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Autore: LammermoorLace    30/05/2014    3 recensioni
Japonine; metafore di un inizio
'Perche' (uno sguardo) e' l'unica maniera, in fondo, in cui l'amore comincia.'
V. Hugo
Genere: Introspettivo, Poesia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eponine, Javert
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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The Glimpse
 
Javert batteva con il suo solito passo regolare e circospetto le strade di Parigi durante il suo giro di ronda abituale all’imbrunire, quando le strade erano poco affollate e il sentore salmastro della Senna penetrava nei vicoli intricati dei bassifondi trasportato dalla brezza del vespero. Sembrava che fosse solo; nelle casupole brillavano luci fioche, e si sentivano appena i rumori della città che a poco a poco si addormentava, stanca e sporca, calandosi addosso le sue cortine di tenebra.
I passi dell’Ispettore sul selciato, a tratti irregolare o rovinato, a tratti ormai inesistente, avevano una cadenza particolare, calma eppure all’erta, che i malfattori di vario tipo (che a quell’ora compaiono come le ombre al calar del sole) avevano imparato a riconoscere e temere.
 
Anche Eponine ne aveva sentito parlare. Il Cane, lo chiamavano, perché si diceva che il suo fiuto e la sua abilità nella ‘caccia’ non offrissero scampo. Quando glielo aveva nominato, ‘Parnasse aveva semplicemente scrollato le spalle, con la sua solita nonchalance, ma poi l’aveva guardata negli occhi e le aveva detto di starci alla larga (-Sul serio, non ti conviene averci a che fare... Javert è pericoloso, per quelli come noi-).
Ma Eponine era, in fondo, la figlia di un lupo. Solitaria, camminava la sera per ore, nascondendosi alla vista dei pochi passanti in pertugi che solo lei conosceva, imboccando vicoli e scorciatoie che le permettevano di muoversi, veloce e quasi invisibile. Conosceva Parigi come le sue tasche, e le realtà sordide dei bassifondi erano ciò in cui era sempre vissuta.
Chi era questo Javert per imporre leggi e divieti a casa sua? Come minimo, doveva scoprire chi fosse. Doveva vederlo… Certamente non era spaventoso come lo raffiguravano; i Patron Minette ingigantivano sempre i fatti e i personaggi con cui avevano a che fare, e questo non poteva essere più credibile degli altri.
Fu così che quando udì un rumore di passi in avvicinamento, decise di non nascondersi.
 
Javert girò l’angolo e, contro il muro di un vecchio Cafè che stava al lato opposto della piccola piazza in cui era arrivato, vide stagliarsi netta la sagoma scura di una ragazza lacera. Per prima cosa distinse la massa di capelli disordinati e i vestiti troppo grandi, con l’ampia gonna sfrangiata e quello che doveva essere stato un piccolo scialle legato attorno alle spallle. Poi Eponine volse il viso.
 
I loro sguardi si incontrarono.
Fu un momento strano, due, tre secondi al massimo...  poi entrambi distolsero lo sguardo dall'altro, volgendolo altrove.

 
Si erano riflessi negli occhi dell’altro per poco più di un attimo, inconsapevole, veloce, teso e magnetico. Nessuno dei due poteva dire cosa avesse sentito… avevano solo, in qualche modo, sentito. Era stato un indicibile tocco, un breve sovrapporsi di due ombre, l’istante in cui la luce catturata tra due specchi si riflette infinitamente nello spazio e nel tempo, eppure passa inosservata e svanisce l’attimo dopo.
Come una goccia di pensiero che viene assorbita all’istante nelle pieghe del tempo, come la spuma di un’onda che cattura un secondo di luce lunare e poi ritorna nella ribollente e maestosa opacità del fiume.
Quello era stato; un fulgore argenteo, l’incontrarsi di due ombre, un guizzo di luce imprigionata tra due specchi, perduta l’istante successivo, nella torbidità mutevole delle cose che scorrono… eppure ancora lì, presente.
 
Ma in quell’esatto momento, quello sguardo non aveva avuto alcun significato, ne’ per Eponine ne’ per l’Ispettore.
 
La ragazza si ritirò e scomparve nella notte, i vestiti leggeri e laceri e i capelli scarmigliati.
L’Ispettore si voltò e, dopo un attimo di indecisione, continò a camminare, sistemandosi il cappello qualche metro più avanti, gli occhi puntati nuovamente davanti a sé, impassibili.
 
Dopo circa mezz’ora iniziò a piovere, e presto la notte calò del tutto. Ma forse fu allora, l'inizio di cio' che sarebbe stato.
 
 

 
Witer’s Corner
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<3
 
Lou
  
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