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Autore: stillfreeit    01/06/2014    2 recensioni
«Dunque, Evans, ti va di uscire con me?» disse il proprietario di tutta quell'ombra, risparmiandole la fatica di alzare lo sguardo per identificarlo.
C'era da aspettarselo.
Lily si prese tutto il tempo necessario per finire di sistemare la borsa sulla spalla, alzarsi e sistemarsi la divisa, prima di alzare finalmente lo sguardo sullo scarmigliato ragazzo e rispondere:
«Va bene, Potter».
Nessuno aveva alzato la bacchetta per scagliare alcun tipo di incantesimo refrigerante, eppure per un momento tutti i presenti sembrarono congelati in un'espressione di sincero smarrimento.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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NOTE DELL'AUTRICE: Mettiamo immediatamente le mani avanti: questa è la mia prima vera e propria fanfiction. Non mi sono mai considerata in grado di scrivere con i personaggi di qualcun altro, e non è detto che io abbia appena smentito questa mia ultima.

L'ispirazione, tra l'altro, non mi è venuta leggendo altre fanfiction similari (in effetti probabilmente non ho scritto niente di originale rispetto a coloro che mi hanno preceduta a proposito delle James/Lily), ma leggendo una parodia delle shippature smielate dei coniugi Potter. Ho pensato: chissà come verrebbe fuori se provassi a scriverla io? Seriamente, intendo.

Insomma, è tutta una sorta di esperimento esperimentoso.

Aggiungo un paio di precisazioni, prima di procedere:

Ci sono alcune cose che nei libri non vengono ben specificate o che comunque non ricordo o che non so, ad esempio quando Lily ha scoperto che Remus era un licantropo? Sapeva già ai tempi della scuola che James fosse Animagus? Quando James ha cominciato a stalkerarla? Non ne ho idea, quindi diciamo che su questi dettagli ho un po' approssimato. Abbiate pazienza.

Come ho già detto, non sono abituata a immedesimarmi in personaggi che non mi appartengono, ma spero di non aver fatto una depersonalizzazione totale e imbarazzante!

Detto questo, non mi dilungo oltre: Enjoy.

 

I fumi dei calderoni, dopo un'ora intera di pozioni, rendevano l'aria dell'aula praticamente irrespirabile.

Trenta fiaschette erano state posate sulla scrivania del professore Lumacorno appena prima della fine dell'ora, e non tutte contenevano quella mistura dal bell'aspetto ambrato che era stata richiesta dall'insegnante. Ma non era poi così importante: l'importante era uscire dall'aula e poter ricominciare a respirare.

Perciò, quando finalmente il professore fece loro cenno di resa, tutti tirarono un sospiro di sollievo.

Lily Evans stava allacciando la cinghia della borsa dopo aver fatto evanescere dal calderone la sua pozione praticamente perfetta, quando un'ombra si frappose tra lei e la luce del candelabro appeso al soffitto.

«Dunque, Evans, ti va di uscire con me?» disse il proprietario di tutta quell'ombra, risparmiandole la fatica di alzare lo sguardo per identificarlo.

C'era da aspettarselo.

Le tradizioni vanno rispettate, d'altra parte, e quando si avvicinava il pomeriggio programmato per Hogsmeade, è quasi un obbligo che James Potter chieda a Lily Evans di uscire.

La scena era piuttosto ripetitiva ormai: James si faceva avanti, Lily declinava l'invito qualche volta meno delicatamente di altre, James tentava di ricomporsi in fretta, i suoi amici lo prendevano in giro per un po', e alla fine tutto tornava a scorrere placidamente. Per quanto placida potesse essere una giornata ad Hogwarts.

Ah, naturalmente, sarebbe stato meglio per Severus 'Mocciosus' Piton non incrociare la via di James per il resto del pomeriggio. I Malandrini, e James in particolare, lo consideravano ancora dopo tanti anni, una buona valvola di sfogo.

Dunque non restava che aspettare l'ennesimo diniego di Lily, e poi sarebbero stati tutti liberi di raggiungere l'aula di Trasfigurazione in pace.

Se si fosse data una mossa, poi, sarebbe stato anche gentile da parte sua.

Lily si prese tutto il tempo necessario per finire di sistemare la borsa sulla spalla, alzarsi e sistemarsi la divisa, prima di alzare finalmente lo sguardo sullo scarmigliato ragazzo e rispondere:

«Va bene, Potter».

Nessuno aveva alzato la bacchetta per scagliare alcun tipo di incantesimo refrigerante, eppure per un momento tutti i presenti sembrarono congelati in un'espressione di sincero smarrimento. Qualcosa di profondamente anormale aveva appena avuto luogo, e questo era sbagliato, quasi un presagio funesto. Perciò c'era da aspettarsi qualunque cosa dal futuro, anche che un Drago sputafuoco piombasse nell'aula trasportando sul groppone ben tredici nani armati fino ai denti. O qualsiasi altra stranezza similare.

Il volto di Sirius Black faticava per tenere attaccata la mandibola al resto della bocca; l'espressione stupita di Remus Lupin era decisamente rara da avvistare, e i presenti erano stati così fortunati da averne una chiara visione; Peter Minus sembrava emozionato quasi fosse successo a lui.

Ma nulla era paragonabile all'espressione di James, che ormai dopo tanto tempo aveva già cominciato a dare per scontato una risposta negativa, così tanto che aveva smesso di prepararsi all'evenienza opposta, e si ritrovò così, forse per la prima volta nella sua vita, senza parole.

Lily Evans aveva accettato il suo invito, davanti ai suoi amici, davanti all'intero settimo anno del Grifondoro e del Tassorosso. Proprio lì, tra i fumi e gli olezzi dell'aula di pozioni.

Non poteva esserselo immaginato, aveva i testimoni. Aveva accettato e basta, e sarebbe uscita con lui.

Che ci fosse qualcosa sotto?

##

Qualsiasi cosa fosse, ammesso che effettivamente ci fosse, non si rese evidente per l'intero pomeriggio trascorso insieme.

Sirius e Peter, se possibile, l'avevano preso ancora più in giro di quanto facessero quando gli andava male. Remus, d'altra parte, non aveva smesso di ridere, e non era stato dunque più di aiuto degli altri.

Insomma, il giorno dopo James si era ritrovato a scendere le scale dell'ingresso, ancora frastornato ed eroso dai dubbi, con i capelli un po' spettinati e un po' no (che a quanto aveva capito, non è che a lei piacesse particolarmente quell'aspetto del suo ben calcolato disordine), certo per una buona percentuale che lei non si sarebbe fatta viva.

Insomma, qualcosa doveva pur esserci sotto.

Invece l'aveva trovata già lì, ad aspettarlo, e insieme avevano passato i controlli del Custode e si erano avviati verso Hogsmeade.

Insomma, stava succedendo veramente, e forse avrebbe dovuto preparasi meglio a quell'evenienza invece di continuare a farsi rosolare dal dubbio che non poteva essere vero. Forse avrebbe dovuto chiedere qualche consiglio agli altri. Lo avrebbe fatto volentieri se avessero provato a smettere di ridere per un secondo nelle ultime ventiquattro ore.

Fu imbarazzante, all'inizio, doversi buttare nelle solite chiacchiere a proposito del tempo e dei compiti e dei M.A.G.O. in arrivo, ma almeno fu decisamente utile per rompere il ghiaccio. Dopo di che, fu come se improvvisamente James si fosse ricordato che voleva sapere tutto di lei, o almeno tutto ciò che ancora non sapeva, e che aveva anni di domande arretrate e messe nel cassetto da porle. E quelle bastarono per riempire gran parte del pomeriggio, andando tra l'altro ad aprire un'altra miriade di discorsi interessanti che andarono a infarcire anche il resto.

«Ferma, ferma...» stava dicendo James, incredulo davanti al suo boccale di burrobirra. «Mi stai dicendo che continuano a studiare matematica?!» continuò sconcertato, guardandola con tanto d'occhi attraverso le lenti. Lily proveniva da una famiglia Babbana, dopotutto, chi meglio di lei poteva conoscere tutte le loro stranezze?

Lily trattenne a fatica una risata tra le labbra per tutto lo sconcerto del ragazzo, bevendo un sorso dal proprio boccale.

«Già» rispose.

«Per anni?!» continuò lui, strabiliato come se lei gli avesse appena detto che nelle scuole Babbane si usasse marchiare a fuoco i ragazzi come vitelli.

«Esatto» confermò Lily annuendo.

James la guardò con la bocca aperta piena di incredulità ancora per qualche istante, poi si fece improvvisamente pensoso mentre guardava le vie di Hogsmeade fuori dal locale di Madama Rosmerta.

«Fanno davvero così fatica a imparare a contare?» domandò infine James, che non riusciva a darsi veramente nessun'altra spiegazione sui motivi per cui una persona dovrebbe continuare a ripetere conti su conti per tutto quel tempo.

Lily gli scoccò un'occhiata gelida.

«Certo che no» ribatté, appena sprezzante, ma per fortuna vederlo arrossire di senso di colpa le suggerì di non prendersela troppo per l'offesa involontaria. «È un po' come l'Aritmanzia solo che, be', la usano per altri scopi» provò a spiegargli, pensando ai compiti estivi che di tanto in tanto vedeva svolgere a sua sorella Petunia, con scarsissimo entusiasmo. «Ad esempio per far funzionare le cose senza dover ricorrere alla magia».

James sembrò soppesare quelle delucidazioni, storcendo il muso a seguito di tanti pensieri, finché improvvisamente il viso gli si illuminò di un entusiasmo inspiegabile, così forte da costringerlo a raddrizzarsi gli occhiali sul naso.

«Riusciranno a far volare anche le loro scope?» domandò, speranzoso.

Lily sbuffò, alzando gli occhi verdi al cielo.

«Cominciavo a preoccuparmi che non avessi ancora nominato una scopa volante per tutto il pomeriggio» fu il suo commento, senza dare adito all'assurdità della domanda che le era stata posta.

James arrossì di nuovo e abbassò lo sguardo. Per un momento sembrò volesse passarsi la mano tra i capelli, ma si sforzò di impedirselo quasi con violenza. Notando quel gesto, a Lily sfuggì un altro sorrisetto, coperto dall'ennesimo sorso di burrobirra.

Il silenzio si adagiò tra loro come una piuma, facendosi largo cautamente tra le chiacchiere della moltitudine di ragazzi che sedevano ai Tre Manici di Scopa. James era sicuro che, da qualche parte, ci fossero anche Sirius, Remus e Peter, a godersi la scena di tutto il suo imbarazzo.

Poi James alzò di nuovo lo sguardo su Lily, che stava a sua volta guardando il sole tramontare lontano, oltre le colline, e qualcosa in quella visione sembrò spingerlo a fare la domanda che lo stava praticamente ossessionando dall'ultima lezione di Pozioni.

«Perché hai accettato?» chiese, quasi temendo la risposta.

Lily si riscosse e lo guardò stupita.

«Prego?» domandò di rimando, ma certamente aveva capito benissimo.

James, d'altra parte, era un Grifondoro, e trovò tutto quel coraggio da qualche parte:

«Be', sono almeno due anni che ti chiedo di uscire» disse, tirando le somme. «E almeno uno che lo chiedo esclusivamente a te».

«Ah, quale onore» ribatté Lily tra i denti, piccata.

«E insomma, mi hai fatto capire a chiare lettere quanto mi stimi» proseguì James, prendendo da qualche parte la decisione di ignorare quel commento quasi offeso.

Lettere chiare e toni di voce altrettanto alterati, quella volta, due anni prima. Non sarebbe stato facile dimenticarselo. «In effetti mi aspettavo di trovarmelo scritto sul ritratto della Signora Grassa...».

«Remus Lupin è un licantropo» lo interruppe Lily all'improvviso. Il suo tono basso non aveva certo superato quello di tutta la folla intorno, ma nelle orecchie di James risuonò come lo schioppo di un crackers di Natale.

Rimase senza parole, ma solo per un momento. Era pronto e abituato a sentire questa teoria, buttata giù quasi per caso, quasi per scherzo, da tanti loro compagni, e in effetti era difficile che una ragazza intelligente come lei non fosse ancora riuscita a fare due conti. Perciò, James sapeva di poter essere assolutamente credibile rispondendo:

«Ma no, che sciocchezze!». Bevve un sorso di burrobirra. Quello, forse, un po' troppo più lungo dei precedenti.

Non gli piaceva l'idea di doverle mentire, soprattutto adesso che aveva visto un minimo spiraglio. Ma non avrebbe mai messo in pericolo la sicurezza di Remus. Mai nella vita.

D'altro canto, lo sguardo scettico che Lily gli rivolse, gli fece capire di non essere stato dopotutto così tanto convincente.

«Potter...». Aveva uno strano modo di pronunciare il suo cognome, come se fosse perennemente un'accusa.

In ogni caso, James non aveva intenzione di mollare, nonostante cominciasse a sentire un gran caldo in quel locale, e non riuscì a impedirsi nuovamente di scompigliarsi i capelli, questa volta per l'imbarazzo e per poter sentire un po' di refrigerio.

«Andiamo, pensi che Silente avrebbe permesso...».

«Sì, lo penso» lo bloccò Lily irremovibile e impaziente seduta diritta sulla panca con le braccia conserte. «Perché Remus è un ottimo ragazzo e lo merita» mise in chiaro subito dopo, scoprendo tutte le carte. James sapeva che avrebbe dovuto sentirsi sollevato, ma così non era, e continuava a cercare i suoi amici per il locale con lo sguardo, quasi fosse in cerca d'aiuto. «E non conosco nessuno oltre a Silente che avrebbe avuto il coraggio di concedergli un'occasione alla prima occhiata».

«Evans, non...» in realtà James non sapeva che cosa volesse dirle. Era già tanto che Mocciosus fosse a conoscenza del loro segreto, per colpa di Sirius, tra l'altro.

Le persone che ne erano a conoscenza, di fatto, cominciavano veramente a diventare troppe.

Se avesse dovuto implorarla di mantenere chiusa la bocca, lo avrebbe fatto.

Se lei lo avesse ricattato dicendogli che avrebbe spifferato tutto ai quattro venti se lui non avesse smesso di starle addosso, be', lo avrebbe fatto. Sarebbe stato un colpo basso. Non credeva che lei fosse capace di arrivare a tali vette di perfidia, ma lo avrebbe fatto. Forse era proprio questo ciò che 'c'era sotto'.

«Non è questo il punto, è vero» lo fermò per l'ennesima volta, la severità nel suo sguardo era indecifrabile. «Il punto è che tu sei suo amico».

James la guardò a bocca aperta, senza riuscire a riempirla di parole. Finché non trovò le uniche due che potessero esprimere al meglio i suoi pensieri:

«Non capisco».

Lily sospirò a fondo, e scoccò un'altra occhiata al paese fuori dalla finestra, prima di tornare a trafiggerlo.

«Bada bene, non mi sarei stupita se, scapestrato come ti ritrovi, avessi deciso di frequentare un lupo mannaro tanto per poterti vantare di fare il temerario» cominciò, senza riserve. «Tu insieme al tuo amico Black» aggiunse, per buona misura, accennando con la testa agli altri tavoli, ovunque Sirius si trovasse in quel momento.

«Ehi, aspetta un secondo...» volle intervenire James, punto sul vivo. Non le avrebbe permesso di mettere in dubbio la sua amicizia nei confronti di Remus. Lei non sapeva niente di tutti gli sforzi che avevano fatto e che facevano ogni volta pur di non lasciarlo da solo a impazzire per la sua maledizione. Perciò non poteva permettersi di accusarlo di una cosa tanto spregevole, e glielo avrebbe impedito, a costo di rovinare tutto.

«Ma non lo hai fatto» disse Lily prima che lui potesse aggiungere qualsiasi altra cosa, lasciandolo ancora una volta a bocca aperta e con l'indice accusatorio sospeso in aria come una bacchetta. «Sei semplicemente leale al tuo amico e basta» continuò così, approfittando del provvisorio ammutolimento del suo astante. «L'ho trovato molto maturo da parte tua» concluse poi, bevendo l'ultimo sorso di burrobirra.

James continuò a tacere, sebbene molto lentamente riuscì a riprendere il controllo di sé e abbassare il dito, e soprattutto chiudere la bocca.

Lily Evans gli aveva appena detto che era maturo.

Lily Evans gli aveva appena fatto un complimento. Un complimento piuttosto contorto che comprendeva lo svelamento di uno dei più profondi e oscuri segreti del suo amico, ma era pur sempre un complimento.

C'era qualcosa di diverso nell'aria. Qualcosa di incredibilmente più leggero.

Contribuì il fatto che Lily Evans sorrise di nuovo.

«Tempo fa mi sarei fatta trasfigurare in una caccabomba piuttosto che darti la soddisfazione di ottenere qualcosa da me» si decise a continuare, giocherellando con il boccale vuoto tra le dita.

James si sentì così, dopo essersi sentito in grado di lievitare, a ricascare pesantemente sulla panca.

«Magnifico» commentò, quasi incomprensibile nello sbuffo deluso.

«Adesso penso che sarebbe giusto dare anche a te un'occasione» disse poi Lily, ignorandolo, e l'espressione del ragazzo si riaccese nuovamente. James non avrebbe mai potuto pensare di essere così in grado di rimbalzare, senza neanche dover muovere la bacchetta.

Infine la ragazza si sporse appena sul tavolo di legno, e qualche ciocca dei capelli rossi le coprì il viso «Spero di aver risposto in maniera sufficientemente esaustiva» aggiunse, con un sorrisetto furbo.

«Be', sì, dieci punti a Grifondoro!» rispose James con entusiasmo, facendola scoppiare a ridere. E così, spinto da questa nuova ondata di ottimismo, trovò persino il modo di infierire: «E... che mi dici di una seconda occasione?».

Lily trasalì, colta di sorpresa, poi piegò la testa da un lato, guardandolo scettica:

«Ora non ti allargare, Potter».

   
 
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