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Autore: Unhappy_Reader    28/05/2014    1 recensioni
Dal testo:
Darrel non era mai stato “speciale”; un bambino normale, con un nome normale. Un tipico bambino americano di otto anni. Era in questo modo che lui voleva essere definito. Ma non era così.
“Speciale” era una cosa buona, e per questo Darrel negava di esserlo, smentendo la teoria che i suoi genitori proponevano quando, durante un tè preso con i vicini, lui parlava da solo. No, Darrel era “strano”. Molto più brutto, molto più inquietante e molto meno raro di “speciale”.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Darrel non era mai stato “speciale”; un bambino normale, con un nome normale. Un tipico bambino americano di otto anni. Era in questo modo che lui voleva essere definito. Ma non era così.
“Speciale” era una cosa buona, e per questo Darrel negava di esserlo, smentendo la teoria che i suoi genitori proponevano quando, durante un tè preso con i vicini, lui parlava da solo. No, Darrel era “strano”. Molto più brutto, molto più inquietante e molto meno raro di “speciale”. Speciale era chi viaggiava nel tempo, chi salvava il mondo o altre cose che Darrel trovava stupide, in quanto il mondo faceva schifo e salvarlo era un crimine. Strano era chi, come lui, non veniva capito, strano era chi vedeva delle persone che non esistevano, strano era il bambino di otto anni che veniva portato da un medico che dopo un mese comunicava addolorato ai suoi genitori la sua presunta “schizofrenia”. Perché sì, c’erano mille complessi termini per dire “strano”.
“Normale”, invece, era la perfezione; qualcosa che Darrel non avrebbe mai avuto il privilegio di provare. “Normale” era chi non doveva sempre chiedersi se la persona che stava guardando fosse reale o meno. Normale era l’antitesi di strano, e Darrel era l’antitesi di normale; e lo capiva anche lui che questa semplice formula portava alla conclusione che Darrel era strano.
La stranezza, a parer suo, era il male del mondo. Se l’intera popolazione fosse stata perfettamente normale, la vita sarebbe stata più bella, e forse lui non si sarebbe ritrovato morto sul gelido pavimento del bagno di casa sua.
Era successo in modo strano, ovviamente. Darrel non era mai solo in casa, ma quel giorno sua madre dormiva e lui, per certi versi, era dunque solo. Era in bagno e si guardava allo specchio con lo sguardo spento. Con lui, però, c’era Laran, una delle tante persone vere che gli altri non riuscivano a vedere.
“La tua vita ti disgusta” gli disse Laran. Darrel annuì.
“Sei divorato dall’odio.” Darrel annuì di nuovo. Odiava i medici, odiava i suoi genitori, odiava i compagni di scuola, odiava la quarta elementare così normale, odiava qualunque cosa, persino Laran.
“Non ti piacerebbe smetterla?” Darrel annuì.
“Farla finita…” Darrel annuì.
“Morire.”
Darrel non rispose. Poi si rese conto di parlare con una persona probabilmente insesitente, e annuì.
“Ma hai paura.”
“Sì”, questa volta usò la voce.
“Vorresti che io ti dicessi come, Darrel?”
“Forse sì…” mormorò il bambino.
Le indicazioni arrivarono. Aprire lo sportello, strappare un batuffolo di cotone, richiudere lo sportello. E Darrel, con quel batuffolo di cotone in mano, capì. In fondo aveva fatto tutto da solo, se era vero che Laran non esisteva.
“Ma morirò…” disse quasi in lacrime.
“Ragiona, Darrel!” Laran sembrava quasi rabbioso. “Poi tutto questo finirà. Non lo vuoi?”
Il bambino annuì deciso; Laran scomparve. Il cotone scivolò nella sua gola. Un bambino normale non avrebbe mai fatto niente di simile. Ma Darrel non era normale.
Non respirava; fu colto dagli spasmi. Tutto il suo corpo voleva che quel batuffolo di cotone venisse espulso, ma lui, lui no. Cadde a terra, il pavimento era freddo. Laran non arrivò ad assisterlo durante la sua morte, sua madre non si svegliò. Rimase da solo a soffocare.
Immaginò il sollievo di lei nello scoprire che Darrel era morto, che quel peso non gravava più sulle sue spalle, che avrebbe potuto rifarsi una vita dando alla luce un bambino splendidamente normale, e sorrise. Non era vero che la odiava. Le voleva bene, e lo stava facendo anche per lei.
In fondo, che scelta aveva un bambino strano come lui? Sui giornali sarebbe apparso il suo volto, e tutti l’avrebbero compianto in quanto povera vittima della schizofrenia, ma in cuor loro, Darrel lo sapeva, tutti, tutti avrebbero pensato: “un altro strano è andato; dovrei essere triste, ma non è così.”
E Darrel li capiva, condivideva la loro gioia! Quanto appagamento nel sapere che avrebbe liberato il mondo da se stesso.
Poi gli occhi gli si chiusero, e Darrel rimase solo un corpo inerte adagiato sul marmo. Più tardi, il popolo americano si sarebbe chiesto per quale ragione un bambino di otto anni fosse stato ritrovato con un batuffolo di cotone in gola, avrebbe sussurrato “poverino”.
E la storia di Darrel sarebbe finita così.

 
  
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