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Autore: Green_Fairy    01/06/2014    1 recensioni
La notte precedente la pioggia aveva bagnato il bosco e il profumo di erba era così penetrante da lasciar storditi. La dama udì un improvviso rumore, come di rami spezzati. [...] la fece ridere sommessamente.
« Cosa suscita il vostro riso, mia signora? »
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginevra, Lancillotto
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Gli unici suoni udibili erano lo stormire delle foglie e il cinguettio degli uccelli sui rami. La dama si guardava attorno proteggendosi gli occhi con una mano per via del sole che filtrava tra gli alberi, mentre con l'altra reggeva il vestito per timore che si sporcasse di terriccio. La notte precedente la pioggia aveva bagnato il bosco e il profumo di erba era così penetrante da lasciar storditi.
La dama udì un improvviso rumore, come di rami spezzati. Alzò lo sguardo e vide uno scoiattolo che lesto si arrampicava su un tronco trasportando una grossa ghianda, che depose in un incavo dello stesso albero, per poi ridiscendere e prenderne altre cadute tra le radici. Il contrasto tra il piccolo animale e la forsennata operosità la fece ridere sommessamente.
 
«Cosa suscita il vostro riso, mia signora?»
 La dama sgranò gli occhi e trattenne il respiro. Si voltò lentamente, mantenendo lo sguardo rivolto al suolo: «Un semplice scoiattolo, cavaliere»
«Vi prego, ridete ancora. È come udir tintinnare campanelli d'argento»
«Ser Lancillotto, non è gentile far arrossire di proposito una donzella...»
«Mia signora, mia regina… credo che leggendo le mie missive abbiate già avuto l'ardire di arrossire più e più volte... Non è forse così?» chiese lui, appoggiando la spada e la bisaccia contro un albero.
Ginevra si accomodò la lunga treccia bionda su una spalla, senza rispondere. Le dita sottili indugiavano fra i capelli, come se cercassero lì le parole che la bocca non osava pronunciare.
«Siete bella, mia signora. Una ninfa dei boschi…» le si avvicinò a passi lenti, misurati, come se avesse davanti un cervo pronto a scappare durante una battuta di caccia. Ma lei rimase immobile, un lieve fremito le scuoteva le labbra piene e rosse. Alzò i grandi occhi chiari sull'uomo, che le restituì lo sguardo e le pose l'indice sulla bocca. La donna lasciò andare la stoffa stretta nella mano, che ricadde con un tonfo sordo tra le foglie accartocciate. Il cavaliere le si fece più vicino, fino ad un unire i loro bacini, ed inclinò il viso, scostandole i capelli dietro l'orecchio. L'aria umida del bosco sembrava formare una barriera perlacea tra di loro.
Si osservarono forse per una vita intera, finché il cavaliere non pose le proprie labbra su quelle della dama, la quale, dopo i primi attimi di smarrimento, ricambiò il bacio con crescente trasporto. Il cavaliere le morse il labbro inferiore e le si avventò famelicamente sulla scollatura del vestito. La dama strinse fra le mani le ciocche scure dell'uomo, invitandolo a denudarla con voce flebile, cosa che lui non si fece ripetere. Vederla così, inerme, che copriva pudicamente le proprie vergogne con le candide braccia, ebbe l'effetto di suscitare sia desiderio che tenerezza nel cavaliere, che la adagiò delicatamente sul vestito ormai in mezzo all'erba e la fece sua.
 
«Ancora un bacio, mia signora» Lancillotto si sporse verso la donna distesa al suo fianco.
«Non siete mai sazio della mia bocca...» sussurrò lei, ponendogli le mani ai lati del viso.
Il cavaliere le sollevò il mento e la baciò di nuovo, stringendola a sé: «Niente potrebbe mai saziarmi altrimenti. Quando potrò rivedervi?»
Lo sguardo di lei si velò di malinconia: «Il più presto possibile, vi prometto…» indugiò, per poi riprendere «Siamo vicini, eppure già mi duole la vostra assenza...» fece per alzarsi, tentando di ricomporre la treccia sfatta.
«Non abbiate fretta di far svanire il calore del mio abbraccio» allungò una mano a carezzarle la schiena «Restate ancora, vi prego, mia regina.»
«Con voi sono tutto, ser Lancillotto… tranne che la vostra regina. Chiamatemi solo Ginevra, poiché nessun titolo nobiliare varrà mai quanto il proprio nome pronunciato da un tale amante...» sorrise lei, per poi scivolargli dolcemente accanto.
  
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