IL Signore Delle Collane
Tre
Anelli Collane ai Re degli Elfi sotto il cielo che
risplende,
Sette
ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
Nove
agli Uomini che la triste morte attende,
Uno
per l’Oscuro Sire chiudo nella reggia tetra
Nella
terra di Mordor, dove l’Ombra nera scende.
Un
Anello Una
Collana per domarli, Un Anello Una Collana per
trovarli,
Un
Anello Una
Collana per ghermirli e nel buio incatenarli,
Nella
Terra di Mordor, dove l’Ombra cupa scende.
Capitolo Primo
Una festa a lungo
attesa
Capitolo Primo
Una festa a lungo
attesa
Si avvicinava il giorno del
Cinquantesimo compleanno della vecchia Tsunade Baggins, e ad Hobville, nel paese
di Konhoa tutti erano eccitati. La vetusta hobbit era un mistero vivente per
tutti gli abitanti del villaggio. Era sempre stata considerata un’hobbit
eccentrica, molto diversa da quelli della sua razza che amavano la tranquillità
e la calma monotonia delle giornate passate dedicandosi ai piaceri della
vita.
Non che Tsunade fosse priva di
questo senso del “godersi la vita”, ma era al tempo stesso molto attiva, dedita
alle avventure agli eventi fuori dall’ordinaria quotidianità. Tutto ciò le era
valsa l’etichetta di “strana”.
Quasi trent’anni prima, poi, era partita
per un viaggio di cui nessuno conosceva la meta, ed al suo ritorno, vent’anni
dopo, aveva portato con sé innumerevoli tesori. Tsunade non aveva mai rivelato a
nessuno a quanto ammontasse il suo patrimonio, e questo, unito alla nomina che
la seguiva in tutta Konhoa, contribuì ad alimentare la fervida fantasia degli
hobbit, e nacque così la leggenda del Tesoro di Tsunade. Si diceva che scavando
nelle profondità di casa Baggins si potesse trovare l’ingresso a sconfinate
grotte piene d’oro fino a scoppiare, scavate da Tsunade
stessa.
Ma una cosa assai strana,
davvero strana, non semplice frutto di una fantasia molto attiva, era il fatto
che Tsunade fosse rimasta praticamente immutata dal giorno della partenza per la
sua avventura. La sua candida pelle era rimasta morbida e rosea, non una ruga
solcava il suo bel volto, che sembrava dipinto nella porcellana. Eppure aveva
cinquant’anni, e cinquant’anni segnavano anche un hobbit, ed invece Tsunade
sembrava ancora una giovane ragazza che s’appresta a varcare le soglie
dell’adolescenza per diventare una donna a tutti gli effetti. Così bella, eppure
così strana.
Tuttavia, la stranezza della
cara Tsunade era felicemente ignorata dagli altri hobbit, in quanto non si può
dire che non fosse generosa. I suoi regali erano ben accetti da tutti, e c’era
addirittura chi la guardava con simpatia.
Tutta Hobville dunque era in
fermento, Tsunade stava organizzando una gran festa e già da mesi era
indaffarata con gli inviti e le innumerevoli liste. Erano stati mobilitati tutti
i fiorai di Hobville e dintorni; erano state svuotate tutte le dispense e
convocati tutti i cuochi disponibili; c’erano vari operai che montavano e
smontavano impalcature e padiglioni.
Casa Baggins era un via vai di
amici e parenti, che venivano per ringraziare o semplicemente per salutare. Non
mancavano gli scrocconi, gente che voleva solo un pezzettino del fantomatico
tesoro, ma Tsuande ne aveva per tutti e regalava un piccolo pacchettino a
chiunque si presentasse, amico o “sciacallo”, pregandolo però di non aprirlo
fino al giorno successivo il suo compleanno.
E poi, oltre le persone c’erano
le lettere, oh quante lettere. Tutti erano ben felici di venire, e molti
inviavano cortesi ringraziamenti per l’invito.
Per fortuna c’era Naruto. Naruto
era un altro membro della famiglia Baggins, un cugino di Tsunade da parte di
padre, che tempo addietro lo aveva apertamente preso sotto la sua protezione,
quale suo cugino preferito, portandolo a vivere con sé a casa Baggins, da
Brandyville.
Così anche Naruto aveva preso la
nomina di essere strano, in realtà tutta la famiglia l’aveva presa, ma a lui non
interessava, stava più che bene con Tsunade.
Così, mentre Naruto spediva gli
ultimi inviti e si occupava della posta, Tsunade impacchettava i regali da
consegnare agli invitati il grande giorno.
Mancava infine soltanto una
cosa.
Naruto aveva sbrigato tutte le
sue faccende e finalmente aveva un po’ di tempo libero.
Se ne andò nella campagna
intorno al villaggio. Amava girovagare solo, quando era stanco, non per pensare,
Naruto non pensava mai, ma solo per perdere tempo.
Stava attraversando un cespuglio
quando in lontananza vide un carro tirato da un rospo piuttosto grande avanzare
sul sentiero serpeggiante che portava alle porte di Hobville. L’alta figura che
teneva le redini di un vecchio poni gli era più che familiare, era proprio
lui…
Jiraya rabbrividì
Jiraya era perplesso, quel
monellaccio non era cambiato di una virgola, tuttavia dimenticò subito questo
pensiero e tornò alla sua solita aria allegra
Naruto socchiuse gli occhi e
guardò fisso Jiraya, parlando a bassa voce
E Jiraya, baldanzoso e pieno di
sé disse
E invece la vecchia non capì.
Naruto aspettava fuori casa Baggins mentre Jiraya era dentro e parlava con
Tsunade. Cominciò a contare i secondi
Dopo qualche minuto Jiraya
riprese i sensi, e si rialzò, scrollandosi di dosso polvere e detriti.
I due passarono qualche minuto
in quella posa, poi, Naruto non se lo aspettava, cominciarono a
ridere.
Jiraya tirò fuori la testa dalle
macerie
Casa Baggins era un posto
accogliente, dalle porte e le finestre tonde. Costruita in legno era una delle
più belle dimore di Konhoa. Tsunade fece accomodare Jiraya in salotto, ad un
tavolo coperto di lettere e strani dischi di vario colore. Naruto era stato
lasciato fuori a giocare con le rane di Jiraya.
Tsunade guardò da un’altra
parte, come se non avesse sentito
Jiraya si battè una mano sulla
fronte
rispose sorridendo
nervosamente Jiraya.
< E perché?> chiese
Jiraya
Tsunade sospirò, poi si calmò.
In fondo queste cose erano normali con Jiraya il Grigio, quante ne avevano
passate anni addietro ed ogni giorno era una litigata, e qualcuno finiva sempre
col farsi male (quel qualcuno ovviamente era sempre
JIraya).
Ci furono degli attimi di
silenzio
Per la terza volta in quella
giornata JIraya volò, e se il desiderio dell’uomo è quello di volare, quello di
Jiraya divenne di avere delle radici ben piantate in
terra.
La vecchia Tsunade non aveva
idea di che razza di guai sarebbero presto arrivati.
Nota: mi sono particolarmente divertito ad usare aggettivi per esprimere il fatto che Tsunade è considerata vecchia. Anche se non lo è poi tanto mi divertiva il fatto di sottolineare una cosa che la fa tanto arrabbiare. Scusate se gli spazi sono sballati, ma non riesco a risolvere il problema.
A presto con un altro
capitolo!
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