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Autore: Becky_99    30/05/2014    3 recensioni
Una foto.
Una frase.
Una data.
Ma due persone.
[Completamente dedicata ad una certa persona per il suo compleanno, per farmi perdonare per gli auguri in ritardo. Spero basti, come regalo]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jemma Simmons, Leo Fitz, Nuovo personaggio, Phil Coulson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sophie FitzSimmons, vita di una ragazza alla Tower...'
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Una precisazione al volo, prima di lasciarvi alla storia. Anzi due. Una è che questa breve storia è ambientata nel futuro, ma i personaggi che appariranno qui, hanno gli anni che dimostrano ora. E non quelli che avrebbero nel futuro. L'altra... ve la dico a fondo capitolo. Se ci arrivate.

Tanti considerano l'autunno semplicemente "monotono". Sophie non è affatto d'accordo. Per lei l'autunno è come la più bella sinfonia di Bach. La ragazza adora il periodo in cui il cielo ogni tanto si scurisce, in cui bisogna sostituire canottiere e pantaloncini con magliette di cotone e jeans stretti. Le piace pensare che, se fosse brava con la matita, si siederebbe per ore davanti ad una tela bianca, per cercare il colore giusto tra tutte le sfumature che dipingono le foglie, che solo qualche mese prima erano verdi e rigogliose. Ma la cosa che Sophie adora è che in autunno può tranquillamente saltare in sella alla sua amata bicicletta e pedalare fino alla sua amata meta, ogni pomeriggio, senza il rischio di prendersi un'insolazione o morire congelata. Nel cestino di vimini, legato al manubrio da due nastri, solo un mazzo di fiori, comprato lungo la strada, un libro e un sacchetto di caramelle, rosa confetto a strisce verdi.

E anche oggi, come ogni pomeriggio da tre anni a questa parte, smonta dalla bici, la lega alla rastrelliera, prende le cose nel suo cestino e oltrepassa il cancello di ferro battuto. Cammina nei sentieri, che conosce bene, poi passa sull'erba soffice, senza curarsi del fatto che sotto di lei, riposano persone morte da tanto tempo. Per essere un cimitero e davvero poco frequentato. L'unica persona che ha visto Sophie in tutti i suoi pomeriggi passati lì, è stata un'anziana donna, che lasciava dei fiori sulla tomba del marito. Conosceva così bene il percorso che avrebbe potuto percorrerlo ad occhi chiusi, ma li tenne bene aperti e quando un mucchio di foglie secche entra nella sua visuale, non resiste e gli lancia un calcio, lasciando che le foglie volino e poi volteggino tranquille fino a terra, mentre ride come una bambina. Arrivata nel punti che doveva raggiungere si siede, posa i fiori davanti alla lapide e tiene aperto il sacchetto di caramelle. Vi infila una mano tirando fuori un coccodrillo di gomma color arancione. Soddisfatta se lo infila in bocca e inizia a sfogliare le pagine del suo romanzo. Alza lo sguardo quando sente un fruscio, opera del vento, e si ritrova a fissare la lapide. Che le aveva cambiato la vita. 

A Sophie era stata raccontata la sua storia e quella del mondo in cui viveva. Le avevano narrato dei tempi in cui era stato fondato lo SHIELD, di come l'Hydra, che si pensava sconfitta, fosse invece penetrata a fondo nello scudo dell'umanità. Le avevano detto della guerra che c'era stata, Hydra vs SHIELD, e di come lo SHIELD si fosse frantumato in mille pezzi. Le avevano anche detto che però l'agente Coulson -Ma chi, zio Phil?! Aveva chiesto incredula- era riuscito a ripristinare tutto, ricostruendo l'organizzazione a partire da zero. Tutta la sua famiglia dipendeva da quell'organizzazione, tutti ne facevano parte e le avevano dato grande aiuto nella sua vita. Zia Skye, le aveva insegnato ad hackerare anche il più complesso dei computer, zia Melinda a pilotare un aereo in caso di pericolo e zio Phil... Be', aveva ricostruito lo SHIELD! E come se non bastasse c'era la sua famiglia allargata. Zio Tony, o zio Stark, come lo chiamava per irritarlo, le permetteva di fare su e giù nella sua tower dandole accesso a tutti i piani, zia Pepper aveva il sorriso più smagliante e sincero che Sophie avesse mai visto, e zio Steve l'aveva tenuta occupata per pomeriggi interi con le sue storie sul passato. Poi c'erano Bruce, che non le aveva mai negato una mano con i compiti di chimica e fisica, e perfino un certo dio che l'aveva portata ad Asgard per il suo 18esimo compleanno.

E poi i suoi genitori. 

Erano fantastici, per Sophie, le avevano insegnato gran parte di ciò che sapeva, le avevano fatto passare l'infanzia tra provette e missioni, ma lei non ne aveva mai sofferto, anzi, adorava il lavoro dei suoi genitori e vederli all'opera era uno spettacolo. Aveva imparato tanto da loro, ma soprattutto aveva compreso cosa era davvero l'Amore. Jemma e Leo si erano sempre amati e avevano amato loro figlia con tutto il cuore. Per questo, quando, tre anni prima, a soli vent'anni, si era ritrovata senza di loro, non aveva retto.

Erano andati in missione, ma qualcosa era andato storto, e Fitz e Simmons non ce l'avevano fatta. Era stato un brutto colpo, aveva pianto per giorni interi, pensando a quanto non se lo meritassero, se l'era presa con tutto e con tutti. La sua grande famiglia aveva subito una grave perdita e lo riconoscevano tutti. Al funerale, a cui Sophie aveva assistito dalla prima fila di sedie nere, avevano pianto tutti, insieme alla povera ragazza.

Tutti tranne una persona.

Natasha.

La donna aveva già un forte legame con la giovane, la stava addestrando lei, e c'era uno strano feeling tra le due. Natasha, in quel periodo era stato lo scoglio di Sophie, la roccia, la dimostrazione che la vita va avanti, anche quando sembra che finisca, che il castello di carte può essere ricostruito dopo una folata di vento e che l'aquilone rotto, se riparato, avrebbe ricominciato a volare.

Era grazie a lei se la ventenne si era rialzata e traballante aveva ricominciato a camminare da sola. Ora il dolore della perdita dei suoi genitori faceva male, ma un po' di meno. E le piaceva stare seduta sull'erba, con loro vicino. Avevano dato precise disposizioni, volevano essere sepolti insieme e li avevano accontentati, quindi sulla lapide c'erano solo una foto, una scritta, una data. Ma sotto di lei, due persone. Che con il tempo erano diventate così unite, che erano come una sola. 
Un rumore improvviso fa alzare di scatto la ragazza, che si posiziona in modo da combattere contro qualche sconosciuto, brandendo il libro come arma. Ma le persone che ha davanti sono tutt'altro che sconosciute.

-Zio Phil!- esclama la giovane, abbassando il romanzo.

-Hai sempre avuto questi riflessi?! Sul campo saresti imbattibile...- le dice, sorridendo

-Be', ho imparato dalla migliore!- gli risponde, sorridendo a Natasha, che l'abbraccia.

-Come mai passavate di qui?- domanda, raccogliendo il segnalibro e infilandolo tra le pagine

Le sembra quasi di vedere un'ombra di tristezza sul volto della spia, ma probabilmente se la è immaginata. Infatti le risponde subito -solo per venire a prenderti!- esclama

-Come mai?- chiede la giovane

-Ceniamo tutti insieme- le risponde Phil

-Mi sembra una grande idea!- esclama contenta, raccogliendo le caramelle e avviandosi con gli altri due verso l'uscita.

-Non è che hai una liquirizia lì dentro?- domanda Phil, già pregustandone il sapore, ma rimane deluso quando Sophie scuote la testa

-Solo orsacchiotti e coccodrilli di gomma- gli risponde. Natasha infila una mano nel sacchetto dai colori pastello, ne tira fuori un orsacchiotto rosso e se lo infila in bocca con aria non curante.

-Da quando la Vedova nera mangia orsi di gomma?- chiede Coulson

-Da quando il direttore dello SHIELD mangia coccodrilli- gli risponde, alludendo alla caramella in mano all'uomo. 

E Sophie, guardando i due che si litigano le caramelle nel pacchetto non può far altro che sorridere, perché, anche se i suoi amati genitori non ci sono più, almeno l'hanno lasciata in buone mani. 

O quantomeno si divertirà un mondo.





Angolinoinoino dell'autrice:
Questa storia è uno schifo, non ho idea da dove mi sia uscita.  Ed è anche corta. Chiedo scusa a chi non è piaciuta. E chiedo scusa anche per l'impaginazione orripilante, ma non so andare a capo. È un handicap...
Comunque, la cosa che dovevo dire prima è che questa storia è dedicata a Erika, per il suo compleanno, perché è merito suo se ho pubblicato la mia prima storia. Spero di essermi fatta perdonare.
Baci,  Becks :*
  
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