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Autore: Poseidon    30/05/2014    3 recensioni
Alla festa di compleanno di Jack c'erano davvero tutti. Era stato da sempre un ragazzo popolare, il classico ragazzo modello con ottimi voti in tutte le materie, quaterback nella squadra di football scolastica e con tutte le ragazze ai suoi piedi per via della sua bellezza. Era stimato da tutti a scuola, anche dagli insegnanti, si trovava a suo agio al centro dell'attenzione e per questo era stato eletto quattro volte su quattro rappresentante d'istituto. La stessa fama non l'aveva ricevuta suo fratello minore, Bradley, forse perché era un ragazzo estremamente timido ed introverso, che preferiva la solitudine.
*Tradley, se non vi piace il genere non leggete.*
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bradley Simpson, Tristan Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*scusate per evantuali errori, è la mia prima ff*

 
Alla festa di compleanno di Jack c'erano davvero tutti. Era stato da sempre un ragazzo popolare, il classico ragazzo modello con ottimi voti in tutte le materie, quaterback nella squadra di football scolastica e con tutte le ragazze ai suoi piedi per via della sua bellezza. Era stimato da tutti a scuola, anche dagli insegnanti, si trovava a suo agio al centro dell'attenzione e per questo era stato eletto quattro volte su quattro rappresentante d'istituto. La stessa fama non l'aveva ricevuta suo fratello minore, Bradley, forse perché era un ragazzo estremamente timido ed introverso, che preferiva la solitudine. Aveva sempre visto Jack come un mito, e anche in quel momento stava osservando con grande ammirazione il fratello maggiore, accerchiato come sempre da una grande quantità di folla. Bradley, però, era anche stufo di tutte quelle persone che lo paragonavano in continuazione al fratello, partendo dai genitori e arrivando agli insegnanti, e per questo aveva provato a differenziarsi da lui e aveva trovato rifugio nella musica: l'unica cosa in cui il maggiore non eccelleva. Bradley, infatti, amava passare intere giornate chiuso nella sua camera a suonare la chitarra e scrivere brani che contenevano tutti i suoi stati d'animo, ma che purtroppo non erano destinati a nessun pubblico.
 A d'un tratto annoiato dalla festa, Bradley decise di salire in camera sua per suonare un po', sperando che nessuno lo sentisse, ma ovviamente non fu così. Dopo qualche minuto, infatti, sentì bussare alla porta:
«Hey campione, va tutto bene?»
Bradley riconobbe immediatamente quella voce e, dopo aver nascosto la chitarra e gli spartiti sotto i cuscini del letto, fece entrare il ragazzo.
«Hey Tris.» disse semplicemente. Tristan era il migliore amico di Jack, ed era altrettanto popolare a scuola. Conosceva Jack dall'asilo, e di conseguenza, conosceva molto bene anche il piccolo.
«Tutto bene, Brad?» ripeté con calma, dato che la prima volta non aveva ricevuto alcuna risposta. Lui era l'unico del grande gruppo di amici di Jack a non considerare Bradley un ragazzino strano: era riuscito a capire i pensieri del riccio perché non si era fermato alle apparenze, come invece avevano fatto tutti gli altri. Poteva dire di conoscere Bradley meglio di chiunque altro, anche meglio di Jack, ma anche lui non era a conoscenza della sua grande passione.
«Si, c'era solo troppa confusione.» disse distrattamente Bradley fissando un punto indefinito sul pavimento, poi aggiunse:
«Puzzi di birra», guardando verso l'amico per la prima vota durante la serata.
«É una festa, cosa vuoi che beva?» rispose l'altro accasciandosi, scosso dalle risate, sulla spalla di Bradley. Rimasero alcuni minuti in silenzio, poi Tristan parlò di nuovo:
«Cosa stavi facendo prima che io entrassi?» disse alzandosi dalla spalla di Bradley e passandogli una mano tra i capelli.
«Ehm, niente...» rispose il piccolo cercando di sembrare il più sincero e disinvolto possibile e lanciando una rapida occhiata verso i cuscini del letto. Sul viso di Tristan comparve un enorme sorriso di chi la sa lunga.
«Che hai lì sotto?»
Prima che Bradley si rendesse conto cosa stava succedendo, Tristan scattò in avanti sui cuscini, trovandosi sdraiato su Bradley, e infilò le mani sotto i cuscini, estraendone una chitarra e un paio di fogli scarabocchiati, poi scattò di nuovo seduto, annullando il contatto tra i loro corpi.
«E questi cosa sono?» chiese Tristan guardando confuso Bradley, scorgendo qualcosa di simile al terrore sul suo viso.
«Tu sai suonare la chitarra?» gli chiese stupito. Lesse frettolosamente qualche foglio e poi aggiunse:
«Li hai scritte tu queste canzoni?» Bradley stentava a crederci che qualcuno era venuto a conoscenza di uno dei suoi più grandi segreti. Le sue canzoni raccontavano di lui, e non voleva che le persone le leggessero, perché temeva che si scoprisse ciò che lui aveva sempre cercato di nascondere.
Bradley era ancora paralizzato quando Tristan gli mise la chitarra in grembo e gli disse sorridente:
«Suonami qualcosa!»
«C-Cosa?»
«Si dai, fammi vedere come suoni! E ovviamente devi anche cantare.»
Bradley si riscosse dai suoi pensieri e strappò i fogli dalle mani di Tristan, dicendogli:
«Però questi li dai a me.» e poggiandoli ben lontani dalla sua portata.
«Farò una canzone di Ed Sheeran, scordati i miei pezzi.» avvisò in modo scherzoso Tristan, e dopo questo prese il plettro e iniziò a suonare, gli occhi chiusi, immaginando di trovarsi nella stanza solo, come sempre, per cercare di rilassarsi.

«White lips, pale face
Breathing in snowflakes
Burnt lungs, sour taste
Light's gone, day's end
Struggling to pay rent
Long nights, strange men...»


Tutto ciò su cui Bradley si concentrava era la musica. Ora c'erano solo lui e la chitarra, nessun altro.

«And they say she's in the class A Team
Stuck in her daydream
Been this way since eighteen
But lately her face seems
Slowly sinking, wasting
Crumbling like pastries
And they scream
The wrost things in life come free to us...»


Tristan notò di avere la pelle d'oca. Non riusciva a spiegarsi la sensazione che stava provando mentre ascoltava Bradley. La sua voce era angelica, unica, e vedendolo lì, con gli occhi chiusi e il viso rilassato, come se stesse dormendo, illuminato dallo scarso bagliore che emanava la lampada della camera, ebbe un tuffo al cuore.

«Cause we're just under the upperhand
And go mad for a couple of grams
And she don't wanna go outside tonight
And in a pipe she flies to the Motherland
Or sell love to another man
It's too cold outside for angels to fly.»


Bradley aprì gli occhi e trovò Tristan pericolosamente vicino a lui, sembrava avesse pianto.
«Perché non mi hai detto prima del tuo dono?» Tristan non riuscì a trattenersi dall'accarezzare la guancia arrossata di Bradley.
«Perché non mi hai detto prima che sapevi cantare e suonare così bene?»
«Davvero credi che io sia bravo?» fu quasi un sussurro quello di Bradley, che stava cercando di rimanere calmo nonostante avesse a pochi centimetri di distanza il viso di Tristan.
«Tu non sei bravo, sei di più. La tua voce é bellissima. Tu sei bellissimo...» disse Tristan tutto d'un fiato, perché un attimo dopo le sue labbra si trovarono su quelle di Bradley. Fu un bacio a stampo, veloce.
«Scusami, scusami tanto! Non so cosa mi stia facendo fare l'alcool...» disse Tristan terrorizzato, allontanandosi di scatto da Bradley.
 Bradley, che fino a quel momento sembrava essere stato in trance, bloccato, raccolse tutto il coraggio possibile e si fiondò sulle labbra del biondo. Questa volta, però, fu un bacio vero. Tristan schiuse le labbra, lasciando così che Bradley facesse toccare le loro lingue più e più volte.
«Cosa significa questo?» chiese infine Tristan con voce tremante, dopo che le loro labbra si fossero separate. Bradley scattò in piedi, ad un tratto fuori di se dalla gioia.
«Come cosa significa? Tris, significa che ti amo!» afferrò i fogli con sopra scritte le sue canzoni e le lanciò in aria.
«Queste, le ho scritte tutte pensando a te. Te e solo te!»
Bradley si calmò e si ritornò a sedere vicino all'amico che lo stava guardando confuso. In effetti, anche lui rimase stupido delle sue stesse parole e della sua schiettezza, ma si sentiva incredibilmente felice e leggero ora che era riuscito finalmente a rivelare i suoi sentimenti a Tristan, fregandosene delle conseguenze. Sul viso di Tristan comparve un largo sorriso, aveva gli occhi lucidi proprio come Bradley.
«Sai che ti dico? Che ti amo anche io. Ti ho amato da sempre, ma semplicemente non me ne sono reso conto. Ma prima, sentendoti cantare e suonare, l'ho capito.»
Bradley gli sorrise, straboccante di gioia, e scattò di nuovo verso di lui, cingendogli il collo con le braccia e lasciandogli tanti piccoli baci su tutto il viso.

«Ti amo.» si ripeterono per il resto della serata, mentre se ne stavano sdraiati sul letto abbracciandosi.
  
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