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Autore: niallsarms    28/05/2014    1 recensioni
la solita ragazza acida che non si fida di nessun'altro a parte s'è stessa. la solita ragazza acida che copre i suoi tagli con felpe larghe. la solita ragazza acida incompresa. la solita ragazza acida che non fa passare nessuno attraverso le sue mura, però, prima o poi, queste mura saranno abbattute da un ragazzo che si lascerà coinvolgere nella sua vita e le strapperà l'armatura da guerriera ormai abituata a portare tutti i giorni della sua vita. lui le insegnerà che cos'è la vita. e lei gli insegnerà cosa vuol dire combattere per le cose a cui si tiene di più.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornai a casa da una giornata di scuola, sconfortata e infelice. Appena entrai, vidi mia madre stesa sul tappeto del soggiorno, accanto al divano. Era rivolta a pancia in giù, il viso era coperto dai suoi lunghi capelli mori, nella mano sinistra stringeva una bottiglia di vodka vuota. Posai la borsa sulla poltrona gialla affiancata al divano, riposai le chiavi di casa su uno scaffale sopra la tele, tirai un forte sospiro e mi accostai di fianco a lei. 

Io: mamma? Devi svegliarti.

 sussurrai al suo fianco, ovviamente nessuna risposta.
Non era la prima volta che trovavo mia madre in quelle condizioni, anzi, ogni volta speravo che fosse l’ultima. Beve da quando avevo circa undici anni. Dalla morte di mio padre, Ed. Non mi stupisco di vederla così.. Sempre, diciamo. Ci sono bottiglie alcoliche per tuta la casa. Nascoste ovviamente, io faccio solo finta di sapere che non ci siano.
Con tutta forza, la presi in braccio e la portai in camera da letto. Una cosa ho imparato da mia madre in tutti questi anni, una cosa sola: non diventare mai come lei. Non abbiamo un buon rapporto. Fatichiamo molto a rivolgerci la parola, anche solo per un ‘buongiorno’ o una ‘buonanotte’. Si può dire che sono cresciuta da sola, ho sempre dovuto arrangiarmi. In tutto e per tutto. Dopo la morte di papà ovviamente. Abitiamo in un condominio a due piani da un paio di anni. In un quartiere vicino a Londra. Non è molto grande, ma a me piace. La mia camera è piccola. Come ci entri, sulla destra c’è un letto, molto basso e piccolo. Alla sinistra, un armadio di legno costeggia il muro, anche quello è[L1]  piccolo, ma mi piace. Di fianco all’armadio c’è una scrivania, anch’essa di legno, con una piccola lampadina. Sopra al letto è appesa la mia chitarra e ai piedi del letto c’è un pianoforte notevole. La cosa che mi piace di più in camera mia è l’altalena, cioè, una specie. Non è proprio un’altalena, è una poltrona verde appesa dal soffitto. Piccola e semplice, come piace a me. [L1] 
 
Dopo aver lasciato mamma in camera sua, mi diressi in bagno e mi bloccai di fronte allo specchio. Per qualche secondo rimasi immobile a fissare il mio riflesso. Vedevo una ragazza di sedici anni abbastanza alta, magra, troppo magra forse. Capelli mossi, lunghi e mori. Occhi verdi smeraldo. Tirai un sospiro di delusione e staccai lo sguardo.
Raccolsi i capelli in una coda di cavallo, mi sfilai i pantaloni, la maglia, mutande e reggiseno rimanendo completamente nuda. Mi infilai sotto la doccia, aprii il getto d’acqua e mi lavai da tutti i pensieri e ricordi di quella giornata. Il fumo caldo saliva verso l’alto, appannando i vetri. l’aria iniziò ad essere sempre più umida. Ero accovacciata in un angolo della doccia. Mi sentivo tanto piccola.. Sola contro il mondo. Un piccolo granello di sabbia in fondo all’oceano. Uno smeraldo fra tutti i diamanti.  Tutto troppo grande, e io, troppo fottutamente piccola. Le mie lacrime si confondevano con l’acqua. Sono una di quelle ragazze che piange tanto, a dirotto. Infondo, è normale piangere, no? stanno peggio le persone che non piangono a confronto di quelle che lo fanno. Penso sia la cosa più normale del mondo. Vuoi sfogarti? Piangi. Appena nati piangiamo, strilliamo, vogliamo tornare laddove tutto era più caldo, dove ci sentivamo al sicuro. È la prima cosa che impariamo appena usciti dalla pancia della mamma. Tutte le persone piangono. Anche quelle che non lo fanno. Loro piangono nel peggiore dei modi, piangono dentro. In silenzio. Fingendo fuori un sorriso. Fingendo che tutto vada bene.
Potrei piangere per giorni interi. Non ho nessuno con cui possa sfogarmi. Non ho amici. Mi fido solo di me stessa. Perché mai dovrei confidarmi con qualcuno? Preferisco tenermi tutto dentro. Perché affezionarsi a un profumo, un’abitudine sciocca, una risata, degli occhi, che un giorno non ci sarà più? Non ha senso. Tutti se ne vanno prima o poi.  
 Ogni goccia cadeva e scivolava sul mio corpo. L’acqua bruciava, come acido. Si incanalava nelle mie ferite di guerra che diventavano sempre più rosse. Diavolo se bruciano. Questi ultimi li ho fatti solo due giorni fa. Ho piccoli, profondi e fitti tagli su tutte le braccia. Però sono davvero belli. È un piacere guardarli e soffrirci sopra. So che alla nostra età dovremmo nascondere i succhiotti e non i tagli, ma che cazzo ne vuol sapere la gente? Tutti pensano alla loro unghia spezzata anche se stesse per scoppiare la terza guerra mondiale.
 Mi feci forza per uscire, mi sentivo abbastanza debole. Mi alzai faticosamente e spensi l’acqua. Mi avvolsi nell’accappatoio, infilando un paio di ciabatte morbide. I capelli erano appena umidi. Aprii la finestra affianco allo specchio per far circolare un po’ di aria e uscii dal bagno. Misi il pigiama, mi sciolsi i capelli e chiusi gli occhi, sperando che il domani sia migliore dell’oggi.

 
   
 
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