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Autore: _browns eyes_    31/05/2014    1 recensioni
In una fermata dell'autobus londinese, una semplice ragazza stava aspettando quel mezzo, sempre in ritardo, per tornare a casa.
Lì, in mezzo alla strada, l'11 Luglio alle dieci del mattino quando poteva stare benissimo a casa a dormire, ma no: era costretta a frequentare quel stupido corso di storia per essere promossa.
Lì, nella fermata, la stessa ragazza con una borsa alquanto pesate stava aspettando l'autobus con il cuore a pezzi, nonostante fossero passati due anni a quel tragico avvenimento.
Finalmente arriva e quella ragazza distrutta pensa solo arrivare a casa, la quale si trovava alla decima fermata.
Eppure i suoi piani finirono non appena arrivò alla SETTIMA FERMATA.
*Dal capitolo*
Passarono vent’anni dopo, sulla loro fredda e triste lapide c’era solamente una frase, che risplendeva sempre di più: “Harry e Katlin, il cui amore ci impiegò solamente sette fermate per arrivare”
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Spero che vi piaccia la mia nuova OS
_browns eyes_
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sette fermate per amarti

Torn in two
And I know I shouldn't tell you
But I just can't stop thinking of you
Wherever you are you
Wherever you are
Every night I almost call you
Just to say it always will be you
Wherever you are

-Wherever you are by 5 Second of Summer-

 
Era pomeriggio quando Kitty era ferma in fermata da circa dieci minuti. Era un caldo pomeriggio di luglio e lei aveva appena finito i corsi di recupero di storia, che l’avrebbe portata a superare l’eventuale esame di settembre. Un pullman tutto blu, con scritto la sua destinazione arrivò e si fermò direttamente davanti a lei. La ragazza, aspettando le porte aperte, si guardò intorno e, con tutta gente, capì che doveva essere veloce a prendere il posto. Aperte le porte, le si fiondò nei primi posti e accanto a lei si sedette una signora anziana, la quale gentilmente le chiese di poter sedersi accanto al finestrino. Leggermente scioccata, annuì cortesemente. La signora la ringraziò in modo riconoscente. Kitty ricambiò e per qualche secondo continuò a fissarla, finendo sui suoi occhi verdi cristallini. Altri paia di simili occhi gli comparvero nella sua mente come un leggero e sfumato ricordo di due anni fa. Prima fermata, solamente due persone scesero e già nel cervello della ragazza iniziarono a formularsi pensieri di disapprovazione per quelle persone, che avevano aspettato a lungo solo per scendere dopo circa cento metri se non di meno, ricordi su quei bellissimi occhi smeraldi.

 
Una bellissima ragazza bionda stava passeggiando con il suo cane, un pastore tedesco temibile di nome Kelly. Stavano andando al solito parco, il quale era poco popolato e poco conosciuto. Entrarono e subito il cane, che era ben addestrato, fu liberato da quel guinzaglio nero. Se lo attorcigliò lungo il palmo della mano e, tirando fuori il disco giallo dalla borsa, che si era portata, iniziò a giocherellare con Kelly, lanciandole quell’oggetto. Giocherellarono per un po’ finché quel maledetto disco non andò addosso a un ragazzo poco distante da lei, il quale stava anche lui con il suo cagnolino bianco.
-Oddio mi dispiace- disse lei, correndo verso di lui. Quest’ultimo lo raccolse e, guardando intorno per vedere chi fosse stato, notò una ragazza andare verso di lui con un pastore tedesco dietro di lei. Sorrise istintivamente a quella scena. Appena arrivò, Kitty mise le mani sulle ginocchia, recuperare fiato, ma si accorciò quando incrociò i suoi occhi cristallini mozzafiato, che le trasmettevano gioia e felicità.
-Tranquilla, può capitare- rispose, accennando sia un sorriso che una lieve risata. Lei arrossì leggermente, portandosi la mano dietro la nuca e grattandosela in imbarazzo. -Ehm.. questo è tuo allora- continuò, allungandole l’oggetto. La ragazza lo prese titubante e annuì. -Che peccato, Polly se n’era affezionata- rise per sciogliere il ghiaccio. Lei accennò una lieve risata e, prendendo coraggio, allungò la mano, che venne subito stretta dal ricciolino.
-Sono Katlin, ma tutti mi chiamano Kitty- si presentò
-Come Hello Kitty?- domandò il ragazzo, ridendo.
-No! Odio quel gattino è stupido gattino- si difese, mollandogli un leggero pugno sulla spalla.
-Che peccato, io adoro i gattini. Ma comunque: sono Harry- disse, mostrando un sorriso a trentadue denti. Lei arrossì nuovamente, pensando a quanto fosse bello quel ragazzo, e questo la fece imbarazzare ancora di più. Era una lunga serie di quei pensieri poco casti e quegli arrossamenti involontari.

 
Era la terza fermata di quell’autobus, oppure la seconda, no decisamente la seconda: Kitty non ci faceva neanche più caso. Era lì, ferma, immobile, con le cuffie, che trasmettevano la sua musica preferita e con il suo cervello, che continuava a dirle di smettere di farsi del male. Quella musica di un rock duro passò ad una sinfonia alquanto dolce e rilassante. La ragazza continuava a guardare fuori da quegli enormi finestroni e, non appena sentì quella canzone, si spaventò. Fissò per qualche secondo sul display per scegliere se mandare avanti oppure lasciarla, ma il suo dito fece per sé: andò sulle impostazioni e fissò la ripetizione continua di quel tono. Bloccò lo schermo ritornò nei suoi pensieri.


-Sarà divertente, dai Hello- cercò di persuaderla Harry, portandosi alla bocca il suo milkshake al cioccolato. Kitty portò i suoi occhi celesti al soffitto esasperata. Odiava quando quel ridicolo soprannome, ma soprattutto quando la costringeva a fare qualcosa che non gli andava di fare: soprattutto andare a quel stupido concerto, organizzato dal suo gruppo di amici. Conosceva quel gruppo e sapeva che era stonato come una campana.
-Non ci tengo a diventare sorda a sedici anni- replicò Kitty, iniziando a girare l suo milkshake alla fragola. Harry s’inumidì le labbra poiché sapeva che aveva ragione, ma sapeva anche che si sarebbe divertita. Non voleva lasciarla a casa tra i parenti, che le stressavano l’amina. Voleva farla svagare.
-Ok, va bene. Però comunque esci lo stesso- ordinò il riccio, finendo di bere e, prendendo qualche sterlina dal suo portafoglio, dirigendosi a pagare. La ragazza sbuffò chiaramente e si mise a braccia conserte davanti alla sua bibita, bevendosela. Lo guardò con disapprovazione, ma sapeva che era tutto inutile cercare di fargli cambiare idea. Portò la mano sul bicchiere a forma di calice per finire il contenuto, però il suo sguardo finì su una parte bianca quadrettata, che usciva dal suo portafoglio. L’osservò per qualche secondo per capire cosa fare perché era troppo curiosa di sapere cosa ci fosse scritto. Così lasciò una breve occhiata al ragazzo, il quale stava controllando il telefono e poi pagò, e prese quella pagina bianca. L’aprì e iniziò a leggerla: un bellissimo sorriso si dipinse sul suo viso.
-Mi pa.. Che cavolo stai facendo?- chiese con un tono allarmante.
-è meravigliosa. Per chi è? Oh eccola..- rispose, guardando infondo alla pagina. Harry sbiancò all’improvviso e cercò di riprendersela, ma lei si allontanò di poco tanto  per leggere solo il nome perché l’aveva presa il ragazzo. La bionda era confusa e sorpresa, infatti lo guardò, mettendosela nella tasca dei jeans.-Aspetta.. c’è scritto per Katlin.. Harry è per me?- domandò, appunto.
Lui boccheggiò varie volte per poi negare.

 
Terza fermata poi quarta fermata: quell’autobus da pieno si svuotò in pochi istanti. Kitty prese nuovamente posto, considerando che aveva appena fatto passare la persona, la quale era seduta accanto a lei. Quel carroccio continuò, invece lei iniziò a perdersi nei ricordi più intimi e dolorosi.


Un gruppo di otto persone stava camminando per la strada, chiacchierando e divertendosi come al solito. Ma in quel momento, le cose cambiarono in un istante. Harry si avvicinò a Kitty, i quali erano gli ultimi di tutti, e, prendendole la mano, la trascinò lontano da loro, correndo dalla parte opposta. Si nascosero dietro ad una villetta panna, tanto che potettero sentire le imprecazioni degli amici per la loro al lontananza, magari anche qualche minaccia a morte verso il riccio. Ma a quest’ultimo non importava. Aveva solo bisogno di un posto tranquillo per confessarsi. Solo quello. Kitty era divertita da tutto ciò perché non capiva il motivo di quella fuga.
-Vieni- le sussurrò a pochi centimetri dal suo viso, provandole dei brividi per tutto il corpo, ma anche un po’ di solletico.
-Ma sei impazzito oggi?- chiese, mettendogli una mano sulla fronte per vedere se avesse la febbre, ma era negativo. Anzi lei era più calda di lui, quindi non poteva essere ammalato. Il riccio sbuffò intensamente.
-Effetto Gemma. Dai Hello, andiamo- rispose, persuadendola.
-Smettila con quello stupido soprannome- lo riprese disperata.
-Allora vieni con me! Tanto so dove stanno andando, quindi-
-Styles, tu mi fai paura a volte- commentò, guardandosi in giro.
-E tu, Andrew, dovresti ascoltarmi- replicò, prendendole le spalle e facendole un sorriso ironico, ma allo stesso tempo angelico. Le allungò la mano, sperando solo che l’accettasse.
-Va bene. Ti seguo- si rassegnò, prendendogli la mano e iniziando a camminare in una via sconosciuta a Kitty. Il piano di Harry stava andando a gonfie vele: sarebbe stato un successone, lo sapeva per certo. E alla fine Kitty sarebbe caduta tra le sue braccia. Sebbene fosse più facile del previsto perché la biondina era già cotta di lui e, secondo quanto viene detto da Sarah, la sua migliore amica, tutti all’interno del gruppo l’avevano capito. Come Louis e Zayn avevano capito che Harry le andava dietro. In quel gruppo si conoscevano davvero bene. Il ragazzo si guardava intorno e, finendo con adocchiare il posto giusto, le sorrise, iniziando a correre verso quel luogo. Lei scoppiò a ridere.
Quando furono arrivati, la ragazza si guardò intorno, catturata dal bellissimo paesaggio, che si poteva vedere da lì. Lei si avvicinò alla ringhiera, poiché si affacciava al Tamigi quel bellissimo posto con una panchina e un bellissimo albero, e contemplò la tranquillità. Harry invece si mise dietro e, mettendosi le mani in tasca, trovò un piccolo anello argentato. Sorrise. Kitty sospirò e, quando si girò, si mise le mani alla bocca nel vedere il suo migliore amico davanti a se con un bellissimo anello, il quale raffigurava un infinito argentato.
-Ma che?-
-Promettimi che non m’interromperai. Ho solo bisogno di un minuto-
-Va bene-
Lui sospirò e, dandosi coraggio, iniziò a confessare il suo amore per lei, la quale stava lì impalata, scioccata, cercando di collegare il cervello a quello che stava dicendo. Eppure non ci riuscì.
-Ti amo, Katlin Deborah Andrew- finì, avvicinandosi e baciandola.
-Ti amo anch’io Harold Edward Styles- concluse lei, ribaciandolo.
Quello fu il 14 Luglio 2009. E quella data sarà per sempre incisa su una corteccia di un albero.

 

Quinta fermata: Kitty sorrise amaramente a quello stupido ricordo, che poi era uno dei suoi preferiti. Eppure anche se era meraviglioso, non poteva mai sostituire il dolore immenso e profondo, che le procurò gli altri flashback. Gli altri ricordi.

Una ragazza bionda correva per quella stupida via. I suoi boccoli d’orati gli arrivavano in faccia, così si dovette fermare e legarseli in una bella coda di cavallo. Riprese la corsa, andando sempre più veloce, ma questo non le permise di arrivare in tempo al suo secondo appuntamento. Infondo la strada si trovò di fronte un piccolo edificio: avente più di sei piani, grigio e una piccola terrazza quadrata. Kitty entrò senza pensarci due volte, e si diresse per le scale. Non voleva andare nell’occhio, utilizzando l’ascensore perché una ragazza di diciassette anni e mezzo, fra quelli di quaranta era ovvio che dava nell’occhio, venendo a volte anche scrutata in un modo terribile. Al contrario, per le scale, raramente incontrava qualcuno che potesse giudicarla o scrutarla con uno sguardo rimproverante. Era al terzo piano e il suo fiato iniziava a diminuire; quinto poi sesto infine terrazza e il suo respiro si trasformò in un fiatone. Si appoggiò con le mani sulle ginocchia per riposarsi qualche secondo, ma poi alzò lo sguardo, si raddrizzò e, sfoggiando un bellissimo sorriso, spinse quella porta di ferro, trovandoci un bellissimo terrazzo. Esso era pieno di fiori, due o tre panchine posti nei lati nord, est e ovest, e in centro una piccolissima, ma, bellissima fontana. Lei mosse qualche passo, guardandosi anche intorno nella ricerca del suo amico, e non lo trovò. La ragazza stava iniziando a pensare che era in anticipo, o peggio, era in un tremendo ritardo e lui, stanco di aspettare, se n’era andato. Si avvicinò alla grondaia per ammirare il paesaggio e cercare di non fare caso ai pensieri negativi, che le stavano offuscando la mente. Respirò a pieni polmoni, ma non appena due braccia le circondarono la vita, s’irrigidì per un istante, ma poi si rilassò completamente, con un piccolo sorriso.
-Sei leggermente in ritardo- gli fece notare il ragazzo, appoggiando il suo mento sulla spalla della bionda.
-Mi dispiace, ma Christian mi ha trattenuta più del previsto- rispose, stringendosi tra le sue braccia e appoggiando la sua testa su quella del fidanzato. Quest’ultimo lasciò un leggero sbuffo. Era geloso di quel ragazzino che le dava delle ripetizioni di storia; per lui era troppo furbo, anzi, astuto e sembrava che Kitty non lo notasse. Si staccò e, lasciandole un piccolo bacio sulla guancia, le prese la mano, facendo incrociare i suoi occhi verdi con quelli celesti della fidanzata, che luccicavano di gioia. Lui la trascinò delicatamente vicino ad un alberello, il quale faceva un po’ d’ombra su una piccola tovaglia quadrettata e su un piccolo cestino sopra d’essa.
-Hai pensato a tutto- sorrise Kitty, stringendosi al ragazzo. Lui ricambiò e alzò le spalle. Poi l’abbracciò per bene, lasciandole un bacio tra i capelli, e infine si passò una mano sulla spalla per vantarsi.
-Beh, quando mi ci metto- commentò, facendo ridere la povera ragazza.
-Oppure quando hai il tuo cupido, che ti aiuta- replicò divertito.
-Avanti chi te l’ha detto?- sbuffò, infastidito. Ma questo sembrò solo divertire di più Kitty, la quale gli lasciò un candido bacio sulle labbra e si avvicinò alla tovaglia, sedendoci per bene e facendogli un accenno per raggiungerla. Harry fece come gli era stato detto e, imitandola, tirò fuori dal cestino delle fantastiche pietanze, fatte dalla madre qualche ora fa. Due sandwich, delle verdure, sapendo che la ragazza ne andava matta, un dolce al cioccolato, ovvero brownies, e dei chicchi d’uva verde.
-Cosa fai per Natale?- domandò Harry, mordendo il suo panino. Lei, che intanto stava masticando, si mise una mano davanti alla bocca per rispondere.
-I miei si stanno mettendo d’accordo con mio zio per andare in montagna. Invece tu?- continuò, prendendo un altro pezzo di panino.
-Vigilia con mia madre e Natale con mio padre. Al solito-
-Tu e i ragazzi non fate la solita festa natalizia?-
-Sono tutti occupati: Niall raggiunge suo fratello in Australia; Liam e Katrine vanno a Parigi; Louis è nella mia stessa situazione; infine Zayn con i nonni. La tradizione salta quest’anno- spiegò, tristemente.
Kitty non fece altro che annuire e ritornare al suo panino.
-Adoro i sandwich di tua mamma- si congratulò, cambiando argomento e mettendosi una mano davanti alla bocca. Lui sorrise soddisfatto.
-Pensa che appena le ho detto che erano per te: è corsa al supermercato per prenderti la tua favolosa bresaola- rise Harry, scuotendo la testa.
-Anne è davvero adorabile- sorrise, pulendosi con il tovagliolo. Harry fece un sorriso misto tra l’imbarazzato e timido, ma non appena venne infastidito da quei pensieri negativi, che lo prendevano e lo schiacciavano come una nocciolina, quel bellissimo sorriso scomparve del tutto. Kitty lo notò e prima che potesse fare qualcosa, lui l’anticipò, parlando con sguardo basso e girando l’indice sulla coperta.
-Già. Ma comunque ti devo dire una cosa- iniziò, facendola impaurire per il suo tono improvvisamente serio, spento. Lei si mise più vicina per ascoltare meglio, spostando tutte le ciotole e si mise davanti a lui. Annuì per permettergli di andare avanti. -Ci hanno preso per quel provino. E se lo vinciamo abbiamo un contratto di ben tre anni con la SYCO- comunicò Harry, facendole spalancare gli occhi. Lei sorrise intensamente e, buttandosi su di lui, lo abbracciò forte, passandogli anche una mano tra i suoi ricci. Si staccò, gli prese il viso, e lo baciò intensamente. Lui ricambiò, stringendola a sé. Kitty non capiva perché Harry aveva bisogno di lei. Quell’abbraccio, che capitava poche volte tra i due o meglio solo in occasioni eccezionali, trasmetteva solo un emerito bisogno di protezione e necessità di qualcuno al proprio fianco. Per questo non capiva il motivo soprattutto dopo quella meravigliosa notizia. Lei si staccò e lo fissò nei suoi occhi verdi, i quali si stavano inumidendo lentamente.
-è davvero una bellissima notizia, amore- esclamò, sorridendogli.
-Ti amo, ricordatelo- cambiò del tutto discorso Harry, abbracciandola nuovamente. Kitty iniziò davvero a preoccuparsi.

 

Ecco la sesta fermata e, asciugandosi quella lacrima solitaria sul viso, si mise composta, a causa del fatto che stavano salendo nuove persone, le quali cercavano posto. Un ragazzo si avvicinò con il cappello e un paio di occhiali di marca, i Ray-Ban, e le indicò in posto. In un primo momento pensò di negare il suo invito a sedersi, ma poi sembrava crudele. Così annuì leggermente e, vedendolo sedere, non gli mostro nessuna importanza. Solo qualche sguardo curioso perché solo quell’uomo poteva andare in giro al 11 Luglio con giaccone nero, ma per il resto nulla. Totale indifferenza.

 
Era sera e, nonostante quel edificio stesse chiudendo, Harry riuscì a convincere il proprietario a farlo chiudere a lui. I due erano seduti su quel tetto a guardare le stelle con una piccola coperta sulle spalle per proteggersi da quel venticello cattivo di Londra. Lei sorrise intensamente e, appoggiando la sua testa sul suo petto, strinse la stretta del fidanzato. Harry sorrise dolcemente e l’assecondò, avvicinandosi e appoggiando il suo mento sulla spalla della fidanzata.
-Come va l’album?- chiese Kitty, rompendo quel silenzio. Lui s’irrigidì leggermente, permettendo alle sue paure e ai suoi timori di catturarlo e non lasciarlo più.
Il ragazzo sentì improvvisamente la gola secca e un emerito deficiente.
-Bene- rispose, facendo aumentare le preoccupazioni di Kitty.
-Amore, che hai?- chiese, mettendosi davanti a lui con le sue gambe sopra quelle del ragazzo e avvicinandosi per prendergli quel viso abbassato, preoccupato e angosciato.
-Credo che.. che sia meglio finirla qui- queste parole gli uscirono dalla bocca senza neppure collegare la bocca al cervello. Tutte le preoccupazioni di Kitty si erano avverate e la delusione e la tristezza iniziarono a farsi sentire.
-Perché?- balbettò con una voce strozzata.
-Credo che saresti solo un ostacolo per..- Lui non fece neanche in tempo a finire la sua frase, che Kitty gli mollò un ceffone in pieno viso. Aveva la faccia girata a destra con la guancia, che gli pulsava forte, eppure il riccio non disse nulla perché sapeva che era solamente un’idiozia quella che le aveva detto, ma non voleva che venisse coinvolta in cose pericolose, che verranno imposte dai produttori: era troppo importante per lui la sua sicurezza, anche se voleva dire odio. Lei era oramai in piedi con i pugni serrati, cercando di combattere contro tutto se stessa per non piangere.
-Questa cazzata te la potevi risparmiare. Chi è?- si arrabbiò la bionda
-Chi?- domandò confuso Harry, alzandosi.
-Chi ti sei fatto- continuò, aumentando la sua presa alla sua maglietta.
-Perché mi..- si bloccò nuovamente da solo per capire cosa fare ovvero negare oppure andare fino in fondo. Ad Harry era stato spiegato davvero bene cosa sarebbe accaduto se lui avesse ancora una fidanzata. E questa cosa lo spaventava molto: non voleva che una ragazza meravigliosa come Kitty fosse coinvolta. Si sarebbe sentito solo in colpa per averle rovinato la vita, mentre lui realizzava il suo sogno. Sapeva benissimo che era sbagliato, ma non aveva nessuna scelta. Cosi scosse la testa e finse un sorriso ironico, mentre dentro il suo cervello e il suo cuore stavano facendo a gara per fermarlo in tempo. -Mi dispiace, Kitty- bisbigliò, facendole cadere il mondo addosso per la prima volta. I suoi occhi celesti iniziarono ad inumidirsi, ma non usci altro che un sorriso amaro.
-Non è possibile. Dio quanto sono deficiente- esclamò tra sé e sé, allontanandosi di pochi metri, passandosi una mano tra i capelli.
-Amore andiamo..- finse di rimediare Harry, mentre nella sua testa si stava maledicendo in quasi tutte le lingue del mondo.
-Amore? Amore? Dopo quello che hai fatto hai il coraggio di chiamarmi amore? Che razza di persona sei? Pensavo che fossi cambiato, fossi maturato. Invece sei il solito bastardo egocentrico di sempre- urlò, spintonandolo all’indietro per sfogare la sua rabbia, sebbene non ci riusciva per nulla.
- Non c’è stato nulla. Solo.. solo sesso- mentì, inclinando la voce. Lei lo guardò incredula e, oramai al limite, corse via da lui con le lacrime, che le percorrevano il viso. Kitty correva per quelle maledette scale, che non finivano più, e, inciampando negli ultimi gradini, finì per terra, rotolando fino al muro. Si sbucciò il ginocchio e si gonfiò, ma quel dolore era tutto inutile rispetto a quello, che stava provando all’interno.
Si mise le mani sulla faccia e i suoi singhiozzi si fecero sempre più udibili. Era la prima volta che si sentiva come se le mancasse la terra sotto i piedi. Era la prima volta che sentivo quella sensazione di vuoto e depressione, che la prendevano.
Era la prima volta in cui era veramente distrutta.

 
D’altra parte, quel ragazzo conosceva la dolce Kitty e, nonostante volesse fare marcia indietro e dire a tutti che non l’aveva trovata, una parte di lui voleva dimostrarle che era cambiato. Voleva dimostrarle che non era il vecchio ragazzo, che odiava, ma, con quei due anni passati a uccidersi da solo per la stupida decisione, voleva sottolineare il fatto che era cambiato in meglio. Che lei l’aveva cambiato in meglio. Così prese il cellulare e mandò un messaggio al suo amico. Quel piano poteva iniziare. Il silenzio tra i due era davvero profondo, si potevano solo sentire i chiacchiericci di persone attorno a loro. Lei persa nei suoi pensieri, mentre lui, nervoso, si guardò intorno, ma si soffermò sulla musica, che stava ascoltando Kitty. Spalancò lievemente gli occhi per la sorpresa. Aveva visto con i suoi stessi occhi lo spartito strappato in mille pezzettini insieme al cd. Abbassò il viso e i suoi occhi verdi sembravano riprendere quel poco di speranza. Si alzò senza farsi notare perché il suo amico sarebbe salito alla prossima fermata.

Settima fermata: quella decisiva. Un biondino salì con una chitarra in mano. Quell’autobus ripartì e con esso la melodia da parte della chitarra. Il ragazzo, seduto accanto a Kitty, lo raggiunse e si spogliò di  quel fastidioso cappotto e di quei Ray-Ban. Alla melodia fu subito aggiunte le parole. In quel momento, in quel preciso momento per essere chiari, il telefono di Kitty l’abbandonò completamente, spegnendosi non dando più segni di vita. Lei imprecò a bassa voce, ma non appena sentì una voce troppo famigliare per i suoi gusti, si voltò e spalancò gli occhi in una maniera disumana. Vide Harry Styles, il suo ex, e Niall Horan, il suo migliore amico, insieme, qualche fila più infondo, canticchiare acusticamente quella canzone, di cui si era goduta Kitty per tutto il viaggio. Si alzò, tenendosi al paletto giallo del bus, ma le sue gambe tremolanti non le permisero di stare per tanto in quella posizione. Fece dei passettini verso di lui, eppure sembrava che avesse qualcosa ai piedi, che non le facevano fare nulla. Era troppo scioccata per fare qualcosa di sensato, soprattutto quando lo vide avvicinarsi a lei. In quel preciso istante, le porte si aprirono e, prendendo ogni cosa, iniziò a correre fuori da lì, anche se a casa sua mancavano ancora tre fermate. Non poteva farcela, non poteva far finta di niente e buttarsi tra le sue braccia, ma comunque non poteva far finta di ostinarsi di essere andata avanti quando non era assolutamente vero. Doveva resistere dall’impulso di indebolirsi e dimostrarsi debole. Doveva solo cercare di non farsi distruggere nuovamente.
Harry, ciononostante, iniziò a correrle dietro perché voleva aggiustare tutto. Voleva riprendere e ritornare a quei bei tempi. Sapeva benissimo la testardaggine della sua Kitty, ma non gli importava in quel momento. Importava solo di riaverla.
-Kitty, fermati- urlava disperatamente, ma la ragazza non lo ascoltava. Fino a quando la sua corsa rallentò poiché il fiatone si sentiva sempre di più, mentre la corsa di Harry aumentò, arrivando a prenderle la mano.

-E?- incitò la bimba di quattro anni, Nicole, stringendosi le sue gambe incrociate. Ci furono schiamazzi di approvazione da parte degli altri quattro bambini. La signora sorrise e, guardando il marito, il quale rise leggermente, alzò le spalle.
-Andiamo nonna, non puoi terminare così!- si lamentò Kyle, l’altro bambino. Questa volta il signore fu quello, che rispose alle loro lamentele, e lo fece semplicemente prendendo la mano della moglie, facendo incrociare anche le loro fedi. Una ragazza, più o meno, sui trent’anni, sorrise dolcemente a quel gesto e guardò suo fratello maggiore con uno sguardo sognante. Quest’ultimo ricambiò e, anche se era un po’ stanco di quella storia, era sempre piacevole ascoltarla: li faceva tornare da bambini.
-Vi prego nonni- questa volta fu Cammie.
-Bambini è ora di andare a dormire- annunciò Destiny, la figlia dei due signori cinquantenni.
-Cosa no? Nonna Kat ci deve finire di raccontare la storia- piagnucolò Joel, notando che il padre lo stava andando a prendere in braccio.
-Ve la finisco di raccontare domani, promesso- esclamò la nonna, facendoli gioire. Lei scoppiò a ridere, contagiando anche il marito.  Tutti i bambini salutarono i due nonni e, insieme ai rispettivi genitori, andarono a letto. I due signori vennero lasciati soli.
-Per quanto gliela vuoi raccontare?- chiese Harry divertito
-Fino a quanto non ti incontrerò di nuovo alla settima fermata- rispose Kitty, baciandolo. Lui scoppiò a ridere.
-Ti amo Hello- sussurrò, intrappolandola a sé.
-Ti amo anch’io Hazza- rispose, stringendosi a lui.

Passarono vent’anni dopo, sulla loro fredda e triste lapide c’era solamente una frase, che risplendeva sempre di più: “Harry e Katlin, il cui amore ci impiegò solamente sette fermate per arrivare”

Heilà :)
Mi mancava scrivere qualche OS.
Spero che vi sia piaciuta :)
Magari mi potete lasciare anche un piccolo parere, anche di due righe per farmi sapere, appunto, se vi è piaciuta.
In ogni caso, ringrazio di cuore chi lo fa, chi la legge e chi la mette tra preferiti/seguiti/ ricordate.
Ciaooo x
_browns eyes_ 

Ps: prima di lasciarvi con una foto di Harry (*^*) vi andrebbe di passare da queste ff? Magari lasciando anche qui un piccolissimo pensiero :)
-http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2301655&i=1 (mia su Louis)
-http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2298000&i=1 (mia su Zayn)
-http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2621549&i=1 (della mia migliore amica sempre su Louis e merita essere letta perché è una ragazza davvero  brava a scrivere! Ve lo posso giurare u.u) 

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Harry *^*

  
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