Ci tengo a precisare che questa è una cosa
assolutamente stupida e poco impegnata. È nata da una serata passata in preda
agli istinti da fangirl, a ridere del povero Sasuke (che sì ha un bel faccino, ma sembra che per il
destino questo non sia un buon motivo per risparmiarlo dai problemoni,
figuriamoci dai problemini imbarazzanti!) e… uh, non
so se in qualche punto suona un po’ strana, perché originariamente la scrissi
in inglese per postarla su tumblr, tradurla in
italiano è stato un po’ strambo LOL
In ogni caso buona lettura J
(E che bello tornare a postare SasuSaku
qui su efp!)
Tagli
Il profumo del ramen e delle erbe aromatiche era squisito e invitante
mentre sedevano tutti da Ichiraku in attesa del
pranzo. Era una scena già vista: Naruto stava
mettendo fretta al vecchio, assicurandosi una doppia porzione perché solo così,
diceva, avrebbe potuto perdonarlo per l’attesa – come se Naruto
fosse stato capace di tenere il broncio a qualcuno per più di un minuto. E Sasuke si comportava semplicemente da Sasuke
– così cucciuto
– che Sakura non riusciva a impedirsi di prenderlo in giro ancora un altro
po’. «Dai, Sasuke-kun, perché non vuoi dirmi cosa ti
ha ferito?»
«Niente mi ha ferito».
«Ma i tagli che hai sul viso sono
abbastanza evidenti, sai?» insistette lei, con tono ragionevole.
«È stata colpa del gatto».
«Il gatto?» Sakura lo canzonò,
divertita dalla sua totale incapacità di mentire. «Vuoi farmi credere che fino
a pochi mesi fa eri più veloce di Madara e adesso sei
incapace persino di sfuggire a un gatto?»
Sasuke alzò gli occhi al cielo, tentando di sembrare esasperato – e forse lo
era davvero. «Stavo dormendo».
Sakura lo fissò per un momento,
pensierosa. Sasuke aveva qualche piccolo taglio lungo
la mandibola, e qualcun altro sulle guance. Non erano ferite serie, ma non era
nemmeno la prima volta che li notava e con Sasuke non
si poteva mai sapere cosa stava succedendo: magari aveva problemi comuni per un
adolescente, o magari stava conducendo su se stesso qualche sorta di
impensabile esperimento – due anni da Orochimaru
potevano aver lasciato più di qualche strascico, dopotutto.
«Ora che me lo fai notare, hai un
aspetto ridicolo oggi», lo informò Naruto, quasi
casualmente.
E Sasuke
aveva persino iniziato ad arrossire.
Sakura gli si avvicinò per
accertarsi che quello fosse proprio rossore. E lo era, senza dubbio.
Di rimando lui la scrutò con
espressione corrucciata, e così bellicoso da farla sentire un po’ in colpa. Senza
lasciarsi abbattere, Sakura iniziò a concentrare un filo di chakra
sui polpastrelli, ma quando fu sul punto di sfiorarlo lo sentì irrigidirsi.
Abbassò lo sguardo, più ferita di quanto avrebbe voluto apparire. «Sei un
bugiardo terribile», sussurrò, tentando di smorzare la tensione con un sorriso
gentile.
***
«Questo è decisamente un taglio», Sakura puntualizzò, sfidandolo a
contraddirla, mentre lo fissava attentamente in viso. «A dire il vero… ce ne sono due».
«Non sono tagli», brontolò Sasuke, con espressione
sofferta. «Sono punture d’insetto. Capita».
Sakura lo scrutò in maniera
ancora più insistente, quasi sconvolta dalla sua sfrontatezza. «Come se non
fossi capace di riconoscere una puntura d’insetto quando ne vedo una. Tu mi
offendi, Sasuke».
«E tu mi annoi» la rimbeccò lui,
guardando altrove. La traccia di un sorriso brillava lieve sulle sue labbra.
***
«Adesso cosa ti inventerai? Naruto ti ha ferito?»
«In che razza di universo Naruto riuscirebbe a ferirmi?» Sasuke
sollevò lo sguardo su di lei, accigliato.
«Questo, idiota presuntuoso» grugnì Naruto,
vuotando la sua bottiglia d’acqua.
Avevano appena finito una lunga
sessione di allenamento e non erano nemmeno capaci di tenersi in piedi, in quel
momento. Naturalmente, arrivavano
sempre al limite e poi era compito suo farli riprendere – in qualità di medico,
per essere precisi, perché come amica lei sentiva il diritto di urlargli contro
ogni genere di maledizione, di quando in quando, con cadenza piuttosto ciclica
e regolare.
Sakura si avvicinò alla panchina
su cui si era steso Sasuke, gli sollevò la testa – un
giorno probabilmente gliel’avrebbe anche aperta, idiota com’era, ma in quel
momento decise di lasciarlo riposare sulle sue gambe. Sasuke
nemmeno si preoccupò di aprire gli occhi e non impiegò più di un istante a
lasciarsi andare completamente, abbandonato in un momento di quiete scandito
solo dai movimenti lievissimi delle mani di lei. Sakura esaminò il suo viso –
un taglietto o forse due rovinavano la sua pelle candida. Puntellò con le dita
la linea della sua mandibola, tracciando morbide carezze sul suo profilo
definito, e Sasuke non fece altro che rilasciare un
tenue sospiro, la tensione nei muscoli della schiena completamente disciolta.
«Ti tengo d’occhio», lo avvisò
lei, assicurandosi di controllare ogni minimo cambiamento nella sua
espressione. Non ne notò alcuno – come se fosse proprio naturale per lui
lasciarle dire o fare qualsiasi cosa sulla sua faccia.
«E che cosa dovrei risponderti?»
le chiese, con gli occhi ancora chiusi.
Sakura ne sorrise, appena divertita
e anche un po’ insidiata. «Niente», replicò, liberandogli la fronte da una
ciocca di capelli umidi.
***
«Avevo sul serio ragione», Sakura si precipitò in bagno, entrando dalla
finestra.
Lo vide bloccarsi in un momento,
raggelato, con l’ultima delle sue maledizioni ancora impigliata tra i denti.
«Riguardo cosa, di preciso?» bofonchiò Sasuke,
arretrando di un passo, attento. Dopo un attimo riprese a imprecare, premendosi
una mano sulla guancia. Quando la ritirò, una sottile traccia di sangue brillava
sui suoi polpastrelli.
Sakura sorrise, avvicinandolo
lentamente. «Sai Sasuke-kun, ci avevo pensato, una
volta o due. Ma poi mi sono detta: perché
mai non me lo direbbe?», sospirò, un po’ lamentosa.
«E perché mai avrei dovuto?»
ribatté lui, sulla difensiva, lo sguardo che volava altrove, lontano.
«Non c’è niente di male ad
ammettere che non sai farti la barba, Sasuke-kun»,
ridacchiò lei, con un sorriso deliziato stampato in viso.
«Guarda che ne sono capace, in
realtà, è solo…» Sasuke
arricciò il naso, chiaramente nervoso. «Che ci fai qui?»
«Sono qui per aiutarti, naturalmente» gli spiegò lei, come se
non fosse abbastanza evidente. Si sedette sul mobile accanto al lavabo,
cercando qualcosa che di fatti era nelle mani di Sasuke:
aveva brandito e agitato la schiuma da barba come se fosse stata la sua arma
migliore.
«Posso fare da solo, naturalmente».
«Ma io posso farlo meglio», gli
assicurò lei, con tono conciliante.
Sasuke la fissò indignato per qualche istante. «Come lo sai?»
«Perché» cominciò lei, coi suoi
modi da so-tutto-io:«so tutto riguardo depilazione e rasoi. Posso ricordarti che sono una
ragazza?»
Sasuke la osservò per un lungo momento. «Non ce n’è bisogno», le fece notare,
ricomponendosi.
«Vieni qui», gli sorrise lei, invitandolo
ad avvicinarsi. «E passami la schiuma».
***
Tre anni dopo
C’era stato un momento in cui
avevano imparato a crescere insieme. Non erano abituati a essere giovani, né
tanto meno a sentirla, la gioventù –
quella candida, ingenua inesperienza che non si sarebbe rivoltata contro di
loro, che era solo un’altra scusa per avvicinarsi un po’, ancora un po’.
Adesso quel momento era diventato
la loro vita, perché ogni tanto permettevano quasi di tutto alla parte più
giovane di loro, che ancora si nascondeva, da qualche parte, ma non aveva più
paura di emergere quando lo desideravano entrambi. «Vieni qui», disse Sakura,
sedendosi sul mobile accanto al lavabo. «Passami la schiuma».
Sasuke si voltò a guardarla mentre si radeva di fronte allo specchio,
pensieroso. «Sono di fretta», disse, un po’ nervoso per la riunione a cui
avrebbe dovuto partecipare.
«Non è vero, il fatto è che… hai ancora questa folle ossessione per la puntualità
che ti fa arrivare sempre in anticipo per qualsiasi cosa».
«Non c’è niente di male», stabilì
Sasuke, passandole il rasoio.
Sakura sapeva perché lui aveva
esitato – aveva imparato a farsi la barba, naturalmente, ma qualche volta Sakura
si offriva di farlo al posto suo, e in genere finivano sempre per perdere un
sacco di tempo. Si smarrivano, si perdevano in se stessi, in un certo senso,
perché Sasuke le si avvicinava, si sistemava tra le
sue gambe, e le lasciava fare qualsiasi cosa, e qualche volta faceva l’amore con
lei – che non era sempre qualcosa di fisico, era il modo in cui le parlava, o
strofinava le labbra contro la sua pelle, e la lasciava indugiare sulla sua
bocca – semplicemente l’amore se lo scambiavano.
Era sempre stato così, in un
certo senso. Sakura ricordava la prima volta che si era offerta di aiutarlo:
non erano ancora una coppia, eppure non riuscivano a impedirsi di avvicinarsi,
appena un po’, e poi un po’ di più, e ancora e… -
erano stati tanto vicini che Sakura era finita con una noce di crema sul naso e
una sul mento, ed era stata sul punto di sentirsi morire dalla voglia di
toccarlo tanto da rendersi conto di aver tentato di accarezzarlo con quel
maledetto rasoio.
«Ti ricordi la prima volta che me
l’hai lasciato fare?» gli sorrise, ripulendogli una guancia.
Sasuke sorrise, col viso seppellito tra i suoi capelli. «Non mi ricordo».
Naturalmente, Sakura gli pizzicò
una spalla, tramando rappresaglie. «Questa penso proprio di averla già sentita
qualche anno fa».
Non mi ricordo – Sei ancora insopportabile.
E forse per quel motivo cinque
minuti dopo Sakura si ritrovò con una noce di crema sul mento, una sulla punta
del naso… ed era così tipico di Sasuke, che non riuscì a far
altro che sorriderci su, ammaliata, lasciando perdere la vendetta.
Sasuke ricordava sempre tutto.
***
Scusa Sasuke,
scusa mio adorato prossimo per eventuali errori e per la quantità improponibile
di fluff e idiozia. Non posso farne a meno di cascarci sempre, un po’ come Sasuke non riesce a far a meno di cacciarsi nei guai.
Alla prossima, F.