Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Smaragdine_99    31/05/2014    0 recensioni
Si può separare ciò che il diavolo eterno stesso ha unito? Può un giovane conte tornare alla normalità dopo anni di servizio dalla stessa persona? Ma se la morte è eterna e l'abitudine non si supera per i due non ci sarà scampo.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis, Tanaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Avevi promesso che non mi avresti mai lasciato"

La mano del giovane quindicenne Ciel Phantomive si scaraventò sulla lapide fredda con una tale forza che solo il pugno chiuso attorno al suo polso del suo maggiordomo lo fermarono a pochi millimetri dalla pietra grigia che a vederla gli recava una fitta al cuore sempre più grande e dolorosa.

Da anni il conte non provava dolore così grande, da anni non si sentiva il cuore così straziato da qualcosa che credeva di aver superato grazie ad una persona in particolare e adesso quella persona dalla quale traeva conforto, nonostante il suo strato di orgoglio e la sua corazza di finta apatia, era sotto terra con le mani giunte sul petto e un giglio bianco tra di esse che gli sfiorava la pelle nivea del viso.

Il maggiordomo lasciò la presa sull'esile arto e il ragazzo ne approfittò per mettersi in ginocchio e allungare ancora la mano,stavolta con delicatezza,accarezzando la pietra e le lettere una dopo l'altra in rilievo. 

Prima la S poi la E, e ad ogni lettera si ripeteva che sarebbe sceso all'inferno e che un giorno l'avrebbe rivisto,era una vana speranza,una speranza che il conte non poteva permettersi di avere fin da quando era stato tirato fuori da quella gabbia perché non è stata la speranza a salvarlo ma la determinazione.

Le dita furono fatte scorrere per ogni centimetro di quelle lettere,ogni volta la consapevolezza che fosse tutto vero era sempre più palpabile persino negli occhi del ragazzo che cercava di trattenersi come meglio poteva, ma quando uno come lui sta per iniziare a piangere di nuovo dopo giorni di incessata tristezza si nota subito ,infatti il suo maggiordomo si prodigò a porgere al nobile un fazzoletto di stoffa,che subito rifiutato con uno sguardo e un gesto della mano.

Non era da quella persona che voleva essere consolato,non era quella persona che doveva porgergli i fazzoletti nè che doveva vederlo piangere come quando era un bambino,sapevano tutti benissimo che il conte avrebbe voluto il suo tempo per riprendersi da tutta quella faccenda.

Le ginocchia sembravano far male anche se erano solo pochi minuti che il conte stava in quella posizione
come se fosse la parte superiore di una mantide religiosa,le mani vicine e strette come se ne stessero stringendo altre,la schiena lievemente piegata in avanti e il viso basso lasciando che i capelli glielo incorniciassero sfuggendo anche da dietro le orecchie per via del lieve soffio di vento.

"Andate via,è un ordine"

Non si voltò nemmeno per dirlo ne per vedere i volti della servitù che gli era rimasta, tutti tranne uno andarono via camminando lentamente per il prato,tra le lapidi di chi non avevano mai conosciuto ma che ormai giaceva senza vita come il loro compagno di avventura,inerte.

Quell'uno che era rimasto con il conte invece gli poggiò una mano sulla spalla e un sorriso amaro gli solcò il volto,era al suo servizio da così tanto tempo che vederlo piangere gli faceva piangere il cuore e in quanto maggiordomo era suo compito sostenerlo,la divisa nera gli calava ancora a pennello e i capelli tirati indietro gli donavano ancora come se non fosse passato nemmeno un anno se non per il loro colore.

"Anche tu,Tanaka. Voglio rimanere qui da solo"

Con la tristezza di chi non vuol abbandonare un cane per strada il vecchio maggiordomo del casato fece un inchino e voltò le spalle a chi ormai non trovava il coraggio di alzare gli occhi blu come l'oceano sul nome che aveva scritto davanti.

Aveva promesso e lui non diceva mai bugie,come si era permesso di andarsene,di disobbedire in quella maniera così sfrontata e spudorata alla promessa che si erano fatti anni addietro loro due proprio in quel cimitero.

Finalmente lo sguardo del conte andò a posarsi sul nome "SEBASTIAN MICHAELIS",non avevano badato a spese per quella celebrazione,l'unica cosa mancante era la data di nascita della vittima visto che per tutti era ignota ma quella della morte sarebbe rimasta nella mente di Ciel per anni,ogni giorno della sua vita avrebbe rivisto la morte di chi aveva cominciato ad amare dopo anni di fredda solitudine interiore.

Niente poteva trafiggere quello scudo che era il demone corvino,niente avrebbe potuto scagliare la spada che usava per difendere il suo padrone,niente se non le armi degli Dei della morte che tante volte avevano incontrato durante il loro percorso verso la dannazione eterna insieme,li aveva sempre battuti e ne era uscito vittorioso anche se con qualche ferita di troppo.

Quella notte però,la notte del solstizio d'estate di fine 800 lo attaccarono alle spalle dopo averlo tenuto impegnato per quelle che agli occhi del giovane conte sembravano ore,non vedeva la fine di quella battaglia,anzi l'unica fine che vedeva era quella dove loro due tornavano alla magione come sempre.

I colpi volavano da ogni dove,il sorriso del demone spiccava tra tutti così come i suoi occhi accesi come non mai se non nelle notti che il "maggiordomo" riservava al suo padrone in tutta la loro interezza,non erano così accesi dalla prima notte in cui i due si erano uniti non solo come anime ma anche come corpi.

Vedeva le lame delle Death Schyte brillare insieme al sorriso di colui e poi una pioggia di sangue nero come la pece e il corpo del demone corvino giacere a terra inerme,lo avevano colpito alle spalle dritto al cuore e poi preso a calci sulla nuca fino a sentire il crack delle ossa del cranio,gli occhi blu si spalancarono e un urlo solcò le sue labbra facendo vibrare quasi anche il vicolo dove il macabro fatto si era svolto,un urlo disumano carico
di rabbia e di risentimento. 

Si sentiva la vendetta scorrere in quell'urlo e senza nemmeno pensare di ucciderlo quei vigliacchi scapparono lasciando il conte correre verso il corpo del suo servo,lo prese come meglio poteva tra le braccia cercando nel suo viso una minima traccia di speranza nel vederlo sopravvivere.

"Bo-Bocchan"

La voce,la voce non era mai stata così rasentata e sussurrata,un aura nera si sollevava dal corpo dell'altro facendolo sentire sempre più vuoto tra le braccia del conte che ormai non faticava nemmeno,una delle mani inguantate di bianco si andò a poggiare sulla nuca del ragazzo e lo avvicinò al volto per suggellare l'ultima nota del loro contratto con un bacio.

La mano sinistra ove vi era il simbolo del contratto stipulato anni prima iniziava a bruciare,si poteva vedere il tessuto del guanto scomparire lasciando il posto alla pelle e al contratto ormai del tutto sbiadito che continuava ad andare via mentre i due si baciavano sotto il chiarore di quella maledetta luna che aveva assistito alla scena,alla morte,senza nemmeno aiutare con la sua luce a trovare qualcosa che impedisse quello scempio.

La vita abbandonò il corpo del demone in un paio di minuti,le labbra diventarono fredde e non c'era più nulla da sostenere per le braccia del conte se non quella che sembrava una piccola bambola di pezza.

Niente aveva più avuto senso da quel giorno,si aspettava la mattina di trovarlo accanto a lui o la sera prima di andare a dormire si aspettava di vederlo entrare per dargli il solito ordine oppure dargliene uno nuovo,quello di togliere la divisa e di rimanere a letto con lui nelle notti più fredde o durante i temporali.

Gli occhi si staccarono dalla scritta e lentamente il corpicino esile risalì mettendosi in piedi ancora a capo chino come in venerazione,portava ancora la benda e la mano destra andò a posarsi su di essa come quando chiamava il demone.

"Sebastian,alzati. Non ti sembra scomodo dormire in una bara come su un pavimento? La farsa è finita Sebastian,alzati! cosa aspetti alzati!"

Nulla non rispondeva,alzò la benda rivelando quello che secondo la sua convinzione era l'occhio ancora portante il contratto e alzò la voce sgranandolo

"è un ordine! Ti ho detto di alzarti! Avevi detto che non mi avresti mentito e che avresti rispettato ogni mio ordine diavolo, non è ora di venire meno alla parola data. Alzati! Te lo ordino!"

"Yes,my Lord"

La voce tonante si fece sentire come proveniente dalle spalle del giovane conte,uno sprizzo di gioia,si voltò velocemente e lo vide li di fronte a lui che gli sorrideva beffardo con la mano tesa in avanti.

Il conte si protese per toccarlo ma l'unica cosa che percepì fu l'aria secca e vuota dell'estate appena iniziata,un'ultima occhiata alla lapide,veloce e poi torno sui suoi passi convinto di avere con se il suo maggiordomo.

Convinto di avere con se colui che lo aveva salvato e che non aveva saputo salvare.

"Yes,my Lord"
  
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