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Autore: ValHerm    28/05/2014    2 recensioni
Da quando era arrivata Ai, Conan sembrava aver trovato uno spirito affine al suo. Non era solo capace di tenergli testa a scuola, ma di punzecchiarlo, di farlo ridere, di farlo restare invece di scappare via. Al massimo si davano alla fuga insieme.
- Che coppia strana, quei due - commenta Sonoko. - Però insieme forse hanno un po’ di senso in più di quando sono da soli. Sembrano due quarantenni nel corpo di due mocciosetti - ridacchia.
“Conan è speciale. La quarantenne è lei, con tutto il trucco che si mette.”
Shinichi avrebbe detto così, si ritrova a pensare, sorridendo.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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7. Akemi

 

C’è un’aria fresca, tipicamente autunnale. Il sole sta tramontando e illumina di una luce calda le due figure sedute sulla panchina. Una è più grande, con lunghi capelli castani. L’altra, di poco più giovane, ha gli stessi lineamenti occidentali, con i capelli più chiari e corti dell’altra. Le circonda un’aria confidenziale, tipica di due amiche che non si vedono da lungo tempo.

- Allora?

La più grande rompe il silenzio, fissando l’altra con curiosità. Lei la guarda, esasperata.

- Oh, Akemi. Non sono mica come te, io.

Akemi fa una smorfia di disappunto.

- Sorellina, tu lavori troppo.

- Me lo dicevi sempre. Cos’altro, poi?

L’altra ride, osservandola.

- Trovati un’amica e un fidanzato.

Le fa una linguaccia, e sembra lei la più piccola.

- Non c’è niente di male, sai. Dovresti vivere, Shiho. Non l’hai mai fatto davvero.

- Perché non posso. Ci sono sempre loro, a un passo da me. Lo so anche se non riesco a vederli.

Shiho abbassa lo sguardo, fissando le sue mani strette a pugno. L’altra sorride, cercando di tirarla su.

- Una volta, forse. Adesso, non è più così. Hai qualcuno che ti vuole bene, che ti protegge. Forse sbagliavo: tu ce l’hai già, degli amici e un fidanzato.

Riesce a strapparle una smorfia divertita.

- Non è il mio fidanzato. È più una guardia del corpo.

Confessa, rasserenata.

- Conosco la sensazione. Credimi, è lo stesso.

Akemi si illumina, solo alludendo a una persona che non c’è. In quella piccola frase sono nascosti una miriade di sentimenti, quelli che l’hanno accompagnata nell’ultimo periodo della sua vita. Shiho si rabbuia, nascondendo negli occhi solo fantasmi di ricordi dolorosi.

- Akemi.. lui non ti ha salvata. Se mai ti ha condannata.

La sorella sussulta, ma poi sorride, comprensiva.

- Ti prego, Shiho. Il mio destino era segnato, e avrei fatto qualunque sacrificio se fosse servito a riaverti. A riavere la speranza di una nuova vita, con lui e con te.

La bionda non riesce a trattenere la brillantezza nei suoi occhi.

- Mi manchi molto.

- Anche tu. Ma sono felice che tu sia riuscita a scappare da loro, e che abbia trovato proprio lui. Conan Edogawa sarà la tua salvezza.

L’altra abbassa lo sguardo.

- O la mia condanna.

Akemi le stringe una mano, fissandola nei suoi intensi occhi verdi.

- Non importa, sorellina. Sai perché? Standogli accanto, vivrai. Qualsiasi emozione è meglio di una vita vuota e senza sentimenti.

Shiho non riesce a nascondere una smorfia amareggiata.

- Credo che non mi sopporti. Sono sempre così scorbutica con lui. Non riesco a ringraziarlo apertamente.. eppure gli devo così tanto.

- Credimi, lui sa che il tuo mandarlo a quel paese è il tuo modo di dirgli ‘grazie’. Quanta pazienza che ha, quel povero tesoro. Sei una testa dura.

- Ei!

Shiho ride, continuando a tenerle la mano. Akemi sa di aver vissuto dei giorni migliori dei suoi, ma spera che la tristezza che la sorella più piccola porta negli occhi possa un giorno svanire del tutto. Avrebbe fortemente voluto esserle accanto, ma il destino aveva avuto in serbo altro, per lei. Tuttavia è felice che il suo sacrificio sia servito a farle incontrare lui. Negli ultimi attimi della sua vita, sente quasi di aver affidato il destino di Shiho a quello di Conan.

- è un bel tipo, Conan Edogawa. Somiglia molto a quel detective del liceo.

- chi, Shinichi Kudo?

Quelli furono gli ultimi istanti che trascorse con sua sorella. Guardandola in volto dopo averlo nominato, scorge in lei una vecchia luce, qualcosa che aveva intravisto solo allo specchio durante giorni ormai lontani. Qualcosa che non aveva mai reso così splendente lo sguardo della sua sorellina. Sorride, e in cuor suo sa. Ormai non può più tornare indietro.

- Shiho, dimmi una cosa. Perché non hai rivelato nulla di lui all’organizzazione? Sapevi che Shinichi Kudo non era morto, ma hai dichiarato il contrario.

Shiho si fa di nuovo seria, mentre cerca in sé stessa le sensazioni di quell’attimo in cui decise che avrebbe salvato la vita di Shinichi Kudo.

- Loro ti avevano uccisa, non meritavano più alcun aiuto da me. E poi.. non so spiegartelo. Sentivo dentro di me che avrei dovuto mentire. Che avrei dovuto proteggerlo.

Akemi annuisce, guardando il sole svanire piano dietro la collina.

- Hai le tue risposte, sorellina.

La guarda, sapendo che l’illusione sta finendo. Il tempo dei saluti è ormai arrivato. Avrebbe voluto ascoltarla ancora, quando si fosse resa conto dell’inevitabilità di ciò che sentiva. Magari con un timido rossore sulle gote si sarebbe confidata, e lei le avrebbe raccontato che è normale amare qualcuno, che bisogna farlo senza riserve. Ma quello era tutto ciò che poteva dirle.

- Akemi.. vorrei tanto che tu fossi ancora insieme a me.

Mormora Shiho. L’altra sorride.

- Anche se non mi vedi, io sono sempre insieme a te. Non dimenticarlo mai. Ti voglio bene, sorellina.

 

Ai apre gli occhi, ritrovandosi alle orecchie le cuffie del registratore del dottor Agasa. Si era addormentata ascoltando nuovamente quel vecchio nastro che sua madre le aveva lasciato. Si stropiccia gli occhi, realizzando di aver solamente sognato Akemi. Niente era stato reale. Il suo sguardo ricade sul cellulare poco distante, e lo afferra quasi istintivamente.

Le 4:45.

Digita una sola parola nella casella di testo del messaggio, e lo invia.

 

Il destinatario del messaggio sta dormendo profondamente, quando il suono del suo cellulare lo sveglia all’improvviso. Conan si alza di scatto totalmente confuso, tenendosi la testa ed afferrando l’arnese infernale. La luce del monitor gli brucia gli occhi, ma cerca di intravedere comunque il contenuto del messaggio. Il mittente è Ai: solo una tipa strana come lei poteva scrivergli – probabilmente per insultarlo – a notte fonda. Che fosse stata coinvolta in un omicidio? Era più probabile che volesse semplicemente mettere a tacere il russare del dottor Agasa.
Conan apre il messaggio, infastidito. Ma non c’è nessuna richiesta.
C’è una parola sola.


 “Grazie”

  
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