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Autore: lostinthefreedom    29/05/2014    0 recensioni
Il peso. Il peso delle parole, delle persone, dei pensieri, delle emozioni, ma soprattutto il peso che siamo noi per noi stessi, un terribile e tremendo peso che cerchiamo di colmare con il vuoto.
Che assurdo paradosso.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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la stanza è senza ordine. impiegheró delle ore a darle un senso. e poi sarà piú facile. vedere gli oggetti al loro posto aiuta la mente, e aiuta anche il respiro a ritornare normale. mi muovo freneticamente per la camera, per poi concedermi degli attimi di pausa e decidere cos'altro rassettare, pulire, o sistemare. ad un certo punto mi siedo delicatamente sul letto appena fatto e cerco di capire se essere orgogliosa del mio lavoro. non lo sono, come sempre del resto. la stanza sarà anche in ordine, ma ha qualcosa che non va. è senza armonia, ecco. non ha un filo conduttore che leghi tutti gli elementi, no, sono solo tanti oggetti, affiancati o accatastati che prendono a cazzotti il buon gusto. mi soffermo sulla mensola di fianco alla scrivania. chissà a cosa pensavo quando ho scelto quell'orribile soprammobile a forma di angioletto. e pensare che non ci credo nemmeno...che terribile controsenso e quanta poca coerenza che mi rendo conto di avere. sposto appena la mia attenzione su altro e noto che la polvere sta già iniziando a depositarsi nuovamente su ogni superficie e tutto questo mi porta a pensare a quanto sia fastidiosa la polvere. causa allergie, sa di sporco, in breve tempo ricopre già con il suo manto grigio tutto quello che avevi faticato a rendere almeno accettabile..stupida e inutile polvere. a volte non mi capacito e non riesco a capire il motivo per cui una determinata cosa esista, per esempio quando penso a me stessa. non ho intenzione di incupirmi ulteriormente perció cerco qualcosa d'altro che mi tenga occupata. penso istintivamente al cibo, era la cosa che riusciva a farmi stare meglio. riusciva, appunto. ormai sono un paio di mesi che mangio pasti ridotti all'osso o li salto direttamente e ovviamente mi trattengo dal mangiare ogni sorta di schifezza con quantità industriali di grassi. quei numerini sulla bilancia mi urtano, disturbano il mio io interiore e mi fanno sentire fragile e debole. per tanto tempo ho cercato di evitarli ma nonostante non usassi nessuna bilancia io sapevo bene quanto peso avevo acquisito e quanto ne avevo perso, anche se era quasi sempre la prima opzione. cerco di scacciare dalla mia mente quel pensiero che mi arreca cosi tanto dolore e penso a qualcosa di diverso, che non mi faccia stare male. mi giro un po' attorno e vedo un foglio bianco abbandonato sul tavolo della cucina, allora li capisco cosa devo fare. mi siedo do fronte a quel foglio bianco, cosi anonimo, cosi preciso e uniforme, un angolino è piegato ma io lo lascio cosi, giusto per ricordarmi che nemmeno un foglio puó essere perfetto. prendo una penna e la stringo forte in mano, poi allento la morsa e inizio a farla scorrere sulla carta, l'inchiostro si posa e si impregna nel foglio con una velocità impressionante e questo mi porta a voler scrivere sempre di piú e più in fretta. mi sento come un tatuatore professionista, che con la sua macchinetta munita di ago sterile, da vita all'anonima e decisamente monocromatica pelle di un uomo attraverso sfumature, colori, disegni, scritte. che lavoro perfetto. rendere originale una persona. renderla se stessa facendole esternare i suoi ricordi o le sue aspettative marchiandoli a vita sulla propria pelle. io in questo momento mi sento esattamente cosi, come se le parole che mi sgorgano dalla mente e che sto depositando nella carta possano rimanere li a vita. o almeno, mi piace crederlo. appena finita la facciata giro il foglio e continuo a scrivere imperterrita, senza sosta, anche se la mano inizia a indolenzirsi parecchio. le ore passano e io sono andata a recuperare vari fogli in giro per la mia disordinata casa e ho riempito anche quelli. si sono fatte le 21:30 e anche se è molto presto vado a letto, non ho intenzione di vedere nessuno, tanto meno i miei che tornano dal lavoro, quindi con estrema lentezza mi svesto, indosso una canottiera leggera, nonostante ci siano solo 5 gradi sopra lo zero e mi infilo dolcemente sotto il piumone che mi avvolge meravigliosamente. chiudo gli occhi e aspetto di essere portata via dal sonno per poi riaprirli l'indomani, quando sarà un nuovo giorno. nel quale, come negli altri, tenteró di riempire con altro il vuoto che ho nello stomaco.
  
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