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Autore: Chloe R Pendragon    29/05/2014    5 recensioni
Buondì!!! ^^
Eh già, son di nuovo qui!!! XD
Stavolta la mia storia parlerà di un'agghiacciante scoperta fatta dal povero Sanji: sarà un incubo o sarà reale? Se volete scoprire di cosa parlo e risolvere il "mistero", leggete!!! ;)
Fan fiction partecipante al Contest Fattela 'Na Risata [60 Prompt] indetto da Slanif sul Forum di EFP: settima classificata.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Roronoa Zoro, Sanji, Z, Zoro\Robin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sogno o son desto

Sogno o son desto?

 

Sanji aveva appena finito di preparare tutto il necessario per una romantica cenetta da trascorrere con la sua amata Nico Robin, dalle deliziose pietanze alla tavola imbastita con un centrotavola floreale. Si era addirittura prodigato a spargere petali di rose per tutta la Sunny, riempiendo il ponte di candele profumate.

Tutto doveva essere perfetto per la sua dea, una simile occasione non si sarebbe ripetuta in futuro: erano sbarcati su una nuova isola e gli altri erano scesi a terra in cerca di informazioni e di avventure, mentre la nave era stata affidata al cuoco ed alla mora.

Chiamò a gran voce la sua musa, pensando che sarebbe corsa da lui, ma così non fu. Provò una seconda volta, poi una terza ed un’altra ancora, però non ricevette risposta. Allarmatosi, il biondo si precipitò verso la camera delle ragazze, trovandola vuota, successivamente si diresse in bagno, dopo in cucina, fino a perlustrare tutte le stanze, invano.

Totalmente in preda al panico, si accese una sigaretta con dita tremanti e si recò nell’unico luogo dell’imbarcazione che non aveva controllato: la postazione di vedetta. Aveva scartato quella camera a priori, non capendo perché mai la sua amata nakama avrebbe dovuto trovarsi lì, tuttavia in quel momento era l’unica alternativa possibile alla fuga.

Giunto in prossimità dell’ingresso, udì un gemito soffocato, il che amplificò il terrore che lo assaliva. Varcata la soglia, spalancò la bocca per tentare di gridare, ma non ottenne altro che far cadere la sigaretta: i suoi occhi furono travolti dalla scena più sconvolgente della sua vita, qualcosa che avrebbe potuto esistere solo nei suoi incubi …

 

Sanji si svegliò di soprassalto, il cuore che batteva all’impazzata in gola, la fronte madida di sudore: per fortuna era solamente un sogno! Come poteva essere altrimenti? La sua dolce Robin e quell’ominide del Marimo, amanti?! Semplicemente impossibile.

Allora perché aveva quell’orrido presentimento? Perché non riusciva a rimuovere quell’immagine dalla sua mente? Non poteva lasciarsi sopraffare da una simile sciocchezza, ragion per cui andò spedito verso l’osservatorio, in modo da placare il suo tormento.

Giunto a destinazione, il cuoco si accorse che non c’era nessuno, cosa che avrebbe dovuto calmarlo, non mandarlo completamente in paranoia: per quale dannato motivo si stava preoccupando così tanto? Una donna di classe come l’archeologa non avrebbe mai perso la testa per un ominide come lo spadaccino, giusto?

Non si accorse minimante che, mentre si perdeva in quelle riflessioni, il suo corpo aveva iniziato a correre verso la biblioteca, travolgendo il povero Usopp che stava andando chissà dove per conto suo. Arrivato alla meta, provò ad aprire la porta, ma fallì: era chiusa a chiave!

No, non era possibile! La cara Robin passava ore in quella stanza, eppure non aveva mai avuto l’esigenza di serrarsi in quel modo. Era palese che ci fosse qualcosa sotto e Gamba Nera non era un uomo che si lasciava ingannare così facilmente, ragion per cui caricò un potente calcio che distrusse l’ostacolo in mille schegge di legno ed entrò.

Ciò che vide lo pietrificò: là dentro c’erano realmente il verde e la mora, tuttavia non stavano facendo nulla di sconcio, bensì la ragazza gli stava indicando dove aveva spostato i cataloghi delle armi che cercava il compagno.

Il Cacciatore di Pirati inarcò un sopracciglio e con tono palesemente annoiato gli chiese spiegazioni.

 

«Che diavolo hai combinato, stupido damerino? Ti sei bevuto definitivamente il cervello?!».

Il cuoco sbatté le palpebre interdetto, cercando di giustificare il suo comportamento, ma anche in quel caso dalla sua bocca non uscì alcun suono, perciò se ne andò paonazzo in volto, travolgendo nuovamente il cecchino.

Quando i due nakama furono certi che il biondo si era defilato, la ragazza tirò un sospiro di sollievo, mentre l’altro si voltava nuovamente verso l’oggetto dei suoi desideri.

 

«Stavolta c’è mancato davvero poco, Zoro! Prima o poi dovremo dire agli altri la verità sul nostro conto, non credi?» gli chiese divertita. Il compagno per tutta risposta si avventò sulla sua bocca, mordicchiandole il labbro inferiore e spostandosi lento ma avido verso l’orecchio destro dell’archeologa, dandole baci roventi durante il “tragitto”.

 

«Andiamo! Quell’idiota se l’è bevuta, no?» le rispose suadente, aggiungendo malizioso: «E poi, è molto più eccitante essere amanti clandestini piuttosto che essere una coppia alla luce del sole, non sei d’accordo?».

 

Robin non poté non convenire con lui, perciò fece spuntare dal nulla altre due paia di braccia e ripresero da dove Sanji li aveva interrotti. Quanto al cuoco …

 

«Perché Jane sceglie sempre quel troglodita? Perché?!» continuava a ripetere il biondo, rannicchiato in un angolo della cucina, le gambe strette al petto.

«Si può sapere che cavolo ha oggi? Se non prepara subito la cena, chi lo sente Rufy?!» si chiese il nasuto, poi gli venne una brillante idea per tirare su di morale l’amico: «Hey Sanji!! Nami mi ha detto che oggi è molto affamata, non è che e prepareresti qualcosa?»

Il piano funzionò alla perfezione, visto che Gamba Nera si mise subito ai fornelli, blaterando qualcosa sulla sua “mellorine fedele”. Usop alzò le spalle, sempre più perplesso, ma in fondo la pazzia del nakama non era affare suo, almeno finché faceva il suo dovere; il cuoco invece, grazie al pensiero della sua dea ramata, archiviò la visione di qualche minuto prima, stabilendo che si era trattato solo di un incubo, nulla di più.

  
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