Sogno o son desto?
Sanji
aveva appena finito di preparare tutto il necessario per una romantica cenetta
da trascorrere con la sua amata Nico Robin, dalle deliziose pietanze alla
tavola imbastita con un centrotavola floreale. Si era addirittura prodigato a
spargere petali di rose per tutta la Sunny, riempiendo il ponte di candele
profumate.
Tutto
doveva essere perfetto per la sua dea, una simile occasione non si sarebbe
ripetuta in futuro: erano sbarcati su una nuova isola e gli altri erano scesi a
terra in cerca di informazioni e di avventure, mentre la nave era stata
affidata al cuoco ed alla mora.
Chiamò
a gran voce la sua musa, pensando che sarebbe corsa da lui, ma così non fu.
Provò una seconda volta, poi una terza ed un’altra ancora, però non ricevette
risposta. Allarmatosi, il biondo si precipitò verso la camera delle ragazze,
trovandola vuota, successivamente si diresse in bagno, dopo in cucina, fino a
perlustrare tutte le stanze, invano.
Totalmente
in preda al panico, si accese una sigaretta con dita tremanti e si recò nell’unico
luogo dell’imbarcazione che non aveva controllato: la postazione di vedetta.
Aveva scartato quella camera a priori, non capendo perché mai la sua amata
nakama avrebbe dovuto trovarsi lì, tuttavia in quel momento era l’unica
alternativa possibile alla fuga.
Giunto
in prossimità dell’ingresso, udì un gemito soffocato, il che amplificò il
terrore che lo assaliva. Varcata la soglia, spalancò la bocca per tentare di
gridare, ma non ottenne altro che far cadere la sigaretta: i suoi occhi furono
travolti dalla scena più sconvolgente della sua vita, qualcosa che avrebbe
potuto esistere solo nei suoi incubi …
Sanji si svegliò di soprassalto, il cuore che
batteva all’impazzata in gola, la fronte madida di sudore: per fortuna era
solamente un sogno! Come poteva essere altrimenti? La sua dolce Robin e
quell’ominide del Marimo, amanti?! Semplicemente impossibile.
Allora perché aveva quell’orrido presentimento?
Perché non riusciva a rimuovere quell’immagine dalla sua mente? Non poteva
lasciarsi sopraffare da una simile sciocchezza, ragion per cui andò spedito
verso l’osservatorio, in modo da placare il suo tormento.
Giunto a destinazione, il cuoco si accorse che non
c’era nessuno, cosa che avrebbe dovuto calmarlo, non mandarlo completamente in
paranoia: per quale dannato motivo si stava preoccupando così tanto? Una donna
di classe come l’archeologa non avrebbe mai perso la testa per un ominide come
lo spadaccino, giusto?
Non si accorse minimante che, mentre si perdeva in
quelle riflessioni, il suo corpo aveva iniziato a correre verso la biblioteca,
travolgendo il povero Usopp che stava andando chissà dove per conto suo.
Arrivato alla meta, provò ad aprire la porta, ma fallì: era chiusa a chiave!
No, non era possibile! La cara Robin passava ore
in quella stanza, eppure non aveva mai avuto l’esigenza di serrarsi in quel
modo. Era palese che ci fosse qualcosa sotto e Gamba Nera non era un uomo che
si lasciava ingannare così facilmente, ragion per cui caricò un potente calcio
che distrusse l’ostacolo in mille schegge di legno ed entrò.
Ciò che vide lo pietrificò: là dentro c’erano
realmente il verde e la mora, tuttavia non stavano facendo nulla di sconcio,
bensì la ragazza gli stava indicando dove aveva spostato i cataloghi delle armi
che cercava il compagno.
Il Cacciatore di Pirati inarcò un sopracciglio e
con tono palesemente annoiato gli chiese spiegazioni.
«Che
diavolo hai combinato, stupido damerino? Ti sei bevuto definitivamente il
cervello?!».
Il
cuoco sbatté le palpebre interdetto, cercando di giustificare il suo comportamento,
ma anche in quel caso dalla sua bocca non uscì alcun suono, perciò se ne andò
paonazzo in volto, travolgendo nuovamente il cecchino.
Quando
i due nakama furono certi che il biondo si era defilato, la ragazza tirò un
sospiro di sollievo, mentre l’altro si voltava nuovamente verso l’oggetto dei
suoi desideri.
«Stavolta
c’è mancato davvero poco, Zoro! Prima o poi dovremo dire agli altri la verità
sul nostro conto, non credi?» gli chiese divertita. Il compagno per tutta
risposta si avventò sulla sua bocca, mordicchiandole il labbro inferiore e
spostandosi lento ma avido verso l’orecchio destro dell’archeologa, dandole
baci roventi durante il “tragitto”.
«Andiamo!
Quell’idiota se l’è bevuta, no?» le rispose suadente, aggiungendo malizioso: «E
poi, è molto più eccitante essere amanti clandestini piuttosto che essere una
coppia alla luce del sole, non sei d’accordo?».
Robin
non poté non convenire con lui, perciò fece spuntare dal nulla altre due paia
di braccia e ripresero da dove Sanji li aveva interrotti. Quanto al cuoco …
«Perché
Jane sceglie sempre quel troglodita? Perché?!» continuava a ripetere il biondo,
rannicchiato in un angolo della cucina, le gambe strette al petto.
«Si
può sapere che cavolo ha oggi? Se non prepara subito la cena, chi lo sente
Rufy?!» si chiese il nasuto, poi gli venne una brillante idea per tirare su di
morale l’amico: «Hey Sanji!! Nami mi ha detto che oggi è molto affamata, non è
che e prepareresti qualcosa?»
Il
piano funzionò alla perfezione, visto che Gamba Nera si mise subito ai
fornelli, blaterando qualcosa sulla sua “mellorine fedele”. Usop alzò le
spalle, sempre più perplesso, ma in fondo la pazzia del nakama non era affare
suo, almeno finché faceva il suo dovere; il cuoco invece, grazie al pensiero
della sua dea ramata, archiviò la visione di qualche minuto prima, stabilendo
che si era trattato solo di un incubo, nulla di più.