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Autore: Pamaras    29/05/2014    4 recensioni
Nella quotidianità di tutti i giorni, può un cellulare babbano rovinare ciò che era stato costruito?
una storia forse un po' triste ma romantica, un tradimento d'amore... dei "vermi" che si insinuano silenziosi nelle vite di Harry e Draco.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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3-UN CELLULARE PER FARMI MENTIRE.

 

Passò una buona mezz'ora prima che iniziasse a sentire il dolore alle ginocchia, sembravano essere diventate quadrate per sopportare il suo peso sul pavimento.

Eppure Draco si sentiva così leggero.

Poi il cuore scalpitò e gli ricordò che non poteva stare per sempre lì, su quella linea sottile tra star bene e star male.

 

Si alzò con i pugni chiusi stretti in una morsa letale.

Si girò guardando duramente l'amica che invece gli stava riservando un'occhiata preoccupata e dispiaciuta.

“Devi trovarlo.” Lo disse con così tanta convinzione che Hermione per un momento pensò di poterlo accontentare.

“Non posso Draco.” Bisbigliò dispiaciuta.

“Lo sai fare Granger, ti ho visto farlo una volta per cercare Rose. Ti prego fallo per me. Adesso.”

Era una preghiera così profonda che faceva male alle orecchie, ma la sua voce era tagliente. In netto contrasto con le lacrime che offuscarono per un momento le sue iridi iniziando a scivolare lentamente sulle guance pallide.

 

“Serve molto tempo …” Iniziò e poi il cellulare squillò e sullo schermò apparve un nome: HARRY.

 

I cuori dei due ragazzi iniziarono a battere furiosamente. Draco passò il cellulare in mano alla Granger come se scottasse.

“Non dirgli niente” Le disse semplicemente.

 

E lei ubbidì.

Rispose preparandosi a parlare con Harry, allegra come sempre per non fargli capire che loro sapevano.

“Herm, ciao.”
“Ciao Harry.” Eppure nella sua voce si sentiva un timbro pieno di rammarico.

“Senti puoi dire a Draco di non aspettarmi alzato stasera?” Le chiese allegro.

Lui.

E la voce della donna si incrinò leggermente.

“C-certo. Cosa gli devo dire?”

“Che sono fuori con dei colleghi, andiamo a bere qualcosa.”
“Oh, bene ... mi fa piacere tu faccia amicizia Harry.” Sussurrò sentendosi soffocare.

“Certo! Grazie Herm. Allora ciao!”

 

La chiamata si chiuse e una lampadina le si accese in testa.

Il destino sembrava contro Harry.

 

“So dov'è.” Sbottò attirando la completa attenzione di Draco che intanto cercava di mantenere a una frequenza decente i suoi respiri.

“Lo sai?”

La ragazza annuì seria sapendo che, appena glielo avrebbe detto, Draco si sarebbe smaterializzato e lo avrebbe raggiunto.

Poi una volta lì … cosa avrebbe fatto Malfoy?

Il Purosangue Malfoy lo avrebbe sicuramente cruciato incurante di trovarsi un posto babbano.

Il Draco Malfoy di Hogwarts lo avrebbe picchiato a sangue e forse Harry se lo sarebbe anche meritato.

Ma questo Draco, quello innamorato, sposato con Harry … cosa avrebbe fatto?

 

“Ho sentito l'usciere salutare. Penso che Harry si trovi in un ristorante vicino alla stazione. L'Artic Blues.”

Draco annuì deglutendo.

Conosceva quel locale. C'erano andati una volta, anni prima, appena sposati.

Quando ancora non esistevano cellulari nella loro vita o lavori babbani e quando ancora non esisteva Claire.

“Mi presti il cellulare?” Domandò in un soffio e Hermione glielo passò.

 

 

Smaterializzarsi vicino a quel locale non fu difficile.

C'era un punto sicuro protetto per i maghi in un vicolo poco distante.

Camminò con le mani in tasca, la testa bassa e il cuore a mille.

Più si avvicinava più sentiva il vermicello dentro a lui irrigidirsi.

La fede al dito strozzava il sangue.

 

Poi ... eccoli lì.

No, non era il giorno fortunato di Harry Potter.

In realtà quello non era il giorno fortunato neppure di Draco Malfoy.

 

Il cuore smise di battere mentre una violenta rassegnazione gli si palesò davanti e si sentì così stanco.

Harry, il suo Harry era seduto in un tavolo ben visibile dalla vetrata che dava sulla strada e Draco lo guardò incurante di poter essere visto.

Guardava i movimenti di quel ragazzo, moro e ben vestito.

Sorrideva ad una donna con i capelli castani e lunghi.

 

Anche lontano e diviso da un vetro Draco poteva vedere nei gesti di Harry l'incertezza e un po' dell'impaccio tipico di Potter.

Si scorgeva l'imbarazzo da come si ravviava i capelli in continuazione, vizio che aveva preso da lui.

Da come piegava e ripiegava il menù, Draco gli avrebbe dato uno schiaffo su una mano e lo avrebbe sgridato.

Gli avrebbe detto di stare più composto e di non ridere troppo forte per non dare spettacolo.

Poi avrebbe guardato i suoi occhi perdere il divertimento e mettere su un leggero broncio e allora in barba a tutte le raccomandazioni si sarebbe alzato e lo avrebbe baciato.

E i suoi occhi avrebbero brillato ancora.

 

Ma davanti a Harry ora non c'era Draco … c'era una donna.

 

E lei rideva come lui. Incurante di trovarsi in un ristorante lussuoso e rinomato. Quelli dove i camerieri ti riempiono il calice in continuazione e ti sorridono ad ogni portata.

Quelli dove il conto lo paga l'uomo con il suo portafoglio in pelle mentre gli sbrilluccica l'orologio costoso dal polsino della camicia firmata.

 

Ma Draco non era lì. Eppure rimase a fissarli per un tempo indefinito.

Fin quando non furono le nove e portata dopo portata, i due amanti mangiarono il dolce.

 

Tortino al cioccolato.

 

Le labbra di Draco, un po' salate, si piegarono in un mezzo sorriso.

Ovvio.

Ora Harry lo spezzerà a metà e prenderà l'impasto immergendolo nel cuore di cioccolato, se lo porterà alle labbra e ne gusterà il sapore mugolando piano e socchiudendo gli occhi che brilleranno completamente appagati.

Poi ne offrirà un pezzo a lui ...

 

Questa volta però lo offrì a lei perché Draco non era lì e si sentì male.

 

Lei lo prese tra le labbra guardandolo maliziosa.

Mentre Draco avrebbe detto di no spiegandogli che preferiva cibarsi di quel dolce dalle sue labbra e Harry avrebbe sorriso. E lui viveva del suo sorriso.

Ma lei lo mangiò e lui sorrise ugualmente.

E si rattristò quando vide le loro mani intrecciate sul tavolo e niente cellulare vicino a loro.

 

Guardò quell'aggeggio babbano tra le sue mani, lo stava stritolando all'interno del palmo.

Premette il pulsante verde due volte, così come gli aveva spiegato Hermione e se lo portò all'orecchio.

Attese.

 

Attese guardando il ragazzo dentro al ristorante tirare fuori il cellulare dalla tasca del giacchetto e guardare lo schermo con le sopracciglia corrucciate perché non si aspettava la chiamata dell'amica a quell'ora di sera; chissà se gli passò per la testa che poteva essere successo qualcosa a suo marito.

 

Allora Potter fece cenno alla donna davanti a lui di attendere un attimo e si portò quell'affare all'orecchio e Draco sentì la sua voce.

 

“Hermione?” Stava chiamando dall'altra parte della cornetta e la sua voce fece maledettamente male.

“Harry.” Gli uscì una preghiera rauca.

“Draco?” Il moro si accigliò. “Dimmi. È successo qualcosa a Hermione? Perché mi chiami con il suo cellulare?” Fece così tante domande che Draco si sentì un attimo disorientato.

“No. Me … me l'ha prestato.” Bisbigliò.

“Ah ok. Te l'ha detto che torno tardi?” Domandò immediatamente Harry.

E Draco si chiese se Claire lo sapeva che a casa aveva un marito ad aspettarlo.

 

“Sì. Sì. D-dove sei?” Si maledì per non riuscire a controllare la voce.

“In un ristorante.” Tagliò corto Harry. “Mi hai chiamato per dirmi qualcosa?”

E Draco si sentì morire da tanta freddezza.

 

“Volevo sapere d-dove sei e con chi sei.” Sussurrò Draco sentendosi un po' un bambino capriccioso lasciato a casa dalla mamma.

“Draco, ne parliamo domani ok?” Rimase vago ancora Harry.

 

E Draco a momenti lo supplicò di allontanarsi da lì, di andare via da quella donna. Di non innamorarsi. Di non baciare quella donna. Di tornare a casa. Nella loro casa. Con suo marito. E di fare l'amore con lui. Per sempre.

 

Ma non gli disse niente di tutto questo.

 

“Ok.” Soffiò piano.

 

E li guardò mentre Harry pagava il conto e prima che la sua mente potesse recepirlo i due erano già fuori dal locale mano nella mano.

 

Harry non aveva visto suo marito. Non lo aveva visto perché non si aspettava certo di trovarlo lì.

Eppure Draco era lì.

Mortalmente ferito.

Ma ancora Harry non lo stava guardando.

 

Stava parlando di chissaché e poi Harry girò quella donna e la agganciò per i fianchi e la baciò.

E Draco era lì e lui non lo aveva visto.

 

Ma Draco non era più sicuro di essere visibile.

 

Stava così male che si toccò il petto all'altezza del cuore.

Era certo di trovarci uno squarcio invece ci trovò solo la furia del sangue che batteva imperterrito contro le pareti di quel muscolo che il verme stava mangiando da dentro.

 

E faceva male.

 

Poi i due si staccarono guardandosi negli occhi e quelli verdi di Harry luccicarono per un momento quando una macchina illuminò i due amanti.

Illuminò anche Draco che ora sanguinava, ne era certo.

Gli stava sanguinando il cuore.

E sicuramente piangeva.

 

E Harry lo vide.

 

Poté leggere lo stupore sul suo viso ora teso.

Poté leggere la vergogna risalirgli lungo le braccia che lo portò a staccare le dita da quelle della ragazza.

Nessuno parlò.

 

Ma Harry vide le dita diafane di Draco giocare insistentemente con la fede al dito.

 

E si sentì nudo.

E si sentì male.

 

Draco ci penso e ripensò.

Ma non c'erano domande giuste da fare.

Né risposte da voler sentire.

Eppure qualcosa doveva fare.

Ma stava male.

 

La fede stringeva e lui stava male.

Sanguinava, il sangue gli fluiva via dal corpo velocemente.

 

 

Fu Harry a parlare per primo, disse semplicemente: “Draco.”

E le labbra sottili di Draco si piegarono verso il basso.

La fede stringeva ancora e ... e se la tolse.

 

La lasciò cadere godendosi il rumore dell'oro sull'asfalto. Un tintinnio dopo l'altro fin quando non si fermò e Draco la guardò fermarsi e segnare la fine di un amore.

Si girò e scappò via.

 

I passi echeggiavano nel vicolo scuro, buio.

La voce di Harry gli arrivò lontana intimandogli di fermarsi.

Ma Draco correva così forte che il cuore gli stava esplodendo, ma sempre meglio del dolore che stava provando.

“Asp …”


Furono le ultime sillabe che sentì prima di smaterializzarsi e trovarsi a casa.

Nonostante tutto il primo luogo che gli venne in mente fu proprio quello ... casa loro.

Ma ora sembrava brutta, buia e fredda.

Le lacrime scendevano rigandogli il viso di acqua salata ma non se ne curava.

Lanciò via la bacchetta.

Sapeva che se Harry fosse tornato lo avrebbe attaccato da bravo Serpeverde ferito. Aveva paura di fargli del male e nonostante tutto il male che gli stava facendo, non voleva.

 

“Draco …”

Harry si smaterializzò in mezzo al soggiorno di casa loro, si guardò attorno con attenzione e il suo petto si abbassava e si alzava ad un ritmo troppo veloce.

“Draco!” Chiamò ancora a voce alta.

Salì le scale in fretta e furia, si precipitò in camera loro e lo vide accucciato in un angolo. Vicino a lui c'era una camicia di Harry.

In realtà le sue cose erano sparse per tutta la stanza.

 

“Va’ via.Potter.” Lo avvertì in tono grave.

“Draco.” Ripeté Harry, forse non sapeva cos'altro dire.

“Vai via prima che ti ammazzi.” Gli gridò e vide Harry portarsi la mano alla tasca dove teneva la bacchetta.

Consapevole di quanto un Malfoy incazzato fosse pericoloso.

 

“Forza Potter colpisci.” Gli urlò contro alzandosi bruscamente e avvicinandosi a Harry.

“Draco, ascolta …” Lo pregò il ragazzo portando le mani in avanti.

“Da quanto Harry? Da quanto? Cazzo!”

Si portò le mani nei capelli tirandoli e pregando tra sé e sé che fosse solo un orribile sogno.

“Draco …”
“Draco. Draco. Draco. Non sai dire nient'altro? Ti ho fatto una dannatissima domanda cazzo. Rispondi!” Gli urlò contro.

 

E gli occhi di Harry si velarono di lacrime e per un momento sembrò lo stesso di sempre.

Il ragazzo buono che si prendeva cura di suo marito.

L'uomo tutto d'un pezzo, sicuro e impacciato nello stesso tempo.

 

Lo vide passarsi la lingua sulle labbra e Draco immaginò che li ci fosse un altro sapore ora, fece un bel respiro e poi le sue parole gli arrivarono lontane.

“Qualche mese”

Un soffio leggero come la brezza estiva ma maledettamente doloroso.

 

Draco strinse la mascella per non piangere, non più di così almeno.

“Ci sei andato a letto?” Domandò guardandolo negli occhi ma lui non rispose e Draco avrebbe tanto voluto dargli un pugno.

“Draco …” Ripeté ancora lui.

 

E il biondo gli diede uno schiaffo.

 

Ascoltò il rumore del palmo contro la pelle e restò a guardare il suo volto girarsi per il colpo.

Quando Harry si voltò lui gliene diede un altro. E poi un altro ancora.

 

Fin quando Harry non lo afferrò per le braccia tenendolo ben stretto, così forte che forse gli avrebbe lasciato i lividi.

“Non piangere. Ti prego Draco … tutto ma non piangere.” Gli sussurrò vicino al volto mentre contava le lacrime scendere lungo il viso una dopo l'altra.

 

“Ci sei andato a letto?” Ripeté lentamente.

“Mi dispiace amore. Mi dispiace. Ho fatto una cazzata. Ti prego …”

Anche Harry piangeva.

 

Guardare il volto di Draco così deluso e triste gli aveva fatto aprire gli occhi e gli aveva spezzato il cuore.

Portò le mani al volto pallido e bagnato lasciandogli le braccia e gli accarezzò le guance.

“Non piangere, ti prego.” Continuò a sussurrargli.

Ma Draco non lo ascoltava.

Ascoltava il verme nel suo stomaco che lo stava uccidendo spargendo in giro un bel po' di viscidume.

 

Harry non lo baciò sulle labbra, sapeva che suo marito non avrebbe voluto.

Gli baciò la fronte, gli zigomi e il mento.

Gli baciò le palpebre e si curò di ogni lacrima.

Respirando il suo odore e si rese conto che era di quello che aveva bisogno.

 

“Lasciami.” Soffiò a un millimetro dalle labbra di Harry.

E appena si staccò quel tanto da non coinvolgerlo nell'incantesimo, Draco sparì insieme al suo verme che si contorceva divertito.

 

 

continua...

  
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