riflessi
chiare, fresche e dolci acque
d'ammoniaca profumate
con gioia vi intingo la spugna;
asciuga le gocce rimaste,
un panno colorato.
“lavoro sporco, eh?”
azzarda un passante
“il mio lavoro č pulitissimo”
rispondo fiera
“sono i vetri ad essere sporchi.
e questo grazie a gente come lei,
i cui figli mi insozzano
di ditate la vetrina”.
attonito l'uomo rimane
fisso al se stesso riflesso nel vetro.
il quattordicenne pargolo
indica scarpe esposte
con ampio sorriso beota
“le silver max argento! papŕ!”
e mi lascia il ricordo
del suo indice sinistro.