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Autore: kuutamo    31/05/2014    2 recensioni
(SEQUEL di Craving For Deliverance**)
FINALE AGGIUNTO^^
" Chi è? "- mi chiese, continuando a fissarla.
" Una donna che ha perso tutto.. che disperatamente parla alla luna, bramando la liberazione. "
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota:

Per l'inizio consiglierei di metter su Running up that hill dei Placebo; è così che continuo ad immaginarmi tutte le volte questo momento.

Buona lettura/ascolto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                  

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                     *"It doesn't hurt me?"*

 

 

 

 

Silenzio.

 

Nella mia vita stavo cercando di non avere tempo per il silenzio, << to avoid it >> come si direbbe in inglese, nella lingua nella quale mi sorprendevo sempre di più a pensare prima di agire; avevo riempito ogni attimo vuoto: nei primi tempi avevo tenuto il lavoro part-time al caffè, per dedicarmi alla pittura.

Un po' di settimane prima avevo conosciuto un tale che aveva una piccola galleria al centro di Helsinki, aveva visto le foto dei lavori che gli avevo fatto avere ed era entusiasta, al punto tale da offrirmi uno spazio pari a cinque o sei tele. Devo dire che, forse, sono andata avanti grazie a questo.

Anche se il part-time era l'ideale per aver il tempo materiale per dipingere, avevo iniziato a lavorare tutto il giorno, mettendo da parte anche qualche soldo, e la maggior parte della notte restavo sveglia a lavorare sulle tele. Mi ero detta che se dovevo rimanere sveglia a guardare il soffitto, tanto valeva produrre qualcosa di buono, e soprattutto non pensare.

Nonostante tutto ciò, il silenzio tornava. Tornava ogni volta che mi accovacciavo sul pavimento a tracciare linee, tornava ad ogni pennellata. 

La verità è che disegnare è una di quelle attività che ti permette di pensare, anche troppo. L'unico lato positivo era che, dopotutto, nasceva qualcosa di buono da tutto questo, per quando scuro potesse essere.

 

 

Ed ecco la nota dolente, Ville.

Gli eventi successi quel giorno erano difficili da assimilare tutti insieme, insomma non avevo avuto neanche il tempo di gioire per qualcosa perché qualche altra emozione aveva preso il sopravvento. Dopo quel giorno però ebbi la possibilità di esaminare tutto con calma, molta calma. Avevo evitato Ville da quel momento e non lo nascondevo a me stessa, né lo negavo, ma se lui me lo avesse chiesto, probabilmente avrei cambiato argomento, inventato una scusa.

Mi aveva chiamata spesso, soprattutto nella prima settimana, ma alle sue chiamate non avevo mai risposto: e non era per ripicca, per orgoglio o non so che, era perché non ce la facevo. 

La settimana successiva alla fine si era presentato alla mia porta. Per i primi dieci minuti ci eravamo guardati senza dire nulla, anche se era più da parte sua che esisteva una matta voglia di indagare, che gli leggevo in faccia. Però non lasciai trasparire nulla.

Probabilmente era venuto con l'idea di farmi una sfuriata, con la paura di trovarmi di nuovo nelle condizioni di quella sera, però fortunatamente non permisi ai suoi occhi di andare sotto la superficie, ma l'ordine in casa non rispecchiava nulla di me in quel momento.

Sapevo che non era soddisfatto di quello che aveva visto, che non si fidava, che sapeva che c'era qualcosa che non andava. Forse sotto sotto voleva rispettare la mia volontà di tacere? Aveva provato a parlarmi e a chiedermi cosa c'era che non andava, ma si sa, in questi casi è difficile, le parole fuoriescono lentamente e goffamente, e l'unica cosa chiara che si riesce a percepire è l'imbarazzo. Dopotutto c'era stato un bacio, lo avevo respinto e anche lui a suo modo, anche se lui non sapeva che io lo sapessi. Da quel giorno in poi ci sarebbe sempre stato uno strano imbarazzo fra di noi, ed era l'unica cosa di cui eravamo consapevoli.

Dopo una chiacchierata su un terreno meno minato, mi diede un abbraccio, ed era davvero sentito, come se avesse avuto qualcosa da farsi perdonare. Io ero al corrente, potevo riuscire a capirlo, e in quel momento forse avrei dovuto dirgli tutto, ma la verità è che dentro di me provavo qualcosa di molto diverso, di avverso, quasi repulsione mentre cercavo di stringerlo e respiravo il suo odore. Era sempre lo stesso, forse era una delle poche cose rimaste invariate.

 

 

E mentre continuavo a stendere il blu notte su una di delle tele che erano tra le candidate all'esposizione, continuavano a venirmi in mente tutti quegli eventi, e non c'era notte in cui potevo sfuggirgli. Questo era il prezzo da pagare per aver toccato il cielo con un dito una volta sola.

 

 

 

Verso le quattro del mattino avevo lavato i pennelli e li avevo riposti nella loro scatola, dove speravo che sarebbero restati per un bel po'. 

Infondo il mio elemento non era la pittura vera e propria ma il disegno, quello in bianco e nero, in cui trovavo una profondità di ombre che non trovavo in nessun altra tecnica. Lasciavo il dipingere ai momenti di vero e proprio black out, e speravo che con il termine della consegna delle tele, sarebbe terminato anche quel periodo.

In mattinata, durante la mia pausa, chiamai Alexis per confermargli che le tele erano pronte e che glie le avrei portate in settimana, appena l'ultima si sarebbe asciugata completamente e lui mi comunicò la data della mostra, in cui sarebbero state esposte le opere di altri quattro giovani artisti oltre alle mie. Fu strano constatarlo dal tono della mia voce al telefono, ma forse c'era qualche nota di latente felicità qui e là. 

Appena misi giù il cellulare, mi salì un ansia incredibile: ero preoccupata per tutto, dalla faccia che avrebbero fatto gli ospiti osservando le mie tele, al panico di ricevere delle critiche sul modo di stendere il colore agli angoli. Stavo sul serio entrando in paranoia ed era difficile pensare che avrei dovuto convivere con quell'insicurezza devastante fino al giorno della mostra.

' Ora devi dirlo a Ville '

La vocina malefica si manifestò, come tutte le volte. Dovevo dirglielo. Era stato proprio lui uno dei primi ad apprezzarmi e soprattutto a spronarmi. Aveva creduto in me ed ora dovevo dimostrargli che la sua fiducia non era risultata vana. Certo però, era più facile dirlo che metterlo in atto. Mi dissi che ci avrei pensato più tardi, così m'infilai il telefono in tasca e rientrai dalla porta sul retro del caffè, sollevata.

 

 

 

 

 

Note(2):

 

Hei! Ecco la continuazione di Craving for Deliverance. Beh, non potevo sul serio chiuderla così, a mezz'aria: Matilda e Ville hanno costruito una bella amicizia dopotutto, tra di loro c'è un rapporto misterioso, ma intenso e forte, forse più di quanto loro non si accorgano. Ora le cose sono ovviamente diverse, e il cambiamento si è visto soprattutto in M, perché si è di nuovo richiusa in se stessa, come spesso fa. Riuscirà V a far uscire dal guscio la sua piccola escargot?

 

Alla prossima! 

 

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Kiitos.

 

  
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