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Autore: _Fux_    01/06/2014    0 recensioni
Non tutti i vampiri sono cattivi.
Alcuni sono buoni.
Alcuni provano sentimenti, si innamorano.
Alcuni finiscono quasi distrutti da quello che sentono.
Questa è la storia di Chiara, della sua "famiglia" e di un paio di licantropi.
Dal testo:
-Potrei dire di essere una brava persona, potrei raccontarvi una storia strappalacrime e dirvi che non ho mai fatto nulla per meritarmi qualcosa di male.
Potrei recitare il classico ruolo della ‘donzella’ in pericolo che vuole solo essere salvata.
Potrei farlo, ma sarebbe una menzogna, perché la verità è che io sono una vampira.-
-
-“Sono una persona fondamentalmente cattiva...”
“E' quello che pensi?”
“E' quello che so.”-
ATTENZIONE: presenza di coppie slash Larry/Ziam :3
Genere: Fluff, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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HI. I’M A VAMPIRE
 
“Sono una persona fondamentalmente cattiva...”
“E' quello che pensi?”
“E' quello che so.”


Potrei dire di essere una brava persona, potrei raccontarvi una storia strappalacrime e dirvi che non ho mai fatto nulla per meritarmi qualcosa di male.
Potrei recitare il classico ruolo della ‘donzella’ in pericolo che vuole solo essere salvata.
Potrei farlo, ma sarebbe una menzogna, perché la verità è che io sono una vampira.
Trasformata parecchio tempo fa, non so nemmeno da chi –e probabilmente per  errore- a poco più di diciassette anni, sono condannata ad esistere per l’eternità, rubando la linfa di altre persone per potere sopravvivere.
Non che questo mi dispiaccia, a dire il vero.
Ci sono stati periodi bui, dei quali conservo i ricordi nella parte più ombrosa del mio corpo, probabilmente al posto di quella che gli umani chiamano ‘anima’.
C’è stata un’era in cui nulla di ciò che ero poteva ricordare un essere umano –non che ora lo sia, ma per lo meno ne ho le sembianze- ; cacciavo per vivere, vivevo per cacciare: le poche volte in cui incontravo il mio sguardo riflesso rimanevo quasi spaventata da ciò che vi leggevo…
Nessun rimpianto, ma ferocia, rabbia e sete.
Tanta, tantissima sete.
Ero consapevole che avrei passato l’eternità da sola (non è che una si può presentare e dire: “Ciao,  sono un vampiro!”), e da piccola ignorante che ero credevo che mi andasse bene, che fosse perfetto, fino a quando non ho incontrato un piccolo gruppo di miei simili.
Non erano certo i primi che vedevo, ma questi mi sorpresero, erano così diversi dagli altri, sembravano quasi buoni, quasi umani.
Sapevo che i vampiri non avevano amici, che si muovevano singolarmente e che combattevano con qualsiasi essere che si trovavano di fronte: mai così vero era stato il detto “che vinca il migliore”… Beh, in questo caso si parlava di sopravvivenza, a dire il vero.
Avevo già qualche mese, quando incontrai loro; la mia sete di sangue era inesauribile, mi travolgeva, mi impediva di pensare razionalmente e mi faceva lasciare scie di morte e dolore dietro di me.
Non so cosa pensarono quando mi incontrarono… 
Forse che c’era ancora speranza, forse che potessi essere salvata; fatto sta che mi proposero un patto: unirmi a loro, e rinnegare la parte più animalesca di me.
Fu doloroso cercare di sopprimere la mia natura –quante giugulari avrei voluto fare saltare!- ma ci riuscii, e ogni giorno che passa non faccio altro che ringraziare… qualcuno -visto che non penso di essere ben vista da quelli lassù- che seppure accecata di furia rossa e appena neonata io abbia deciso di unirmi a loro, che sono diventati non solo miei amici, ma la mia famiglia: gli unici che possono comprendermi appieno e di cui io mi fidi; i loro nomi sono Harry, Zayn e Liam.
Diciamo che in un certo senso loro furono i miei insegnanti: cercarono di farmi capire cosa era sbagliato… e cosa lo era un po’ meno; condivisero i loro rifugi con me, e dopo un tempo che mi parve  quasi infinito, dalla mia bocca smisero di uscire solo ringhi e iniziarono ad affiorare anche parole.
Da un certo punto di vista io e Zayn ci assomigliamo, perché anche lui non è propriamente un tipo di molte parole, sarà per questo che la prima volta che parlai, lo feci con lui.
“Ti deciderai mai a dirci come ti chiami?” mi chiese dopo diversi mesi di convivenza,  raggiungendomi sul ramo su cui mi ero appollaiata per stare sola.
Ricordo che lo guardai, lo sfidai quasi ad incitarmi ancora a parlare e –diavolo!- col cavolo che avrei aperto bocca se lui lo avesse fatto.
Ma l’ho già spiegato, noi siamo simili, perciò lui rimase in silenzio, così dopo un’ora in cui da vera testarda testai la sua pazienza cercai la voce che avevo perso dentro di me e ruppi il mio silenzio: “Chiara. Mi chiamo Chiara”.
Sussultai quasi sentendo il suono che ormai avevo quasi scordato, quello della mia stessa voce; quando mi voltai vidi che il moro mi stava sorridendo felice, e così anche io -lentamente e faticosamente- alzai gli angoli della mia bocca nella cosa più simile ad un sorriso che sapessi fare.
Così iniziò la mia amicizia con Zayn.
Con Liam instaurare i rapporti non fu particolarmente difficile: dolce (a volte fin troppo, specie con il suo ragazzo, Zayn) è stato sin da subito capace di comprendere quando stavo passando uno dei miei periodi no, e perciò era meglio starmi alla larga, e quando invece avevo bisogno –faticavo ad ammetterlo pure a me stessa- di qualcuno che mi sostenesse; e lui c’è stato, sempre.
Con Harry invece, le cose sono state un po’ più difficili: generato poco prima di me, è sempre stato il mio antipodo: per quanto io riuscissi a risultare antipatica, scorbutica e acida, tanto lui era dolce, gentile e simpatico.
Inizialmente non lo sopportavo, perché era sempre così allegro e sorridente, lo detestavo, a dire la verità.
Poi però ho capito che la mia era solo invidia, perché per quanto possa sforzarmi, dubito che potrò mai subire una metamorfosi tale da diventare come lui.
Se lo detesto ancora? No, affatto; è diventato il fratello… Sì, il fratello che non ho mai avuto.
Sono perfettamente consapevole di non essere una ragazza vampira con un carattere semplice e di facile comprensione, ed è anche per questo che se c’è qualcuno che meriterebbe la possibilità di redimersi… Beh, quelli sono i miei tre compari.


Una cosa che sicuramente non è cambiata è il mio mutismo quasi ossessivo.
A dire il vero io parlo, anzi, straparlo, nella mia mente, ma lascio trasparire poco e nulla all’infuori di me, perciò niente di meno insolito di Harry che mi tira una pacca sulla schiena e che ridacchia: “C’è nessuno in casa, Miss Non Ho Voglia Di Parlare Con Te?” .
Continuo a ringraziarmi mentalmente di non avere mai confidato ad Harry l’affetto che in realtà provo verso i suoi confronti, perché altrimenti i suoi atteggiamenti allegri e giovanili –quante volte dovrò ricordarglielo che ormai ci avviciniamo al secolo??- si riverserebbero ancora di più su di me.
Faccio una smorfia, più per abitudine che per dolore e mi massaggio il punto colpito: “Ehi, Riccio, vedi di andarci piano, ok?” gli soffio mostrando i canini.
Mi fido di lui, mi fido di loro, ma l’acidità è e sempre sarà una mia arma di difesa, temo.
Ormai però si sono abituati alla mia personalità, anche perché quando Liam i primi giorni dopo la fine del mio mutismo se ne era uscito con: “Finalmente una ‘donna di casa’ !!” aveva dovuto fare fronte con la mia ira, perciò non si aspettano più una ragazzina fragile, dolce e insicura.
Anche se…


Questa è stata una notte esattamente come tutte le altre: Liam e Zayn accoccolati l’uno di fianco all’altro in una sorta di dormiveglia, me su una poltrona con un libro in mano (esistono anche vampire secchione, già!) ed Harry…
Harry…
Veramente non ho la più pallida idea di dove sia stato lui; di solito se va a caccia ci avvisa sempre, anche perché non gli piace andare da solo, lui ha paura.
Accorgendomi della sua assenza prolungata inizio a muovermi infastidita sulla poltrona: sono preoccupata, perché sì, lui è un denti-a-punta, ma è anche così dannatamente fragile e indifeso.
“Liam, Zayn!” sussurro iniziando a scuoterli “Liam! Zayn!” insisto iniziando quasi a farli tremare per la forza che sto impiegando per svegliarli.
Il primo a destarsi è il castano: “Cos’è successo?” domanda subito sapendo che sono rare le occasioni in cui mi mostro così agitata.
“Harry –sussurro- sai dov’è? E’ da tutta la notte che manca e io sono preocc…” ma non finisco la frase che la porta della piccola casa in mezzo al bosco che abbiamo costruito noi stessi si apre e si richiude mostrando una testa riccia e dei brillanti occhi verdi.
“Ragazzi!” esclama sorpreso “Credevo che dormiste!” continua gongolando e sorridendo come un idiota.
Arriccio il naso disgustata: “Cos’è questo odore?” chiedo tappandomi il naso ipersensibile.
Il ragazzo balla leggermente sui talloni: “Oh, ecco, io.. Io credo che sia odore di licantropo”.
Ah, per fortuna, è solo odore di… “CHE COSA? Ti sei imbattuto in un branco di licantropi? Stai bene? Ti hanno ferito?”.
“No, no, sto bene. Molto più che bene, a dire il vero. L’ho incontrato, sai?! L’ho visto!” vista la sua risposta dubito fortemente della sua sanità mentale, ma per sicurezza investigo comunque: “Visto cosa?”
“Non cosa: chi. Il mio Zayn! O il mio Liam, come preferisci! Capisci, colui che cerco da sempre! Sono certo che capiterà anche a te!” dice provando ad abbracciarmi, ma io mi scanso e sento i canini allungarsi e gli occhi iniziare a scottare, mutando dal mio solito nocciola e diventando probabilmente di un bel rosso cremisi, segno della mia rabbia: “Tu mi stai dicendo che per un paio di romanticherie sei rimasto fuori tutta la notte, in balia dei lupi? Ma che cosa ti salta alla testa, piccolo, stupido…” fortunatamente Zayn mi tappa la bocca prima che io possa continuare dicendo qualcosa di cui mi pentirei sicuramente e che farebbe offendere irrimediabilmente per almeno due secondi Harry.
“Io pensavo che avresti capito… Credevo anche tu fossi alla ricerca… Quella sera…” 
Già, quella sera di dieci anni fa!
Quale terribile errore! Non avrei mai dovuto bere quella birra, sapendo che non reggo l’alcol… 
Chissà quante sciocchezze sentimentali sono stata in grado di sputare fuori!
Fulmino con lo sguardo Harry, sa benissimo che non voglio che mi parli di quella faccenda, e poi aggiungo: “Scusa, Riccio. Però la prossima volta avvisa, intesi? Questa casa non è un albergo!” e mi rabbuio leggermente, pensando a chi soleva dirmi la stessa identica frase: “Chiara, questa casa non è mica un albergo!”…


Sarò anche una vampira, ma rimango pur sempre una donna, e se c’è una cosa che abbiamo nel sangue, quella è il pettegolezzo.
Mi trattengo per tutta la mattina e il primo pomeriggio, fino a quando Zayn e Liam non escono per fare una delle loro solite passeggiate –seh, passeggiate…- e rimango da sola con il vampiro meno pericoloso della storia.
Fremo all’ombra della quercia dove sia io che Harry ci siamo sistemati, fino a che non scoppio: “Oh, andiamo! So che sai che muoio dalla voglia di sapere tutto!” .
La mia frase fa sgranare gli occhi al mio amico, che però poi si riprende e dice tutto contento: “Ma allora non sei arrabbiata con me!”.
Tutto sommato Harry è tenero, a modo suo, e se sorrido il più delle volte è per qualcosa che fa o che dice lui: “Certo che no, Harry ero solo pr… Ero solo preoc…” ma proprio non mi riesce di dire quella frase, nemmeno fosse un groppo in gola “Lascia perdere, piuttosto, racconta!”.
Lui si sistema meglio contro il tronco e poi sospira sognante: “Ero andato a fare una passeggiatina perché mi stavo annoiando, e stavo pensando che magari potevo approfittare per cacciare qualche puzzola, quando dei movimenti mi hanno messo in allerta” gli faccio cenno di andare avanti e lui esegue: “Così mi sono arrampicato velocemente su un albero alto, in una posizione strategica: io potevo vedere loro, ma loro non potevano vedere me. Erano in quattro: lupi così grossi non ne avevo mai visti… Ero terrorizzato, fino a che uno di loro non ha alzato il muso per ululare leggermente, e allora li ho visti!”.
Sarò anche un po’ tarda di comprendonio, e magari pure un po’ vecchia, ma proprio non ci arrivo: “Visti… Cosa?!”
“I suoi occhi! Oh, Chiara, avresti dovuto vedere che spettacolo… Più azzurri del cielo, più limpidi del mare! Stupendi. Ci ho guardato dentro, ed improvvisamente mi sono sentito come risucchiato in una bolla, dove c’eravamo solo io e lui: niente più alberi, né i suoi compagni” sospira ripensando agli avvenimenti.
“E poi?!” esclamo veramente troppo curiosa –non capitano mica tutti i giorni certe cose!-
“E poi mi sono risvegliato da questa sorta di ‘trance’, e lui era tornato ragazzo, era solo e se ne stava andando! E io volevo così tanto vedere il suo viso e… Sono caduto dall’albero” ammette abbassando lo sguardo al suolo.
Iniziano a tremarmi le labbra e un “Mhhppff” mi esce dalla bocca, che sbrigo subito a coprirmi, ma dopo pochi secondi non ne posso più, e mi metto a ridacchiare a bocca chiusa: “Come?!”.
“Si, beh, per lo meno in questo modo ho potuto guardarlo: aveva la pelle così fantasticamente abbronzata, e un viso gentile, davvero! Si è girato sentendo il mio tonfo, e io mi sono allontanato di scatto. Non sono così tanto stupido, so che dovremmo essere nemici. Ma lui mi ha detto che non mi avrebbe fatto del male, così mi ha aiutato ad alzarmi.”
Sono contenta per lui, perché non è fatto per stare da solo, ha così tanto da dare…
“Come si chiama?” gli domando mentre mi alzo per rifugiarmi nel silenzio della piccola biblioteca che ho allestito in casa.
“Louis” mi dice sorridendo “Si chiama Louis”.


Mi intreccio e sciolgo i capelli da tutta la mattinata, cosa non porta a fare la noia…
Gli altri tre sono andati in città per fare rifornimento di sacche di AB, ma io detesto gli ospedali, perciò ho preferito rimanere qui.
Mordicchio nervosamente un labbro, guardando in continuazione il sentiero deserto che porta fino a casa nostra.
Sciolgo definitivamente i miei capelli mossi e con un balzo scendo dal mio ramo preferito.
Mi volto leggermente indietro e poi mi immergo nel fitto del bosco, aguzzando tutti i miei sensi, in particolare l’olfatto e l’udito.
Harry mi ha confessato che quel lupo gli ha chiesto di uscire, e io non credo che potrei sopportarlo, se succedesse qualcosa al riccio.
Sto attenta ad ogni minimo fruscio mentre seguo la leggera traccia che ha lasciato Harry tornando a casa dal suo primo incontro, e dopo qualche tempo giungo nello spiazzo di cui mi aveva parlato.
Tendendo un orecchio sento qualcosa che mi si avvicina sempre più velocemente alle spalle; quando sento che mi è ad un metro e che sta per saltarmi addosso mi giro abbassandomi di scatto, facendo finire l’enorme animale contro un albero.
Inclino leggermente la testa verso destra e sorrido appena, mostrando le punte aguzze dei denti: “Louis, suppongo”.
Pochi minuti e al posto del ‘bestione’ c’è un ragazzo alto quanto me, con occhi celesti e capelli castani, che mi scruta indagatore: “Chi sei tu?”
“Non è importante che tu sappia chi sono, importa solo che tu mi giuri che non farai mai del male ad Harry, e che impedirai che altri glielo facciano.” gli rispondo subito sicura di me.
“Ma che? L’ho già detto anche lui che con me al sicuro, perché ha mandato anche te?”
“Ah, quanto poco lo conosci! Lui si fida sempre e subito, non mi avrebbe mai mandato. Ma io no; non posso vedere Harry soffrire, perciò voglio la tua parola, Louis. Suppongo che qualcosa valga, no? Dammi la tua parola” insisto mantenendomi a distanza.
“Altrimenti?” mi sfida, ma io adoro le sfide, perciò utilizzo la mia arma segreta -la mia velocità- per attaccarlo al grosso tronco dietro di lui; è talmente esile che mi basta un braccio per tenerlo fermo, ma lui fa ancora lo sbruffone: “Andiamo, tutto qui?”
Sorrido divertita: “Non vuoi vedermi arrabbiata, credimi… E non ho paura di qualche morso, se si tratta di Harry. Allora? Ho la tua parola?”
“Certo” sospira infine, così lo faccio scendere lentamente e lo appoggio per terra.
“Non sono del tutto cattiva, Louis. Naturalmente non sono nemmeno del tutto buona, ma finché non sarà torto il più piccolo  capello di quel ragazzo io non ti sfiorerò nemmeno con un dito. Hai la mia parola”.
Un fruscio improvviso mi fa girare, e tra le foglie intravedo dei capelli biondi, perciò mi allontano di un passo: “Vedo che ora hai compagnia. E’ stato un piacere, Louis.”
Sto per andarmene quando mi viene in mente un ultimo particolare: “Ah, noi non ci siamo mai visti. Sai, ho una certa reputazione da difendere!” affermo inarcando un sopracciglio per poi girarmi e scomparire velocemente nella selva, seguita da una sconosciuta risata cristallina che mi lascio alle spalle.


“Dove sei stata?” mi chiede Zayn quando arrivo al rifugio.
Lo guardo con sguardo imperscrutabile, poi decido di aprirmi un po’ a quello che potrebbe quasi essere una sorta di migliore amico, così sorrido impercettibilmente: “Una passeggiata… Per schiarirmi le idee”.
Il moro mi sorride di rimando, poi fa un balzo per arrivarmi alle spalle ed inizia a farmi il solletico, perché indovinate un po’ ?
Sono una delle creature più pericolose del mondo, ma soffro il solletico.
“Ah, e così abbiamo dei segreti, eh? Non si dicono le cose agli amici?? Bene, e allora io ti torturo!” ride lui continuando a solleticarmi i fianchi.
“Hahahaha ti prego, Zayn, tutto, ma il solletico no! Giuro che metto a posto la mia stanza e anche la tua  hahah basta dai hahah per favore hahah Liam! Salvami dal tuo ragazzo!” scongiuro entrambi, e finalmente sento la voce di uno dei più anziani: “Zay-Zay? Ho voglia di coccole!” e incredibilmente Zayn mi lascia andare per correre a stringersi all’amore della sua non-vita sul divano.
Non lo ammetterei mai, ma quello che ho confessato ad Harry non era una bugia; nel profondo del mio cuore vorrei davvero trovare uno Zayn o un Liam anche io…
Beh, chiaro, se solo ce lo avessi un cuore.


Un rumore secco, di qualcosa che si spezza, mi fa rabbrividire.
È il rumore del dolore, di ossa che si rompono e teste che si staccano dal proprio corpo.
Corro verso il luogo dal quale è provenuto il suono orrendo, verso quell’odore di sangue vampiresco che mi riempie sempre di più le narici.
Quello che vedo mi fa portare una mano alla bocca per soffocare un singhiozzo: un corpo alto e dinoccolato è stato buttato per terra, la testa giace qualche metro più in là.
Mi avvicino correndo, buttandomici di fianco e mentre cado sento delle microfratture crearsi nelle ginocchia che hanno sbattuto contro il terreno, ma non m’importa, sono arrivata troppo tardi, ancora una volta.
Capelli ricci e occhi verdi spalancati in una muta richiesta di aiuto.

“Aaaah!” urlo svegliandomi di soprassalto, ed immediatamente sono affiancata da Zayn: “Chiara, va tutto bene? Sono tornati gli incubi?”.
Le prime notti si ripeteva sempre lo stesso evento: sognavo, rivivevo quei momenti, e mi svegliavo urlando, ma ora le cose sono diverse, ora non è qualcosa che è capitato a farmi paura, ma qualcosa che temo capiterà: “No, Zayn. Non è lo stesso”.
E poi inizio a singhiozzare sulla sua spalla, ma non piango, perché i vampiri non possono farlo, e mi lascio abbracciare, perché Zayn è l’unico che sa farlo senza farmi sentire inadeguata.
“Io ti.. Ti voglio…” tento  di dire, almeno per una volta, quello che provo, ma è più forte di me, e sospiro frustrata, una mano a volermi quasi strappare i capelli.
“Non importa, lo sai, anche io te ne voglio” mi accarezza la testa il moro fino a che non mi addormento fra sonni più tranquilli.


Harry si sta torcendo nervosamente un riccio fra le dita, mentre fa avanti e indietro per il nostro ‘giardino’.
Questa mattina ha passato tre ore in bagno e due davanti all’armadio, cambiando continuamente abbinamenti di vestiti, tutto questo solo perché oggi è il fatidico giorno: oggi finalmente uscirà con quel lupo.
Non posso dire di non essere agitata, ma cerco sempre di mantenere –almeno all’esterno- un’apparenza calma e tranquilla.
“E’ il grande giorno oggi, mh?” gli chiedo dondolando i piedi nel vuoto mentre me ne sto –come al solito- accomodata sulla mia quercia.
Harry alza lo sguardo verso di me: “Si, si, è oggi! Sono così nervoso!”
“Ma davvero? Non lo avrei mai detto!”
“Si, in effetti riesco a trattenere bene le mie emozioni!” afferma compiaciuto facendomi inarcare un sopracciglio: “Già, in effetti non stai mica tremando…”.
Sospira rassegnato e inizia a mordicchiarsi il labbro inferiore: “Ho paura, Chiara!”.
Atterro al suo fianco e gli domando: “Paura? Di cosa?”
“Di… Di tante cose! Di non piacergli, di fare la figura dello stupido… Di sbottare con un ‘ho sete!’ e di farlo fuggire via… Di non essere alla sua altezza e…” probabilmente continuerebbe all’infinito, ma io lo fermo prima che possa farlo: “Shh… Harry, sono solo stupidaggini! Tu sei una delle persone migliori che io conosca! Ok, non ne conosco molte, ma tu sei speciale, sei diverso, vanne fiero! Sei bellissimo Harry, sia fuori che dentro, e solo un pazzo non ti vorrebbe!”.
Mi guarda per qualche secondo, prima di chiedere insicuro se stia dicendo la verità; “Certo che è vero! E ora vai, vedrai che andrà tutto bene!”.
Beh, certo che andrà tutto bene: io sarò lì a proteggerlo.


Mi sto quasi convincendo che forse potrei tornare a casa: Louis si è presentato in orario nel luogo convenuto –la spiaggia al termine del bosco- e si sta comportando bene; è addirittura riuscito ad indossare una camicia, probabilmente se lo dovrebbe segnare sul calendario, questo avvenimento.
E dire che prima di conoscerlo credevo fosse solo un’invenzione di quelli di Twilight per poter vedere quel tale Jacob in topless…
Sono nascosta tra la vegetazione, non troppo vicina per non farmi vedere, ma abbastanza per intervenire se dovesse capitare qualcosa di male.
La risacca del mare mi fa arrivare leggermente distorte le parole dei due ragazzi, che tuttavia riesco comunque a comprendere:
“Da quanto tempo sei… Sei, ecco, sei un vampiro?” sento chiedere il lupo ad un certo punto e la risposta un po’ incerta del mio amico arriva subito dopo: “Uhm, circa… Circa novantasette anni”.
“Wow, devi essere molto forte, allora!”
“Non poi così tanto” si stringe fra le spalle Harry.
Improvvisamente non sento più parole, e quando li guardo noto che si sono avvicinati notevolmente –diciamo pure che non si capisce dove finisce uno e dove inizia l’altro- così inizio a sentirmi leggermente di troppo ed impicciona: è ora che me ne vada.
Giro i tacchi e faccio per andarmene quando una voce sconosciuta mi ferma: “Mi stavo chiedendo quando li avresti lasciati soli…” voltandomi un ragazzo dalla pelle lattea quanto la mia entra nella mia visuale; sono certa di non conoscerlo, ma i suoi capelli mi ricordano qualcosa: sono di uno strano biondo… Ma certo, l’amico del lupacchiotto!
“Beh, me ne sto andando ora, spero che la tua curiosità sia soddisfatta!” gli dico facendo poi per andarmene, ma lui continua il suo interrogatorio: “Perché sei qui? Sei innamorata di lui, non è vero??”.
Corrugo la fronte: innamorata? IO?
“Innamorata di Harry? No davvero. Ad essere onesta, non sono sicura di esserne capace. Tu invece? Perché sei qui?” domando incrociando le braccia al petto.
“Touché! –ammette lui- Comunque io sono Niall… Tu come  ti chiami? Louis non me lo ha voluto dire, dice che è un segreto! Perché dice così?” mette su il broncio.
Sorrido: “Per lui è un segreto, perché non gliel’ho detto il mio nome… E non credo lo dirò a te tanto facilmente.” lo sento sbuffare e poi avvicinarsi: “Io sono qui per te. Ero sicuro che ci saresti stata. Beh, a dire il vero ero anche certo che amassi quel riccio, ma Louis diceva di no… Ma allora, perché sei qui?”.
Inizio ad essere leggermente irritata: “Nulla che ti riguardi, amico”.
Sono certa che stia per ribattere, ma all’improvviso sentiamo delle urla provenire dalla spiaggia, ed entrambi ci voltiamo in quella direzione; là sta avvenendo una lotta, sono cinque contro due: una lotta decisamente impari.
Non controllo che il biondino mi segua, ma mi metto subito a correre verso la rissa.
Tiro un calcio ad una vampira con gli occhi assetati di sangue e le volo sulle spalle, per poi staccarle la testa e pugnalarla al petto: era diverso tempo che non portavo via la vita a qualcuno, e ho paura dell’adrenalina che sento iniziare a circolare dentro di me; ho paura di tornare ad essere il mostro che sono stata.
Voltandomi noto che un colosso sta per attaccare  alle spalle Harry, che sta combattendo con un altro vampiro, così lancio un coltello nella schiena dell’energumeno finendolo completamente.
Gli altri tre vengono uccisi dai due lupi e da Harry; quando anche l’ultimo dei nemici viene abbattuto mi assicuro di bruciare le loro teste in modo che non possano ricomporsi mai più.
“Chi erano?!” chiede agitato Louis, così gli rispondo mostrandogli il simbolo che avevano disegnato sul polso destro: “Mercenari. A quanto pare i denti di vampiro vanno di gran moda, ma sono rari da trovare.” dopodiché mi volto verso il semi-sconosciuto: “Vuoi sapere perché ero qui, Niall? Ero qui per questo.” e detto ciò me ne vado.
    

Arrivata nel nostro piccolo rifugio nel bosco mi rinchiudo in soffitta ed inizio a disegnare a carboncino: degli occhiali rettangolari su occhi neri, nerissimi… Capelli corti e ondulati, scurissimi. Barba corta, sguardo profondo.
Termino il ritratto e lo accarezzo leggermente con due dita, prima di nasconderlo avendo sentito dei passi per le scale.
“Cos’è successo?” domanda Liam entrando cautamente in quello che è da sempre il mio nascondiglio preferito, dopo un qualsiasi albero nel bosco.
“Mercenari. Erano in cinque. C’era una donna… L’ho guardata negli occhi, sai? L’ho guardata, e ho visto me stessa. Non siamo poi così diverse.” sussurro volgendo lo sguardo al pavimento.
“Oh, andiamo, tu non sei così! Non più, e da moltissimo tempo, ormai! Non ti saresti trovata in quel luogo, altrimenti! Sei cambiata, hai desiderato farlo, hai combattuto per riuscirci: è questo l’importante” cerca di consolarmi, ma se c’è una cosa che ho imparato a mie spese è che non si può tornare indietro, non si può –per quanto si voglia- cancellare il passato.


Harry non fa che ridere, ultimamente, e la cosa mi fa sentire così bene!
Non l’ho mai visto così spensierato, allegro… Felice, in una parola; ed essendo opera di Louis, non posso fare a meno di essergliene grata.
Ciò non toglie che se dovesse fare del male a quel riccio indifeso si ritroverebbe senza qualche arto, ovvio. 
E magari anche con qualche litro di sangue in meno.
Guardando Zayn e Liam che si coccolano sul divano, e Louis ed Harry che sono abbracciati sul dondolo mi viene una gran voglia di scappare, perché mi sento talmente inadeguata…
Così faccio quello che mi viene meglio: scompaio tra le fronde scure ed impenetrabili.

“Che ti è successo mentre combattevamo, l’altro giorno?” una voce parla senza preavviso, e io come una novellina precipito al suolo atterrando sul sedere.
“Ma che cavolo, Niall! Mi hai fatto prendere un accidenti!” dico fulminandolo con lo sguardo, mentre mi tende una mano per aiutarmi a rialzarmi.
“Scusami, non volevo! –ride- però davvero, che ti era preso?”
Sospiro iniziando a raccontare una storia che non avrei voglia di ricordare: “Quando veniamo trasformati… Solitamente uno dei nostri sentimenti si amplifica notevolmente.” alzo gli occhi e vedo che mi incita a continuare: “Per fartela breve il sentimento che si era amplificato in me era il desiderio di vendetta, accompagnato dalla voglia di sangue, ovviamente” abbasso lo sguardo e mi ripulisco i pantaloni “Poi ho incontrato Liam, Zayn ed Harry, e quella rabbia si è trasformata in una sorta di sentimento protettivo. Mentre combattevo ho ricordato ciò che sono stata, tutto qua” concludo alzando le spalle, come se quello che avevo appena finito di dire fosse accaduto a qualcun altro, come se non avesse rischiato di portarmi sull’orlo dell’autodistruzione.
Mentre parlavo gli ho voltato le spalle, perciò posso sentirlo trafficare, ma non ho la più pallida idea di che cosa stia facendo, fino a che non chiede, curioso come un bimbo: “E lui? Chi è?”.
In mano tiene il mio blocco da disegno, che probabilmente mi è uscito di borsa durante la caduta.
Glielo tolgo velocemente di mano, ma non nascondo il soggetto rappresentato.
Guardo quei tratti somatici tracciati numerose volte: a penna, matita o a carboncino lo sguardo di quel ragazzo rimane comunque incredibilmente profondo e dolce.
“Lui è Federico” sussurro infine rivolta al licantropo, continuando a seguire leggermente le linee di quel volto con un dito.
“Ne sei innamorata?”
“Ah, ma allora la tua è una fissa!” rido leggermente, e lui mi segue a ruota, dicendomi una cosa che probabilmente se fossi umana mi farebbe arrossire profondamente –da viva arrossivo in continuazione, per la verità- : “Sei ancora più bella quando ridi”.
Evito abilmente di ribattere e dico: “E’ mio fratello” per poi indicare il disegno.
“E ora lui dov’è?”
“E’ morto –sospiro- sono morti tutti tanto tempo fa”.


Siamo restati tutto il pomeriggio insieme, io e Niall; non è poi così male, ad essere sincera.
Quando sto per andarmene mi giro verso di lui: “Grazie”
“Per cosa?” pare sinceramente sorpreso delle mie parole.
“Per non avermi chiesto nulla di… quello”
“Oh, beh, prego. Spero che un giorno me ne vorrai parlare tu” mi dice facendo spallucce prima di andarsene.
Guardo pensierosa la sua schiena e dopo un paio di attimi grido: “Chiara! Mi chiamo Chiara”; si gira verso di me e mi ripaga con un enorme sorriso.


Confidarsi con qualcuno è forse il più grande atto di coraggio e di fiducia che si possa fare.
Ma è anche incredibilmente stupido: perchè una volta che ti confidi con qualcuno, quella persona incomincia ad avere un potere su di te, inizia a credere di sapere tutto quello che ti riguarda.
Ma la verità è che non sa comunque niente di niente, e dovrebbe solo starsene zitta.
Tutto questo per dire che non è solo colpa mia se sono scoppiata come una pentola a pressione, all'ennesima supposizione di Niall, quella che si potrebbe definire come la classica “goccia che ha fatto traboccare il vaso”:
“Sono sicuro che almeno una volta ti sei innamorata pure tu! Deve solo esserti successo qualcosa che...”.
“Ti tappi la boccaccia, per piacere??” gli ho urlato, e me ne sono pentita subito, vedendo il suo sguardo ferito; poi ho provato a recuperare: “Stai facendo fuggire tutti gli animali con le tue chiacchere, e io ho fame. Non vorrai mica trovarti con la giugulare a farmi da fontana, no?”.
Ha continuato a guardarmi con gli occhi lucidi: “Perchè sei sempre così cattiva con me? Ti sto antipatico? Ne sono certo”.
E lui che a quanto pare è sempre certo di tutto,  in realtà non ha capito proprio un bel niente, ma non mi sono potuta scusare, perchè se ne è andato; l'ho sempre saputo, di non essere di grande compagnia.
Dopo avere passato tutta la sera a sbuffare Zayn mi si avvicina: “Ehi, Zee” lo saluto con una spallata amichevole.
“Senti, lo so che... Non ti piace aprirti, lo comprendo, sai? Solo, qualsiasi cosa sia... Tu puoi risolverla, ok? Sei una delle persone più forti che io conosca”.
“Eh, lo so che vorresti avere dei muscolacci come i miei, ma te li sogni, se continui a stare sdraiato sul divano a fare le coccole al tuo Leeyum, Zee” stempero la tensione, ma lui non fa lo stesso -che la mia ironia sia davvero pessima come ho sempre creduto??-.
“Sai cosa voglio dire” mi riprende, e sì, lo so; ma non ha capito nulla, non sa quanto si sbagli.
Io non sono forte, affatto.
E l'essere appena uscita per andare a cercare quella sottospecie di lupo, ne è solo la prova.
Alla fine lo trovo che ulula disperato alla luna; è trasformato, ma occhi così sono difficili da confondere: non sono semplicemente azzurri.
“Oh, andiamo, Niall, smettila di disperarti! Che c'è, il cane ti ha rubato l'osso??” è il mio saluto.
“Non è divertente” sibila tornando umano, così: “Uffa, ma oggi che avete tutti contro il mio umorismo?” mi lamento scocciata, scrollando poi le spalle: “Senti, mi dispiace se a volte ti tratto male, io non... Non lo faccio apposta -credo-”.
“Non importa, è solo che vorrei che tu capissi che farmi entrare, fare entrare qualcuno dentro di te, non è sinonimo di debolezza, al contrario! E se sono così insistente è perchè ci tengo, zuccona di una vampira!” dice dandomi le spalle per guardare il satellite della Terra.
“Non è mai stato da me... Sai? Confidarmi  e tutte quelle cose lì” ammetto ricordando qualcosa del mio passato, del mio prima.
“Sono certo che anche tu, nel profondo del cuore sai che...” ma non lo lascio finire la frase, gli afferro di scatto una mano e la appoggio sul mio petto - in alto a sinistra- e quasi grido: “Quale cuore, Niall?”.
E il silenzio di qualcosa che dovrebbe battere, ma non c'è, è forse il rumore più brutto di tutti.
Forse se ne accorge anche lui perché, per una volta, tace.


“Non mi piacevo, mi odiavo; nemmeno i miei amici sapevano quanto stavo male in quel periodo.
Non ne parlavo mai, non sarebbe servito a nulla.
Nessuno può entrare nella solitudine di un altro” cito ad occhi chiusi, godendomi il sole di metà pomeriggio mentre me ne sto distesa sull’erba.
“Sei in vena depressivo-poetica, oggi, per caso?” una voce interrompe il silenzio –dolcissimo silenzio- .
Apro le palpebre e trovo due pezzi di mare a fissarmi; chissà perché, ma non ne sono poi così stupita come invece dovrei.
“Sono parole di Fabio Volo. Però sì, forse sono anche in una fase depressiva. Quando mai non lo sono? 
E comunque, hanno così tanto ragione, quelle frasi!” esclamo ributtandomi sul prato a braccia aperte, seguita subito dopo anche dall’altro ragazzo.
“Come mai? Voglio dire, l’ho capito sin da subito che c’è qualcosa… che non va in te, ma non riesco a capire… Non riesco davvero a capire il perché, ecco”.
“Ok, iniziamo dalle origini, mh?” –appoggio la testa su di un gomito e continuo- “Dimmi un po’, secondo te, come ci si diventa vampiri?” domando aggrottando la fronte per un riverbero troppo forte che mi ferisce lo sguardo.
“Con… Un morso?” balbetta dubbioso girando lo sguardo verso il mio capo, che è tornato a poggiarsi sul prato e annuisce ripetutamente: “Ah! Giusto! Con un morso! Proprio qui ti volevo! E come ci si becca un morso da un vampiro, senza essere dissanguati? Facciamo che ti semplifico il lavoro: dimentica le fantasticherie amorose alla Twilight o cose simili. Ti becchi un morso perché un vampiro ha cercato di mangiarti, ma non ha finito il lavoro, per un motivo o per un altro. Mettiamo che il motivo di chi mi ha resa così sia stato la ripienezza. Capisci? Aveva mangiato troppo, era sazio. Sazio di tutto ciò che avevo, della mia famiglia. E lasciarmi in vita, se così la si può chiamare, è stata la bastardata più grande di tutte.”.
Lo sento mettersi a sedere per rivolgermi più attenzione; dubita un attimo, e poi prende a giocherellare con i miei capelli: è una cosa che detesto, ma per chissà quale motivo ora mi rilassa.
Forse sente che non ho finito tutte le parole che avevo da dire: “E… ?”.
“E sono passati tanti anni, ma sono ancora così… Così incazzata! Con quel mostro, che me li ha portati via e che ha reso mostro anche me; con me stessa, perché se per una volta avessi ascoltato il ‘Questa casa non è un albergo, Chiara!’ di mia madre e fossi tornata anche solo un secondo prima, forse tutto questo non sarebbe successo. E sì, mi odio, e sento tutto questa rabbia crescermi dentro, ed è diventata così grande che sento che potrei esplodere da un momento all’altro, Dio!” butto velocemente fuori ciò che sento –beh, una parte di ciò che sento- accompagnandolo con un pugno che lascia un piccolo solco nel terreno, e mi pare tutto così strano: confidarmi con qualcuno che conosco così  poco, condividere i miei demoni.
“Ti senti responsabile.” e non si tratta di una domanda, la sua è una affermazione, ma la parte peggiore è che ha ragione, mi sento responsabile, è colpa mia: se fossi stata lì…
Sarei dovuta andarmene con loro anche io.
“Sai cosa vorrei davvero potere fare?” chiedo all’improvviso, dopo un lunghissimo silenzio.
Nel frattempo Niall mi ha fatto appoggiare la testa sulle sue gambe, perciò per guardarmi abbassa leggermente il capo; mi sorride: “Cosa?”.
“E’ stupido, ma io vorrei potere piangere. Perché quello che per molti umani è simbolo di debolezza, per me significherebbe tutt’altro: vorrebbe dire potere piangere la perdita dei miei cari una volta per tutte, significherebbe anche… Sfogarmi. Ho provato per così tanto tempo a non sentire nulla, sai? Perché a volte è meglio non sentire nulla, se quello che provi fa schifo…”
“C’è… C’è un ma?” sussurra concentrato in un nodo nelle punte dei capelli.
“Certo. –confermo in un sospiro- Mi è stato impossibile. Io sento e provo fin troppo.” rido, mio malgrado.
Dopo di un po’ Niall smette di pettinarmi e mi fa sedere di fronte a lui: “Senti, Chiara…”.
Inclino la testa perplessa, lo ascolto: “Tu, uhm, usciresti con me? Tipo… Domani?” termina ansioso, mordicchiandosi un’unghia.
Ed è strano, perché sono davvero, davvero tentata di dire di sì, e in novantasei anni di esistenza vampiresca non mi sono mai sentita in questa maniera, ma ora che mi sono aperta, decido di essere completamente sincera con il biondo che mi ritrovo di fronte: “Niall, non voglio mentirti: la verità è che sono a pezzi, perciò non mi stupirei se tu finissi col ferirti, per starmi vicino”.
Credevo che avrebbe cambiato idea –avrebbe dovuto farlo!- ma lui invece apre il viso in un sorriso: “E’ un si?” domanda.
“Sì?” dico incerta, ma è quando lui mi abbraccia, che capisco di avere fatto la cosa giusta, per una volta.
Perché mi abbraccia come se volesse tenere uniti i pezzi che mi formano, perché mi abbraccia come se volesse riunirli quei pezzi, come se non gliene importasse di ferirsi.
Ed è forse in quel momento, che inizio a guarire.
Perciò “Sì” affermo.


“Che cosa stai facendo??” Zayn mi becca davanti allo specchio, impegnata con un’arma pericolosissima: il mascara.
“Mi trucco. O almeno ci provo, mi pare ovvio!” rispondo brandendo in aria un lucidalabbra.
“Ok, ma perché?” cerca di capire, mentre si fra largo fra il caos del bagno.
“Perché devo uscire. E prima che tu me lo chieda, curiosone, è Niall” sorrido entusiasta, decidendo di lasciare perdere il bastoncino nero che stavo per ficcarmi in un occhio.
“Ah” lo sento commentare mentre si lascia cadere sul bordo della vasca da bagno.
“E il tuo bello, invece? Che fine ha fatto? Voi siete come il Sole e la Terra, vi inseguite a vicenda…” noto un po’ stupita.
“Noi abbiamo litigato, a dire il vero” ammette sconsolato con lo sguardo basso.
“Che cosa? Cavolo, no! Cos’è  successo?” gli chiedo sedendomi vicina a lui per stringergli una spalla.
“E’… E’ ridicolo! Semplicemente ridicolo! Lui vuole… vuole dei figli!” sbraita stringendosi fra le mani ciuffi di capelli che tira con fare disperato.
“Oh. Dici che devo fargli il discorsetto delle api e dei fiori? Che due api non possono…”
“Chiara!”
“Si, scusa, lo so. Devo dire che lo capisco. E’ qualcosa che è intrinseco nell’animo umano e lui ha conservato pienamente quella parte, lo sai. Comprendo anche il tuo pensiero, però. Siamo onesti: siamo una famiglia di vampiri con amici licantropi, che futuro potremmo dare a dei bambini??” faccio spallucce e rifletto ad alta voce torcendomi le mani l’una con l’altra, accorgendomi dello sguardo insistente di Zayn: “Perché non credo che sia la prima volta che tu pensi a una cosa del genere?”.
“Non ne ho proprio idea!” mento e forse il mio compagno sembra capire l’antifona, perché lascia perdere il discorso : “Piuttosto, sciacquati la faccia… Stai molto meglio senza, e sono sicuro che qualcun altro la pensa come me!” e inarca un sopracciglio cercando di fare una faccia furba; fingo di fare l’offesa, ma in realtà nemmeno io mi piaccio, così seguo il suo consiglio.
Prima che se ne vada, decido di parlargli seriamente: “Zayn, senti… Quello che avete tu e Liam è qualcosa di meraviglioso, raro, perciò non lasciarlo fuggire, ok? Una soluzione la troverai, ne sono certa.”.
“Sembri così… Così…” si ferma, forse cercando la parola adatta così: “Strana?” azzardo, ma lui nega: “No, felice” e detto questo mi lascia da sola, a riflettere sulle sue parole.
Felice?

“In che razza di guaio mi sono cacciata??” è la prima cosa che penso quando vedo Niall venirmi incontro con addosso una camicia blu e dei jeans neri.
“E adesso che cavolo faccio?” è la seconda, perché sì, sarò anche una vampira ultranovantenne, ma non ho mai avuto un… appuntamento.
Cavolo, mi fa un brutto effetto anche solo la parola.
“Ciao, Chiara! Sei pronta??” mi saluta lui, che invece pare molto allegro, e completamente a suo agio.
“Veramente non mi sento molto bene, sai, la pancia…” ma vedo che mi guarda a metà tra il deluso e il triste; giusto, sono una vampira, immagino di non potere utilizzare la classica scusa delle mestruazioni.
Accidenti.
    
“Intendevo dire che sì, sono prontissima!” cerco di esclamare con un sorriso che vorrebbe essere entusiasta, ma che in realtà è tiratissimo.
“Perfetto! Vieni, ti accompagno al mio potente mezzo!” dice allegro il mio accompagnatore prendendomi a braccetto.
Strano.
Non immaginavo che avesse un’auto.
“Hai una macchina? Davvero?”
“Ehm, non proprio…Veramente è una…” inizia a spiegare passandosi nervosamente una mano fra i capelli.
“Niall! Fermo! Cosa fai?? Così rovini tutto il mio lavoro di hair-stylist!” ci raggiunge la voce di Louis, seguita immediatamente dopo da quella di Harry che dice: “Ssh, Lou-Lou! Non metterli in imbarazzo! Non vedi come sono carini?” mettendoci molto più in imbarazzo.
Incredibile a dirsi, ma se riesco a superare questo momento terribile è proprio grazie al “potente mezzo” del ragazzo che si sta dondolando sui piedi al mio fianco.
“Ma, Niall!” inizio a dire divertita, non trovando però parole adatte.
“Ecco, te lo volevo appunto dire…”
“Questa è una bici!”
“Eggià… Mi dispiace, ti giuro, non so perché, ma pensavo davvero che fosse una bella idea… Ora chiamo un taxi…” e fa per prendere un cellulare che non gli avevo mai visto prima.
Provo per un attimo a fermare la mia orrenda risata (avete presente i grugniti dei maiali? Ecco!) ed esclamo: “Niall! Non provarci nemmeno!” mi sporgo un po’ e gli frego il telefono: “E’ stata un’idea molto carina e, uhm, e dolce, ecco. Mi piace un sacco!”.
Sospira di sollievo e prova a scherzare: “Beh, per fortuna che non hai messo una gonna!”.
“Non c’era pericolo… Le detesto!”
“E… Non potresti cambiare idea? Almeno una volta?”
“Neanche per sogno. E ora inizia a pedalare!” ordino con un sorriso, mettendomi a sedere sul cannone della bici un po’ come le donne del passato facevano con i cavalli, all’amazzone.


“Eccoci. Siamo arrivati” mi avvisa in un sussurro il biondo.
Scendo dalla bici e provo a fare qualche passo: ho una gamba che sembra quasi non volere più rispondere ai miei ordini, così inizio a saltellarci sopra.
Quando alzo lo sguardo vedo l’insegna di un cinema vecchio stile, uno di quelli con appena due sale e solo il banchettino che vende i pop-corn, le bibite e poco altro.
E’ un posto semplice, accogliente, oserei dire.
Lo adoro.
“Vieni!” mi esorta Niall tirandomi per un braccio.
“Sai già cosa c’è in programmazione?” domando guardandomi intorno, visto che ad essere sinceri non mi capita molto spesso di uscire per andare nel mondo “civilizzato”.
“Ecco, sì… Io ho già preso i biglietti… E’ stata un’idea un po’ stupida, a dire il vero. Io, ho, uhm, ho comprato i biglietti per andare a vedere ‘New Moon’” ammette infine arrossendo sotto il mio sguardo.
“Credevo sarebbe stata una cosa simpatica visto che io sono, e tu sei… Insomma, hai capito, vero??” e con uno sguardo mi supplica di salvarlo dalle sue stesse parole, facendomi capire che forse non è poi così tanto tranquillo e a suo agio come voleva mostrarmi all’inizio di tutto questo… appuntamento.
“Certo, capisco cosa intendi… Sarà divertente, è un sacco che non lo guardo!” batto le mani contenta e mi avvio verso la sala, ma noto che lui non mi sta seguendo.
“Che hai??”
“Uhm, no, nulla… E’ solo che sei… Niente, lascia perdere.”
Ci avviamo ai nostri posti in silenzio, sedendoci uno di fianco all’altra, aspettando l’inizio della visione.

A circa metà film arrivano i dieci minuti d’intervallo, che permettono a Niall di uscire per, beh, per le sue esigenze fisiologiche.
Quando torna ha in mano un megacesto di pop-corn: “Fame??” domanda sgranocchiandone vigorosamente una grossa manciata.
Improvvisamente mi sento a disagio e sbagliata, perché da quando sono entrata in quel cinema la cosa più appetitosa che io abbia visto è stata la gola della cassiera.
Non è che non abbia voglia di assaggiare Niall, ma Niall…
E’ Niall.
Lui non è cibo.
Come nessuno dovrebbe esserlo.
“Uhm, ti ringrazio ma non ho molta fame, a dire il vero” cerco di dissimulare il mio imbarazzo soffiandomi il naso, una vera stupidaggine, visto che io non posso avere il raffreddore.
E questo lui lo sa.
Mi tira gentilmente via il fazzoletto da davanti il viso: “Che succede? Non avrai mica paura di ingrassare!”.
Nonostante tutto mi scappa una risata: “Diciamo che non è esattamente il tipo di… Cibo a cui sono abituata, ecco” ammetto incassando la testa fra le spalle, l’aria colpevole.
Quando trovo la forza per rigirarmi verso di lui mi immagino di vederlo con uno sguardo come minimo disgustato, o magari spaventato.
Quello che incontro invece è uno sguardo dispiaciuto e rattristato: “Sono un cretino, davvero, mi dispiace… Dio, quante volte mi sono scusato solo oggi??” alla fine della frase sembra quasi a parlare a sé stesso, poi prende a dare delle leggere testate alla poltroncina del cinema, gli occhi fissi al soffitto.
Ed è esattamente in questo momento che decido di fare quello che per me è quasi un azzardo: mi impongo uno sguardo allegro sul viso e dico: “Sai? Ho cambiato idea… Vorrei assaggiarne uno! Hanno proprio un buon profumo!”.
Ovviamente mento, ma quando sulle labbra sottili del mio amico (posso chiamarlo così?) nasce un sorriso seguito da una piccola fossetta, capisco di avere fatto la cosa giusta.
“Forza, apri la bocca!” mi incita prendendo un fiocco bianco con due dita.
“Signor Horan, le ricordo che sono perfettamente in grado di mangiare da sola!” lo contraddico, ma avvicino ugualmente il volto alla sua mano, e il suo broncio scompare subito.
“Così è più romantico…” mi confida quando ritorno in posizione eretta, ma il film ricomincia così da impedirmi –fortunatamente- di fornirgli una qualsiasi risposta.



“Posso chiederti una cosa?” esplodo una volta usciti dal cinema.
“Ovvio!” mi risponde, e intanto continua a frugare fra i pochi pop-corn rimasti.
“Perché hai scelto proprio ‘New Moon’? Perché non partire dal primo film?” e mentre lo dico sorrido, perché onestamente già immagino il motivo.
“Uhm, così… Non c’è un motivo preciso.”
“Ah, no, eh? Quindi vorresti dirmi che non c’entra nulla la grande presenza di Jacob il licantropo in questo film?”
“No, assolutamente!”
Rido leggermente, lo faccio spesso, ultimamente: “Già, immaginavo. Comunque, non è che mi dispiaccia. Mi è sempre piaciuto Jake, anche quando doveva fare lo sfigatello con i capelli lunghi.”
“Seriamente?? Fantastico! Di solito sono sempre tutti dalla parte di quell’ Edward… Che cosa ci trovino in un succhiasang…” blocca di colpo le sue parole, e mi guarda dispiaciuto: “Io non volevo dirlo davvero, te lo giuro! E’ solo Edward a starmi antipatico, davvero!”.
Ha quasi le lacrime agli occhi, e sento una sorta di morsa al petto non appena me ne accorgo. 
“Ehi, tranquillo! Te l’ho detto, nemmeno a me fa impazzire”.

Stiamo camminando lentamente spingendo la bici, quando mi viene in mente un’idea: “Niall? Mi porteresti in un posto?”.
Aggrotta la fronte, e gli si forma un piccolo solco fra le sopracciglia: “Un posto? Certo, ma quale?”.
Ci penso un attimo su: “Il più bel ricordo della tua infanzia”.
Annuisce sorridendo: sa dove portarmi.
E’ così che ci ritroviamo in un piccolo parco verde, con tanto di giochi per bambini.
“Ci venivo sempre quando ero piccolo… e ricordo di una bellissima giornata passata qui con mio fratello Greg e i nostri genitori…” spiega appena arriviamo a posare i piedi sull’erba soffice del prato.
Corro verso l’altalena e mi ci siedo sopra, iniziando a dondolarmi da sola, fino a che Niall non prende a darmi delle leggere spinte: “Io ho sempre amato andare in altalena, sai? Mi sembrava… Sì, mi sembrava quasi di potere volare, mi sentivo leggera. A volte mio fratello mi spingeva, allora lanciavo delle piccole grida ‘Più forte, più forte! Più in alto! Voglio andare più in alto!’ e lui lo faceva sempre, aumentava sempre la forza, anche se poi i nostri genitori lo sgridavano”.
Il gioco inizia a rallentare sempre di più, perché il biondo ha smesso di spingermi e mi si è messo di fronte: “Ti ho portato una cosa” ammette tutto d’un fiato.
“Cioè, non è proprio una ‘cosa’, ma. Ti ricordi ieri? Quando hai citato quello scrittore, Fabio Volo? Ecco, io ho cercato di leggere qualcosa di suo e… Uhm.” non termina la frase, ma mi porge una lettera da cui sfilo un cartoncino: 

“Avevo capito che rinunciare a se stessi, non amarsi, è come sbagliare
a chiudere il primo bottone della camicia. 
Tutti gli altri poi sono sbagliati di conseguenza. 
Amarsi è l'unica certezza per riuscire ad amare davvero gli altri.”

“Perché tu non vuoi amarti, Chiara?” 
Scrollo le spalle, non lo so: “Non ci riesco. Non penso di meritarmelo.”.
Dopo qualche secondo continuo e ammetto: “Sono una persona fondamentalmente cattiva.”.
“E’ quello che pensi?” mi chiede Niall, ma io scuoto la testa:
“E’ quello che so.”.
Non immaginavo certo che le mie parole lo avrebbero fatto infuriare ma, beh, invece è proprio quello che succede: “Cavolo, come fai a… Non è vero, tu non sei così! Non è quello che vedo io! Sei una delle persone più… Più buone che io abbia mai conosciuto in vita mia! Perché tu hai rischiato la tua vita per salvare Harry e Louis quel giorno. Perché tu non sopporti di vedere qualcuno ferito, e sorridi anche solo a sentire parlare di bambini. Perché –è stupido- ma l’ho capito anche perché hai cercato di mandare giù quei pop-corn solo per farmi contento e non farmi sentire l’emerito cretino che sono!  Perché io mi sono… Dio!” si mette le mani fra i capelli e si siede per terra, respirando affannosamente.
“Ma non importa, sai?” riprende calmandosi notevolmente e alzando lo sguardo per incontrare i miei occhi.
“Non importa, perché io posso anche aspettare. Aspetterò che tu impari ad amarti.” 
Conclude alzandosi per andare a prendere la bicicletta, dove salgo senza dire una parola, ancora intontita.
Quando arriviamo davanti al bivio dove dobbiamo dividerci, lui per andare dal branco, io per raggiungere gli altri, quella sensazione di stranezza mi pervade ancora completamente nel profondo.
E se io…
Se davvero non fossi così cattiva?
Qualcuno potrebbe davvero amarmi?
“Mi dispiace se…” iniziamo a dire in coro, e pensare che lo avevo sempre creduto un cliché dei telefilm.
“Inizio ad odiare questa parola” ammetto facendo ridere anche lui, ma poi torno seria: “Mi dispiace di sembrare sempre così… Fredda. Hai ragione, io faccio fatica ad accettarmi per quello che sono, e pensare che ho avuto più di novant’anni per riuscirci! Ma per quel che vale… Ci proverò, te lo giuro. Proverò a farlo, perché io desidero… Io desidero amare!” e lo ammetto non solo a lui, ma anche a me stessa, perché dopo anni di negazione forse ho finalmente capito che l’amore non rende più deboli, ma, al contrario, fortifica.
Niall abbassa lo sguardo per mezzo secondo, il tempo di un pensiero, poi mi guarda e mi sposta un riccio che continua dispettosamente a finirmi davanti agli occhi: “Uscirai ancora con me? Anche se questo appuntamento ha fatto schifo, anche se ho detto troppe volte ‘mi dispiace’ e ho persino trovato il modo per offenderti?”.
Alzo lo sguardo verso le stelle e scrollo le spalle, fingendomi pensierosa.
“Lo prendo per un si?” ripete le parole del giorno precedente, e questa volta non mi sorge nessun dubbio sulla giusta risposta da dare.
Prima di incamminarmi verso casa gli lascio un lieve bacio sulla guancia, e quando mi rigiro lo vedo ancora lì, con le gote color porpora e una mano a coprirgli una guancia, la bocca leggermente socchiusa; è proprio in questo momento che sento nuovamente una fitta al petto, che stringo spaventata fra le braccia.
Che mi sta succedendo??


Quando torno a casa sono ancora terrorizzata da quel bruciore che sento espandersi nel mio corpo a partire dal petto; sono anni che non provo nulla del genere, sono abituata a non provare più questo tipo di dolore… Fisico.
Non so davvero cosa pensare, ma non ho la minima intenzione di parlarne con nessuno; sarei solo una preoccupazione inutile.
In fondo sono un vampiro, cosa potrebbe mai essere di così grave??
Ancora una volta mi nascondo da tutti, con l’unica compagnia dei miei attrezzi da disegno; e per la prima volta dopo anni, torno a disegnare a colori: azzurro vivo, e verde brillante.
Stendo le tempere un po’ con i pennelli e un po’ con le dita, perché questo disegno ha bisogno di linee dolci, e perché così mi sento ancora un po’ la ragazzina di un tempo.
Ma cosa sto disegnando, lo lascio immaginare a voi.


E’ passata una settimana dall’uscita.
Una settimana in cui ho visto ogni mia certezza essere abbattuta ripetutamente.
Una settimana in cui mi sono sentita più confusa che mai.
E’ una settimana che non parlo più con lui, che cerco di evitarlo.
Oh, Niall, ma cosa mi fai??
Mentre cerco inutilmente di concentrarmi sulla lettura di un libro mi richiama la voce di Harry: “Chiara?”
“Ehi, Riccio! Che c’è?” domando riponendo via il libro, mentre lui si siede sul poggiapiedi che mi sta di fronte; anche così mi sovrasta di diversi centimetri: “Forse te lo dovrei chiedere io, non pensi?”.
“Che cavolo vuoi dire? Io davvero non capisc…” inizio ad infervorarmi, senza tuttavia potere finire di parlare, bloccata dalle sue parole: “Niall. Che cosa stai combinando??”.
E ancora una volta si vede quanto siamo diversi, Harry ed io, perché persino mentre mi riprende, ha un tono così dolce che non posso fare a meno di provare tenerezza nei suoi confronti.
Inizio a tremare e a sentire nuovamente quella stretta al petto, possibile che ora mi basti anche solo sentire il suo nome per avere questa reazione?
Stringo le gambe vicino a me con le braccia, come per impedirmi di sembrare ancora più debole di una foglia che trema nel vento, in procinto di staccarsi inevitabilmente dal suo ramo.
“Ehi! Che ti succede??” Harry mi è di fianco in mezzo secondo, con lo sguardo preoccupato.
“Nulla, davvero” sospiro.
Il riccio mi guarda per qualche minuto, e poi azzarda: “Hai… Hai voglia di parlarmene? Di Niall, magari?”.
Inizialmente nego, ma poi annuisco, perché sì, io sento davvero il bisogno di confidarmi con qualcuno, perché tenermi dentro tutto questo  inizia…
Inizia a fare tremendamente male.
Quando vede che comunque continuo a tacere, mi sprona con uno sguardo dei suoi occhi verdi.
“Io davvero non lo so cosa mi sta succedendo. Mi sento sempre così… Confusa. Sì, confusa, e mi sembra che questo mi faccia diventare così maledettamente debole…
Ho sempre pensato di potermela cavare da sola, ma la verità è che senza di voi, senza di te… 
Non andrei proprio da nessuna parte.
Perché siete tutto quello che ho, la mia famiglia, la mia colonna portante, mi capisci?? Mi capisci, Harry?” chiedo stringendogli le mani fra le mie.
“Io… Sì. Voglio dire, è così anche per me, solo non credevo che anche tu… Sembri sempre così, così impassibile, e forte e…”.
Nego vistosamente con la testa, perché sono costretta ad ammettere quello che ho sempre rifiutato di vedere: “Sono così fragile che basterebbe un sospiro per spezzarmi, Harry”.
Mi appoggia una mano su di un braccio ed inizia ad accarezzarlo per tranquillizzarmi.
“Senti, so che forse non è il momento più adatto, ma… Vorrei davvero che tu mi parlassi di Niall. Louis è così preoccupato! Quel ragazzo  sta uscendo fuori di testa, è sicuro di avere sbagliato tutto, e che è per questo che tu non ne vuoi più sapere nulla di lui… Continua a blaterare qualcosa su una promessa che ti ha fatto, di aspettarti… Non ho capito bene, ma sta perdendo le speranze, credo.
‘Anzi, forse sono solo io ad essere sbagliato. Non vado bene per lei!’ me lo ha detto questa mattina, sai?”.
Mi allontano da lui per appoggiarmi allo schienale del divano, e mi copro il viso con le mani: perché rovino sempre tutto?
Una carezza gentile del vampiro al mio fianco mi fa rialzare lo sguardo: “Rovino sempre tutto, non è vero? Anche lui che è così… Cavolo, è così… E’ perfetto Harry, davvero! Non ha sbagliato nulla, nulla! E’ un ragazzo adorabile: gentile, dolce e… Io… Io… Sento di avere bisogno di lui, e questo mi fa tremendamente paura. 
Ti prego, diglielo da parte mia, ok?? Ma diglielo, che è perfetto!”.
“Perché non glielo dici tu?” mi suggerisce con uno sguardo carico di affetto, che mi scruta nel profondo.
 “Non credo di essere un bene per lui… Nessuno merita di stare vicino a qualcuno di così rotto come sono io. Mi sento una maledizione.”
“Lascialo decidere a lui, questo. Perché sai, ci sono alcune persone che… Possono ricomporti. E io penso che lui…Sì, penso che lui con te abbia già iniziato, perché guardati! Leggiti, leggi dentro te stessa! Non lo vedi anche tu, quello che vedo io? Che sei cambiata??”.
Fisso il pavimento, e poi inspiegabilmente mi metto a ridere per quello che ho voglia, che ho il bisogno di fare: “Non… Te l’ho mai detto, ma… Dio, Harry, ti voglio così tanto bene!” ed è un attimo e mi ritrovo ad essere avvolta fra un paio di braccia lunghe, in uno dei primi veri abbracci a cui partecipo dopo anni.
Sembra una vita, in effetti.
“Mi sembra impossibile che tu me lo abbia detto, sai? Ci speravo così tanto di non esserti così indifferente…”
“Riccio, sei una delle parti più importanti della mia vita, non dirmi che non te ne eri mai accorto!” sorrido intenerita nel vedere il suo sguardo languido.
“Ti voglio bene anche io, ma… Non pensi di avere qualcosa da fare??”
Rido: “Sì, direi di sì… Devo andare!”.
Così inizio a correre, correre, correre.
Più veloce che mai, con uno scopo ben preciso, e una meta fissa nella mente.
Devo andare da lui.
E’ così ovvio che non capisco come abbia fatto a non capirlo prima…
Ma forse avevo solo bisogno di una spinta.


Quando arrivo a casa del branco faccio quasi fatica a credere che quello che vedo sia reale: è praticamente quasi impossibile riconoscere i muri dell’abitazione dagli alberi che la circondano.
Mi guardo intorno, ma non vedo nessuno, così mi avvicino alla porta aperta: “Ehi? C’è nessuno??”.
Non ottengo risposta, ma provo comunque ad entrare.
E’ un posto bellissimo, un ambiente caldo, confortevole.
Un rumore mi fa girare verso destra, così noto un ciuffo biondo seminascosto da una porta socchiusa; Niall sta russando profondamente, è perso nei suoi sogni, sembra così tranquillo!
Mi sento un’intrusa ad essere entrata così in casa loro, così arretro lentamente di mezzo passo per cercare di non fare casino, ma ovviamente il pavimento decide di scricchiolare sotto il mio peso non proprio piuma.
Sto per riprendere a camminare quando noto che il ragazzo sul letto sta iniziando ad agitarsi, così è più forte di me: ritorno sui miei passi e mi inginocchio di fianco a lui.
Dopo un attimo di esitazione prendo ad accarezzargli la fronte e lo sento rilassarsi sotto il mio tocco.
Non so quanto tempo resto così, ad osservarlo –è ridicolo!- quasi in adorazione, so solo che poi vengo scoperta da un paio di occhi color cobalto che mi fissano, ancora opachi per il sonno appena interrotto: “Chiara??” sussurra prima di portarmi una mano al viso.
Annuisco mentre si alza a sedere: “Mi dispiace, non volevo svegliarti…” e solo ora noto le occhiaie che gli circondano gli occhi.
“Non preoccuparti, sono contento che tu sia qui. Ti va un thè? A me si, vieni, dai!” sorride allegro, ma come fa a non avercela con me?
Mette l’acqua nel bollitore e prepara due buste in un paio di tazze rosa, e non posso fare a meno di notare la scritta bianca che le decora: “Keep calm and eat cupcakes?!”.
“Già! A chi non piacciono i cupcakes?! Nessuno sano di mente potrebbe…” inizia, per poi buttarsi sulla sedia di fronte alla mia, le mani a coprirgli il volto: “Non posso crederci! Non posso crederci! L’ho rifatto! E’ solo che io, cavolo è così stupido, ma io a volte mi dimentico che tu sei un vampiro. Capisci? Io vedo solo te, non…”.
“Sssh, Niall…” gli sposto le mani dalla faccia e le tengo fra le mie: “Lo so, l’ho capito… Ed è anche per questo che mi piaci” confesso con lo sguardo abbassato.
“Davvero?? Oh, questo è wow! Cioè, io… Ti prego, salvami da questa vergogna!” annuisco divertita e gli indico il fornello: l’acqua sta bollendo.

Sto ancora soffiando sulla mia tazza, quando mi viene in mente una cosa: “Tu non ci hai mai pensato? Che potrei tipo… Essere tua nonna? Se ci rifletti, fa un po’ schifo, come cosa!”.
“Non pensarci nemmeno! Non riuscirai a tirarti indietro dal secondo appuntamento che mi hai promesso! Inoltre, potresti stupirti della longevità della mia specie, sai?”.
“Stai dicendo che sei vecchio?” domando fingendo una smorfia, ma lui per risposta si limita a ridacchiare un “Chi lo sa!” e a farmi un occhiolino.
Ancora quel dolore al petto…
E’ sempre più forte.



Quello stesso pomeriggio mi sveglio di soprassalto sul ramo dove mi ero appisolata e atterro in piedi di fianco a Niall, intento a parlare con Louis.
Mi guardano straniti: “Che c’è?”.
Prendo qualche attimo prima di rispondere: “Liam, Zayn ed Harry. Io… Ho una brutta sensazione.
Penso… Penso che siano in pericolo. Ora. Devo andare!”.
Louis mi guarda preoccupato: “Vengo con te!”.
“Non ti lascio sola!” è la decisione definitiva di Niall.
Faccio cenno di si con la testa e mi metto a correre in direzione del luogo che è apparso nel mio sogno, gli alberi che sfrecciano indefiniti ai miei lati a segnarmi la strada.
Li vedo immediatamente: sono in tre e stanno combattendo, ma sono stremati, e i Mercenari che li stanno attaccando sono almeno una decina.
Senza nemmeno pensarci mi butto davanti a quei mostri, pronta a combattere.
“Dieci contro tre? Ragazzi, non si fa così! Questa non è una lotta giusta!” sorrido mostrando i denti a punta prima di terminare: “Ovviamente per voi!”.
Riesco ad atterrarne uno e ad aiutare Zayn a terminarne un altro, quando noto uno di loro che si sta avvicinando alle spalle di Harry: “NO!” urlo, e faccio per  attaccarlo, ma un dolore fortissimo mi prende all’improvviso.
Abbasso lo sguardo sul mio corpo e vedo che sono stata colpita: come è potuto succedere??
Io ho sempre tutto sotto controllo…
Le ginocchia mi cedono e cado per terra.
Una mano corre alla ferita, inizio ad abbassare e ad alzare il petto affannosamente, cercando di esternare il male atroce che si sta velocemente espandendo in ogni direzione del mio essere.
Giro un attimo lo sguardo e vedo l’esatto momento in cui quel lupo così bello, così maestoso –il pelo nero e gli occhi chiarissimi- mi nota a terra; Niall torna umano ed è subito su di me –stupido, stupido! Si farà colpire!-.
“Chiara, Chiara!” le sue urla mi raggiungono il cervello, mentre la battaglia attorno a noi continua inevitabilmente il suo corso.
Mi porta una mano alla ferita: “Tu… Tu sanguini!” vedo la sua mano rossa e il suo sguardo attonito, ha ragione: io non dovrei sanguinare.
Una risata isterica prende a scuotermi da dentro, aumentando gli spasmi: “N-Niall… Io so perché…” provo a dire, e anche se mi dice di non affaticarmi continuo imperterrita: “So perché succede. Ora finalmente so cosa volevano dire tutte quelle fitte, non al petto, ma al cuore! Lo senti?” gli prendo una mano e la porto sul mio organo, che ha ripreso a funzionare: “Lui c’era, ma non batteva! E ora? Lo senti?? Ora ha ripreso a farlo… Cos’è… Perché sento qualcosa di bagnato sul viso?”.
“Stai… Stai piangendo!” sussurra incredulo, sfiorandomi quelle gocce salate.
“Sì! Sto davvero piangendo… Piango perché sono felice, perché anche se per poco finalmente mi sono sentita viva! Capisci?? Tu –prendo un respiro con fatica- tu mi hai fatto tornare a vivere!”.
Mi sorride dall’alto, continuo: “Ti… Ringrazio così tanto, Niall… E mi dispiace di averti fatto aspettare, non te lo meritavi, ma un giorno… Troverai qualcuna, ok? Promettimelo, va bene? Che andrai avanti, e non avrai paura di amare…” tossisco sputando sangue dal gusto ferroso.
“Ma che cosa dici? Io non voglio nessun’altra, io voglio solo te e… Tu vivrai, ok?? Vivrai! Non puoi… Non puoi lasciarmi! Ti prego!” inizia a piangere, e le sue lacrime mi finiscono sulle labbra che apro per un ultimo sussurro: “Niall, io mi sento già morire…” guardo verso gli altri, verso Harry che per la prima volta vedo con gli occhi cattivi e color cremisi: “Non permettere che gli facciano del male, ti prego… Non permettere che venga ferito come è successo a me… Non permettere che si trasformi in quello che non è mai stato… Perché poi tornerebbe comunque sé stesso, e ne morirebbe. Mi ricorda così tanto mio fratello…”.
Continua a scuotere la testa, mentre mi stringe le mani sempre più forte: “No, no! Non ti lascio! Non ti lascio!”.
Un ultimo sguardo, una supplica: “Niall, ti prego…”.
Alla fine annuisce, e quando è abbastanza lontano lo sussurro almeno una volta, almeno per me: “Niall… Ti amo”.


Non ricordavo che morire fosse così, pensavo facesse più male, invece dopo un po’ non senti più nulla, nemmeno il tuo stesso corpo.
E’ come se ti togliessero tutto il peso: ti senti così leggera che potresti quasi volare.
Forse è quello che capiterà, quando dovrò lasciare il mio corpo per sempre.
“Chiara! Abbiamo vinto, siamo tutti qui, Chiara! Non ho permesso che gli facessero del male, ma ora ti prego, apri gli occhi! Guardami!” la voce leggera di Niall mi raggiunge le orecchie, e provo con fatica ad alzare le palpebre.
“Ecco, mi vedi? Sono qui, siamo tutti qui! La senti la mia mano?? Non ti lascio!”.
Lacrime calde iniziano a solcarmi le  guance, per poi finire sull’erba soffice che mi fa da letto: non sento più nulla…
“Perché piangi?? Andiamo, stringi la mia mano, andiamo!!” insiste alzando gradualmente la voce.
Vedo entrare nella mia visuale anche Zayn, gli occhi tristi; appoggia una mano sulla spalla del ragazzo biondo: “Niall, io… Io penso che lei non ci riesca”.
Ed è così, non ho più il controllo di nulla.
Anche Liam si avvicina ai due ragazzi, si abbassa per parlarmi in un orecchio: “Sei la vampira più in gamba che abbia mai conosciuto, e la ragazza più dolce che qualcuno possa desiderare d’incontrare. Ti voglio bene!” mi guarda in viso, e così strizzo gli occhi, l’unica cosa che sembra ancora appartenermi.
Il riccio si inginocchia accanto a me, le spalle scosse da singhiozzi secchi ed asciutti: oh, Harry, sono così contenta di averti detto almeno una volta il bene che provo per te…
Niall mi prende il viso fra le mani, mi costringe a guardare nei suoi occhi, e poi mi parla piano, come se fosse un segreto, come se quelle parole fossero solo per me, solo mie: “Ti prego, Dio! Ti prego, prova a combattere! Prova a resistere! Per me… Perché ti amo, e senza di te non ci posso più stare, perché mi sei entrata dentro… E non sei più andata via” e quando mi bacia scopro che qualcosa ancora lo posso sentire, e mi sento dilaniata, perché vorrei potere fare qualcosa, dire qualcosa, ma non posso nulla.
Improvvisamente parla la voce cristallina di Louis: “E’ tutto così… Stupido! E ingiusto!” tira un pugno ad un albero, poi sembra pensare a qualcosa e si avvicina di scatto a  Niall: 
“Senti, non so se può funzionare, ma… Tuo padre era un vampiro, lo sai. Sei… Sei un ibrido, o qualcosa del genere e io non so se funzionerà, ma potresti… Potresti provare a salvarla. Usa il tuo sangue!”.
La speranza è qualcosa di così perfido, sapete??
Prende tutto il tuo Io più profondo, e spesso lo distrugge, vanamente.
Il ragazzo che amo non perde tempo, si taglia il polso e me lo appoggia sulle labbra socchiuse, facendomi colare il liquido caldo all’interno della bocca.
Mi appoggia la testa sulle sue gambe: “Ehi, ehi! Resisti ancora un po’, ok?? Non addormentarti, resta con me…”.
Ma io chiudo gli occhi, sono così stanca…



E’ tutto buio, e non sento nulla.
Nulla, tranne un filo che mi circonda la vita e mi impedisce di muovermi, mi impedisce di scappare.
Il fatto è che io non voglio scappare!
Mi sento legata a quel filo, desidero solamente seguirlo, è come se dall’altra parte ci fosse qualcosa ad aspettarmi…
Così lo prendo fra le mie mani, inizio a scorrerlo, a camminare seguendo il suo percorso; tutto diventa più chiaro e chiassoso, diverse voci mi si accavallano nelle orecchie.
“Dio, Dio, no! Non posso… Non posso averla persa! Dio, dimmi che non è vero!” qualcuno urla, mi infastidisce: strizzo gli occhi innervosita, senza aprirli.
“Oh, porca… Ma sembra che…” una seconda voce si unisce alla prima, e poi una terza: “La cassa toracica, lei…”.
Alzo di scatto il busto aprendo gli occhi e prendendo rumorosamente un grosso respiro, una mano che corre alla gola.
Il petto mi si alza e abbassa molto velocemente, ma sento di non essere ancora arrivata a destinazione, sento ancora di dovere continuare a seguire quel filo che credo di potere vedere solo io: è rosso, e ora noto che parte dal mio cuore.
Mi avvicino ancora di più all’altro capo, vedo che termina nel petto di un ragazzo.
Alzo lo sguardo e nel momento in cui incontro i suoi occhi azzurri ricordo tutto, tutto!
Sorrido quando mi sento presa in braccio da due braccia potenti, mi giro verso di lui e gli racchiudo il volto fra le mani, per guardarlo meglio: “Dio, Niall… Ti amo così tanto!” glielo dico, finalmente, e il suo sorriso è il ringraziamento più bello che potessi chiedere.
Mi stringe più forte, e dopo una giravolta in aria mi bacia.
Mi bacia come se fosse la prima volta, e come se potesse essere anche l’ultima, e poi me lo dice in un orecchio: “Ti amo da ancora prima della prima volta in cui mi hai risposto male…”.
Rido, è possibile essere così felici??
Poi le cose si fanno agitate, passo da un abbraccio all’altro, e siamo  di nuovo noi quattro: Liam, Zayn, Harry, ed io.
Una famiglia.
Quando mi posano a terra non ho ancora ripreso pienamente le forze, così inavvertitamente cado e mi provoco un piccolo taglio sulla mano: “Ehi, tesoro, stai bene??” Niall mi è subito accanto, così può vedere anche lui la mia mano guarire immediatamente.
Eppure non sono più un vampiro, sento il mio cuore battere e il sangue scorrermi caldo nelle vene!
Cosa sono?


*“If I told you what I was,
Would you turn your back on me?
Even if I seem dangerous,
Would you be scared?
I get the feeling just because,
Everything I touch isn’t dark enough
If this problem lies in me…”


Le domande che mi circolano per la testa sono così tante che mi confondono le idee…
Però uno dei quesiti spicca sugli altri, così decido di porlo alla persona interessata.
Da quando ha rischiato di vedermi scivolare via da lui, Niall fatica a lasciarmi sola, spesso si offende quando gli dico che ho bisogno di passare qualche momento in solitudine per pensare, ma alla fine mi capisce sempre.
Tutto questo per dire che non devo aspettare molto, prima di potere porre la mia domanda al biondo.
Appena rientra a casa da un giro d’ispezione generale si butta affianco a me sul divano e mi saluta con un tenero bacio.
“Sa, potrei anche farci l’abitudine, Signor Horan!” lo minaccio bonariamente mentre gli accarezzo i capelli spettinati dal vento e dalla sua natura di lupo.
“E’ quello che spero, signorina! Non la lascio mica andare, sa??” mi dice all’orecchio, stringendomi poi fra le braccia.
E’ il momento.
“Niall, posso chiederti una cosa?”
“Ovvio, dimmi!”
“Perché non… Perché non mi hai detto che tuo padre era un vampiro?” mi giro per guardarlo negli occhi, sono velati da qualcosa che non riesco a decifrare: “Avevo paura. Io… Avevo paura che mi temessi, che mi voltassi le spalle… Non sono molti quelli come me, e non si sa che effetto potrebbe avere, ad esempio, un mio morso su un vampiro… E non sapevo nemmeno cosa sarebbe successo quando ti ho dato il mio sangue, ti ho messa di fronte ad un rischio, mi dispiace...” conclude intristendosi, così gli alzo il viso: “Lo hai fatto per salvarmi, ok? Senza di te io non sarei qui, lo sai!” poi mi metto a scherzare buttandogli le braccia al collo e  facendo una vocina acuta: “Sei il mio eroe!”.
“Sempre e comunque” mi giura prima di lasciarmi un bacio sulla punta del naso.
Sentiamo la porta di casa aprirsi, e la voce di Liam riempie la stanza: “Oddio, Zay, è così carino!”.
Il mio ragazzo ed io ci scambiamo un’occhiata stranita, poi ci alziamo per andare a vedere il motivo di tale gioia.
Quello che vediamo sono, in ordine: Zayn che fissa in adorazione Liam, Liam che è inginocchiato vicino ad una scatola di cartone, e la suddetta scatola di cartone.
Mi avvicino, e quello che vedo mi fa sorridere: “Ma è dolcissimo!” dico prendendo in braccio quel piccolo cucciolo di Husky, che inizia subito a lanciare uggiolii eccitati e a leccarmi la faccia.
“Sta attenta al mio bambino!” mi urla Liam, prendendomi il cucciolo dalle braccia.
Zayn mi raggiunge e mi sussurra: “Ti ricordi quella nostra conversazione sui bambini? Beh, ho pensato che fosse carino regalargli un cagnolino”.
Gli batto il cinque felice “Ottima idea, amico!”.
“A proposito di bambini…-inizia Harry entrando insieme a Louis (ah, il maledetto super udito di noi esseri sovrannaturali!) - quand’è che ci fate diventare zii??”.
Mi sento arrossire vistosamente, ed è Niall a rispondere, dopo avermi preso per mano: “Beh, prima deve accettare di sposarmi, non credete??” e mi guarda.
“Davvero??” mi sento girare tutto, sto forse sognando?
“S-sì, cioè, non subito, ma se non vuoi io c-capisco, davvero…” inizia ad arrampicarsi sugli specchi, ma gli impedisco di continuare: “Niall.”
“Sì?” domanda insicuro.
“Si” annuisco convinta, stringendogli di più la mano.
“Nel senso che vuoi passare tutta la vita con me, avere dei figli, e una casa e…”
“Nel senso che ti amo, e che non potrei chiedere di meglio che averti accanto per sempre, se mi vuoi…” gli accarezzo il volto e lo guardo, in trepidazione.
“Allora?” domando, ma non ottengo risposta; mi lascia la mano e si mette in ginocchio:
“Chiara, mi prometti che quando ti chiederò tutto come si deve e  tu sarai ancora più a conoscenza della mia idiozia, non avrai cambiato idea, e accetterai di sposarmi e di diventare la Signora Horan?” domanda sorridendo con gli occhi azzurri che sembrano due specchi d'acqua, e mi viene quasi da ridere vedendo Harry che saltella come un matto all'urlare qualcosa come: “Dì di sì, forza! Dì di sì!”.
“Lei cosa dice, Signor Horan?” domando ridendo mentre mi abbasso al suo livello per potergli catturare il viso con le mani e portarmelo vicino per baciarlo.
Dite che vale come “Sì” ?


Ciao!
Dunque, avevo già iniziato a pubblicare questa storia come una long, ma dopo un paio di capitoli, essendomi accorta di non riuscire ad aggiornare periodicamente, ho deciso -seppur dovendo perdere tre recensioni carinissime- di cancellarla e ripubblicarla per quello che era nata, cioè una OS lunga...
Spero vi sia piaciuta almeno un pochino, e ah!
Si, Twilight e TVD mi hanno influenzata fin troppo.
Sorry!
Grazie per essere arrivati fin qui :)

*Pezzo di una canzone stra-bella hahah
   
 
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