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Autore: Cinziart_96    31/05/2014    1 recensioni
Perché autoconvincersi la mattina ad alzarsi e, nel bene o nel male, affrontare una giornata di studio è come chiedere a un elefante di ballare la hula.
Perché tutti noi abbiamo bisogno di credere in qualcosa, anche se quel qualcosa è in un altro Universo.
Perché, alla fine, basta un sorriso per risollevarti il morale.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a un semaforo rosso


La ragazza si dondolò sui piedi, soffiandosi aria calda sulle mani per riscaldarle, contrastando il gelo che ancora si avvertiva la mattina, nonostante il tempo andasse migliorando. Giornate più lunghe e notti più tiepide. Notti che lei avrebbe passato di fronte al suo quaderno di storie, se solo avesse potuto. Il prezioso oggetto era riposto con cura nella sua borsa a tracolla, che le penzolava al fianco.
 
Lei alzò lo sguardo e, nonostante fosse mattina, riuscì a scorgere la Luna risplendere bianca nel cielo, un attimo prima di salire sul pullman che, come ogni noiosa mattina, l’avrebbe portata a scuola.
 
La ragazza alzò stancamente un piede e salì sul mezzo di trasporto, mentre questo già chiudeva le porte a un soffio da lei e ripartiva, lanciandosi tra le strade della città. Fortunatamente a quell’ora il pullman era praticamente vuoto e la ragazza castana potè scegliere il posto che a sedere che preferiva: dietro alla postazione dell’autista, con la borsa sulle gambe e lo sguardo fisso sulla strada.
 
Un giorno come un altro per tutto il periodo scolastico, pensò lei sospirando all’ennesimo semaforo rosso. I suoi occhi percorsero stanchi le strade e i marciapiedi che incontrava, sperando di trovare qualcosa che distogliesse la sua attenzione dalla verifica di fisica imminente.
 
Un gatto rovistava tra i rifiuti e il solito “omino dei fiori” torturava, anche a quell’ora, i malcapitati che si erano fermati al semaforo. Poi una signora con un ombrello rosso, dei ragazzi in giacca e cravatta, dei ragazzi senza cravatta. Dei ragazzi senza la giacca, alcuni tatuati, altri mezzi addormentati. Un cagnolino che trainava un vecchietto malridotto, un Dottore che correva veloce sul marciapiede, un tipo con le infradit-
 
La ragazza sussultò improvvisamente, come se si fosse appena svegliata da un coma.
 
Un Dottore che correva sul marciapiede.
 
Il pullman ripartì con uno scossone poco rassicurante, seguendo la stessa direzione intrapresa dall’uomo.
 
Rettifica: il Dottore che correva veloce sul marciapiede.
 
Gli occhi scuri della ragazza incontrarono per la seconda volta la figura del Signore del Tempo mentre questi schivava una signora con un sacchetto della spesa in mano. Il veicolo traballante su cui si ritrovava la ragazza lo affiancò e lei lo vide chiaramente.
Lo vide rallentare di un soffio la corsa e sorridere. Sorridere nella sua direzione, con quello sguardo magnetico e profondo incatenato al suo.
  
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