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Autore: sakura_87    04/08/2008    2 recensioni
Un gruppo di amici dai 15 ai 19 anni, trova una strana pietra con il potere di esaudire desideri. Tra guai, misteri e storie d'amore arriveranno alla fine a trovare la soluzione del mistero? A voi scoprirlo! Sono perfettamente consapevole di non aggiornare da tantissimo. Vi chiedo ancora un po' di pazienza. Appena finirà questa sessione d'esami autunnale tornerò a postare!
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Per favore, non farlo! Fermati!
In quel momento suonò la sveglia e mi misi a sedere sul letto. Avevo fatto di nuovo quel terribile e angosciante incubo. Ma che significato poteva avere? Non riuscivo a non pensarci, ma mi sforzai di tenere questi pensieri nascosti mentre scendevo in cucina per fare colazione.
Dopo pochi minuti andai a lavarmi per poter poi finalmente andare a giocare al detective, ma davanti allo specchio del bagno mi aspettava una sorpresa. Mi guardai e vidi un brutto brufolo enorme sulla punta del mio naso! Voi direte, e che sarà stato mai? Capita a tutti di avere qualche brufolo. Ma io non potevo assolutamente uscire conciata a quel modo! Dopo una manciata di minuti però, un fatto assolutamente fuori dalla legge fisica universale, mi sconvolse ancora di più: il brufolo sparì davanti ai miei occhi. Il pensiero andò subito al potere della pietra. Ma non era possibile, era in camera mia, a metri da me.
In camera, poi, mi vestii: jeans attillati, scarpe da ginnastica e un top nero. Poi tornai in bagno per truccarmi. Diedi una rapida occhiata al mio naso per essere sicura di non avere altre sorprese e poi fui pronta. Presi lo zainetto, anch’esso nero e scesi al piano di sotto.
- Mamma io vado! Prendo il casco di papà.
- Va bene. Torni per pranzo?
- Non lo so.
In strada, Daniele era già pronto in sella al motorino ad aspettarmi. Rimasi incantata a guardarlo, ancora incredula. Avevo una voglia matta di baciarlo, ma non potevo, a meno di non voler scatenare una reazione indesiderata dentro casa.
- Allora, che fai? Se resti lì imbambolata alla redazione non ci arriviamo neanche domani!
Mi guardava ridendo, e salii dietro a lui, abbracciandolo forte. Non perché avessi paura, ma perché avevo voglia di sentirlo vicino. E intanto ci avvicinavamo all’appuntamento, dove trovammo tutti in attesa. Non scendemmo neanche dal motorino, e partimmo subito. Così avremmo avuto qualche minuto in più.
La sede della redazione non era lontana, ci mettemmo solo una decina di minuti a raggiungerla. Era un vecchio palazzo, risalente a circa un secolo prima. Pensai che forse il giornale era nato proprio nel periodo del famoso avvistamento. Ma non ci pensai più di tanto perché, scesi dai motorini, ci stavamo avvicinando all’ingresso, dove un uomo sulla quarantina stava seduto dentro una guardiola. Ne dedussi che fosse una specie di portiere e che avremmo potuto chiedere a lui informazioni per come muoverci.
- Buongiorno, - dissi, - dovremmo parlare con qualcuno che possa darci informazioni su un giornale di qualche anno fa.
- Per cosa vi serve, ragazzi? – non sembrava troppo stupito di trovarsi davanti a una richiesta del genere da parte di un gruppetto di adolescenti. Meglio per noi. E poi eravamo preparati a una domanda del genere quindi risposi senza problemi.
- Dobbiamo fare una ricerca per la scuola. Compiti delle vacanze, non ancora terminati.
- Bene, allora. Andate in fondo al corridoio del primo piano e girate a destra. La prima porta che vedrete alla vostra sinistra è l’archivio. Lì vi potranno aiutare.
Ringraziammo e, seguendo le indicazioni, arrivammo all’archivio. Bussammo e, dall’interno, una voce maschile ci invitò ad entrare. Trovammo un uomo pelato, probabilmente molto alto a giudicare da come era seduto, dietro ad una scrivania. Aveva un’espressione stupita sul volto.
- Come posso esservi utile ragazzi?
- Dovremmo fare una ricerca per la scuola, - rispose Giulia, - e avremmo bisogno di vedere i giornali di fine agosto e inizio settembre del 1902. Il periodo dell’avvistamento della strana creatura nel lago.
Forse non era normale che dei ragazzini facessero una ricerca così indietro nel tempo, ma non fece storie. Probabilmente era normale, invece, che fossimo incuriositi da una storia tanto simile a una leggenda.
Ci fece girare un po’ tra gli scaffali, fino ad arrivare davanti ad uno scatolone con scritto “Settembre-Ottobre 1902”.
- Qui troverete tutte le informazioni che cercate. Vi accompagno nella stanza di fronte, dove potrete poggiarvi su dei tavoli e avere più spazio a disposizione per lavorare.
Nella stanza da lavoro ci dividemmo in coppie e iniziammo a sfogliare i vecchi giornali. Temevamo di rovinarli per quanto le pagine erano rovinate. Ma la tecnologia era una sconosciuta per loro? Per quasi un’ora nessuna notizia interessante. La notizia in pochi giorni era passata in secondo piano per poi scomparire, del tutto dimenticata quando per un po’ di tempo non era stata corredata da novità. Finché…
- Ho trovato qualcosa! – esclamò Francesco con un filo di voce prima di leggere. – “Un uomo, tale Esposito Carlo, afferma oggi, a distanza di due settimane dal primo avvistamento del misterioso animale del lago, di averlo visto uscire dall’acqua e spogliarsi della pelle come se fosse una tuta. Nessuno sa ancora se credere o meno a questa novità, dato che l’uomo è comunemente ritenuto un po’ fuori di testa. Ma se non possiamo credere a lui, possiamo invece farlo nei confronti degli altri due uomini che hanno visto la stessa scena. Per il momento staremo a vedere quali saranno le prossime pieghe, fiduciosi in una svolta.” Se troviamo questo Esposito magari abbiamo qualche possibilità di approfondire la faccenda.
- Proviamo a chiedere al tizio di là se sa qualcosa o se sa dirci dove possiamo trovare informazioni.
La domanda lasciò l’uomo stupito per qualche secondo, ma con un ottimo autocontrollo e ci rispose senza altre esitazioni.
- So solo che abitava in quella casa abbandonata all’interno della recinzione muraria accanto al parco di via… aspettate, com’è che si chiamava? Ah, sì. Via conte di Cavour.
Ottenute le informazioni, uscimmo e tornammo ai nostri motorini. Eravamo senza parole. La casa a cui si riferiva era quella del nostro parco. Ed è lì ci dirigemmo subito. C’era tanta gente, ma nell’angolo dove sapevamo aprire il passaggio segreto eravamo ben coperti. In pochi attimi eravamo tutti dentro.
Io mi diressi senza esitazioni verso il punto dove doveva trovarsi il costume che però, scoprii non esserci più. Non era possibile. Ne eravamo sicuri. Era lì. Eppure ora la buca era vuota. Qualcuno l’aveva fatto sparire. Ma chi? E soprattutto, perché? Avevo la strana sensazione di essere spiata. Una strana voglia di anticipare i tempi mi invase in quel momento. Se eravamo controllati era meglio darci una mossa prima che potessero ostacolarci oltre.
- Entriamo in casa.
- Ma sei matta Gio’? Cade a pezzi! È pericoloso?
Mi bastò infilare una mano nello zainetto e tirarne fuori la pietra per convincerli. Non correvamo nessun pericolo con un oggetto in grado di esaudire i desideri e quindi di proteggerci.
Con delicatezza aprimmo la porta che cigolò ed entrammo avvolti dal buio e dal profumo di vecchio e antico. Uno scricchiolio continuo accompagnava i nostri passi all’interno, mentre chiedevo alla pietra di farci un po’ di luce. Iniziammo a studiare la stanza dove ci trovavamo. Sulla parete di destra c’era uno specchio polveroso sotto al quale stava un comò. Le altre pareti erano spoglie e da esse si aprivano delle porte.
Non ci fu bisogno di molte parole. Sapevamo che la cosa migliore in quel momento sarebbe stato dividerci. E così facemmo. Tre coppie. Io e Daniele restammo nell’ingresso per studiare meglio il comò, gli altri si allontanarono nelle stanze oltre le altre due porte, seguiti dalla luce della pietra che era diventata molto più intensa per permettere anche a loro di vedere al buio.
Io e Daniele, intanto, ci avvicinammo al comò e iniziammo ad aprirne i cassetti per vedere cosa c’era all’interno. Mi sembrava quasi di stare in un poliziesco, e non sapevamo neanche cosa cercavamo in realtà. E con nostra grande sorpresa, i cassetti erano vuoti.
Alzai la testa sconsolata, pronta ad andare con gli altri, ma la mia attenzione fu catturata dallo specchio. Presi un fazzoletto dalla tasca e cercai di togliere un po’ della polvere che lo copriva, e portata a termine l’operazione mi specchiai sorridendo allo specchio e trovandomi davanti una spiacevolissima sorpresa: il mio viso si deformava e sfigurava davanti ai miei occhi. Lo spettacolo era talmente terrificante che non potei trattenermi dall’urlare.
Tutti corsero verso di me, preoccupati. Qualcuno mi prese per le spalle cercando di scrollarmi, ma il mio shock era troppo forte.
Passati alcuni minuti tornai lentamente padrona di me stessa e mormorai:
- Lo specchio…
Irene si avvicinò all’oggetto incriminato, vedendo la sua immagine riflessa fedelmente. Si girò a guardarmi con fare interrogativo e mi sentii in dovere di spiegare.
- Il mio sogno… Ho visto il mio volto sfigurato, proprio come nell’incubo. Ho paura, sembra tutto così reale. Troppo reale.
- Calmati, forse è stata solo suggestione. – cercò di tranquillizzarmi Daniele.
Ma non era stata solo suggestione, di questo ero certa come del fatto che in quel momento mi trovavo lì.
Intanto Francesco si era avvicinato allo specchio e lo stava studiando, passando le mani sui bordi. Ad un certo punto si fermò, voltandosi verso di noi.
- Credo di aver trovato qualcosa. Se tocco questa levetta si sente uno scatto, come se ci fosse un meccanismo nascosto. Vogliamo scoprire cos’è?
Al nostro muto consenso, tirò la levetta e lo specchio e il comò si fecero da parte, mostrando un corridoio buio.
Un passaggio segreto.
Lo attraversammo e dopo qualche metro ci ritrovammo in una stanza stranamente illuminata dalla luce del sole, dove ogni parete era ricoperta da grandi scaffali colmi di libri. E al centro, un grande tavolo con sopra un libro aperto.
Ci avvicinammo e Irene lesse le pagine che avevamo davanti.
- È un diario. C’è la data del 30 agosto 1902. “Non ce la faccio più a sopportare la vista di mia figlia in quello stato che mi appare nel sogno. Devo buttar via quella stupida pietra. L’ho venerata troppo a lungo, più del necessario, e mi ha ripagato deformando e uccidendo la persona a cui volevo più bene. Per colpa sua sono rimasto solo. Stasera andrò al lago con la muta verde. Sul cappuccio ho attaccato qualcosa che mi permetterà di portare con me quell’oggetto dannato. Getterò quella pietra al largo. Non farà più danni.” La pagina seguente è rovinata, non si legge bene.
- Dai a me, - disse Paolo, - qualche parola la si riesce a vedere “pietra…lago…riva bassa…mia figlia…la colpa…pietra”.
Io sbiancai. Volevo andare via da lì. Mi voltai senza aspettare nessuno e corsi fuori. Le parole dell’ultima parte, quella cancellata, erano troppo uguali al mio sogno. Tremavo come una foglia in autunno che sta per cadere dal ramo.
Gli altri mi raggiunsero in un attimo. Per primo Daniele. Poi vidi Irene con il diario in mano. E infine gli altri tre che parlavano di mangiare.
- Tutto questo mi ha messo fame, - stava dicendo Giulia, - andiamo al McDonald’s?
La proposta fu accettata e in un attimo eravamo già in sella ai motorini. Direzione: cibo.
Mentre mangiavamo tornammo sul discorso. Il diario era da studiare bene, dovevamo leggerlo per trovare nuovi indizi.
- Se per voi va bene, lo posso studiare io. – proposi.
Misi il diario in borsa e poi tornammo a casa. A parte Irene e Francesco, che volevano stare un po’ da soli, gli altri vennero a casa mia, dove mi lanciai sul mio letto, esausta per le emozioni della mattinata. Daniele si sedette accanto a me, facendomi poggiare la testa sulle sue gambe, ed iniziò a giocare dolcemente con i miei capelli, mentre Giulia e Paolo si erano seduti una sul puff a forma di papera e l’altro sul tappeto. Sarà stata la stanchezza, saranno state le coccole del mio dolcissimo ragazzo, fatto sta che mi addormentai nel giro di pochissimo tempo, nonostante fossero state solo le tre del pomeriggio.
Non so per quando dormii, ma quando aprii gli occhi, non ero più sulle gambe di Daniele, ma tranquillamente poggiata sul cuscino.
Mi tirai su, pensando a quanto ero stata idiota ad addormentarmi con i miei amici in camera, quando vidi Dani seduto alla scrivania, con le cuffie del mio lettore CD alle orecchie.
- Oh, no. Che stupida che sono!
- Tranquilla. Eri stanchissima. Hai fatto bene ad addormentarti. I ragazzi ti salutano. Giulia ha detto che vi sentirete più tardi. E ora che ne dici di dare un’occhiata finalmente al diario?
Lo presi e mi avvicinai a lui aprendolo, per sbaglio, all’ultima pagina, dove trovai quella che pensavo essere una filastrocca.

Due sono le pietre.
Rosso il vero amore,
verde la speranza.
Se nei sentimenti crederai
Arrivare al tesoro tu potrai.
Il rubino è la chiave
Per arrivare allo smeraldo.
Il suo uso è tuo compito scoprirlo.

- Sembra quasi una profezia. Il rubino è la nostra pietra. Quella rossa, del vero amore. E secondo queste righe è la chiave per arrivare a trovare una seconda pietra. Le cose si complicano se queste parole sono vere.
Ero sempre più confusa. Non ne bastava una di pietra a crearci i problemi?
Senza dire nulla a Daniele, che rimase imbambolato, scesi al piano di sotto dove era mamma e in un attimo tornai in camera.
- Stasera sei a cena qui. Ora chiamo anche gli altri. Riunione straordinaria
In pochi minuti fummo tutti e sei seduti nella mia stanza e, facendo vedere il diario, spiegai la nuova scoperta.
- Forse, - disse Paolo pensando ad alta voce, - la pietra sente i nostri sentimenti, come sente i nostri desideri. E se capirà che tra noi c’è vero amore, allora ci mostrerà la strada.
In quel momento mia madre ci chiamò per la cena, e per tutto il tempo evitammo il discorso pietre, ma qualcuno si lasciò sfuggire qualcosa.
- La prova del vero amore sarà difficile.
Fulminai con lo sguardo Daniele, il colpevole della frase mentre mio padre chiedeva curioso a cosa si riferisse.
- E’ un film che abbiamo visto tempo fa, papà.
Al danno avevo rimediato, ma mi sentivo furiosa. Possibile che fosse così stupido? Parlarne a tavola con i miei! Roba da pazzi!
Tornati in camera esplosi.
- Ma come ti è saltato in mente?
- Giò, calmati, - cercava di dire Giulia.
- Non posso calmarmi. Stiamo facendo di tutto per tenere questa storia nascosta. È il nostro segreto, la nostra avventura. E lui che fa? Spiattella tutto ai miei! Dato che ci sei raccontagli anche i dettagli.
Daniele si alzò e mi venne vicino. – Stai facendo la bambina, smettila!
Sembrava arrabbiato anche lui. Forse stavo esagerando, è vero. Ma ero comunque molto innervosita dalla situazione. Fortuna che i miei si erano bevuti la palla del film.
Tutti cercavano di farmi calmare e in quel momento, accecata da sentimenti che non avevo mai provato, come la rabbia e la frustrazione, mi sembravano tutti d’accordo nell’essere contro di me.
- Non riuscite a capire. Mia madre mi sente gridare di notte, quando arriva l’incubo. Sente che parlo della pietra. Non è stupida. Le ci vorrà poco a ricollegare i fatti.
Daniele mi guardava con un misti di stupore e rabbia negli occhi.
- Non ti riconosco più, - disse. – Fino a un attimo fa eri la persona più dolce che esistesse, ed ora sembri un animale in gabbia, pronto ad attaccare chiunque.
Non so per quale assurdo motivo, ma queste parole mi risultarono come l’ultima goccia che fa traboccare il vaso. Il mio viso divenne una maschera di rabbia totale. La mia voce quasi un ringhio, quando mi rivolsi ai miei amici, commettendo l’errore più grande che potessi fare.
- Ne ho abbastanza. Uscite tutti da casa mia. E tu, - dissi rivolta a Daniele, - non farti più vedere.
Basiti, se ne andarono lentamente, sperando che ci ripensassi. Ma ero più che sicura, in quel momento, di ciò che dicevo e facevo. E allo stesso tempo sapevo di non essere me stessa. Non ero io a dire quelle parole.
Però lasciai da parte i miei dubbi e mi raggomitolai sul letto, guardando da lì la pietra e il diario a terra. Così mi addormentai, ancora preda di una rabbia che non era mia.






SPAZIO AUTORE:

Eccomi qui. Ci ho messo più del solito a postare, lo so. In questi giorni sono stata poco a casa e non sono riuscita a scrivere. O meglio a copiare. Già, perché per chi non lo sapesse ancora, questa storia è già finita. L’ho scritta quando ero in terza media e ora la sto solo copiando al computer, mentre faccio qualche piccola correzione.
E adesso passo ai ringraziamenti.
@ bettybionda: ammmmmore!! La mia gemella magica. Grazie del sostegno che mi dai ogni giorno. E soprattutto delle pazzie!! Che farei senza di te!
@ debby12: ciao tesorina! Sono felice che la storia ti stia piacendo! =D e non vedo l’ora di leggere anche i tuoi di aggiornamenti!!
@ sery06: ho trovato un’altra pazza come per le dramione!!!
Grazie ragazze per i vostri commenti..!
Un grazie anche a tutti quelli che hanno letto senza lasciare tracce. Se vi va commentate anche voi, perché per me sarebbe molto bello ricevere recensioni, sia positive che negative!!
Un bacio a tutti. A presto.
  
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