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Autore: Notteinfinita    31/05/2014    3 recensioni
Ranma e Akane sono dei campioni nel temporeggiare...e se un giorno scoprissero di aver sprecato il tempo che avevano a disposizione contando sempre nel domani?
*****
«Akane, sbrigati, dobbiamo andare a cambiarci per ginnastica!» disse Yuka, uscendo dalla classe.
«Speriamo solo che il maniaco ci lasci in pace, oggi.» aggiunse Sayuri, sospirando.
«Già!» rispose Akane.
«Stavolta però scordati che io venga in tuo aiuto.» annunciò Ranma, rivolto alla fidanzata. «Ogni volta accorro in tuo aiuto e finisco per essere picchiato!» si lamentò.
Akane gli rispose con una linguaccia mentre il ragazzo correva in direzione della palestra.
Finito di cambiarsi, per fortuna senza visite inopportune, gli studenti si divisero: mentre le ragazze giocavano a pallavolo, i ragazzi si sfidavano a basket.
L'ora era ormai alla fine e Akane aveva appena fatto una schiacciata spettacolare che le era valsa il punto della vittoria, quando si accasciò a terra.
Abbandonando i compagni, Ranma corse in soccorso della fidanzata che giaceva a terra priva di sensi.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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NDA:Chiedo scusa per il ritardo vergognoso.

Cercherò di aggiornare nel più breve tempo possibile, non prima di quindici giorni, però.

Scusatemi!

Dopo aver chiacchierato un altro po' con la sorella, Nabiki si accorse che era quasi l'ora in cui Ranma aveva dato appuntamento a Kuno così, con una scusa, salutò Akane e uscì di casa intenzionata a scoprire cosa avesse in mente il ragazzo.

Intanto, nel terreno abbandonato vicino la scuola, Ranma, appoggiato ad un tubo di cemento, aspettava l'arrivo di Kuno e degli altri.

Come era prevedibile non dovette attendere molto. Puntuali come sempre, i fratelli Kuno fecero la loro comparsa. Mentre Tatewaki cercò di attaccarlo, Kodachi tentò di avvolgerlo nel suo nastro per baciarlo.

Con un salto, si rifugiò dietro i tubi e lasciò che i due litigassero tra loro quindi, con un'abile mossa, disarmò entrambi.

«Finitela!» intimò loro. «Non sono qui per battermi!»

Normalmente avrebbero ignorato le proteste del ragazzo ma qualcosa nella sua voce li fece bloccare.

Erano abituati al suo tono impacciato, strafottente o derisorio ma non a quel dolore che stavolta sembrava pervaderlo.

«Se non vuoi combattere perché ci hai invitato qui?» chiese Kuno, sospettoso.

«Abbiate qualche minuto di pazienza, quando saranno arrivati anche gli altri vi spiegherò tutto.» rispose Ranma riprendendo posto sul tubo di cemento.

Qualche minuto dopo un vociare alterato annunciò l'arrivo di altre due persone e, nello stesso momento, approfittando della confusione creata da loro, anche Nabiki faceva il suo arrivo prendendo posto ben nascosta dietro un cespuglio.

«Lanma, amole mio, eccomi!» trillò Shampoo, cercando di buttare le braccia al collo del ragazzo ma bloccandosi nel vedere lì anche i fratelli Kuno. «Loro perché sono qui?»

«Ho bisogno di parlare con tutti voi, presto capirai.» rispose Ranma, serissimo. «Mousse, grazie di essere venuto. Hai trovato Ryoga?»

«Il tono della tua lettera mi ha fatto capire che si trattava di qualcosa d'importante. Ho fatto come mi hai chiesto ma di Ryoga nessuna traccia.» rispose il cinese, salutando l'altro con un cenno del capo.

«Chi dobbiamo aspettare, ancora?» chiese Kodachi, indispettita dalla presenza di Shampoo.

«Ranma, eccomi. Che succede?» chiese Ukyo, raggiungendo il ragazzo col codino e lanciando uno sguardo perplesso agli altri riuniti lì.

«Ora che ci siamo tutti posso spiegarvi il motivo per cui vi ho dato appuntamento.» annunciò. «Chi studia al liceo Furinkan lo sa già, ma per chi non lo sapesse ieri Akane si è sentita male durante l'ora di ginnastica.»

Kuno e Ukyo fecero un cenno affermativo col capo, senza però capire dove volesse arrivare il ragazzo.

«A scuola abbiamo detto che è tutto ok, che lunedì tornerà a scuola ma la verità è che è gravemente malata, le rimangono solo poche settimane di vita.» confessò, abbassando il capo perché nessuno vedesse i suoi occhi farsi lucidi.

«Maledetto, stai mentendo!» urlò Kuno, con rabbia.

«Vorrei davvero che fosse così.» rispose Ranma, rialzando il capo.

Il dolore dipinto sul suo volto valse più di mille giuramenti: tutti ebbero la certezza che, purtroppo, non stava mentendo.

«Ci penserò io a consolarti.» disse Kodachi, muovendosi in direzione di Ranma.

«Taci!» ordinò Kuno, trattenendola per un braccio.

Un silenzio, doloroso e irreale, pervase il gruppo.

«Le rimane poco tempo e voglio che lo trascorra il più tranquillamente possibile.» spiegò, cercando di tenere la voce ferma.

«Cosa vuoi che facciamo?» chiese Ukyo, singhiozzando.

«Ecco, vorrei che per il tempo che le resta non debba arrabbiarsi per le ragazze che mi vengono dietro o assistere al mio ennesimo combattimento con uno di voi.» rispose.

«Oh Lanma!» esclamò Shampoo, con gli occhi lucidi per il triste destino di Akane ma anche per l'affetto che il ragazzo stava dimostrando nei suoi confronti.

«Conta su di me!» rispose Ukyo, cercando di sorridergli.

«Ti dò la mia parola d'onore.» affermò Kuno, profondamente colpito dalle parole del suo avversario mentre Mousse si limitò ad un cenno affermativo del capo.

Nabiki, intanto, nascosta tra i cespugli, dovette portarsi le mani alle labbra per reprimere un singulto, non si aspettava tanta premura da parte di quel ragazzo che non faceva che chiamare “maschiaccio” la sua fidanzata.

Uno dopo l'altro, chi stringendogli la mano, chi con una pacca sulla spalla, chi abbracciandolo, salutarono il ragazzo col codino finché non rimase solo con Ukyo che si era attardata volontariamente.

«Perché non me ne hai parlato a quattr'occhi?» gli chiese, con sguardo dolce e triste.

«Io...» provò a dire con voce rotta. «Io...» riprovò, senza riuscire a dire altro mentre un groppo gli stringeva la gola e gli occhi gli si facevano lucidi.

Quando Ukyo vide le lacrime negli occhi del ragazzo comprese, non le aveva parlato da sola perché sapeva che sarebbe crollato.

Sorridendogli, nonostante le lacrime premessero per uscire, lo abbracciò stretto e lo sentì appoggiare la testa alla sua spalla, in cerca di conforto.

Dopo poco lo sentì rialzare il capo e allontanarla delicatamente da lui.

«Grazie!» le disse, cercando di sorriderle a sua volta.

Ukyo scollò le spalle e, dopo un ultimo sorriso d'incoraggiamento, se ne andò anche lei.

Rimasto solo, Ranma sospirò alzando gli occhi al cielo per ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di sfuggire al suo controllo quindi si avviò verso casa.

Quando il ragazzo ebbe svoltato l'angolo, Nabiki uscì dal suo nascondiglio e s'incammino verso la strada che sapeva più lunga ma anche più sicura per evitare d'imbattersi in lui.

Il codinato camminava per le vie di Nerima chiedendosi come avrebbe affrontato l'incontro con la sua fidanzata. Era ormai quasi giunto nei pressi di casa Tendo quando, alzando lo sguardo, vide davanti a sé una figura conosciuta. Senza pensarci due volte, prese la rincorsa e gli saltò sulla testa con i piedi.

«Ciao P-chan!» lo salutò, esibendo il suo solito tono derisorio.

Immediatamente il ragazzo reagì estraendo l'ombrello dal suo zaino di viaggio.

«Maledetto Ranma, pagherai anche questo!» urlò, cercando di colpirlo. Ma il suo avversario era già saltato a terra ed aveva bloccato il colpo serrando l'ombrello tra le mani.

«Ryoga, ho bisogno del tuo aiuto.» disse Ranma, facendosi improvvisamente serio.

Qualcosa nel tono del ragazzo mise l'altro in allarme, quel tono non preannunciava nulla di buono.

«Di che si tratta?» chiese Ryoga, sospettoso.

«Ti spiegherò tutto, ma non qui. Seguimi.» rispose, balzando sul tetto di una casa vicina.

Saltando da un tetto all'altro e controllando che Ryoga non si perdesse, Ranma lo guidò fino al parco, prese due lattine ad un distributore e porgendogliene una lo invitò a sedersi su una panchina.

Questo comportamento insospettì ancora di più il ragazzo, non era normale per Ranma.

Dal canto suo, il ragazzo col codino cincischiava con la lattina nella speranza di trovare la forza per parlare ancora una volta di ciò che gli stava straziando il cuore.

«Vuoi spiegarmi che diavolo sta succedendo?» chiese, spazientito.

«Si tratta di Akane.» ammise l'altro, a questo punto.

«Cosa le hai fatto?» urlò Ryoga scattando in piedi e afferrandolo per il bavero.

Si sarebbe aspettato una replica velenosa o che lui reagisse colpendolo ma non era preparato a ciò che vide. Le lacrime che Ranma era riuscito a trattenere fino a poco prima iniziarono a scorrere copiose sulle sue guance, impossibili da fermare. I suoi occhi si fecero vacui ed ogni forza sembrò abbandonare il suo corpo.

Ryoga ebbe l'impressione che, se non ci fosse stato lui a sostenerlo, il suo rivale sarebbe crollato a terra.

«Sta morendo.» mormorò con la voce rotta dal pianto. «Akane sta morendo!»

«Maledetto, come osi dire una fandonia simile!» ribatté Ryoga, colpendolo con un gancio.

Come un pupazzo fatto di stracci, Ranma incassò il colpo sollevandosi in aria e ricadendo a terra nella polvere del vialetto.

Non si diede neanche la pena di rialzarsi, rimase a terra, il volto girato di lato, gli occhi spenti.

Ryoga gli si avvicinò, alla ricerca di qualcosa che smentisse le sue parole; vedendolo in quello stato capì e gli sembrò che il mondo gli stesse crollando addosso. Senza più forze, si lasciò cadere in ginocchio di fianco al suo amico.

«Non può essere, non può essere.» mormorò, cercando di convincersi mentre lacrime di disperazione gli salivano agli occhi.

Per diversi minuti i due rimasero fermi, oppressi dai loro pensieri, schiacciati dal dolore.

Facendo quasi violenza su se stesso, Ranma si mise a sedere e raccontò a Ryoga dello svenimento di Akane, della corsa in ospedale, del tragico responso del medico mentre l'altro ascoltava in un silenzio carico di angoscia.

«Per questo ti chiedo di sospendere ogni nostro combattimento e poi...ecco, avrei un' altro favore da chiederti.» disse Ranma, cercando di riprendere il controllo di se stesso.

Contrariamente a quanto aveva temuto, Ryoga non si oppose alle sue richieste, così, uno di fianco all'altro, presero la strada verso il Dojo.

Entrato in casa di soppiatto, affinché nessuno lo vedesse in compagnia di Ryoga, e predisposto ciò che aveva deciso, si avviò verso la stanza di Akane. Giuntò a metà delle scale, però, pensò che lei avrebbe visto come più “normale” se lui si fosse presentato alla sua finestra. Così, fatto dietro front, saltò sull'albero del giardino e, appeso a testa in giù, bussò alla finestra della ragazza.

Pressoché immediatamente il vetro si aprì e un' Akane evidentemente infuriata fece la sua comparsa.

«Che vuoi?» ringhiò.

«Anch'io sono contento di rivederti!» ribatté Ranma,sarcastico.

Prima che la ragazza potesse ribattere qualcosa, le lanciò tra le braccia un fagottino nero.

Akane, stupita, se lo portò davanti gli occhi e vide che si trattava di P-chan e che portava legato al collo un bigliettino con scritto “Bentornata a casa!”

Incredula, Akane lo fissò con sguardo interrogativo.

«Pensavo ti avrebbe fatto piacere trovarlo a casa quando tornavi.» disse, a mo' di spiegazione. «Solo che ci ho messo un po' più del previsto a trovarlo.»

La ragazza si diede mentalmente della stupida, mentre lei lo immaginava beatamente seduto nel ristorante di una delle sue aspiranti fidanzate lui, in realtà, era in giro per la città a caccia di P-chan solo per farla felice.

Incapace di esprimersi a parole, si limitò a sorridergli in segno di ringraziamento mentre si stringeva al petto l'animaletto.

Raramente Ranma l'aveva vista sorriderle così dolcemente. Rimase incantato a guardarla finché non perse la presa sulla grondaia e dovette aggrapparsi al davanzale della finestra per non cadere di sotto.

Akane scoppiò in un risolino divertito e lui, per una volta, fu felice della sua goffaggine.

«Vediamo quanto riderai quando ti avrò dato i compiti per lunedì!» esclamò, fingendosi offeso e balzando dentro la stanza.

«Antipatico!» ribatté la ragazza, continuando, però, a sorridere.

Dopo averle rifilato una linguaccia, Ranma prese alcuni quaderni dallo zaino e li poggiò sulla scrivania.

«Allora, c'è una poesia da parafrasare per letteratura, il capitolo dieci per storia e un nuovo teorema da imparare per geometria.»

Sbuffando, Akane si sedette alla scrivania.

«Bé, allora cominciamo dalla geometria.» propose la ragazza.

«Cominciamo?» chiese lui, confuso.

«Io non ero a scuola quindi tu dovrai spiegarmi il teorema.» spiegò, sorridendogli.

«Oh, va bene.» acconsentì l'altro, grattandosi il capo, confuso e sedendosi vicino a lei. «Il Teorema dice che l'area del quadrato costruito sull'ipo...ipo-cosa...cavolo, non riesco a ricordarlo!»

Akane lo osservò un attimo e scoppiò a ridere.

«Ho capito, telefono a Sayuri.» annunciò la ragazza «Tu resta qui e fagli compagnia.» continuò, sistemando P-Chan sulla sua sedia e uscendo dalla stanza.

Tornata dopo qualche minuto, si risedette alla scrivania e prese P-Chan in grembo.

«Per fortuna Sayuri era stata più attenta di te a lezione, certe volte mi chiedo cosa faresti se non ci fossi io!» esclamò la ragazza, scuotendo il capo, ignara dello sgomento che quelle parole avevano prodotto nei due.

Immediatamente P-Chan iniziò a divincolarsi e, sfuggito alle braccia di Akane, approfittò della porta lasciata aperta per uscire dalla stanza.

«Maledetto, torna qui!» urlò Ranma, lanciandosi all'inseguimento.

Vedendolo correre verso le scale, si lanciò oltre la ringhiera e lo acciuffò per la bandana.

Mentre il maialino si dimenava come un forsennato, Ranma si diresse in bagno e, trovata la vasca piena, vi immerse l'animaletto.

«Brutto stupido!» lo apostrofò mollandogli un pugno sulla testa mentre l'amico riemergeva in forma umana. «Dove credi di andare? Avevamo un patto!»

«Mi dispiace, non ce la faccio.» ammise Ryoga, abbassando il capo, dispiaciuto. «Quando ho sentito la sua battuta è stato come ricevere un pugno in pieno stomaco.»

«Pensi che per me sia facile?» replicò Ranma. «Mi sono sentito morire pensando che presto dovrò davvero imparare a vivere senza lei. Mi sento morire ogni volta che la guardo negli occhi e penso a ciò che le sto nascondendo.»

«Chiamami codardo se vuoi ma prima di starle vicino devo dare sfogo al mio dolore, ne ho bisogno.» spiegò.

Comprendendo il punto di vista del ragazzo, Ranma sospirò e si alzò in piedi.

In fondo lui aveva avuto almeno una notte per piangere tutte le sue lacrime e farsi forza, invece Ryoga aveva appreso la notizia e due minuti dopo si era ritrovato tra le braccia di Akane.

«Ti porto le tue cose.» annunciò, poi, uscendo dal bagno.

Riconsegnati vestiti e bagaglio al ragazzo, lo fece uscire da casa Tendo attraverso una delle finestre affinché nessuno lo vedesse quindi si diresse verso la stanza di Akane.

Trovò la ragazza fuori dalla porta, intenta a cercarlo.

«Dove eri finito?» lo rimproverò.

«Quello stupido prosciutto in miniatura è scappato.» affermò Ranma, mostrandosi contrariato.

Akane ridacchiò, divertita, sorvolando sull'epiteto usato per chiamare il suo animaletto.

«Sai com'è fatto. Il tuo è stato comunque un bel gesto.» affermò, sorridendogli e facendolo arrossire. «Ora torniamo a studiare.» propose.

Ranma si limitò ad annuire, ancora imbarazzato dal complimento della sua ragazza.

Nonostante i suoi tentativi, Ranma non riusciva proprio a concentrarsi sui compiti, così si limitava a scopiazzare qualcosa e ad osservarla di sottecchi mentre lei non lo guardava. Così, quando alcune ore dopo Kasumi chiamò per la cena, era tanto assorto nella sua contemplazione che non poté fare a meno di sussultare.

«Non pensavo fossi così assorto nei compiti!» esclamò Akane, ridacchiando nel vederlo sussultare sulla sedia e arrossire alle sue parole.

Felice di vederla di buon umore, Ranma subì la frecciatina senza replicare e si limitò a seguirla giù per le scale.

Appena entrata in sala da pranzo, Akane venne investita da un abbraccio stritolante (ed anche piuttosto umido di lacrime) da parte del padre e ci vollero gli sforzi combinati di Ranma e di Genma, nonché un'occhiataccia ammonitrice da parte di Kasumi, per ricondurlo al suo posto.

«Sorellona, grazie!» trillò felice Akane nel vedere sulla tavola una carrellata dei suoi piatti preferiti. «Se il risultato è questo forse dovrei finire in ospedale più spesso.»

All'infelice battuta della ragazza Soun lasciò cadere le bacchette mentre i suoi occhi rischiavano di tracimare di nuovo, come una diga sul punto di cedere.

«Akane, ti prego, vuoi ritrovarti con la casa allagata?» domandò Nabiki per stemperare l'atmosfera. «Piuttosto, lunedì pensi di tornare a scuola o ne approfitterai per prenderti un giorno di vacanza?» chiese, per sviare il discorso.

«Non mi sento male quindi penso di tornare a scuola, anche perché rischio di rimanere indietro con i compiti.» affermò.

«Secchiona!» la rimbeccò la sorella, elargendole una linguaccia.

«A proposito di rimanere indietro, ieri e oggi non ho potuto fare i miei allenamenti, dopo cena che ne dici se andiamo un po' in palestra? Ho bisogno di sgranchirmi.» propose rivolta a Ranma, fingendo d'ignorare la smorfia di Nabiki.

«Sei sicura?» chiese il ragazzo, allarmato. «Non vorrei che tu avessi una ricaduta.»

«Non essere stupido, mi sento in perfetta forma.» protestò. «Invece sbrigati a finire.»

Per fortuna il resto della cena si svolse senza incidenti, senza altri accenni alla malattia di Akane o rischi di inondazioni causati da suo padre.

«Allora, andiamo?» domandò la ragazza, poggiando la ciotola vuota e guardando il suo fidanzato.

Pur se titubante, il ragazzo la seguì in palestra.

«In guardia!» intimò Akane, appena furono entrati, preparandosi ad attaccarlo.

«Non sarebbe meglio andarci piano?» chiese il codinato, schivando i colpi della ragazza.

«Dai, allenati seriamente. Devo sbloccare le articolazioni!» protestò.

Visto che Akane non sembrava avere intenzione di desistere dai suoi propositi, Ranma decise di cambiare approccio e partire al contrattacco.

Con una serie di abili mosse respinse i suoi colpi, spingendola all'angolo, infine, con un abile sgambetto, le fece perdere l'equilibrio.

Per evitare che si facesse male cadendo le fece scudo col suo corpo, con il risultato di ritrovarsi riverso a terra con Akane letteralmente spalmata addosso.

Entrambi non poterono fare a meno di arrossire quando i loro occhi s'incontrarono. In quello stesso istante il rumore dello scatto di una macchina fotografica li fece trasalire.

Volto lo sguardo verso la porta, videro Nabiki che sorrideva loro seraficamente con la macchina fotografica in una mano e lo scatto rubato nell'altra.

«Nabiki, che cosa hai intenzione di fare con quella foto?» chiese Akane, balzando in piedi, allarmata.

«Bé, per certi scatti c'è sempre un buon mercato.» affermò la ragazza, sorridendo e andando via.

«Nabiki, maledetta, torna qui!» urlò Ranma, lanciandosi all'inseguimento.

In pochi balzi riuscì a raggiungerla e ad afferrarla per le spalle.

«Ti sembra il momento di pensare agli affari, quando tua sorella sta per morire?» ringhiò.

Vedendo che lei non rispondeva, la costrinse a voltarsi. Ciò che vide lo scioccò: il sorriso strafottente era svanito dal suo viso e copiose lacrime rigavano le sue guance.

«Cosa avrei dovuto dirle?» rispose, tra i singhiozzi. «Faccio queste foto perché possiamo avere dei bei ricordi quando tu non ci sarai più?»

Dispiaciuto per aver frainteso le intenzioni della ragazza, Ranma l'abbracciò per consolarla.

Un'aura sinistra alle loro spalle li portò a staccarsi repentinamente.

«Nabiki» sibilò Akane. «Cos'è, hai cambiato idea e vuoi riprendertelo?»

«No, grazie, non so che farmene di uno “sgorbio” del genere!» ribatté la ragazza, sprezzante.

«Hey!» esclamò Ranma, offeso.

«Sono inciampata e lui mi ha solo evitato la caduta.» spiegò Nabiki, prevenendo le domande della sorella.

«Non c'era comunque necessità di stringerla a quel modo.» affermò Akane, ancora irritata.

Ranma avrebbe voluto protestare ma non ebbe tempo di aprire bocca perché un pugno sferrato dalla sua ragazza lo spedì a testa in giù sul tetto della casa.

Dopo che le ragazze furono rientrate, lui rimase immobile sul tetto a riflettere.

In quel modo non andava per niente bene, si disse, non poteva continuare a litigare con Akane.

Facendo leva sulle braccia, disincastrò la testa dal tetto e con un balzo si rimise in piedi.

Mentre rientrava in casa da una finestra prese la sua decisione: era ora di fare qualcosa che non aveva mai fatto prima.

Angolo autrice: ringrazio tutti coloro che, nonostante il mio imperdonabile ritardo, abbiano continuato a seguirmi e ad attendere i miei aggiornamenti.  ^__^





  
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