Le sue grandi mani che le coprono le orecchie le ricordano ruvidi cappelli di lana che non aveva mai voluto indossare.
La proteggono dal rumore secco dello sparo.
“Lee… è troppo pesante”
“Lo so, Clem” sorride incoraggiante “Ma puoi farcela. Devi premere il grilletto”
Trattiene il fiato, come lui le ha insegnato, e spinge, col dito che fa male e gli occhi chiusi.
Un frastuono di vetri rotti e Clementine si inclina all’indietro; Lee la salva prontamente dalla caduta.
Sorride, come la bambina che è. “L’ho fatto! L’ho fatto davvero!”
Lee ricambia il sorriso, ma senza scoprire i denti.
I suoi gesti di affetto non sono mai rilassati, le sue mani quando le accarezzano i capelli tremano, ogni sorriso nasconde la consapevolezza che potrebbe essere l’ultima volta; lui lo sa.
E anche lei, lo sa.
“Sei stata brava, Clem. Ma la prossima volta guarda il bersaglio. Sarai più sicura di colpirlo”
Gli occhi di Clementine si potrebbero tagliare con l’intensità con cui fissa gli acuminati cocci di bottiglia. La luce ci passa dentro, ma non illumina nulla.
“D’accordo Lee. Lo farò”
Nessuno vuole sparare.
 
 
“Sai cosa devi fare”
Clementine solleva la pistola.
Ormai non è più pesante.
“Puoi farcela. Sei forte”
È forte. E adesso lo sarà ancora di più. Adesso conserverà questa forza per sempre.
Il dito sul grilletto fa ancora male. Il bersaglio è una macchia livida tra le lacrime.
Nessuno vuole sparare.
Nessuno vuole morire.
Lo sparo ha un colpo secco. Stavolta lo sente. Pulsa dentro le orecchie dolorosamente, e il proiettile ha colpito prima lei; l’attraversata, con tutto il male che porta, e ha colpito il bersaglio.  
“L’ho fatto… L’ho davvero fatto…?”
Scusa Lee.
Stavolta ho voltato la testa.