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Autore: La Mutaforma    02/06/2014    1 recensioni
“È passato un po’ di tempo dall’ultima volta”
“Troppo tempo”
“Quasi dieci anni”
“E tu li hai contati?”
“Tu no?”
Giorno dopo giorno.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Shuu Iwamine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E tanto lo sapevano tutti che l'avrei fatto. Non so a chi sto facendo l'avviso, non sta leggendo nessuno. 
Comunque, ci sono spoiler. Buona lettura. 




“È passato un po’ di tempo dall’ultima volta”
“Troppo tempo”
“Quasi dieci anni”
“E tu li hai contati?”
“Tu no?”
Giorno dopo giorno.
Iwamine Shuu lo sfida con lo sguardo. “Cosa vuoi?”
“Non è stato mica facile trovarti, Isa” scuote la testa con sarcastico dissenso “Ma solo tu potevi essere quel brillante scienziato di cui tutti parlano, nel gruppo. Non ti sarai mica scordato di me?”
“Nishikikouji Tohri” risponde il dottore, piatto “Come dimenticarsi di tale sobrietà”
“Vorrai dire magnificenza”  lo corregge Tohri. È addirittura più eccentrico di quanto ricordi. Shuu rifugge la folla, stringendosi nel suo anonimo cappotto nero, con gli occhi bassi, nascosto sotto il suo ombrello senza caratteristiche, e non è nessuno. Persino il suo nome è cambiato. E nessuno deve fermarlo per strada.
In ogni caso, non si volterebbe indietro.
Non l’hai mai fatto.
Tohri… portava lo specchio nella tasca del camice, quando lavoravano insieme.
In verità, non lavoravano insieme. Lavoravano nello stesso posto. Ma non c’era nulla da dividere tra loro.
Lo guarda con un sorriso sprezzante. “Chissà dove lavori ora. Hai chiuso il laboratorio”
Gli occhi di Shuu sono fissi, annoiati. “Mio laboratorio, mia decisione”
Adesso lavora in un certo medico, in città. Può dirsi una persona rispettabile.  
“Non mi chiedi dove lavoro?”
“Non so se mi interessa”
“Sei addirittura più noioso di quanto non fossi allora” scuote ancora la testa in quel modo che forse trova artistico. Aveva già quelle strane idee dieci anni prima. “Sei diventato medico”
“La cosa ti sorprende?”
Tohri indurisce il sarcastico sorrisetto roteando il manico del variopinto -variopinto per chi riesce a vederli, i colori- ombrello. “No. Dopotutto, eri il suo preferito”
Lo sapevo? Lo sapevo.
Lascia trascorrere qualche attimo, sperando che un soffio di vento porti via quella consapevolezza.
“Se non si fosse fidato di te, avrebbe affidato a me il laboratorio. Non di certo a te”
Nulla da replicare.
“E hai chiuso lo studio”
“Non c’era più nulla da fare” lo dice più a se stesso. Del resto, degli altri non gli importa nulla.
Lo guarda con disprezzo, e anche l’occhio coperto dai capelli lo sta fissando. “Non sei nemmeno andato al suo funerale
La consapevolezza non ci lascia soli in nessun luogo. E Isa lo sa.
La sua tomba, nemmeno l’ha vista. Non saprebbe nemmeno dove cercarla.
Io non merito nulla.
“La prossima volta che ci vedremo, non sarà un incontro di cortesia, Isa”
Non mi sembrava un incontro di cortesia, questo.
“Non ti aspetterò”
Conserva una foto. In un fascicolo, in fondo ad una pila di carte troppo pesante per sollevarla. E il tempo è sempre troppo poco per cercare.
Giorno dopo giorno, ha analizzato ogni minuscolo frammento di quella situazione.  Come gli è stato insegnato.
Andare avanti un po’ meno.
Nessuno gli ha detto come si fa. 









 
   
 
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