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Autore: 2P_Lover    31/05/2014    0 recensioni
Non risposi, limitandomi ad asciugarmi le guance e, successivamente, gli occhi. Non appena risollevai le palpebre non potei fare a meno di cedere…i miei occhi incrociarono, per la seconda volta in quella serata, i suoi.
Li ne ebbi la conferma: quella era davvero la Morte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: 2p!Hetalia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Insieme per sempre



 
Incrociai per sbaglio i suoi occhi e riuscii a sentire solo una sensazione: paura.
La medesima che avrei potuto provare nel trovarmi davanti la Morte, vestita di nero, che avrebbe stretto, nelle sue falangi scheletriche, la classica falce.
Ero terrorizzato a tal punto che non riuscivo nemmeno a sentire quelle voci, i miei pensieri, il battito del mio cuore e il mio stesso respiro; era come essere diventato sordo tutto d’un tratto.
E poi l’orrore, paragonabile solo ad un morsa che, come una gigantesca mano, stringeva il petto ; quasi a volerlo accartocciare come un vecchio ed ormai inutile giornale.
 
Riuscii a voltare lo sguardo, solo che quella tremenda paura non cessava ma, anzi, mutava: ora riuscivo a percepire il battito del mio cuore, del quale mi ero quasi dimenticato, tanto era il tempo in cui il suo tum tum incessante era stato assente.
 
In quell’attimo in cui avevo incontrato le sue iridi cremisi con le mie del colore del cielo, avevo capito che ormai era tutto finito; quella era la fine.
Fra poco non ci sarebbe stato più nulla se non dolore; ne ero consapevole e, forse cosa peggiore, mi andava più che  bene.
Sapevo che avrei sofferto, sapevo che Lui mi avrebbe abbandonato, lasciandomi in un oblio di solitudine e dolore…ero lucido e a conoscenza di tutto ciò.
 
Ma tu non sei solo…
 
Deglutii a fatica; la saliva era difficile da mandare giù come macigni.
Dovevo trovare il coraggio; in tutto quel terrore avrei dovuto trovare la forza di guardarlo negli occhi un’ultima volta.
Ci sarei riuscito? E dopo, cosa avrei fatto?
Probabilmente avrei soltanto pianto, trattenendo l’impulso di abbracciarlo….tanto non avrei potuto.
 
Loro me lo avrebbero impedito.
 
-Perché!?-
-Devo…-
 
Quelle furono le uniche parole che riuscirono ad uscire dalle nostre labbra; noi, dei due ex-amanti,  il cui destino era ormai segnato.
La prima detta, anzi, urlata con rabbia, nel tentativo di mascherare la paura; la seconda, un sussurro, pronunciata con…rimorso?
Era forse rimorso, quello? Non riuscivo a capirlo..
 
Mi morsi  la lingua, non volendo provare nuovamente parlare, probabilmente mi feci uscire anche del sangue..ma sentire la sua voce faceva molto più male, davvero  troppo male. Un dolore paragonabile ad un taglio fatto con la carta ma raddoppiato…quadruplicato..perché no? Centuplicato!

Sentii qualche lacrima scendere giù, annebbiandomi la vista e bagnandomi le guance piene di lentigini. Sbattei più volte le palpebre e, nel farlo, voltai il viso nella sua direzione; osservai i capelli castani, sporchi e scompigliati, con quel suo classico ciuffetto sempre ben visibile; scesi, soffermandomi sui tratti del viso: il colore olivastro della pelle, gli zigomi poco accentuati e poi le labbra..quelle labbra che per intere notti avevo baciato e mordicchiato, durante le nostre dimostrazioni più intime di quello che doveva essere amore..
Il mio sguardo scese ancora, andando ad osservare il collo: aveva i muscoli tremendamente tesi e, più sotto, la maglietta scura era sgualcita e sudicia, probabilmente impregnata di sudore.
 
-Che c-cazzo guardi?!- La sua voce tremò e io, nonostante tutto, riuscii a sorridere: balbettava sempre quando era teso..
 
Non risposi, limitandomi ad asciugarmi le guance e, successivamente, gli occhi. Non appena risollevai le palpebre non potei fare a meno di cedere…i miei occhi incrociarono, per la seconda volta in quella serata, i suoi.
Li ne ebbi la conferma: quella era davvero la Morte.
 
Smettila!!
 
Le palpebre si chiusero immediatamente, quasi di scatto ed iniziai a tremare, come una foglia lasciata in balia del vento.
Loro sapevano…Loro avevano ragione…
Se l’avessi guardato ancora non ce l’avrei fatta.
 
Già; Oscar, tu devi fare quello che noi ti diciamo!
 
Annuii, mandando giù un altro macigno, deglutendo.
Non dovevo più guardarlo in quegli occhi, che sembravano aver rubato due rubini e averli racchiusi nelle proprie iridi.
 
..E noi ti diciamo che Devi farlo.
 
Era nuovamente il terrore a muovermi, a far tremare il mio corpo e farmi piangere; la morsa era tornata…o forse non era mai andata via?
L’avevo per caso ignorata?
 
Allora..sei pronto? Devi! Devi!
 
-No! No!!- Lo sentii urlare nello stesso istante in cui strinsi tra le dita il manico di quella mannaia da cucina.
Anche lui aveva, forse, paura come me..?
 
No, lui sta bene! Ora fallo! Fallo! 
 
Opposi tutta le resistenza che avevo ma era inutile: ormai ero a cavalcioni sopra di lui, l’arma ben stretta tra le mani e le ginocchia piantate nel materasso su cui eravamo.
-Mi dispiace..- Riuscii a sussurrare tra i singhiozzi, mordendomi subito dopo il labbro inferiore, nel vano tentativo di scaricare tutte le emozioni che, in quel momento, provavo.
Gli piantai la lama nel petto, senza smettere di piangere; era come se non riuscissi a controllare il mio corpo..

Quello ero davvero io?
 
 


 
Ora puoi guardarlo!
 
Lo scorrere dei secondi sembrava essersi fermato, come se fosse inesistente.
Avevo perso la cognizione del tempo. E poi…cos’era successo?
Nonostante questi quesiti senza risposta, obbedii a Loro, sollevando le palpebre e trovandomi davanti uno spettacolo raccapricciante: la Morte, l’assassino che avevo visto quando avevo incrociato lo sguardo di Luciano quella sera, era ancora li e mi fissava nel riflesso dei suoi occhi spenti: un ragazzo biondo, dalle iridi blu e la carnagione pallida, pieno di lentigini e sporco di sangue.
 
Quello, Oscar, sei tu.
 
I ricordi, come un fiume in piena, invasero la mia mente.
Quasi come a cercare un segno, un qualcosa che mi dicesse che tutto ciò che avevo rimembrato fosse falso, mi portai le mani davanti al viso e notai che nella destra ancora stringevo la mannaia, completamente sporca di quel liquido cremisi che, come potei notare in seguito, macchiava buona parte della stanza.
Con uno scatto mi alzai, lanciando il grosso coltello lontano; il rumore che fece quando sbatté a terra inizio a rimbombarmi nelle orecchie, assieme al respiro accellerato e al battito del mio cuore.
 
Perché non sei felice ora? Perché hai paura, Oscar?
Hai fatto la cosa giusta!

 
Portai le mani alle orecchie, iniziando ad urlare e, dopo essermi appena accovacciato, a tirarmi qualche ciocca di capelli.
Ma no: nemmeno le urla riuscivano a sovrastare le Loro voci.
 
Dovresti essere felice!
 
-Basta!!- Urlai, con tutto il fiato che avevo in corpo.
 
Perché non sei felice?
 
Caddi a terra, sulle ginocchia; nemmeno mi accorsi di essermi ormai strappato delle folte ciocche di capelli, a forza di tirarle.
 
Oscar, Devi essere felice!
 
 Chiusi gli occhi; non volevo più vedere..non volevo più vedere nulla; non volevo più sentire nulla..
 
Ascoltaci, Oscar! Devi essere felice!

 
E, finalmente, tutto tacque.
Avevo smesso di urlare non appena Loro si erano azzittiti.
Anche quella soffocante sensazione di terrore si stava pian piano affievolendo…
 
 

 
-Forse dovrei prendere le pillole..- Tenni gli occhi fissi sull’unica parete del muro non sporca, socchiudendo le palpebre e accennando un sorriso.
Stare li, seduto a terra, con lo sguardo perso nel vuoto, non era poi così male...sopratutto se a Loro andava bene.
 
No!
Quelle cose fanno male Oscar…quante volte dovremo ancora dirtelo?

 
Anuii, inclinando la testa.
 
Disfati del suo corpo…
 
-Domani mattina..ora sono stanco; please..!- Ridacchiai tra me e me, nonostante non ci fosse nulla di divertente.
Girai il capo, osservando il cadavere dell’unica persona che, probabilmente in tutta la mia vita, mi aveva mai amato: i polsi e le caviglie erano ancora legati alle inferriate del nostro letto; gli occhi, ancora aperti, erano fissi verso il soffitto della camera e, proprio al centro del petto, c’era quell’enorme squarcio.
 
-Probabilmente è ancora caldo..- Sussurrai, voltandomi nuovamente verso il muro.
Sospirai.
-Lui mi amava..-
 
Lui era uno stupido

Chiusi gli occhi, mordendomi la lingua; non volevo parlare con Loro…
 
Oscar..siamo noi ad amarti; unicamente noi.
Chi altro potrebbe volere uno schizzofrenico come te, eh?

 
Quelle parole facevano male; erano paragonabili ad una fitta, all’altezza dello stomaco.
 
A noi non importa…
Noi ti amiamo così come sei!

 
Ci fu qualche minuto di silenzio.


-Non mi lascerete solo, vero..?-
 
No, noi non ti abbandoneremo Mai, Oscar.

Mai.




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Note dell'Autrice

Oh, be', passare sei ore su una panchina in un parco con un pc aiuta a sfornare queste cose senza senso-
Che dire?
Spero vivamente che vi sia piaciuta e, sopratutto, di aver espresso bene la storia che avevo in mente xD
Se volete chiarimenti (o volete darmi suggerimenti per migliorare!), come sempre, lasciate una recensione :3

Un salutone a tutti e grazie mille per aver letto la mia storia!

-Bossa
 
 
 
 
 
 
   
 
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