Carissimi lettori,
ecco a voi il Prologo revisionato. :-) Ho mantenuto le note autrice dell'epoca, ma erroneamente ho cancellato completamente il primo capitolo e tutte le rec. Chiedo perdono umilmente, a volte sono un vero disastro. Vi prego di leggere l'ultimo capitolo per delucidazioni in merito a questa mia follia.
Prologo
Il
loro più grosso problema era sempre stato " comunicare ".
Un verbo conosciuto e utilizzato dalla stragrande maggioranza
degli esseri viventi, ma che qualcuno, per dispetto a lei
sicuramente, aveva volutamente dimenticato di inserire sotto la
lettera C del vocabolario degli Uchiha.
In realtà
cominciava a pensare che oltre ai verbi tacere, borbottare o, in casi
estremi, rispondere e controbattere sinteticamente, il vocabolario
del Clan più contorto della storia di Konoha non prevedesse
altro.
Considerando, poi, che la lunghezza media delle frasi che lui pronunciava andava dalla semplice esclamazione monosillabica alle tre, barra quattro parole scarse, il suo lessico era facilmente catalogabile in una pagina.
Il
resto erano idiomi pressoché incomprensibili che anche la buon
anima di Itachi avrebbe fatto fatica a interpretare.
Partendo
proprio dalla lettera ''C'' , l'unica parola realmente significativa
era " Clan " : il maledetto clan con il suo
stramaledettissimo ventaglio che era costretta a ricamare persino sui
boxer. Sotto la ''N'' si annoveravano parole come "noiosa"
e " no" : la prima era la sua preferita, le aveva
dato quell'appellativo in tenera età e anche adesso che erano
cresciuti era solito chiamarla con quel tenero vezzeggiativo, la
seconda era la risposta la ogni domanda. Sotto la ''I'' : "incapace"
e "inetto", in pratica chiunque non fosse lui . La
''B'' poi era dedicata totalmente a Naruto "Baka " e
così anche la ''D'', "Dobe", e la T di
"Testa quadra", che racchiudeva in una sola volta,
straordinariamente, un sostantivo e un aggettivo. Sotto la
lettera ''V'', la parola che aveva condizionato tutte le scelte della
sua vita: "Vendetta". La ''H'' rappresentava
l'ultimo suo delirio di onnipotenza quando, giunto sul campo di
battaglia, aveva comunicato con una presunzione e una tranquillità
da camicia di forza che sarebbe diventato "Hokage",
pretendendo che tutti i presenti accogliessero la sua proclamazione
con giubilo perché in fondo cosa poteva mai esserci di così
strano: aveva solo dichiarato di volerlo distruggere dopotutto.
Tuttavia il suo lessico era ricco di esclamazioni e versi unici
: "Tsk" ,"Tze", "Mh"
, quest'ultimo ripetuto due volte ogni qual volta fingeva di
ascoltare un discorso di cui non poteva fregargliene assolutamente
niente.
Per
non parlare della mimica facciale pressoché inesistente. Se
non fosse stato che il suo viso risultava, in una sua ipotetica
classifica, tra i più belli e interessanti dell'intero
Villaggio o meglio dell'intero universo, l'avrebbe potuto apostrofare
come intellegibile e inespressivo, al pari di una testa d'alce
attaccata al muro di un capanno di caccia.
Anche in questo
caso, c'erano delle rare eccezioni che, vivendo a contatto
quotidianamente con lui, aveva scoperto e registrato nella sua
memoria. Nella sua top list in ordine vi era :" lo sguardo da
pazzo omicida", il suo preferito; glielo aveva regalato un paio
di volte, mentre tentava subdolamente di ucciderla; "il
sopracciglio sinistro alzato", la sua unica espressione di
stupore o disappunto, solitamente accompagnato da una delle
esclamazioni prima elencate; "lo sguardo da bel tenebroso"
che adottava nei momenti di riflessione o quando si perdeva nei suoi
pensieri più tormentati che, a suo parere, la maggior parte
delle volte lo portavano a pensare a quante cose stupide avesse
fatto, o almeno se lo augurava; " le mani intrecciate davanti
alla bocca" : attenzione!!! Piano malefico in corso di
elaborazione.
Analizzando
le labbra, infine, considerando che non le usava per parlare, né
per sorridere, se non fosse stato per quell'odioso ghigno che
talvolta le faceva leggermente incurvare e che solitamente non
prometteva nulla di buono, potevano considerarsi come quelle di
Kakashi... invisibili a molti.
Non era solito ridere.
L'unica risata che riusciva a ricordare era quella satanica nel Paese
del Ferro che aveva ovviamente cercato di rimuovere dalla sua mente.
Spesso si limitava a sbuffare o a utilizzare il suo ghigno mostrando
quel briciolo di ilarità che si nascondeva dietro a
quell'apparente facciata da musone depressoide.
Si chiedeva
spesso cosa l'avesse spinta a innamorarsi di lui. Lei che era il suo
esatto opposto : solare, logorroica e rumorosa.
In termini
prettamente medici Sasuke risultava un sociopatico disadattato con
tendenze alla schizofrenia e alle manie di persecuzione. In pratica
un intero tomo di psicanalisi comparata in un unico uomo.
«Pensi
di rimanere lì a fissarmi ancora per molto?» le chiese
distrattamente con tono fermo, quasi alterato.
Nove parole.
Aveva usato nove parole. Uno di quegli eventi da segnare sul
calendario come quando a tuo figlio nasce il primo dentino o inizia a
camminare.
Nove parole. Un record assoluto nelle ultime
settimane o forse nell'intero mese.
Se avesse avuto una
cartella clinica sottomano avrebbe riportato questa nota: "Il
soggetto ha pronunciato una frase di senso compiuto composta da nove
parole " .
Il
problema era che se anche Sasuke si fosse autoinferto un elettroshock
con il suo chidori, non vi era la certezza che tornasse normale.
Normale... che aggettivo sopravvalutato! Avendo a che
fare con lui non sapeva più cosa significasse la normalità.
Lui era l'anormale per antonomasia, l'eccezione che conferma la
regola.
Talvolta credeva che fosse lei la psicopatica e non
lui.
Lei lo aveva perseguitato in età infantile,
tormentato durante l'adolescenza, raggiungendo l'apice
dell'umiliazione umana urlandogli piangente i suoi sentimenti per poi
essere dolcemente tramortita e scaricata come una barbona su una
panchina, inseguito in età quasi matura toccando anche in quel
caso dei picchi di umiliazione non indifferenti, e adesso era lì,
con un libro di anatomia patologica aperto sul tavolo della cucina da
diverse ore che proprio non voleva saperne di farsi leggere, e
fissava la sua personalissima cavia da laboratorio, la sua Treccani
umana della psichiatria che sedeva comodamente sul divano, assorto
nella lettura di un rotolo, muto e immobile – come
sempre.
«Sakura» la chiamò senza neanche
alzare lo sguardo. La sua voce profonda e dura, dolce musica per le
sue orecchie. In molti pronunciavano il suo nome, ma non come lui.
Lui aveva un modo unico.
«Mi stai ascoltando?» le
chiese, trafiggendola questa volta con i suoi occhi neri come la
pece.
Tre parole.
" Il soggetto dopo un
inatteso miglioramento è regredito. "
«Ero
sovrappensiero» gli rispose, ritornando a inchiodare gli occhi
sul libro.
«Tsk» sibilò lui come nella
migliore delle tradizioni.
«Esprimiti!» lo invitò
Sakura che, da un po' di tempo, aveva intrapreso la disperata
missione di renderlo un individuo parlante.
Sasuke riavvolse
velocemente il rotolo e lo posò sul tavolino del salotto.
«Se continui così non supererai mai l'esame»
le disse con tono calmo, palesando tutto il suo disappunto per la sua
scarsa concentrazione.
Già...il maledetto esame di
Tsunade.
Da quando la guerra era finita i Cinque Kage, avendo
saggiato il brio dell'Alleanza ninja, erano stati colti dalla
sindrome dei figli di fiori, esaltando in tutti i modi i sentimenti
di fratellanza e unione.
Oltre a organizzare settimanalmente
inutili feste per celebrare la fine della guerra, un mero pretesto
per ubriacarsi e gozzovigliare – tranne per il Kazekage che
assisteva attonito alla decadenza degli altri quattro – avevano
deciso di cementare ulteriormente i nuovi rapporti, relativamente
amichevoli, con degli scambi culturali. Erano stati inviati a Konoha,
quindi, dal Paese della Nebbia, il medico personale del Raikage, Kato
e il suo seguito di imbecilli spocchiosi convinti di essere i nuovi
gotha della medicina ninja.
Kato aveva proposto di sottoporre
i ninja medici di Konoha a una prova scritta e una orale per
constatare la preparazione e Tsunade aveva stranamente accettato
nonostante le rimostranze di molti. Ma in nome della fratellanza e
dell'unione tra popoli era necessario questo sacrificio.
Trovava
estremamente ingiusto che anche lei, un Sennin, la detentrice
dell'eredità del Quinto Hokage, fosse stata costretta come gli
altri a partecipare a quella buffonata. Tsunade la convinse che in
quel modo avrebbe dato il buon esempio agli altri e che fosse di
vitale importanza mantenere ottimi rapporti con gli altri Paesi, data
la fantastica esperienza che li aveva accomunati: la guerra mondiale.
Era assurdo pensare che quell'evento appena terminato avesse
scatenato così tanti cambiamenti in così tante persone
– tranne in Sasuke, ovviamente.
Se non fosse stato per il
toccante e inatteso discorso del Kazekage, un altro caso clinico
salvato in corner da Naruto dalla totale follia omicida, Madara
avrebbe vinto a mani basse. Il rosso bambino prodigio era riuscito a
convincere, all'inizio della guerra, non si sa come, gli ottantamila
ninja kamikaze a superare gli odi atavici e le diversità
diventando un grande famiglia di condannati a morte certa.
Tutti
fingevano di amare gli altri, nebbia e pioggia, fuoco e acqua , uniti
dalla vittoria sul cattivone di turno che poi in realtà era
stato sconfitto da lei, Sasuke e Naruto... anzi per essere precisi da
Sasuke e Naruto con qualche piccolo intervento da parte sua che, pur
non avendo discendenze divine come gli altri due, se l'era comunque
cavata in modo decoroso.
Poi era avvenuto l'impensabile…
Lei
sfinita dal combattimento, con il chakra ai limiti storici, era
riversa per terra non riuscendo a muovere un muscolo.
Lui le
si era avvicinato. Nell'occhio destro lo sharingan e in quello
sinistro il rinnegan ancora attivi.
" Ecco. Adesso mi
uccide e fa credere a tutti che sia stato Madara " aveva
pensato.
Quando lui, dopo averla offesa e denigrata con ogni
tipo di aggettivo e sostantivo – perché quando voleva
sapeva parlare – dall'inutile alla debole passando per
seccatura e impiccio, l'aveva sollevata e presa tra le sue possenti
braccia, era rimasta talmente sorpresa che d'istinto le sue labbra si
erano mosse, producendo un ''Sasuke-kun'' schifosamente melenso e
adorante che sapeva tanto di " Oh mio unico Dio e salvatore! ".
Dopo alcuni metri lui e il suo orgoglio smisurato avevano avuto
un tracollo e una delle sue gambe aveva ceduto. Dopotutto aveva
appena combattuto contro un pazzo furioso con poteri illimitati,
quindi era anche plausibile che fosse provato.
Un altro
"Sasuke-kun" meno melenso del primo, con una nota di ovvia
preoccupazione , era uscito spontaneamente dalle sue labbra.
L'aveva posata gentilmente per terra e si era messo a sedere
al suo fianco con un braccio posato su un ginocchio.
Stranamente
intorno a loro non c'era nessuno... erano tutti troppo presi a
ringraziare i Kami di non essere morti o rinchiusi in un eterna
illusione.
Erano soli, loro due, seduti sulla polverosa e
arida terra intorno Konoha.
"Ora o mai più"
si era detta Sakura e prendendo il coraggio a due mani aveva iniziato
a parlare.
«Sasuke-kun» aveva ripetuto per
l'ennesima volta, ma con grinta e decisione, anche se temeva che
forse avrebbe potuto ammazzarla, per passare il tempo, prima di
riprendere il cammino verso Konoha.
«Lo so Sakura»
l'aveva interrotta lui con voce stanca e lo sguardo perso verso
l'orizzonte.
"Cooosa, sai?" si
era chiesta Sakura, non cogliendo il significato di quelle tre parole
che sembravano messe in fila a caso, giusto per dire qualcosa e
bloccare il sermone sdolcinato che lei si stava apprestando a
rifilargli.
In realtà quello era stato il suo modo per
spiegare senza dilungarsi troppo, come nel suo stile, che era a
conoscenza del fatto che i suoi sentimenti per lui non fossero
cambiati, anzi fossero maturati, e che quello che era accaduto nel
Paese del Ferro fosse stato un errore dettato dal suo scarso senno e
dalla sua innata propensione a farsi manipolare. Il tutto racchiuso
in quelle tre misere parole che neanche un interprete esperto sarebbe
riuscito a comprendere.
Sakura, ormai esperta quanto, se non
più di Naruto, dello strano modo in cui Sasuke soleva
esprimersi, riuscì infine a capire il loro significato.
«Meriti una possibilità di essere felice»
aveva buttato lì, senza troppe pretese, a testa bassa,
sperando che stessero parlando della stessa cosa.
«Sakura,
guardami» aveva replicato lui, voltando lo sguardo verso di lei
e in una una frazione di secondo i suoi occhi verdi si erano persi
nel suo sharingan e nell'illusione da lui creata.
ANGOLO
AUTRICE
Ciao a tutti...
Chi ha avuto modo di leggere "Io
respiro " avrà sicuramente capito dalle ultime battute
che questo è... il seguito.
Il finale della song doveva
essere così...aperto. Doveva dare spazio alla fantasia del
lettore che poteva credere sia che l'illusione di Sasuke si avverasse
,sia che invece fosse un enorme bufala inventata per far desistere
Sakura dai suoi intenti amorosi.
Poi mi è stato chiesto
di dare una risposta alla domanda : " Com'è andata a
finire dopo che Sasuke ha proferito le due paroline magiche ? "
dopo il bacio e la dichiarazione straziante di Sakura?
Dopo
mille perplessità e una bella spintarella da parte di "
Manga ", che ringrazio, ho deciso di darvi la risposta.
So
che ho ancora una fan da finire e vi sto tenendo un po' sulle
spine,ma il capitolo nuovo di " Insieme...per caso " è
un po' complicato e avevo bisogno di rilassarmi un attimo con
qualcosa di diverso. Prevedo di aggiornare comunque nella giornata di
domani.
Ritorno quindi al mio amato Shippuden sperando che la
storia vi piaccia.
Attendo i vostri commenti e vi ricordo che
il 31 maggio scade il termine ultimo per il pagamento del canone
rai...no sto scherzando!!! Scade il termine per l'invio delle trame
per il progetto a tre mani con manga e ladyuchiha23. Per chi non
sapesse di cosa sto parlando,invito a leggere la fan "
Esperimento d'amore " di ladyuchiha23mangasasuk8 ( l'username è
composto da tutti e tre i nostri nomi) dove troverete una breve
descrizione del progetto e le spiegazioni utili per partecipare.
Kiss kiss