitava i suoi commilitoni ad avanzare, anche dopo che uno di quei mostri aveva tra le fauci il suo braccio.

Vide molti suoi compagni venir divorati durante la corsa contro quei esseri mostruosi, senza poter far nulla per difendersi. Accanto a lui, si accorse, cavalcava un ragazzo poco più grande del castano con due grandi occhi spaventati che fissavano il vuoto davanti a se.

- Ohi, ripigliati!- gli urlò contro Jean mentre deviava il cavallo verso quello del ragazzo. Questo sembrò risvegliarsi al suono della sua voce e si girò nella sua direzione.

Jean notò che aveva capelli corti neri, occhi blu mare e un fisico molto alto e slanciato. Il viso era quadrato e il naso rivolto all'insù che gli ricordava tanto quello di...

- Sei Ryan, giusto?- Jean cercò di scacciare quel pensiero dalla testa e di concentrarsi sul non essere divorati. Quello annuì tremante, stringendo con più forza possibile le briglie che aveva in mano, tanto da far sbiancare le nocche.

- Cerca di stare più concentrato o finirai per fare un brutta fine, ok?- gli urlò il castano mentre cercava di indirizzare i due cavalli lontani dalla traiettoria di un gigante. Ryan sembrava incapace di fare qualsiasi cosa: il terrore aveva preso il sopravvento sulla mente e quando questo accadeva significava solo morte certa. Jean imprecò quando vide che non reagiva alle sue incitazioni. Probabilmente continuava ad avanzare solo perchè il suo animale proseguiva nella direzione in cui poco prima il soldato l'aveva spinto.

- Ryan ascoltami se riusciamo a superare quest'ultimi, siamo a un passo dal titano corrazzato, salviamo Eren e ce ne andiamo tutti a casa!- esclamò Jean, cercando con gli occhi un varco in quel groviglio di gambe che si stavano avvicinando in fretta. Perché si stava prendendo la briga di salvare un morto praticamente? Per dimostrare forse la sua famosa dote di leadership?! Forse perché i tratti di Ryan continuavano a sovrapporsi a una certa persona, o il contrario? Beh, poco importava.

- Mi mangeranno... morirò come la mia fidanzata...- sussurrò Ryan, il cui sguardo si faceva sempre più vitreo e il volto sempre più pallido.

- No, cazzo! Noi vivremo! Fidati di me Ryan, ti aiuterò a sopravvivere ma ti prego fai tutto quello che ti dico io!- urlò disperato Jean. Non sopportava l'idea di veder morire una certa persona due volte... ah, no aspetta, lui non era...

- Sono sicuro che la tua fidanzata non vorrebbe che finissi tra le fauci di quelli lì, no?- finalmente il sopravvissuto sembrò aver toccato il pulsante giusto perché l'altro alzò la testa di scatto, non disse nulla per pochi secondi, prima di annuire e seguirlo.

Jean aveva individuato un varco tra due titani, entrambi di classe sette metri, che, in teoria, anche se avessero allungato le braccia per tentare di prenderli non ci sarebbero riusciti. Per il resto, chi meglio di lui sapeva che era tutta questione di fortuna? Erano sempre più vicini, sempre di più ed eccoli sopra di loro.

Il cuore accelerò ulteriormente mentre la mente, contrariamente a ogni aspettativa, si beava di una pace innaturale.

Suoni e odori si ovattarono.

Il tempo rallentò.

I lati della visuale di Jean, come sempre in questi casi, sfumarono fino a diventare bianchi: ecco il tunnel di luce, che sempre lo accompagnava nei momenti in cui sfiorava la morte.

Ryan aveva intuito il suo piano e cavalcava davanti a lui, appiattito sul suo cavallo, sperando che questo bastasse a farlo passare inosservato. Quando si trovarono in linea d'aria con le gambe dei giganti, questi tentarono di afferrarli ma, come aveva predetto il soldato, senza riuscirci.

"Ce l'abbiamo fatta!" pensò incredulo Jean mentre la visuale e il tempo tornavano normali. Il titano corazzato e altri del gruppo erano proprio davanti a loro. Era scampato per l'ennesima volta alla morte!

- Siano ringraziate Maria, Rose e Sina!- gridò con le lacrime agli occhi Ryan mentre si voltava verso il suo salvatore - Ero andato nel panico, anzi no, ero morto! Grazie mille amico!- gli sorrise con tutta la gratitudine che aveva. Jean rispose al suo sorriso e rivolse gli occhi al cielo. "Visto, Marco? Almeno questa volta, ti ho potuto salva..." non finì neanche di pensare perché con la coda dell'occhio scorse un titano, classe 17 metri, a pochi passi da loro che aveva deviato traiettoria e puntava dritto contro Ryan. Quest'ultimo, ancora concentrato a guardare il suo salvatore, non fece in tempo a schivare l'enorme  mano che stava velocemente calando su di lui.

Jean, non perse tempo,  mollò le briglie e cercò di saltare giù dal suo cavallo. Azionò il sistema di movimento tridimensionale che lo aiutò a non schiantarsi al suolo e si agganciò alla clavicola del nemico. Il titano, dopo aver preso il moretto che urlava cercando invano di liberarsi, non si accorse delle spade di Jean che andarono a conficcarsi nella sua collottola. Purtroppo la fretta di liberare il suo compagno, portò a un colpo impreciso che, sì andò a liberare Ryan che volò giù dal gigante, ma comportò anche il cambio di preda. Voltò la testa enorme verso il ragazzo che tentava di estrarre le sue armi dalla sua carne e con il loro tipico sorriso inquietante, allungò una mano per prenderlo. "Almeno ora, ti ho veramente salvato Marco" pensò amareggiato il castano vedendo con la coda dell'occhio il soldato recuperato vivo da un loro compagno. Beh, ora che aveva compiuto il suo dovere, sarebbe stato meglio concentrarsi per portare a casa la pelle.

Jean decise di lasciare perdere le due spade e puntò il DM3D verso terra. Era un bel volo da lassù ma forse rotolando, attutendo così il colpo, poteva salvarsi. Saltò giù dalla sua spalla, sperando di essere più veloce del bestione e pregò che tutto andasse bene.

Fu un momento: il titano individuò la corda sottile del dispositivo e la strattonò talmente violentemente che lo fece volare via, con una potenza inaudita. Mentre volava dall'altra parte della radura, vide il combattimento sotto di se. Sperò che dietro di lui non ci fosse nessun gigante pronto a mangiarlo  ma stava andando così veloce che, sperava, nessuno sarebbe stato in grado di afferrarlo. Era strano come tantissimi pensieri si affollarono nella sua mente in quelle frazioni di secondo. Una strana calma lo invase, mentre osservava il cielo azzurro con qualche nuvola coperta qua e là e il tempo cominciava di nuovo a scorrere al rallentatore. Che strano, non si ricordava che facesse così caldo in quella giornata, eppure uno strano calore cominciò ad invaderlo, era forse quello che si provava mentre si moriva? Non ne aveva idea, preferì rivolgere lo sguardo al cielo e chiudere gli occhi per assaporare meglio la brezza primaverile. Era una bella giornata d'altronde.


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- Jean? Ehi, Jean? Puoi sentirmi? Dai, apri gli occhi!- una voce.

- Dai pigrone, hai dormito abbastanza: svegliati!- una voce familiare.

- Jean guarda che ti pizzico i fianchi!!- l'interessato aprì di scatto gli occhi e si tirò sù. Aveva gli occhi spalancati e la fronte imperlata di sudore.

- Ben svegliato!- quella voce! Jean non potè credere, anzi non volle credere che fosse la sua.

- Voltati, Jean! Che c'è? Non mi guardi neanche più in faccia? Credevo che ti mancassi...- ma il ragazzo non poteva voltarsi, perché l'avrebbe rivisto. Avrebbe rivisto il suo bellissimo volto, ricordato dolorosi ricordi e poi si sarebbe svegliato, vomitando l'anima. Aveva vissuto troppe volte quella scena.

- So a cosa stai pensando ma questa volta non me ne andrò o meglio sarai tu a non andartene...- la voce, che era allegra e frizzante, ora si era velata, improvvisamente, di tristezza. Il castano a quelle parole sembrò riscuotersi e decise di voltarsi nella sua direzione: Marco era seduto sulle ginocchia proprio a pochi centimetri da lui, il viso rigato dalle lacrime ma ancora perfetto come se lo ricordava.

- Marco...- sussurrò ancora incredulo. Rimasero pochi secondi a fissarsi prima che Jean si sporse e, di slancio, lo strinse forte a se - MARCO!- urlò più forte che potè mentre grosse lacrime scendevano lungo il suo viso in un pianto liberatorio. Che strano: mai nessun sogno, gli era mai sembrato così reale e nitido!

- Si, Jean sono io- disse stupidamente il lentigginoso mentre gli accarezzava la schiena. Jean mise la testa sulla sua spalla e inspirò il suo profumo: quanto gli era mancato.

- Davvero non te ne andrai questa volta? Perché me l'hai già detto parecchie volte in sogno ma poi Eren mi viene a svegliare, tutto finisce e...- fu interrotto da Marco.

- Non hai ancora capito?- il suo tono era duro questa volta. Sciolse il suo abbraccio e lo invitò a guardarsi intorno.

- Sai dove siamo?- chiese di nuovo con voce triste. Jean si grattò la testa: c'era un gigantesco prato con alcuni alberi sparsi, con un laghetto poco più in là. Tutto era tranquillo, solo una leggera brezza scompigliava i capelli ai due e alle foglie dell'albero sotto cui erano seduti.

- Non ne ho idea- sbottò brusco - Uno dei miei ennesimi sogni?-

- Davvero non ci arrivi?- domandò stupito Marco - Cavoli, allora prima guarda bene me e poi la tua schiena-

Jean ubbidì e subito dopo impallidì. Seguirono vari attimi di silenzio tombale, rotti solo dal suo sussurro:

- Sono morto?-

Marco non rispose ma di nuovo grosse lacrime scesero dal suo viso.

- Ma com'è possibile? Io ero...- poi piano pianino i ricordi cominciarono ad affiorare: il salvataggio di Eren, i giganti, il ragazzo che tanto gli aveva ricordato la persona di fronte a lui e poi il volo.

- Lungo la radura c'era un boschetto che lo fiancheggiava... hai fatto un tale volo da finire contro un albero. Sei morto sul colpo...- sospirò Marco. - Perché non hai ri-azionato il sistema di movimento tridimensionale? Avevi pochi secondi ma potevi farcela! A quest'ora non saresti qui!- gridò disperato mentre si rannicchiava su se stesso e lasciava sfogare i suoi sentimenti. Voleva rincontrare Jean ma il più tardi possibile! Era passato troppo poco tempo da quando lui era passato a miglior vita!

"Già," pensò Jean "perché diavolo non l'ho fatto?". Poi sorrise: la risposta era abbastanza ovvia.

- Non sarei qui con te se lo avessi azionato. Forse il voler rivederti valeva più della mia stessa vita!- rispose semplicemente abbracciandolo di nuovo. Sentì una debole protesta su come "Non avrebbe dovuto essere così sciocco", "Lui doveva essere quello morto" e "Sei un deficiente Jean".

- Non sono passato a miglior vita per sentire i tuoi insulti, mi bastavano quelli di Eren sulla terra- ridacchiò scompigliandoli i capelli neri - Volevo salvare quel ragazzo. Mi ricordava troppo te: non potevo permettermi di vederlo morire. Mi sembrava di ucciderti di nuovo con le mie stesse mani. Quando ho visto che era al sicuro, che ti avevo, in qualche modo, salvato... beh, era come se la missione della mia esistenza si fosse conclusa. Credo sia questa la risposta alla tua domanda...- concluse. Forse era stato un egoista a voler di proposito morire ma, ad essere sinceri, quando era in aria non ci aveva proprio pensato. Credeva di non avere scampo.

Rimasero abbracciati per un tempo indeterminabile. Finché Jean non lo baciò sulla testa e non lo strinse ancora più forte a se.

- Mi sei mancato, Marco- gli sussurrò all'orecchio. Quello sorrise e senza ulteriori indugi lo baciò delicatamente sulle labbra mentre lo trascinava con se, distendendosi sopra l'erba fresca.  Gli circondò la testa con le braccia e sospirò:

- Anche tu, Jean...-






Spazio autrice:

Non contenta di veder morto solo Marco...

Marco: Povero me D:

Ora ho accoppato anche Jean :D

Marco: Povero Jean!!

Per il resto ecco questa mia nuova one - shot a caratteri molto tristi...

Marco: poveri voi!!

Marco, piantala! Da quand'è che sei così simpaticone?!

Marco: :^_^: I'm adorable!!

Comunque spero sia piaciuta, per il resto: alla prossima :)



                        Marty Angel

  
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