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Autore: _gurochan    27/05/2014    10 recensioni
Cosa accadrebbe se Ruki si ritrovasse catapultato in una delle opere letterarie più belle del mondo, scritta però dall'altra parte del globo e quasi un millennio prima?
Il mondo dantesco e i personaggi della scena musicale giapponese moderna si trovano mischiati e costretti alla convivenza in maniera bislacca e grottesca, sperando di suscitare in chi sa scherzare sui propri idoli una sincera risata.
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Presenza di alcune licenze prese volontariamente dalla sottoscritta, quindi occhio, cari Dantefag, perché lo sono peggio di voi.
Genere: Comico, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ruki, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita. “


« ..Sì ma 'ndo cazzo sono?! » furono le prime parole del giovane cantante quando aprì gli occhi e si vide perso in mezzo ad un fitto bosco, anche se questa reazione iniziale fu sempre più pacata del sibilante e rabbioso « E chi è che mi ha cambiato?.. » che seguì l'essersi accorto di indossare una lunga veste rossa con tanto di berretta coordinata e corona di alloro attorno alla testa.

Iniziò a tastarsi le tasche in cerca del cellulare, unica possibile fonte di supporto morale in quel momento così tragico..
« UN MOMENTO. Le tuniche non hanno tasche. ..Sono fottuto » concluse piagnucolando dopo essersi seduto sul terreno umidiccio tipico di Aprile: « Il mio iPhone.. Il mio povero iPhone.. » ripeteva colto da un momento di estremo disagio esistenziale.

Passò un'oretta prima che si alzasse, si pulisse il naso sporco di moccio e iniziasse a farsi forza, o almeno a provarci: doveva trovare un modo di uscire da quel posto alquanto inquietante e tornare a casa, sentiva già l'estremo bisogno di una sigaretta e del suo armadio.
Prese così l'unico sentiero visibile e si decise a seguirlo, anche se la mancanza di lenti a contatto (chi aveva potuto pensare di togliergli anche quelle?!) gli rese l'operazione abbastanza difficoltosa e si ritrovò ad inciampare più volte su sassi e radici sporgenti, cosa che lo portò a diventare ancora più isterico e simile ad una diva viziata che non riusciva ad ottenere le sciocchezzuole di cui aveva momentaneamente voglia.


« Ma porc..! » ed ecco l'ennesima caduta del nostro piccolo ometto, dovuta stavolta ad una buca ovviamente non vista: fortuna però volle che, to', la boscaglia era finita ed una volta messa a fuoco la situazione si ritrovò davanti..
Una collina.
UNA STRAMALEDETTISSIMA COLLINA.
Non era bastata la camminata infinita per uscire da quel bosco infame, no, ci voleva anche la collina da superare!
Cacciò un urlo frustrato degno di una donna “in quei giorni” e fissò con odio quel nuovo ostacolo, sperando con tutto il cuore di trovare almeno una cabina telefonica da cui chiamare un taxi (anche se, con quali soldi?) per potersene tornare a casa.
« Però.. Devo farcela. Su, un ultimo sforzo Takanori, puoi farcela. » disse tra sé e sé cercando di motivarsi e, fatto un grosso respiro, si incamminò verso quel maledetto colle.


Ma lo sapete meglio di me che niente va mai per il verso giusto, no?
Non fece in tempo a percorrere qualche metro della salita che gli si parò davanti una strana creatura, piccola ma in qualche modo minacciosa..
« Keiji?! Ma che ci fai qui? Se ci sei tu vuol dire che da qualche parte qui intorno c'è anche quel babbuino di Akira! Akiraaaa! » iniziò a gridare guardandosi a destra e a manca, finalmente speranzoso; il pennuto prese però a cinguettargli furiosamente contro e, senza un motivo apparente, nel cuore del frontman si insinuò una paura nascente, simile al terrore.
« K-Keiji..?! » riuscì solo a dire, confuso e spaesato come non mai (e ce ne voleva, in una situazione del genere), e non fece in tempo a capire il perchè della propria reazione che vide venirgli incontro anche Oscar, l'altro noioso volatile del suo bassista: questo però lo fissava duramente, come a minacciarlo con quegli occhietti che si ritrovava, ed i suoi versi erano più rari e potenti, che il nostro interpretò come una richiesta forte e chiara di cibo.
« Mi sembra ovvio, quello li abbandona e loro se la prendono con me! » riflettè ad alta voce sentendo il timore nei loro confronti aumentare, tanto che indietreggiò.
Fu però un altro verso a turbarlo veramente, un verso che gli era fin troppo familiare: alle sue orecchie arrivò l'isterico bau-bau del suo Koron, il suo piccolo adorabile Koron!
Avrebbe voluto corrergli incontro e coccolarselo un po', come sempre, ma il suo abbaiare scatenò in lui una vera e propria fifa: non trattenne urla spaventate e corse a rotta di collo verso la selva da cui era uscito con tanta fatica, ovviamente inciampando più volte grazie alla lunga e scomoda tunica ed a quel terreno che gli era così poco noto (ricordiamoci sempre che stiamo parlando di una gran fighetta, che a quanto ne sappiamo passa le giornate a truccarsi e fare shopping).


Nonostante il fiatone e le gambe doloranti continuava a scappare guardandosi alle spalle, tanto che, come prevedibile, finì per schiantarsi un paio di volte contro alberi di vario tipo: ci fu anche un terzo scontro, accolto con le ennesime imprecazioni, ma stavolta la sensazione era diversa.
No no, il nuovo ostacolo era qualcosa di troppo piccolo e morbido per essere un faggio o un pino.
Si distrasse allora dal terrore che lo aveva ormai accecato e osservò attentamente ciò che lo aveva fatto cadere (di nuovo): davanti a lui, l'idolo adorato da anni Kiyoharu lo guardava, silenzioso ed impassibile.
« Ki-Kiyoharu-sama! » si affrettò a dire, vergognandosi come un cane per le condizioni penose in cui si trovava, a partire dalla tunica sporca di fango e rametti per arrivare all'orrore della tunica in sé: « State bene? Non vi ho fatto male venendovi addosso, vero? Mi dispiace, mi dispiace davvero! Scusatemi! » continuò in tono patetico e piagnucolante, sperando in una risposta.
Il ben più anziano artista però, vestito anche lui in una maniera piuttosto strana, ebbe come unica reazione un'espressione confusa, seguita da: « ..Kiyoharu-sama? E chi sarebbe costui? Caro Dante, deliri!
Non omo, omo già fui, e li parenti miei furon lombardi, mantoani per patria ambedui. Nacqui sub Iulio.. »
« Beh insomma, posso capire che tu non sia più un giovincello, ma così è un po' troppo! E poi, cos'è questa storia? Chi è Dante?? » lo interruppe il giovane di bassa statura lasciando sfogare ancora la sua vena isterica.
L'altro scosse la testa e, sconsolato, parlo più a se stesso che al suo interlocutore: « Accidenti, questa volta la botta è stata veramente forte.. Questo neanche ricorda il suo nome » commentò a voce abbastanza alta da essere sentito.
« Ma certo che ricordo il mio nome! Io sono Takanori Matsumoto! » per poco non strillò la piccola diva, sempre più infastidito.
« Mio caro Dante.. » riprese l'asiatico vestito con una tunica bianca dell'epoca imperiale romana: « Mi sembri un po' confuso, quindi lascia che ti rinfreschi la memoria. Tu sei Dante Alighieri e sei qui per poterti ripulire dai tuoi peccati e raggiungere la pace in Dio prima di tornare sulla Terra. Io, Publio Virgilio Marone, sarò la tua guida attraverso questi luoghi a te ignoti e ti aiuterò nel tuo percorso, come ho già fatto più di settecento anni fa » concluse con un sorriso sincero e rassicurante.


Il piccolo frontman si asciugò allora gli occhi dalle prime lacrime di disperazione per quella situazione assurda e, cercando di assimilare tutti i concetti (non pretendiamo troppo, ha pur sempre facoltà limitate), gli si rivolse con la speranza in cuore: « Tu quindi.. O Virgilio.. » disse con non troppa convinzione: « ..Tu puoi aiutarmi a tornare a casa? ».
« Ma certo, caro Dante » gli confermò sorridendo ancora.
A quelle parole, lacrime di gioia gli inondarono il viso: finalmente! I suoi vestiti, il suo telefono, i suoi orrendi occhiali da sole!
Guardò quindi la propria guida ed il proprio idolo con occhi ancora più adoranti e chiese ancora, un po' timoroso: « Puoi anche cacciare via quelle tre bestiacce, allora? ».
L'altro scosse il capo per fargli capire che no, non era possibile: « Possiamo però seguire un'altra strada, ti va?»

 

“ Allor si mosse, e io li tenni dietro. “

   
 
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