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Autore: beljebers    28/05/2014    1 recensioni
Giulia è una ragazza ingenua, poco studiosa ma piena di voglia di vivere, viaggiare, scoprire il mondo. Preferisce stare a casa invece che uscire e ama le cose naturali, spontanee. Proprio come lei. È timida e chiusa in se stessa, ma quando si apre diventa come una reazione nucleare: imprevedibile, orribile quanto meravigliosa.
Matteo è di un'altro tipo, di un'altra generazione quasi. È uno di quelli che il sabato sera lo passa in compagnia, a bere, a divertirsi. Non è timido. È spavaldo, simpatico ma poco sicuro di se e ha una ragazza che non è Giulia.
Tra Matteo e Giulia non ci sono cose in comune e gli opposti in queste vite non si attraggono. Sarà proprio il loro modo di essere uniti e sbagliati a farsi desiderare e mancarsi, a chiamarsi urlando. A bollire e bruciarsi, baciandosi l'anima fino a consumarsi le labbra. Di risate, di sorrisi.
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo uno, All of me.

Strinsi di più l'asciugamano attorno alla vita, arrotolando l'angolo sopra il seno e portai lo sguardo sulla mia figura riflessa sullo specchio. Le mie guancie erano leggermente arrossate e le labbra erano pallide e screpolate, gli occhi stanchi e alcuni capelli mi ricadevano sul volto. Sulle spalle ricadevano delle gocce d'acqua che scivolavano sulla schiena e andavano ad assorbirsi sull'asciugamano. Le gambe erano piene di lividi, alcuni più violacei, altri appena accennati. Due succhiotti sul ginocchio e le unghie smaltate di nero, solo più corte rispetto a quelle laccate e a punta delle mani.
Sospirai dischiudendo le labbra e uscii dal bagno, andando in camera e guardando il letto ordinato con il piumone bianco. Mi piaceva l'immagine della mia camera. Il letto era grande al centro della stanza, con tanti cuscini, il comodino pieno di libri e le cuffie dell'iPhod. Nella parete su cui era appoggiato il letto era disegnato con una linea sottile nera l'immagine dell'emisfero su cui appiccicavo le foto dei posti in cui ero stata, ma anche quelle in cui dovevo ancora andare. La cabina armadio era bianca e lucida che stratipava di vestiti,  la porta che portava al fuori fatta di vetrata e un grande tappeto al centro della stanza, grigio e peloso. 
Presi il labbro inferiore fra i denti e mi sedetti sulla poltrona su un'angolo della stanza, aspettando. Come sempre.
Arrivò con mezz'ora di ritardo, con un sorriso sghembo in cui arricciava il labbro. Un sorriso che tanto amavo e faceva comparire subito il mio. Mi alzai dalla poltrona con ancora l'asciugamano addosso che copriva il mio corpo vestito con solo l'intimo e gli aprii la porta, facendolo entrare. Ci salutammo con un'altro sorriso timido che poteva sembrare sforzato agli altri, ma la verità è che era la parte più intima che due persone si potessero concedere: un sorriso.
Parlammo del più e del meno, non ricordo cosa mi disse e le parole con cui risposi io, ma mi ricordo bene la camicia che indossava con i quadrati verdi e bianco panna, che erano sotto delle righe marroncine e verde scuro, cinque bottoni erano chiusi mentre l'ultimo e i primi due erano sciolti. I capelli erano buttati di lato e il piercing nell'orecchio sinistro stava in bilico, i jeans neri stretti e le nike blu. 
Portò la mano sulla mia guancia, avvicinando il volto al mio e lasciandomi un bacio lento sulla fronte, mentre entrambi chiudevamo gli occhi, consapevoli di quando questo contatto ci facesse male, di quanto ci faceva ribollire il sangue nelle vene e di quanto ci facesse desiderare di più.
Eravamo consapevoli di quanto male ci facevamo, eppure continuevamo a desiderarne altrettanto.
Rimanemmo lì qualche minuto, immaginandoci sussurrare le parole che non ci saremmo mai detti. Strana la vita, eh? Ti fa credere che l'amore non esista e quando lo trovi, non è l'amore tuo. Si perchè lui l'amore suo l'ha trovato negli occhi castani e non nei miei azzurri, mentre io nei suoi l'ho trovato subito.
Mi alzai dopo aver scambiato poche parole inutili rispetto a quelle che gli urlavo durante le mie notti in bianco, perchè lui dormiva nei sonni miei e io non potevo che rimanere a guardarlo.
Mi infilai un paio di jeans neri strappati e un maglioncino semplice bianco, rilegando i capelli in una coda alta disordinata mi sono voltata verso di lui che aveva preso un libro e leggeva distrattamente le prime righe di una storia che andava a finire bene. Perchè in fondo, quando leggi una storia sai benissimo che andrà a finire bene, ti stupisci dei colpi di scena ma non ti terrorizzi, sai che se li hanno raccontati sono destinati a qualcosa. 
Mentre ora, qui nella vita reale io so che se ci dovesse essere un colpo di scena io potrei morire d'infarto.



Matteo pov.
'I'm nothing without you.' 
Questa riga mi si ripeteva in continuazione a mente, stampata in matita sopra il numero del capitolo di un libro ma impressa con l'inchiostro dentro di me, era diventata una goccia d'indelebile che oltre a segnarmi creava un vuoto nel mio metto scavando sempre più a fondo e facendomi perdere più di quanto io non mi perda negli occhi suoi. Li conosco a memoria. Sono come la piantina di una piccola cittadina. Il centro nero cupo e lucido, le piccole venature verdi che vanno dal centro verso l'esterno e le chiazze dipinte di blu, grigio e verde tutt'insieme, il contorno dell'iride nero pece. Quando piange si mettono in risalto gli occhi che iniziano ad arrossarsi ma diventano quasi più belli. Quando piange anche io piango.
Amo il suo sorriso, amo pensare a lei. Non so se sono stupido, non so se non ci sono ancora arrivata. Ma quando non ho preferito lei, avevo pensato a quanto sarebbe durata la nostra relazione. Quattro mesi? Sei? O magari un anno, ma dopo ci saremmo persi come delle stupide gocce d'acqua che non si sarebbero mai più ritrovate nell'oceano. Ci saremmo lasciati e io una goccia preziosa come quella non la voglio mai lasciare.
Accesi la tv, allargando le braccia per accoglierla e lei immediatamente mi sorrise - cazzo però, che non sorrida a nessun altro o s'innamorano tutti - venendo verso di me e sdraiandosi affianco a lei mentre le avvolgevo la vita con le braccia trattenendola a me.
Perchè era così che facevamo: giocavamo a fare la gara a vedere chi riusciva a stringere di più le mani all'altro, a chi riusciva a far venire più farfalle. Il problema è che a me venivano i ripensamenti, le voglie di consumarle le labbra, di consumare le mie ripetendole paroli dolci all'orecchio.
Quindi insieme stavamo perdendo il gioco, facendoci ribollire il sangue.
'Vediamo Greys Anathomy?', mi sussurra lei, alzando lo sguardo verso di lei. E io non posso fare altro che annuire, perchè non posso negare a vedere il nostro telefilm preferito.
Le passo il telecomando, lasciandola selezionare l'ultimo episodio. A parlare è Christina Yang che sta eseguendo un intervento al cuore difficile, raro. Salva il paziente ma questo entra in paralisi totale e vive  sarà costretto a vivere attaccato a un respiratore. Allora quando si riprende la Yang chiede al paziente affianco a sua moglie se vuole che gli stacchi il respiratore o vuole continuare a vivere grazie a quello.
Non so cosa succede dopo, non ci ho fatto caso. Ma posso raccontarvi con certezza la seguenza delle espressioni di Giulia, posso dirvi quante volte ci siamo stretti la mano e abbiamo trattenuto il respiro quando Christina bacia Owen, posso raccontarvi di quando ho ispirato fra i suoi capelli, beandomi del suo profumo senza farmi accorgere e senza distrarla dal film, nonostante sia la cosa che avrei amato fare.
Sto mentendo. Ora non vorrei distrarla, è così bella quando è concentrata. È tanto bella da poter scatenare una guerra, tanto bella che mi fa venire la nausea pensando che l'ho persa. Tanto bella che quando le scappa una lacrima io non posso fare altro che asciugarla con un bacio mentre le stringo più forte la mano. 
È così che facciamo io e lei, ci stringiamo la mano per avere meno paura. Perchè in due i problemi, le guerre, i dolori possono essere ridotti se combattuti insieme. Ed è così maledettamente ingiusto, che io mi senta il suo problema. 
Non riesco a scappare da lei, non riesco a non amarla e non riesco a fare qualcosa di sensato. 
È così maledettamente ingiusto che il mondo ci metta vicini, ma mai al momento giusto, perchè sarebbe bastato un'altro attimo e ora invece che stringerci la mano magari, staremmo facendo l'amore anche solo con lo sguardo.





//spazio autrice//
è da tantissimo che non pubblico una storia e ho deciso di scrivere questa in relazione a ciò che ho passato.
Mi piacerebbe tantissimo ricevere qualche recensione, o magari consiglio. Vi saluto, il prossimo capitolo lo scriverò domani mattina e penso di pubblicarlo verso domenica, lunedì.
Lasciatemi una recensione, baci.

  
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